| inviato il 21 Dicembre 2016 ore 11:04
Ci sarebbe talmente tanto da dire sull'argomento che non so nemmeno da dove cominciare 
Mentre ci penso, segnalo un passaggio dei molti che mi sono piaciuti parecchio:
“ Le fotografie non ci raggiungono attraverso il vuoto spazio siderale, ma attraverso canali. Libro, sito internet, post di un social, poster pubblicitario, foto su un giornale... Questi canali sono sempre, inevitabilmente, ambiti interpretativi che funzionano come contesti (definiscono i limiti dell'interpretazione dell'immagine) e paratesti (aggiungono messaggi all'immagine). „
Trovo questo ragionamento molto sottile e molto vero, e parrebbe togliere la sedia da sotto al sedere alla "libertà di interpretazione quindi non metto didascalia nè titoli" proprio mentre si sta sedendo..
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| inviato il 21 Dicembre 2016 ore 15:07
Posso solo dirti la mia personale opinione riguardo questo argomento: inizialmente ero profondamente contro ogni titolo/didascalia che avesse la pretesa e la presunzione di spiegare lo scatto. Se lo scatto è valido il messaggio arriva comunque all'osservatore che non va trattato da "×". Se invece non arriva è colpa del fotografo, non dell'osservatore e tentare di indirizzarlo in qualche modo mi è sempre sembrato un inutile quanto disperato tentativo di salvare il salvabile.
Tuttavia ultimamente ho cambiato un po' idea, nel senso sono diventato meno "rigido". Un titolo appropriato può risultare utile purché non sveli lo scatto ma dolcemente indirizzi l'osservatore dove vuole il fotografo, magari quando si tratta di uno scatto ambiguo, o estrapolato da un progetto. Riguardo le didascalie resto ancora piuttosto rigido |
user39791 | inviato il 21 Dicembre 2016 ore 22:36
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| inviato il 22 Dicembre 2016 ore 13:16
“ contro ogni titolo/didascalia che avesse la pretesa e la presunzione di spiegare lo scatto „
Io la vedo nel senso opposto, trovo presuntuoso non mettere il titolo o la didascalia, come se l'autore fosse così certo della bontà del proprio scatto da dare per scontato che chiunque ne comprenda il significato; per esperienza ho potuto constatare come, spesso, ognuno dia ad un'immagine un significato differente, persino a foto di maestri della fotografia, basta andare ad una mostra e ascoltare i commenti. È un discorso molto lungo da affrontare, Razor1979 dici bene, bisogna essere meno rigidi, dipende da caso a caso e dalle situazioni :)
Ciao
Luca
P.S. Riguardo all'articolo, dice tutto e il contrario di tutto, la verità è nel mezzo, ma la verità non esiste. |
| inviato il 22 Dicembre 2016 ore 13:32
Seguo |
| inviato il 22 Dicembre 2016 ore 13:52
“ Riguardo all'articolo, dice tutto e il contrario di tutto, la verità è nel mezzo, ma la verità non esiste. „
Concordo, è un argomento di cui abbiamo già parlato più volte, l'approccio di Smargiassi, esplorare l'argomento dal maggior numero di punti di vista possibile senza voler arrivare per forza ad una improbabile soluzione giusta in ogni evenienza lo trovo utile e istruttivo. |
| inviato il 22 Dicembre 2016 ore 13:59
Generalmente detesto le didascalie, così come detesto le t-shitrs con un bel disegno, e sopra o sotto, una scritta inutile.
Io non titolo praticamente mai le mie foto, in quanto mi pare un assortimento superfluo, sbiadente, e in alcuni casi un esercizio puerile dalle 'fantasiose' (eufemismo) combinazioni.
Non parliamo poi dei diversivi esterofili! (In Your Eyes, In Mood, Her Dream...) a volte, mi soffermo su belle foto... poi leggo sotto... ripiego le spalle in una valigetta, e mi dileguo sconsolato... |
user46920 | inviato il 22 Dicembre 2016 ore 14:59
da leggere!
“ l'approccio di Smargiassi, esplorare l'argomento dal maggior numero di punti di vista possibile senza voler arrivare per forza ad una improbabile soluzione giusta in ogni evenienza lo trovo utile e istruttivo. „ |
user46920 | inviato il 22 Dicembre 2016 ore 15:03
“ Generalmente detesto le didascalie, così come detesto le t-shitrs con un bel disegno, e sopra o sotto, una scritta inutile. „
molto meglio una bianca e bagnata, con dentro una femmina senza reggiseno ...
ps: lo so la didascalia stavolta ha svelato un po' troppo ... ma non avevo la foto, che potesse parlasse da sola  |
user39791 | inviato il 23 Dicembre 2016 ore 9:10
Io le titolavo e ora non lo faccio più. Sono giunto alla conclusione, ovviamente arbitraria, che il titolo ha una valenza prevalentemente social, a parte pochi casi dove può averne una comunicativa necessaria alla comprensione della foto stessa. A conferma di ciò leggo spesso nei commenti degli utenti un particolare rifermimento al fatto che il titolo sia molto azzeccato ed interessante anche quando il titolo non aggiunge nulla alla foto. |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 9:31
Il nome della rosa si chiama così perchè Eco non voleva dare un titolo ma dovendo, ne ha messo uno inutile. Spiega bene in postille perchè non voleva titoli.
Il titolo dirige ed indirizza, è scelta del fotografo farlo o meno. |
user46920 | inviato il 23 Dicembre 2016 ore 10:18
“ Il nome della rosa si chiama così perchè Eco non voleva dare un titolo „
ma se il nome della rosa è Rosa ... in pratica il titolo del libro è "Rosa" ?
“ ma dovendo, ne ha messo uno inutile. Spiega bene in postille perchè non voleva titoli.
Il titolo dirige ed indirizza, è scelta del fotografo farlo o meno. „
quindi mi chiedo: perché, metterne uno “ inutile „ visto che cmq “ dirige ed indirizza „ e quindi da qualche parte porta?
non ha alcun senso ... dovendo, tanto vale mettere qualcosa di "utile". |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 10:46
Leggi le postille e vedi tu se ha fatto bene o meno |
| inviato il 23 Dicembre 2016 ore 10:57
Cigno, ti sei risposto da solo: essendo obbligato a mettere un titolo per esigenze editoriali, ne ha scelto uno che appunto, non avendo un senso compiuto (il nome della rosa è rosa), non indirizzasse il lettore da una parte o dall'altra, esattamente come se non ci fosse stato un titolo; in questo, Eco si è dimostrato un geniaccio riuscendo a mettere l'equivalente di un "senza titolo" ad un'opera letteraria che per tradizione e per paturnie editoriali obbliga solitamente ad averne uno (magari aveva pure proposto di scrivere "Senza titolo" direttamente in copertina e l'editore aveva bocciato la proposta).
Però è vero che questa possibilità del "senza titolo" che viene offerta dalle forme espressive visuali, non è necessariamente un vantaggio e un aiuto, perché di per sé non risolve il dubbio se quell'immagine, da sola e senza aiutini scritti, raggiungerà lo scopo che ci siamo prefissati |
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