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Brassaï







avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2016 ore 21:27

Oggi sono venuto a conoscenza di questo fotografo i cui lavori sono, a mio modesto parere, molto piacevoli da osservare. Ho deciso di proporlo anche a voi!

- Gyula Halász, detto Brassaï -

Gyula Halász (Brazov, 9 settembre 1899 ? Èze, 8 luglio 1984), conosciuto come Brassaï, deve lo suo pseudonimo alla città dove nacque, Brasso, in Transilvania, allora parte di Ungheria ed in seguito della Romania, famosa per la presenza della casa del Conte Dracula.
Studiò arte presso le accademie di Budapest e Berlino prima di trasferirsi a Parigi verso la metà degli anni venti. In quel periodo Brassaï risultava completamente disinteressato alla fotografia, se non addirittura sprezzante verso essa, fino a quando, in seguito alla visione di un lavoro svolto dal suo conoscente Andre Kertesz , decise di utilizzare la fotografia stessa come mezzo d'espressione.
Nei primi anni trenta si mise a fotografare la notte di Parigi, in particolare i suoi quartieri più coloriti e malfamati. Il risultato di questo progetto fotografico, una collezione allo stesso tempo affascinante e di cattivo gusto di prostitute, protettori, signori, travestiti, Apache, e assortiti intenditori dagli occhi freddi, è stato pubblicato nel 1933 con il titolo di " Paris de Nuit ", uno dei libri fotografici di maggior successo di sempre.
Fare fotografie nei bistrot bui e nelle le strade più scure rappresentava un difficile problema tecnico. La soluzione si Brassaï fu diretta, primitiva, e perfetta.
Fissava la sua piccola macchina fotografica, una Voigtländer Bergheil, su di un treppiede, aprendo l'otturatore e facendo illuminare un flash per illuminare il momento da cogliere; anche se la qualità della sua luce non corrispondeva a quella dei luoghi nei quali aveva scattato, per Brassaï questo non era un problema, anzi, rappresentava una caratteristica favorevole: era una luce diretta, più spietata, più descrittiva e, di fatto, più in linea con la visione propria del fotografo.
Quando Paris de Nuit fu pubblicato, Brassaï riscosse un notevole successo, tanto da essere soprannominato da Henry Miller "l'occhio di parigi".
Ma Gyula Halász non fu solamente un eccellente fotografo; egli cambiò spesso mezzo di comunicazione, scegliendo di volta in volta quello che egli riteneva maggiormente adatto alle sue esigenze. Nella sua vita scrisse 17 libri e numero articoli, nel 1956 vinse, al Festival di Cannes, il premio Grand Prix Speciale della Giuria per l'originalità del suo film " Tant qu'il y aura des bytes " e nel 1978 vinse, nella sua Parigi, il Premio internazionale di fotografia.

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Fonti:
www.atgetphotography.com/The-Photographers/BRASSAI.html
it.wikipedia.org/wiki/Brassaï

avatarsupporter
inviato il 04 Aprile 2016 ore 21:37

Un grande la sua mostra che nel 2015 è passata da Milano e Genova è stata molto bella, lui non era essenzialmente un cacciatore d'attimi, amava costruire le scene dei suoi scatti in modo funzionale a ciò che voleva raccontare.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2016 ore 21:42

Spunti molto interessanti. Non immaginavo la costruzione di cui parla Caterina Bruzzone.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2016 ore 22:23

brassai insieme a bresson sono stati i primi due fotografi che ho amato, il mio primo libro di fotografie che ho comprato era proprio brassai..
mai dire ad uno streetphers che le foto sono preparate, bisogna sempre rimanere con il dubbio Sorriso

avatarsupporter
inviato il 04 Aprile 2016 ore 23:14

Lesfe, Brassai era particolare, da "sulla Fotografia" di Susan Sontag;-)

" Brassai attaccava quei fotografi che cercano di cogliere alla sprovvista i loro soggetti, nell'erronea convinzione di poter rivelare qualcosa di speciale sul loro conto."
e ancora parlando della Arbus
" Come Brassai, Arbus voleva che i suoi soggetti fossero il più possibile coscienti, consapevoli dell'atto al quale partecipavano. Anziché cercar di convincere i suoi soggetti a cercare di assumere una posizione "naturale" o "tipica", li incoraggiava ad essere goffi, cioè a posare."

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2016 ore 23:19

mi manca questa lettura, recupererò il prima possibile, grazie

che io sappia come per bresson, lui non ha mai dichiarato se ciò era "vero" o "posato"
magari sbaglio, resta che le sue foto, studiate o meno, sono bellissime così, ed in fondo il concetto di fotografia si basa su questo, un immagine che racconta una storia, vera o finta che sia l'importante è quello che trasmette

avatarsupporter
inviato il 04 Aprile 2016 ore 23:26

un immagine che racconta una storia, vera o finta che sia l'importante è quello che trasmette

Assolutamente d'accordo, l'importante è essere chiari nel tenere distinti storia e documento e Brassai sicuramente lo era.

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2016 ore 23:50

Da quello che ho letto su di lui concordo con Caterina...le sue fotografie, seppur rientrati nella categoria "street", venivano costruite in base a ciò che voleva raccontare (anche il mezzo espressivo che utilizzava era scelto in base a questo scopo, infatti non è stato solamente un fotografo, ma anche un regista, uno scrittore e un pittore).
Ma d'altronde, vista l'epoca, i mezzi, e la tecnica con cui scattava, sarebbe stato ben difficile "cogliere l'attimo" di nascosto, per di più di notte e producendo fotografie di così elevata qualità!
Tutto ciò ovviamente non sminuisce la sua bravura, anzi...ha dimostrato una grande abilità nel raccontare quello che voleva! ;-)

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2016 ore 0:42

sono pienamente d'accordo con voi e ringrazio caterina per la spiegazione per il libro (l'ho preso su amazon subito)

p.s. quella collana è veramente bella, ne ho già altri e mi sono piaciuti molto

user39791
avatar
inviato il 05 Aprile 2016 ore 17:08

Un artista a 360 gradi, deve la sua fama alla fotografia ma è stato anche un pittore, uno scrittore, uno scultore e pure regista. Un grande.

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2016 ore 17:28

Grazie Luca. Straordinario interprete.

avatarjunior
inviato il 03 Marzo 2017 ore 11:28

L'ho scoperto da poco ma è diventato immediatamente uno dei miei fotografi preferiti. Bianco e nero pazzesco, liturgico, occulto. Me lo sto studiando da giorni. Che armonia, che equilibrio, che magnetismo! C'è qualcosa di metafisico, esoterico nei suoi scatti. Un'attrazione inspiegabile, più intensa rispetto a tanti altri grandi maestri del Novecento.

avatarsenior
inviato il 26 Febbraio 2024 ore 8:50

segnalo la mostra a palazzo reale a MILANO

www.palazzorealemilano.it/mostre/locchio-di-parigi

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