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Sebastião Salgado







avatarjunior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 21:05

Ebbene si, ho deciso di scomodare proprio lui, il grande Salgado...Oggi mi è capitato di leggere un articolo su Eye-Em Blog (link alla fine) che mi ha colpito particolarmente e che secondo me vale più di mille biografie e foto rintracciabili senza alcuna difficoltà sul web.
Ho deciso quindi di tradurlo e proporvelo, uscendo per questa volta dallo schema classico nome-biografia-foto. Credo che uno come Salgado, anche nel nostro piccolo, meriti qualcosa di speciale!

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Il consiglio di Salgado ai giovani fotografi
Lo scorso fine settimana al Photo London ho avuto la possibilità di partecipare ad una conferenza con Sebastião Salgado. Nel susseguirsi di domande e risposte, un giovane studente, probabilmente di circa 21 anni, ha chiesto al fotografo ormai 71enne che cosa avrebbe raccomandato ad un giovane fotografo per iniziare la sua carriera oggi. E Salgado ha risposto:

"Se sei giovane ed hai tempo, vai a studiare. Studia l'antropologia, la sociologia, l'economia, la geopolitica. Studia per essere effettivamente in grado di capire quello che stai fotografando. Studia per capire cosa si può fotografare e che cosa si dovrebbe fotografare. "

Ho trovato questa risposta molto interessante. Molti fotografi hanno una risposta a questa domanda, che io stesso mi sono posto molte volte. La risposta più comune che ho sentito è stata "Basta andare là fuori e scattare" o "Studia i maestri della fotografia" o "pratica, pratica, pratica". Ma nessuno di questi fotografi ha mai parlato di andare all'università e studiare economia. Cosa vuol dire Salgado con questa affermazione?
La biografia di Salgado getta una luce sulla risposta. Salgado, l'unico figlio maschio nella famiglia di un agricoltore con 7 figlie (tutte di nome Maria, ma questa è un'altra storia), ha combattuto la dittatura militare nel suo paese d'origine, il Brasile, ed ha studiato economia, è emigrato a Parigi ed ha lavorato presso l'International Coffee Organisation, che spesso lo ha mandato in trasferta in Africa.
Solo verso i trent'anni si è comprato una macchina fotografica ed ha iniziato a scattare. Ha lasciato il suo lavoro ed ha iniziato a viaggiare per il mondo, spesso sostando in posti lontani per 4-5 mesi per lavorare sui suoi reportage, a migliaia di chilometri di distanza dalla sua famiglia a Parigi. Ha dedicato la sua vita alle storie raccontate attraverso il suo obiettivo.
Salgado si rifiuta di essere definito come un fotografo documentarista o come un fotogiornalista. Lui sostiene semplicemente che la fotografia è la sua vita. E la sua biografia lo dimostra.
Ciò che diventa evidente già nei primi lavori di Salgado è che le sue immagini non potrebbero esistere senza il suo impegno per la giustizia sociale. Ciò che egli fotografa è definito da ciò in cui crede. Le sue immagini sono così forti perché sa esattamente quello che sta facendo. Se lui fosse stato un semplice uomo a cui capita di assistere a varie ingiustizie sociali, non avrebbe potuto catturare quelle immagini nello stesso modo. Sarebbe stato un osservatore, un turista, ma non avrebbe potuto raccontare quelle storie dall'interno.
Il suo lavoro attuale deve essere analizzato e compreso alla luce di quanto detto finora. Si potrebbe visitare una mostra di "Genesis" e pensare "Oh, che belle foto della natura che vedo qui". Oppure si potrebbe pensare che Salgado sia stanco di raccontare il dolore del mondo e che, nella sua vecchiaia, abbia deciso di ritirarsi nella fotografia naturalistica . Ma è il contrario. Salgado ha compreso appieno che l'ambiente è probabilmente il problema più urgente e universale del nostro tempo. Questo è ciò di cui parla "Genesis" e, se lo si legge in questo modo, potrebbe rappresentare solo l'inizio del più potente lavoro di Salgado, il più significativo e di grande impatto.
Ma cosa significa tutto questo per gli aspiranti fotografi?
Capire che cosa si vuole fotografare. Comprendere l'impatto che il proprio lavoro potrebbe avere. Studiare ciò che fa muovere il mondo. Non essere solo un ragazzo con una macchina fotografica, perché quello possiamo esserlo tutti.
Uno dei momenti più toccanti nel discorso di Salgado è stato quando ha ricordato quanto sia stato difficile per lui vivere lontano dalla sua famiglia. Via per mesi nelle montagne del Brasile...sua moglie Lélia e il figlio erano a Parigi. Una domenica, per questo motivo, Salgado scalò una montagna e scoppiò in lacrime. Egli non poteva cambiare la situazione. Viaggiare richiede settimane. Non c'erano soldi. Doveva rimanere a finire il suo lavoro.
Questa dedizione è ciò che rende Salgado un fotografo. Ora che tutti noi scattiamo fotografie ogni giorno, che siamo circondati dalle immagini, tendiamo a dimenticarci cosa significa essere un fotografo. Sì, siamo tutti fotografi oggi, ma pochi di noi sono pronti a fare il sacrificio che serve a raccontare le storie che veramente contano.

Link all'articolo originale:
www.eyeem.com/blog/2015/06/sebastiao-salgados-advice-for-young-photogr

Qui potete vedere alcune fotografie del maestro:
www.amazonasimages.com

avatarjunior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 21:08

In tutta onestà non saprei nemmeno come definire o commentare il lavoro di Salgado. "Magnifico" è l'unico aggettivo che mi viene in mente al momento, e mi limito a questo perché ho come l'impressione che ogni parola sia sprecata...uno come Salgado, secondo me, va ammirato in religioso silenzio e basta! MrGreen

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 21:18

Non posso che concordare! ;-)

avatarjunior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 21:32

Ho avuto la fortuna di vedere Genesi in esposizione a Venezia al Tre Oci. Uno spettacolo, una mostra emozionante a dir poco...Salgado è stato il mio primo amore tra i "nomi grossi"

avatarjunior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 21:40

Il pensiero di Salgado credo sia rivolto all'importanza del trasportare il dolore, e la profondità dell'essere vivente fino agli occhi e al cuore delle persone.
Se mi dovesse capitare di vedere un uomo che picchia una donna, o maltratta un bambino, a prescindere da quale possa essere la sua motivazione, saprei nel mio profondo che è sbagliato, perché provo dolore, provo odio per quell'ingiustizia. Immagina di dover restare immobile, e l'unica cosa che puoi fare è scattare una fotografia per far conoscere al mondo tale atrocità, e far capire che quella è un azione all'ordine del giorno, che è qualcosa che deve essere fermato, ma poi moltiplica questa cosa per un intero paese, per non parlare del mondo, mischiando culture diverse.
Salgado con il suo lavoro riesce a far trascendere la foto. Guardando alcuni dei suoi scatti più crudi, infatti, sento dolore, provo un senso di inadeguatezza. Probabilmente lo studio non è la sola cosa importante, si deve essere in possesso di una certa sensibilità, ma le emozioni devono avere una base solida. Credo che la scelta di certi luoghi sia stata dettata proprio da ciò che voleva far conoscere al mondo intero. La situazione sociale ed economica del Ruanda, ad esempio, la doveva conoscere fin troppo bene per sceglierla come oggetto di studio e di ricerca, luogo da cui non si è mai ripreso del tutto, e che lo ha spinto così tanto al limite da abbandonare per molti anni la scena fotografica, salvo poi riprendere con GENESI.
Lo studio antropologico sociale e politico è alla base di un lavoro di un certo spessore, il problema è che non tutti hanno la capacità di spingersi così tanto oltre, e non venire schiacciati da quelle stesse conoscenze.
E' più facile restare affacciati al balcone e scattare ciò che si presenta nel nostro angolo di campo, ma questo non significa proprio essere fotografi. Si può essere anche fortunati e fare la foto del secolo, che trascina ed emoziona, ma un progetto va molto oltre, è un discorso completamente diverso, in quel caso devi sapere esattamente a cosa vai in contro.

avatarsenior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 21:49

Grazie mille Luca per la traduzione e grazie mille a Sebastiao per "esistere" :-P

avatarjunior
inviato il 16 Febbraio 2016 ore 22:34

Stavo aspettando il momento di quando sarebbe stato presentato........nel panorama fotografico è come la piramide di Cheope da ammirare, studiare, cercare di comprendere la grande mole di lavoro necessario e il sacrificio personale per realizzare e portare a termine progetti di tale dimensione. Sicuramente è necessaria una fortissima dedizione al proprio lavoro, sacrificando anche la propria vita privata, come viene fuori sempre dalle sue interviste. Noi fotoamatori siamo destinati solo ad ammirare certe cose, ma va bene così. MrGreen

avatarsenior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 10:42

Come non consigliare vivamente a questo punto Il sale della terra, docufilm di Wenders su Salgado???




p.s. Domenica sono entrato in possesso del sempre più difficile da trovare "La mano dell'uomo".

avatarsenior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 10:59

Sono un suo estimatore e collezionista dei suoi libri e c'è poco da dire... immenso.
La differenza per me è proprio la sua conoscenza. Si vede essere un uomo colto e che conosce quello che sta fotografando. Se prendete ad esempio i suoi lavori in Sahel si vede tutta la sua conoscenza ed esperienza sui popoli subsahariani dovute al suo precedente lavoro di economista. Ovviamente si vede anche in Other Americans dove esplora la sua terra dopo un esilio di 10 anni. Insomma lavori che nascono dallo studio e che diventano immortali grazie al suo talento

avatarsenior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 13:17

Nota da "collector". Il sito della fondazione di Salgado ha anche uno shop, i cui proventi vanno ovviamente alla fondazione stessa.

Le foto autografate da Salgado hanno un costo ridicolo, ma non sono in vendita fuori dal Brasile.
Triste

avatarjunior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 14:01

Shambola scusami potresti indicare il link allo shop? Sarò ebete ma non lo trovo Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 14:16

Intanto segnalo che esporrà a Genova al palazzo ducale dal dal 27 febbraio al 26 giugno 2016 con "Genesi".
Naturalmente riandrò a gustarmelo, dopo essere andato fino a Venezia per la mostra. Non sò dire se ammiro più l'uomo, il fotografo o il suo film, diciamo che tutto insieme ne fà un grande personaggio contemporaneo. Consiglio, dopo aver visto la mostra, di vedere il film. A me ha emozionato profondamente. Imperdibile.

user39791
avatar
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 14:19

Qua c'è poco da dire, per me in assoluto il più grande fotografo contemporaneo! Se potete non accontentatevi dei libri o della rete ma andate a vedere da qualche parte le sue foto stampate.

Ho sempre pensato che Salgado sia la sintesi meravigliosa dei due più grandi fotografi che l'hanno preceduto: Adams per il paesaggio e HCB per il reportage.

avatarsenior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 14:20

Volentieri... mi si aprisse il sito della fondazione...
(sarà down il server)

avatarsenior
inviato il 17 Febbraio 2016 ore 14:20

Shambola "la mano dell'uomo" non e' in ristampa?

E' una vita che spero di trovarlo usato, costa (e vale ) una fucilata...

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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