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Sulle Piccole Dolomiti


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Sulle Piccole Dolomiti, testo e foto by Lucamatassoni. Pubblicato il 24 Maggio 2016; 20 risposte, 7170 visite.


Mi accorgo che è trascorso un po’ di tempo da quando ho fatto l’esperienza che sto per raccontare, ma vorrei comunque ricordarla e metterla per iscritto, forse perché credo che sia stata veramente una bella avventura e valga la pena leggerla. Agli inizi di dicembre, avendo qualche giorno di vacanza, io e due miei amici, nonché compagni di classe, decidiamo di passare due giorni in montagna e la meta prescelta sono le Piccole Dolomiti, una catena montuosa situata al confine fra le province di Vicenza, Trento e Verona. Le condizioni meteorologiche sono molto buone e anche la temperatura (per ora) non è male, nonostante stia per arrivare l’inverno.

Partiamo qualche ora prima di mezzogiorno da Ometto e il primo tratto è veramente difficile da affrontare. Infatti, gran parte del dislivello è concentrato nei primissimi chilometri di cammino. Nella parte iniziale è complicato seguire il sentiero, mentre non appena si arriva in quota è ben visibile. Giunti ad un’altitudine soddisfacente, sostiamo lungo il cammino per riposarci un po’ e mangiare qualcosa. Da quel punto in poi la difficoltà del percorso si attenua e anche grazie allo splendido panorama l’avanzata diventa molto più piacevole. Nel giro di un’ora e mezza arriviamo al Bivacco Sinel, dove avevamo già prestabilito in precedenza di fermarci la notte per poi completare il giro nel giorno seguente. Il bivacco è molto piccolo, infatti all'interno si trovano solamente due letti a castello e un tavolo con alcuni posti per sedersi. E' situato all’estremo di una zona pianeggiante, riparato dal vento grazie agli arbusti e nelle vicinanze di una casetta della sezione di Ala della Sat, più spaziosa, agevole e dotata di stufa, ma solamente ai soci è permesso dormirci.


Scattata al tramonto dall’entrata del bivacco verso la radura, in direzione delle Piccole Dolomiti. La casetta sulla sinistra è la capanna della sezione di Ala della SAT. Le due montagne al centro, invece, conducono direttamente alle cime più alte e anche nella foto è possibile vedere il sentiero bianco che arriva fino a una sorta di valico tra queste due.

Al nostro arrivo c’è un membro dell’associazione che, oltre ad accoglierci gentilmente offrendoci un caffè, ci racconta della costruzione della casetta stessa e del bivacco, usato come deposito per i materiali e come riparo, e ci mostra la teleferica attraverso la quale veniva trasportata l’attrezzatura necessaria per la costruzione. Accanto alla teleferica, invece, ora si trova un supporto in metallo che regge numerosi cartelli che indicano la direzione dei punti cardinali e delle montagne più importanti delle zone vicine.


Gli ultimi raggi del sole raggiungono i cartelli che indicano le varie direzioni.

Sono solamente le tre di pomeriggio e ora abbiamo tutto il tempo per rilassarci e goderci il meritato riposo. Io, dopo aver tirato fuori dallo zaino la mia macchina fotografica, comincio a cercare qualche punto che mi offra una buona visuale del panorama per il tramonto e penso a delle eventuali composizioni per le fotografie notturne. I miei compagni di viaggio, invece, si rendono più utili e girano nelle zone circostanti raccogliendo legna per il fuoco che accenderemo la sera. E’ sempre bello stare in montagna e occupare il tempo con qualche attività: in questi luoghi la mente è sgombra e si ha la possibilità di riflettere in tranquillità e ordinatamente. Probabilmente è per questo che la montagna e anche il viaggio sono tanto apprezzati, costituiscono delle esperienze così semplici e catartiche allo stesso tempo, quasi primitive, che risvegliano in noi emozioni mai provate prima. Tra pensieri e chiacchierate, infatti, il sole si accinge a sparire dietro le montagne, l’uomo che ci ha offerto il caffè si avvia sulla strada del ritorno, mentre noi rimaniamo soli in quel luogo e andiamo a sederci in un punto sopraelevato per contemplare il tramonto.


Seduti sulle rocce possiamo finalmente ammirare i bellissimi toni caldi del cielo.

L’oscurità comincia a calare lentamente e con essa arriva anche il momento di accendere il fuoco, utile per scaldarci ma soprattutto per tostare il pane della nostra cena. Così, seduti davanti al fuoco, consumiamo il nostro pasto frugale e, mentre aspetto che i miei panini si scaldino, ho l’occasione di posizionare il treppiede una decina di metri più in là e cominciare a scattare qualche foto (è stata la prima volta in cui mi sono servito di un treppiede e mi sono subito accorto di quanto sia importante come strumento, proprio per questo penso che investirò i miei soldi per comprarne uno dal momento che per questa escursione mi era stato gentilmente imprestato da un amico). Sono ancora alle prime armi per quanto riguarda la fotografia notturna ma riesco ad ottenere comunque dei risultati discreti. Grazie all’aiuto di una torcia illumino il bivacco e le scale di pietra sottostanti creando un effetto alquanto suggestivo.


A sinistra i miei amici che si scaldano davanti al fuoco, mentre a destra il piccolissimo bivacco che ci ospiterà durante la notte.

Il buio è arrivato molto presto e di conseguenza abbiamo ancora parecchio tempo da trascorrere con il tepore del fuoco, prima di andare a dormire. Io continuo a scattare foto provando nuove angolazioni e tecniche differenti, obbligando sempre i miei amici a stare immobili a causa delle lunghe esposizioni che si aggirano intorno ai venti secondi (non dev’essere facile per loro sopportare i capricci di un fotografo dal momento che non condividono la mia stessa passione).


Nulla è più piacevole di un fuoco sotto le stelle. Mi piace molto l’idea di rappresentare la natura dell’uomo, insignificante rispetto a quella dei corpi celesti.

E’ ora di andare a dormire, il giorno dopo dovremo affrontare l’ultima parte del cammino e tornare a casa (dopo esserci messi nei sacchi a pelo, comincia quella che io e i miei compagni di viaggio ricorderemo come una delle peggiori nottate mai trascorse). In un primo momento, infatti, la temperatura è accettabile e il sonno arriva piuttosto in fretta, ma non è così per il resto delle ore seguenti. A causa del freddo ci svegliamo in continuazione, il gelo sembra penetrare fino alle ossa e il sacco a pelo migliora solo di poco la situazione. La luce dell’alba proveniente da sotto la porta è un’autentica salvezza dato che ci permette di scendere dalle brande e di prepararci per riprendere il viaggio.

Ancora addormentati e arrabbiati per aver dormito poco usciamo dal bivacco per prendere una boccata d'aria e ad una cinquantina di metri riusciamo a scorgere alcuni stambecchi che si aggirano nella radura. Purtroppo non ho con me alcun obbiettivo adatto per fotografarli, sarebbe stata veramente una buona occasione per ritrarre anche la fauna di questi luoghi! Non appena terminiamo di preparare lo zaino e di riordinare il bivacco, torniamo sulle tracce del sentiero e in poche ore arriviamo prima al Rifugio Fraccaroli e poi su Cima Carega, meta finale dell’escursione. Negli ultimi chilometri ci sono molti punti panoramici tra le cime delle Piccole Dolomiti, i quali permettono di vedere tutte le rocce che conducono la vista fino al paesaggio sottostante. Restiamo qualche minuto su Cima Carega per goderci il panorama e pianificare il percorso per il ritorno. La discesa mette a dura prova le nostre ginocchia, ma nonostante ciò riusciamo a giungere sani e salvi ai piedi delle Piccole Dolomiti, in un punto in cui è possibile ammirarle in tutta la loro grandezza.


Qua la pausa panino è obbligatoria e assolutamente necessaria per avere un po' di forze, utili per terminare il giro. Il sentiero ora si sposta nel letto di un torrente prosciugato, colmo di rocce di diverse forme che rendono la discesa abbastanza difficoltosa (non ho mai desiderato così tanto camminare in salita piuttosto che in discesa!). Finalmente la via si sposta nel bosco e le nostre gambe possono rilassarsi. Non arriviamo nemmeno a beneficiare del terreno morbido sotto i nostri piedi che davanti a noi si defila il profilo di una strada asfaltata, coperta da un sottile strato di ghiaccio. Percorrendo questa strada giungiamo facilmente nel punto in cui eravamo partiti il giorno precedente.

Consiglio vivamente questa escursione a tutti gli appassionati di montagna e penso non sia necessario dire che è meglio andarci quando la temperatura è più favorevole. Nei periodi più caldi infatti non ci sono problemi di temperatura e si può dormire tranquillamente anche in tenda. Il percorso può essere affrontato anche in giornata, mentre se preferite andare con più calma potete dormire al Rifugio Fraccaroli o, come abbiamo fatto noi, nel Bivacco Sinel, che può ospitare fino a sei persone e permette di risparmiare dei soldi. Le Piccole Dolomiti sono facilmente raggiungibili anche dall’Alto Vicentino e sul web si possono trovare moltissime informazioni riguardo i percorsi in questa zona.

Potete leggere questo articolo anche sul mio blog personale, dove ho intenzione di raccogliere tutte le mie avventure: blog.zingarate.com/simpletraveler/spasso-sulle-piccole-dolomiti/


Luca Matassoni scrive di sè "Sono un diciottenne trentino. Chi sono non lo so nemmeno io, ma non è questo l'importante. Posso dirvi che frequento il Liceo Classico e ho svariati hobby, uno dei quali è girovagare sulle montagne che mi circondano nel fine settimana. Ovviamente non le esploro in solitario, ma affronto questi misteriosi giganti assieme a una combriccola di amici, definendomi niente di più che un semplice viaggiatore. Adoro in generale viaggiare e sopratutto la montagna, perché riescono a farmi sentire libero e privo di quelle che sono le mie preoccupazioni, consentendomi anche di ampliare la mia passione per la fotografia."



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avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 13:59

Scusa, ma che diciottenne sei? Oggi i diciottenni vanno in discoteca, si drogano, sono su facebook, mica vanno in montagna, a piedi poi!MrGreen ad ammirare le bellezze che la natura e la compagnia ci regalano.
E dove magari....non c'e' campo !!MrGreenMrGreen
Complimenti!;-)

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 14:14

Bel racconto. Da tempo pensavo di passare una notte a Sinel, ma per una cosa o per l'altra è sempre saltato tutto.
Per me la cosa interessante è vedere il gruppo del Carega da "rovescio". Abito nell'alto vicentino, e sono così abituato a vedere il Carega dai soliti punti di vista che la prima volta che son stato zona Sinel, non mi sembravano nemmeno le stesse montagne! MrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 14:27

Ha ragione Max57!! Spero almeno che vi siate ubriacati altrimenti che divertimento è..........?MrGreen
Bell'articolo e belle foto. Bravi!

avatarjunior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 14:36

Ahah tranquilli Max e Diogene, per bere c'è sempre tempo quando si esce con gli amici! Gianluca ti consiglio con tutto il cuore di andarci in estate oppure attrezzato con un buon sacco a pelo; a differenza tua, io sono abituato a vederle dalla Vallarsa invece MrGreen
Grazie mille per tutti i complimenti!

avatarsupporter
inviato il 24 Maggio 2016 ore 16:13

Bellissimo racconto! Sotto le stelle al buio col silenzio, ne so qualcosa ;-)
Bravi!

avatarsupporter
inviato il 24 Maggio 2016 ore 16:22

Ottimo Luca. Complimenti per questo articolo e per la tua passione per la natura selvaggia. Cool
Anche io dai 14 anni in poi amavo fare campi mobili con i miei amici e con gli scout. Ho passato dei momenti bellissimi e indimenticabili che il tuo racconto ha risvegliato. Sorriso

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 16:24

Molto bello sia l'articolo che l'esperienza che hai fatto
Anche io abito nella val Leogra e il carega lo conosco molto bene,ma non ci sono mai stato dal versante"rovescio"
PS quelli che hai visto non sono stambecchi che qui sulle nostre montagne non ci sono,ma probabilmente camosci
Ciao Andrea

avatarjunior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 17:41

Grazie ragazzi per i numerosi commenti positivi! Andrea, purtroppo non sono molto ferrato nell'ambito della fauna Sorriso

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 19:16

Camosci con il 99,9% di probabilità... stambecchi qui da noi zero meno di zero. Qualche anno fa qualcuno vide uno o due mufloni, probabilmente arrivati dall'altopiano di asiago.

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 22:01

Bello il tuo racconto, mi fa piacere sapere che ci sono ancora dei giovani che si meravigliano guardando" i toni caldi del cielo" che si meravigliano di fronte all'immenso stellato, ma soprattutto che assaporano l'abbraccio di un caldo fuoco accanto ai propri amici......continua così, vai per le montagne e scoprirai chi sei....un bravo ragazzo.
ciao fabrizio .

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 22:38

Ciao Luca, bellissimo il racconto punteggiato da foto di notevole fattura. Saluti. Stefano

avatarjunior
inviato il 24 Maggio 2016 ore 23:39

Ti devo fare i miei complimenti vivissimi sia per come scrivi, sia per le fotografie. Senza contare che hai narrato delle "mie" o "nostre" montagne, abito al di qua del confine, in territorio vicentino ogni mattina, quando mi alzo, le piccole dolomiti mi salutano. Levami una curiosità, che giro avete fatto esattamente? E per caso, al ritorno, avete fatto il vajo del cavallo che so essere lungo e faticoso? Bravo comunque per le due belle passioni, fotografia e montagna MrGreen

avatarsenior
inviato il 25 Maggio 2016 ore 5:56

Complimenti per le foto, per il racconto e per l'esperienza vissuta.

avatarsenior
inviato il 25 Maggio 2016 ore 7:56

Ciao Luca. Intanto bravo per come scrivi: sai creare emozioni in chi legge questa tua avventura. Poi un altro bravo per questa sana passione della montagna, soprattutto le nostre Piccole Dolomiti. Anch'io come qualcuno ha già scritto non ho mai avuto modo di arrivare al Carega dal versante opposto visto che essendo vicentino ci arrivo da Campogrosso. Molto interessante tutto quello che hai scritto e anche le foto a corredo.

Continua così ;-).

Ciao e buona giornata!

Mauro

avatarjunior
inviato il 25 Maggio 2016 ore 13:23

Grazie ancora a tutti, sono veramente contento che apprezziate ciò che fotografo e scrivo Sorriso

Levami una curiosità, che giro avete fatto esattamente? E per caso, al ritorno, avete fatto il vajo del cavallo che so essere lungo e faticoso?


No, al ritorno abbiamo percorso la Pissavacca, ecco qua il percorso:
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