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Rabari del Gujarat







avatarjunior
inviato il 27 Gennaio 2016 ore 17:30

Dopo essere stato assorto in profonda meditazione per dieci anni, Shiva si svegliò, e sua moglie, Parvati, lo importunò immediatamente chiedendogli di dar vita ai piccoli animali di creta che aveva creato nel frattempo. Uno per uno gli animali presero vita. Fu l'inizio del regno animale. Una bestia in particolare, il dromedario, si rivelò particolarmente irrequieto e di difficile gestione in quanto tendeva a scappare e a nascondersi nel deserto. Da un pizzico di polvere Shiva creò quindi Chamar, il mandriano che avrebbe dovuto occuparsi del dromedario ribelle. Questo è il mito circa l'origine della stirpe degli allevatori nomadi di dromedari: i Rabari.
I Rabari migrarono in India dall'attuale Iran in cerca di pascoli floridi e oggigiorno vivono sparsi nel sud e ovest del Rajastan e nel nord del Gujarat dove vengono riconosciuti come "special tribe". Originariamente l'allevamento di dromedari era l'unica fonte di sostentamento delle tribù nomade rabare, oggi tuttavia vengono allevati bufali, capre e pecore. Essendo nomadi l'identità di queste genti veniva espressa attraverso particolari vestiti, gioielli e tatuaggi, che tutt'ora caratterizzano i differenti sottogruppi della casta dei Rabari. Oggi, tuttavia, abiti tradizionali, gioielli e tatuaggi vengono visti molto di rado tra le nuove generazioni, e molti sottogruppi hanno definitivamente abbandonato la vita nomade e, vendute le mandrie, si sono dedicati a mestieri più comuni e richiesti.

In questa serie riporto una serie di ritratti dell'etnia dei Rabari che ho incontrato nel mio ultimo viaggio in India.
Restate connessi ;)


user20660
avatar
inviato il 03 Febbraio 2016 ore 10:15

SorrisoSorrisoSorrisoBella

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2016 ore 10:53

Grazie Jack, è stata una serie un po' sofferta un po' perché avevo in mente altri tipi di ritratti e un po' perché non è stato molto semplice scovare abiti tradizionali e turbanti..penso che nel giro di un paio di anni anche quelle zone saranno immerse nel traffico e nello smog..:(

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2016 ore 12:47

Bella serie,complimenti,ritengo i Rabari come molte altre popolazioni nomadi estremamente interessanti.
Per le foto che obbiettivo hai usato!?...azzarderei sigma 35 art.

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2016 ore 16:16

Ciao Nik! si ci hai beccato in pieno. Ho usato il Sigma 35mm A, veramente ottima lente se fosse tropicalizzata sarebbe perfetta. Per quanto riguarda i Rabari, ormai i sottogruppi nomadi sono veramente pochi. Mi è capitato di incontrare molte famiglie che avevano venduto tutto il bestiame e molti capifamiglia che si erano spostati negli emirati arabi per lavorare nell'edilizia o come camionisti. Altre famiglie che invece erano ancora dedite alla pastorizia erano comunque sedentarie. L'industrializzazione avanza prepotentemente in Gujarat per via delle politiche governative che puntano a rendere l'India un diretto competitore della Cina, quindi le poche comunità rimaste sono a serio rischio di scomparire.

avatarsenior
inviato il 04 Febbraio 2016 ore 2:13

bellissimo il gujarat e bellissimi i rabari.. sono già stato varie volte e ho un caro amico di ahmedabad che mi accompagna sempre nei miei viaggi! fantastico!

avatarjunior
inviato il 04 Febbraio 2016 ore 8:44

Ciao Alessandro,
Io purtroppo non ho avuto un'esperienza del tutto positiva del Gujarat. Io ho visitato principalmente il kutch e l'esperienza con i Rabari è stata l'unica parentesi positiva in qanto a tradizioni e autenticità. Il porto di Gandhidam è uno dei principali del Gujarat se non dell'India intera. Segue che tutta l'area circostante é un interminabile crocevia di merci caricate su gomma e una distesa di aree di deposito \lavorazione merci. Ciminiere che sputano fumo nero e tralicci altissimi sono il principale elemento paesaggistico che accoglie il visitatore. Anche le città lasciano al quanto a desiderare . purtroppo a causa di un forte terremoto nel 2001 la maggior parte degli edifici storici dei grossi centri sono andato distrutti e, dato che quando si costruisce exnovo prevale la funzionalità, il risultato è un ammasso di edifici cubici orrendi in pefetto stile cinese metropolitano. Man mano che si avvicina al confine con il Pakistan le cose cambiano un po'. I paesaggi sono un po' più piacevole e le città meno affollate. Il problema è che grosse multinazionali investono in queste aree per la coltivazione intensiva con grande necessità di acqua, bene molto prezioso da quelle parti, sottraendo terreni a gruppi dedidti all'allevamento e di conseguenza rendendo più conveniente per le minoranze del posto vendere le greggi e doventare camionisti, data l'alta richiesta. Un elemento positivo è stata invece senza dubbio l'ospitalità e i sorrisi della gente. Cose che in Rajastan per esempio non si vedono più da anni.

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