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Cantiere L'aquila...


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Cantiere L'aquila..., testo e foto by Cacy. Pubblicato il 31 Ottobre 2016; 12 risposte, 2674 visite.


Sono stato tantissime volte a L'aquila, sia prima che dopo il terremoto, è un posto che ho sempre ammirato, quel suo modo di essere città in mezzo alle montagne più alte dell'Appennino mi ha sempre entusiasmato; "Gridarono tutti insieme: Facciamo una città così bella che nessun'altra nel regno le si possa paragonare" diceva Buccio di Ranallo nelle sue cronache della fondazione della città, una città piena di monumenti e di memoria con la quale ho un forte legame sentimentale dettato dal fatto che è la città natale della mia nonna paterna. Qui ho passato molti dei momenti più belli della mia adolescenza, molte vacanze estive, molti fine settimana, molte festività; era una seconda casa per me e dopo il sisma è come se un pezzo della mia vita se ne fosse andato per sempre...
Da parecchio tempo volevo dedicarle un articolo, fare qualcosa per ricordarla, per renderla ancora viva, anche solo per non far cadere nel dimenticatoio quello che è successo ormai più di sette anni fa...

06 aprile 2009, ore 3:32...
Quella notte ancora è impressa nei miei occhi e nelle mie orecchie; ero a Roma a dormire nel mio letto, quando improvvisamente vengo svegliato dal sussultare del letto, ricordo ancora, come se avessi avuto un sesto senso, la decisione di telefonare ai miei nonni al paese, mio padre diceva:"ma lascia perdere, non li svegliare che magari si preoccupano pure!"
...il telefono di casa era isolato, ma al sentire le urla di mia nonna quando ha risposto al cellulare: "Il paese non c'è più, è crollato tutto..." mi è letteralmente mancata la terra sotto ai piedi.
Mentre pronunciava quelle parole ero già saltato giù dal letto e mi stavo vestendo:"Uscite dal paese! Correte in campagna, stiamo arrivando!"
E poi una corsa sfrenata sull'autostrada, correndo anche non pochi rischi, per raggiungerli prima che questa venisse chiusa.

Ricordo ancora le persone impolverate in camicia da notte che si aggiravano come fantasmi per le strade, ricordo ancora i corpi delle persone estratte dalle macerie mentre ancora intorno a noi la terra tremava e gli abbracci, in lacrime, con gli amici e parenti ritrovati incolumi.
Poi nei giorni a seguire le visite nelle tendopoli, le spole da Roma con la macchina di mio padre carica di beni di prima necessità al campo per chi ne aveva bisogno, i sopralluoghi con i vigili del fuoco e la protezione civile per prendere i beni di valore rimasti in casa e per valutare i danni agli edifici, le bare messe in fila lungo le strade; tutte esperienze che hanno cambiato il mio modo di essere, ma sopratutto hanno modificato il modo di essere di una popolazione intera.
Ancora oggi, dopo tanti anni, tutto questo è impresso nella mia mente e nel cuore provo ancora dolore.

Quella notte non avevo con me la reflex e sinceramente non me la sarei sentita di invadere la privacy delle persone in quei momenti per degli scatti (a tutto c'è un limite) e anche nelle visite successive non ero mai riuscito a portare con me la macchina fotografica, ma questa volta ne ho approfittato dovendo accompagnare mia moglie a fare un esame all'università, ed avendo a disposizione quasi un'ora e mezza di tempo, ho pensato di addentrarmi nelle vie del centro storico per vedere se la situazione era cambiata dall'ultima volta che c'ero stato.

Parcheggio nei pressi della Fontana Luminosa, il monumento caratterizzato da due nudi femminili in bronzo sorreggenti la caratteristica conca abruzzese realizzata nel 1934 dallo scultore Nicola D'Antino e che prende il nome dai giochi di luce che si potevano vedere di sera, lascio mia moglie all'ingresso della facoltà e da lì mi incammino sulla collinetta del castello costruito durante la dominazione spagnola; il parco è esattamente come allora, il forte sembra che sia stato in parte ricostruito e decido quindi di addentrarmi di più nel centro.



Portone sbarrato

Appena imboccata una stradina laterale provenendo dal Castello, sembra di entrare in una città morta, sono solo, insieme a me soltanto qualche cane o gatto randagio che mi guarda pensando che abbia portato loro del cibo. Molte case sono ancora puntellate e le transenne impediscono il passaggio su molte traverse laterali, sembra tutto fermo a sette anni fa ad eccezione del fatto che alcune strade sono state liberate dalle macerie. Molti portoni sono stati chiusi dai proprietari con catene e lucchetti per evitare atti di sciacallaggio e sui balconi ancora si trovano oggetti di una vita che fu e che difficilmente potrà ritornare, come uno stendino con ancora i panni stesi, una sedia in plastica caduta a terra o un mobiletto rimasto semi aperto.

Proseguendo per Via Sinizzo, giungo in prossimità dei monumenti, si inizia a notare un pò di movimento; molti lavori di ricostruzione sono stati avviati ed i puntellamenti sono stati sostituiti dalle impalcature di cantiere, ed ovunque si sente penetrare nel naso l'odore della calce appena impastata.

Arrivati alla Piazza del Teatro il cantiere è in piena attività, i lavori sono iniziati sia nella parte posteriore della chiesa di San Bernardino sia al teatro comunale che da il nome alla piazza e che per quasi 150 anni è stato un punto di riferimento per i cittadini, c'è un via vai continuo di furgoni con sopra materiale edile e gru che portano i carichi su e giù dai ponteggi, intorno a me gli unici suoni che si sentono sono quelli dei lavori in corso: motori accesi, martelli che battono sul ferro delle impalcature, creando un clima spettrale e di solitudine. Gli addetti ai lavori mi guardano con circospezione mentre passeggio in quei luoghi con una macchina fotografica al collo, ma non mi dicono nulla, avevo quasi paura che mi scacciassero.
Molte strade sono state riaperte al transito e si iniziano già a vedere i primi veicoli parcheggiati, anche se non è la stessa quantità di una volta, quando, per trovare parcheggio, a volte si girava per parecchio tempo e ci si ritrovava a lasciare la macchina in un punto totalmente dalla parte opposta rispetto a dove si doveva andare.



Piazza del Teatro

Proseguo il mio percorso entrando ed uscendo dai vari cantieri finché non arrivo in Corso Vittorio Emanuele, a metà strada tra la Fontana Luminosa e Piazza Duomo, qui i cantieri che sono stati allestiti sui due lati della strada sono talmente vicini tra loro che creano una galleria artificiale dove la gente è costretta a passare sotto le paratie di protezione in uno stato di semioscurità, il che mi fa tentennare un po' nell'andare avanti, ma guardandomi intorno vedo che ormai i cittadini ci sono abituati, quasi che quella che stanno vivendo sia la normalità, mi faccio forza e decido a passare anche io per dirigermi ancora di più verso il centro.

Arrivo all'incrocio che gli abitanti del luogo chiamano "i quattro cantoni", alla mia sinistra inizia il lungo porticato che conduce alla chiesa di San Bernardino, dove il sabato pomeriggio era difficile anche solo camminare a causa del gran numero di ragazzi e comitive che qui si davano appuntamento e dove passavano l'intero pomeriggio a parlare e a fare le cosiddette "vasche", mi accorgo che invece sulla destra, laddove una volta c'erano le transenne e una camionetta dell'esercito fissa a guardia di chi volesse entrare, ora è tutto libero e Corso Umberto I è stato riaperto; decido allora di andare verso Piazza Palazzo, dove la sera era pieno di ragazzi che riempivano i locali limitrofi; ora invece c'è soltanto un susseguirsi di transenne e paratie in metallo che occludono ai passanti la vista dei cantieri. Qui i lavori sembrano fermi ed i cantieri deserti; la torre del comune completamente puntellata e l'orologio, come tutti quelli della zona, fermo a quell'ora maledetta a ricordare ogni giorno ai cittadini il dramma che hanno vissuto.

Proseguo con la mia passeggiata e noto che molti altri cantieri sono fermi, addirittura in una stradina laterale intorno ad una macchina parcheggiata ci sono ancora le macerie accantonate e sui palazzi in rovina ormai crescono erbacce che indicano lo stato di abbandono in cui versano.



La desolazione dei luoghi abbandonati

Ormai sono a due passi da Piazza Duomo, teatro dal 1300 del mercato comunale; non mi aspetto più di trovare la moltitudine di gente e di macchine che si poteva trovare una volta, ed infatti la piazza è quasi deserta, pochi veicoli parcheggiati intorno, un gruppetto di ragazzi seduti su una panchina, la chiesa delle Anime Sante, più volte ripresa durante i giorni del terremoto, completamente nascosta dalle impalcature e dai teli e il pavimento della piazza in pietra lasciato ad uno stato di abbandono impressionante tale da richiedere maggiore attenzione nel camminare per evitare di rovinare a terra.



Piazza del Duomo

Percorro tutta la piazza guardandomi intorno, un bar ha riaperto i battenti e seduti sul bordo della fontana due giovani si scambiano effusioni mentre consultano uno smartphone; è tutto quello che rimane di una piazza un tempo piena di vita.



Tenerezza tra le rovine

Consulto l'orologio e mi accorgo che è ora di tornare indietro; percorro tutto Corso Vittorio Emanuele, ogni tanto mi soffermo a fare qualche scatto, ci sono ancora i turisti in bermuda ed infradito che vengono a visitare i luoghi della disgrazia facendo le foto con i loro cellulari ai palazzi in rovina, ma poi penso:"Non sto facendo anche io altrettanto?"



Turismo?!?

Lungo le traverse laterali c'è gente che passeggia, ragazzi che scherzano e giocano; se non fosse per quelle impalcature e quei puntellamenti che si trovano ovunque, si potrebbe anche immaginare che qui non sia successo nulla, invece non è così, queste strade e questi luoghi hanno visto e sentito il dolore delle persone che la abitano, le urla delle persone che hanno sofferto, hanno vissuto momenti di completo sconforto ed un lunghissimo periodo di totale abbandono.



La normalità fuori luogo...

Sono tornato alla Fontana Luminosa, in lontananza sull'altro lato della città si intravedono altri cantieri in periferia, ho ancora pochi minuti, decido di fare una piccola deviazione e di infilarmi nuovamente tra i vicoli; anche qui l'atmosfera è spettrale, ci sono soltanto io in giro, da dietro il portone di un convento un monaco fa capolino incuriosito, per poi ritornare dentro e chiudersi la porta dietro.
Giro l'angolo, sono quasi arrivato all'università, quando in un'anonima piazzetta, su una serranda in legno di un garage intravedo un murales fatto con i colori neroverde della città: "L'aquila 06-04-2009 Risorgeremo" come se fosse un grido di speranza a chiusura del mio giro, una speranza che alberga nel cuore di tutti i cittadini e di tutti quelli che come me amano questi luoghi.



Risorgeremo...

Ormai il giro si è concluso, carico di ricordi ed emozioni torno davanti all'Università, un edificio moderno in acciaio e vetro che stona moltissimo con i palazzi antichi che lo circondano; vedo mia moglie sorridente già li ad aspettarmi chissà da quanto tempo; le chiedo:"come è andata?" e lei:"sembrerebbe bene... speriamo, e tu invece cosa hai fatto?" ed io di rimando:"niente di che, una passeggiata in centro"...una passeggiata che però ha lasciato molta nostalgia nel mio cuore...

Sicuramente tornerò di nuovo a L'aquila in futuro, sicuramente vedrò ancora i cantieri in allestimento e le macerie degli edifici; ma nel mio cuore spero sempre di poterla rivedere in tutto il suo splendore come era un tempo, con le strade ricolme di gente felice, con i negozi aperti ed i locali aperti in centro la sera e spero un giorno di poter far visitare la città ricostruita a mia figlia e raccontarle tutto quello che ha vissuto questa gente ed ho vissuto io...



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user91269
avatar
inviato il 08 Novembre 2016 ore 8:32

I tuoi scatti sono da brivido, a volte anche la normalità può dare un brivido, esatto, si; le tue parole sono parole di vita vera e di speranza.

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2016 ore 12:44

Grazie per l'apprezzamento!

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2016 ore 18:50

che dire... forse da aquilano che vive ancora a L'Aquila avrei pensieri e esperienze da aggiungere al tuo articolo ma quello che hai raccontato tu, molto molto bene, basta e avanza.....
In ogni caso non avrei foto da poter aggiungere .... io non sono ancora riuscito a scattarne una ...
Ciao e grazie.

avatarsenior
inviato il 15 Novembre 2016 ore 23:27

Ciao Giuseppe,
il tuo commento mi ha fatto molto piacere, spero che un giorno possiamo rivedere la città nello splendore che aveva :)

avatarsenior
inviato il 17 Novembre 2016 ore 17:12

Ho visto solo ora il tuo reportage. L'Aquila, città a me molto cara.. mio fratello c'ha studiato, tanti amici... vissuta d'estate e d'inverno, col caldo col gelo. Un dispiacere enorme vederla così ancora in "ricostruzione".
Forse un giorno tornerà all'antico splendore: oggi purtroppo è un cantiere nell'appennino.
Belle foto, ottimo reportage. Ciao G

avatarjunior
inviato il 17 Novembre 2016 ore 17:25

Non ho ancora avuto il tempo di leggerla...belle le foto...ne ho qualcuna anche io nelle mie gallerie (galleria street) visto che vado ogni tanto a L'aquila per lavoro..

avatarsenior
inviato il 17 Novembre 2016 ore 17:42

Io non ho il coraggio di scattaere in queste occasioni.

avatarsenior
inviato il 18 Novembre 2016 ore 19:23

Grazie per esservi soffermati sul mio articolo, mi ha fatto molto piacere Sorry

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2016 ore 9:01

Bel racconto, triste ma che ben riporta la situazione. Chi non ha vissuto li non ha idea di cosa vuol dire perdere la casa e le proprie radici. Speriamo in un futuro per L'Aquila.

avatarjunior
inviato il 06 Dicembre 2016 ore 10:16

L'Aquila bella mè...te olesse revedè...

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2016 ore 10:53

Grazie per il bel racconto e grazie infinite a tutte le regione che sono accorse in nostro aiuto. Da Aquilano posso dire che il fattore psicologico, a distanza di anni, aumenta impercettibilmente il disagio di vivere in una città fantasma, dove piano piano, con tanta forza di ricominciare si cerca di tornare a una vita normale.
Un momento che ci ha segnato per sempre.
Ciao

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2016 ore 11:41

Ragazzi, grazie a tutti per il vostro passaggio e per le belle parole che avete espresso. Mi state commuovendo SorrySorry





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