RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Quanta vita in uno scatto


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » Quanta vita in uno scatto


Quanta vita in uno scatto, testo e foto by Mailasia. Pubblicato il 01 Gennaio 2017; 35 risposte, 5944 visite.


Scrivere è sempre stata una delle mie passioni, il modo con cui cui dare corpo a pensieri e riflessioni, permettendomi di condividerli con gli altri, lasciando attorno a me, forse una traccia di ciò che sono o penso di essere.
Ho unito, allo scrivere, un'altro mio grande interesse quello per la fotografia.
Guardare il mondo attraverso l'obbiettivo, ti permette di sviluppare percezioni visive differenti , di restringere il campo, di focalizzare parti della vita che forse passerebbero inosservate.
La fotografia mi ha permesso di andare oltre l'immagine stessa, di spaziare in quell'universo interiore, fatto di emozioni, stati d'animo, concetti e valori che caratterizzano ciascuno di noi, permettendomi di incontrare angoli di me stessa che non conoscevo, ed imparando non solo a limitarmi a guardare, ma ad osservare ed in fine vedere.


Attraverso la fotografia ho potuto incontrare persone straordinarie con talenti nascosti che hanno saputo valorizzarmi e ammonirmi al tempo stesso, regalandomi qualcosa di se, portandosi via qualcosa di me.
Considero la fotografia un modo speciale di comunicare con gli altri, il mezzo con cui attraversare dimensioni di pensiero differenti.
Ogni scatto, immortala un istante, ed in quell'istante è racchiuso un vissuto, personale, forse condivisibile, ma che ha una sua storia ed un suo valore.
Non tutti leggono le immagini allo stesso modo, perché ciascuno ha un proprio vissuto e spesso ci si identifica nell'immagine stessa in modo diverso. Anche la percezione di ciò che si guarda viene modulata e condizionata dai propri stati d'animo, e solo laddove ciascuno ritrova parte di se, un'immagine diviene l'espressione ed il mezzo con cui dare corpo, volume, consistenza ad un pensiero, un'impressione,un'emozione.
Da un iniziale sguardo distratto, si passa successivamente ad osservare, concentrandosi su ciò che inconsciamente ci cattura, per finire col vedere parte di se stessi, o incontrare se stessi. Difronte ad una mia foto,quando mi sento dire che è bella mi fa piacere ma non mi basta. Quando difronte ad una mia foto, ciascuno trova spazio per esprimersi e dire la propria, (che non debba essere necessariamente di condivisione, ma la spontanea manifestazione di un'opinione personale,) significa che l'immagine stessa non ha lasciato indifferenti e quindi ho raggiunto il mio scopo. A questo punto fotografare non è più solo semplice diletto, ma magia pura.
E' alla ricerca di questa magia che mi sono spinta, in questo articolo, molto diverso da quelli che ho scritto fino ad ora, nella speranza di suscitare in ciascuno quello spirito nascosto che ci permette di essere senza dimenticare chi siamo.
Ciascuno s'ispira come meglio crede, dando valore a ciò che più gli è affine, o che ritiene più importante, io in queste pagine mi sono ispirata a ciò che sono, a ciò che la vita ha scelto per me, ed ha ciò che riuscirò a donare agli altri.
La volontà di percorrere attraverso le immagini, il mio vissuto personale, ma analogo a molti altri, nasce dal desiderio di esplorare quel mistero che la vita stessa racchiude, fatto di domande e di risposte, di certezze ed illusioni, di realtà e sogno, di fede e spirito di materia e anima, fatto cioè di quell'energia che continua ad alimentarci, di cui conosciamo, forse, l'inizio ma non il destino.


Fotografare un cesareo, è sempre stato un mio grande desiderio.
Lavorando da anni come strumentista in ospedale, ho sempre vissuto questo intervento con grande trepidazione, ritenendo questa tecnica chirurgica la più coinvolgente, dal punto di vista umano. Sebbene la mia esperienza e la mia professionalità con il tempo abbiano affinato la mano, mai, il distacco dato dal mio ruolo tecnico, mi ha impedito di vivere a pieno il grande senso di magnificenza rappresentati da i diversi momenti, in cui mi sia trovata ad operare.
La ripresa dell'atto chirurgico e della sua ambientazione, il frenetico disinvolto rituale prima dell'incisione, il successivo , profondo, quasi religioso silenzio,in cui piombano istintivamente i diversi operatori, nell'attesa che venga rotto dal pianto del bimbo venuto alla luce, rappresentano un concentrato di emozioni, di suggestive percezioni di se stessi e di chi ci sta accanto, nonché il confronto con i propri limiti, le proprie paure ed il personale vissuto.


Accadeva, quasi sempre ,di essere svegliata nel cuore della notte per un cesareo. Da reperibile, sapevo che difficilmente avrei trascorso il sonno nel mio letto, eppure ogni volta era sempre lo stesso stato d'animo.
Avevo perfezionato con gli anni un mio protocollo di partenza, per evitare di perdere tempo, perché in urgenza ogni istante è prezioso, soprattutto quando ci sono in gioco delle vite.
La macchina sempre parcheggiata in giardino davanti al cancello, con il muso rivolto verso la strada. Sul cruscotto il pass bene in vista, perché quando ti precipiti in ospedale non puoi preoccuparti di parcheggiare ,così eravamo autorizzati a lasciare l'auto ovunque purché non impedisse il transito di ambulanze o altri veicoli ne costituisse pericolo alla viabilità.
Sul tavolo davanti alla porta di casa c'erano le chiavi della macchina, ed il telecomando del cancello, sulla sedia il giubbotto, e nelle tasche , qualche spicciolo,i documenti, il badge di timbratura e le chiavi del blocco operatorio.
Dormivo sempre in tuta da ginnastica,così da essere pronta per uscire, ed infondo alle scale, che portavano in salotto, le scarpe sportive con le chiusure a strappo, decisamente più rapide e affidabili di quelle con le stringhe.
Il cellulare stava sul comodino, con la suoneria al massimo, perché avevo sempre paura che la stanchezza o il sonno profondo mi impedissero di sentirlo,ma in realtà quando ero reperibile la notte non avevo mai sonni tranquilli ed al minimo rumore aprivo gli occhi. Per essere ancora più operativa, avevo anche impostato una suoneria personalizzata per il numero dell'ospedale. La musica di Bob Sinclere, era quella che preannunciava l'urgenza, ed ancora oggi, quando mi capita di ascoltarla mi metto sull'attenti ed ho i brividi.
Bastavano poche note di quella melodia perché mi accendessi.
Aprivo la chiamata e dall'altra parte del ricevitore un voce sorda, spenta, più assonnata della mia diceva una sola parola: “ cesareo”. I un istante avevo già riattaccato, mi ero bevuta le scale in un sorso e mi trovavo con le scarpe ai piedi ed i velcri in tiro, dimenticandomi, fin da subito, che ora fosse.
Con agile scatto da gazzella infilavo al volo il giubbotto, quando già le mie mani erano sulla serratura della porta, che si apriva quanto bastava alla mia fuga ,ed in un balzo era già chiusa alle mie spalle.
Chiavi della macchina in pugno, in contemporanea, aprivo il cancello, accendevo il motore dell'auto, ingranavo la prima e via.
Ho sempre pensato, che la mia macchina avesse un'anima tutta sua, che sapesse quello che doveva fare e dove portarmi.
Mangiavo vorace i chilometri lungo il tragitto senza curarmi della velocità, delle condizioni stradali ne del traffico, per fortuna deserto. Credo di aver sempre rischiato tanto, durante quei percorsi, ma ho anche sempre pensato che in quelle circostanze, anche gli angeli custodi danno una mano, o meglio ,a me, è sempre piaciuto pensare di averne uno al mio fianco, per non sentirmi mai sola ne avere paura.
Tra una curva ed un'accelerata l'ospedale sembrava più vicino, quasi venirci in contro, ed all'arrivo il portinaio aveva già alzato le sbarre e aperto la strada ai reperibili.
Il silenzio di quelle notti era rotto solo dal sibilo dei pneumatici che strisciavano l'asfalto a seguito delle brusche frenate, dallo scoccare delle portiere che sbattevano dietro di noi e dal beep delle centralizzate che si chiudevano.
Io ed i miei colleghi di turno, giungevamo, ciascuno dalla propria direzione, pressoché insieme, ma non c'era tempo per i saluti ciascuno aveva il suo ruolo e tutti sapevamo cosa dovevamo fare.


Il chirurgo andava dalla donna e noi altri dritti in sala.
Pochi gesti, rapidi,felini, scanditi dai protocolli ci rendevano subito operativi. Nemmeno il tempo di guardarsi in faccia, e quelle stanze silenziose e deserte brulicavano di persone:
l'anestesista,la nourses d'anestesia, due ginecologi, la strumentista, il servizio sala, l'ostetrica, l'infermiera del nido ed il pediatra quando le cose andavano bene, altrimenti si aggiungevano il radiologo, il rianimatore, quelli del 118 se la paziente accedeva dal pronto soccorso direttamente.
Ciascuno, in base al ruolo, faceva la sua parte, e come formiche operose ci incrociavamo l'un l'altro, ma senza ostacolarci, quasi guidati da binari invisibili, ciascuno dei quali alimentava la frenesia dei preparativi che anticipavano l'incisione.
Tutt'intorno a quel pancione che, per diverse ragioni, la natura non aveva voluto guidare, richiedendo l'intervento della scienza, operavamo velocemente, perché il tempo era l'unico vero nemico da combattere, ma al tempo stesso l'unico a scandire i nostri volti ed i nostri occhi.
La mamma quando arrivava in sala per un cesareo urgente, a volte era tranquilla altre terrorizzata. A volte sfinita da ore di travaglio estenuanti altre in preda a crisi di panico o isteriche, o nei casi limiti anche priva di coscienza.
Ma per noi, non c'era nemmeno spazio per farsi coinvolgere. Solo la freddezza delle nostre anime, la professionalità delle nostre mani e la conoscenza tecnica trovava il suo sfogo.


Nel momento in cui il chirurgo, ricevuto l'ok del collega anestesista dava il via all'incisione della cute, allora immediatamente l'aria si gelava in un silenzio surreale scandita solo dai battiti cardiaci della paziente sul monitor.
Ricordo che era proprio in quell'istante che iniziava la nostra apnea. Le mie mani addestrate a quei gesti, si sincronizzavano con quelle dei chirurghi, abituate ad afferrare quegli strumenti e a scandire le varie fasi chirurgiche.
Com mano ferma e decisa affondava il bisturi nella cute, e le prime gocce di sangue macchiavano il candore dei teli. Una sforbiciata secca e profonda arrivava ad aprire l'utero ed il sacco, per poi allargarlo con le mani e far uscire il liquido amniotico, afferrare il bambino ed estrarlo dandogli così vita.


Il tutto si consumava in pochi minuti, rapidi ed istintivi, ma che io percepivo come eterni, e l'ipossia della attesa veniva spazzata via dal grido stridulo di quella creatura, che mi trovavo a tenere tra le mani, e che rompeva il silenzio dandoci di nuovo respiro. Appeso a testa in giù come un capretto, per agevolare l'uscita del muco e l'entrata dell'ossigeno, ogni lacrima ci riempiva il volto di sorrisi e la magia di quell'istante ci avvolgeva di orgoglio e di piacere. Il bimbo stava bene e tutto era andato per il meglio.


A quel punto riprendeva la frenesia, l'ostetrica avvolgeva fra le sue braccia, nel telo sterile in nuovo urlatore, portandolo via con se, e cimentandosi nella goliardica chiacchierata con la madre, se restava vigile e cosciente, i cui occhi non si staccavano dal suo piccolo, e per noi restava lo spavaldo cerimoniale di secondamento della placenta e la successiva procedura di ispezione e sutura dei tessuti.
Pian piano i nostri volti si distendono e le nostre voci si sbeffeggiano l'uno l'altro per alleggerire il peso di quella ennesima notte di lavoro.
Il pianto del piccolo, che si faceva sempre più acuto e insistente, ci annunciava che anche quella era stata un'altra notte speciale,e mentre tutti si allontanavano per andare in reparto, a noi restava la pulizia ed il riordino, perché non era ancora finita ed il destino beffardo ,poteva avere in serbo altre sorprese.
Ricordo con molto piacere quelle notti trascorse, dove rincasavo più stanca, forse, ma ubriaca di vita.







Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2017 ore 14:42

Sei una scrittrice instancabile Angela...il tuo racconto parla della creazione della vita,la cosa più importante al mondo.Ultimamente sembra che molte persone si siano dimenticate di questo e non danno più importanza a questo bene così prezioso.
Le tue parole colpiscono nel profondo e mi fanno capire che finchè ci saranno persone come te che aiutano il prossimo e danno un grande valore alla vita abbiamo ancora una speranza...complimenti per il racconto e le bellissime foto...ciaooooo:-P:-P:-P

avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2017 ore 16:19

Ciao Marco grazie infinite per le tue belle parole, sei sempre così attento. Mi fa piacere che questo articolo non ti abbia lasciato indifferente. Grazie grazie ancora. A presto

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2017 ore 22:26

Cavolo Angela,mi hai inchiodato allo schermo e io non sono un gran lettore.
una storia fantastica raccontata in modo splendido ed emozionante.sembrava di essere li con te.
davvero complimenti
ciao
Simone

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2017 ore 22:42

Un racconto veramente toccante accompagnato da splendidi scatti, poeticamente veri come poesia vera è la nascita.
Complimenti sinceri.
Ciao
Max

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 10:05

Racconto emozionante, buona fotografia con ottima la 4 e l'ultima che potrebbero vivere anche da sole. Si, decisamente sei molto brava a raccontare le tue emozioni e trasmetterle agli altri. Complimenti e grazie di averle condiviseSorriso

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 10:33

Avvincente ed emozionante, complimenti
L'ho letto tutto d'un fiato e particolari anche le foto
l'effetto mosso del neonato nella foto 4 è straordinario, trasmette proprio il senso della vita appena iniziata.
ti segnalo un errore
ed ha ciò che riuscirò a donare agli altri

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 10:48

Che bello. Racconto emozionante di cui leggerei volentieri un intero libro, accompagnato da splendidi scatti ricchi di emozioni e dettagli. Sono riuscito ad entrare appieno nella scena, davanti a un'operazioni all'ordine del giorno ma mai banale e dal fine splendido.
Che dire. Complimenti per tutto e grazie per le emozioni regalate Sorriso
Un saluto, Andrea

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 10:59

Hai descritto l'amore e la la vita in un racconto stupendo con clik d'autrice,lavoro in ospedale come tecnico e spesso sono in queste corsie dove si vivono queste emozioni tramite le attese nervose dei papà e parenti ;-)
Complimenti

Claudio c

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2017 ore 17:54

Grazie mille a tutti per le vostre parole. Sono l'energia che mi sprona a continuare a scrivere e a fotografare...........ed a condividere.:-P
:-P

avatarjunior
inviato il 08 Gennaio 2017 ore 1:20

Fantastico racconto, bellissime immagini. Benche mia figlia sia nata con un parto naturale, mi hai riportato in sala parto perchè quella, è una vera magia la nascita. Come sempre dico, per me è stata l'esperienza più straordinaria ed emozionante della mia vita e non me la sarei persa per nulla al mondo, inoltre mi ritengo molto fortunato di poterci essere stato. Impagabile.
Grazie per avermi riportato a pocomeno di un'anno fà, in un lugo magico durante un accadimento fantastico che si ripete nel mondo forso ad ogni istante!

avatarsenior
inviato il 10 Gennaio 2017 ore 0:18

Bellissima storia Angela. È superfluo dire che si brava a scrivere. Non dico nemmeno che sei brava a fotografare... si vede benissimo.... dico solo che hai una dote che pochissime persone hanno... ovvero riesciriesfar a far vivere le sensazioni e le emozioni di questo spaccato di vita in prima persona solo tramite l'uso della parola e poche immagini. Sembra di essere lì... è come fotografare con un 35mm... ti ci senti catapultato dentro nelle cose... questo è ciò che penso di ciò che hai scritto... veramente intenso. Chapeau

avatarjunior
inviato il 26 Gennaio 2017 ore 8:24

Uno splendido racconto, posso solo farti i complimenti per come sei riuscita ad incollarmi al monitor. Bellissime anche le foto.
Giorgio

avatarjunior
inviato il 26 Gennaio 2017 ore 22:08

Grazie mille per i vostri commenti!

avatarjunior
inviato il 26 Gennaio 2017 ore 22:08

Grazie mille per i vostri commenti!

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2017 ore 13:06

Emozionante e coinvolgente scrittura, complimenti di cuore, a volte mancano le parole per esprimere le sensazioni che arrivano all'interno del nostro essere.
Non è il tuo caso Sorriso Complimenti per tutto. Foto bellissime.
Ciao lory





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me