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Islanda 2016, Parte III


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Islanda 2016, Parte III, testo e foto by Juza. Pubblicato il 15 Gennaio 2016; 122 risposte, 37759 visite.


Il racconto di un avventuroso viaggio invernale in Islanda, via terra e mare. Questa è la terza parte, qui trovate le altre: Islanda 2016, Parte I e Islanda 2016, Parte II!

Islanda, 14 Gennaio 2016

La giornata di oggi è cominciata sulla spiaggia di Stokknes, con un vento fortissimo che sollevava la sabbia nera e ce la soffiava in volto; dopo un'ora di attesa, visto il cielo coperto, siamo tornati al caldo in ostello dove abbiamo recuperato un pò di energie con un abbondante pranzo. Il vino è ormai finito e l'ultimo goccio di vodka aspetta solitario in fondo alla bottiglia; in compenso, il baule dell'auto è pieno di acqua congelata ;-)

Nel pomeriggio visitiamo la famosa spiaggia di fronte al Jokulsarlon, dove migliaia di piccoli iceberg terminano la loro vita: si staccano dal ghiacciaio, scivolano in mare e le onde li fanno arenare sulla spiaggia. Nella luce del tramonto, hanno una bellezza indescrivibile, difficile anche da rappresentare in foto. Alcuni sono bianco-azzurri, altri perfettamente trasparenti; la luce crea meravigliosi giochi di riflessi e il nero della sabbia diventa uno sfondo vellutato, irreale, dove sono appoggiati questi effimeri gioielli. Penso sia uno dei posti più belli che ho visto in tutti i miei viaggi.


Oggi abbiamo anche fatto un sopralluogo avvicinandoci a un posto che visiteremo domani. La stada è veramente proibitiva per la S5, così siamo andati tutti col piccolo fuoristrada dei nostri due amici. Siamo riusciti a proseguire per qualche chilometro, ma ci siamo dovuti fermare davanti a un passaggio troppo impegnativo anche per il SUV. Domani ritenteremo l'avvicinamento e, con più tempo a disposizione, se troveremo la strada veramente l'impossibile proseguiremo a piedi. Comunque vada, domani sera avrò una bella avventura da raccontarvi!



Islanda, 15 gennaio 2016

Il Vatnajokull, con i suoi oltre 8000 km quadrati, è il ghiacciaio più grande d'Europa. In alcuni punti il ghiaccio è spesso oltre mille metri...numeri impressionanti, ma vedere di persona l'enorme fronte di ghiaccio, poter toccare con mano il gigante, è un'altra cosa, un'emozione che le enormi cifre non possono descrivere. Dopo aver attraversato taglienti lastre di ghiaccio spezzato, il fronte del ghiacciaio è sorprendentemente liscio al tatto e, sarà perchè oggi non c'è vento, o forse perchè abbiamo camminato, ma non sembra neppure freddo. Di fronte a noi, l'enorme bocca di una grotta che sparisce nelle profondità del ghiacciaio.

Ma prima di addentrarci, come siamo arrivati qui? La grotta cambia di anno in anno, ma in genere si trova in un lembo estremo del ghiacciaio nei pressi del Jokulsarlon. Conoscendone già a grandi linee la posizione (l'avevamo visitata la prima volta nel 2014 con una guida, anche se all'epoca era molto più piccola), questa volta abbiamo deciso di raggiungerla da soli. Dalla ring road, bisogna percorrere uno sterrato su misura per le superjeep islandesi: ovviamente non avrei neanche pensato di farlo con l'Audi S5, ma visto che i nostri amici hanno un piccolo SUV, abbiamo deciso di tentare l'avvicinamento al ghiacciaio in macchina, riservandoci di proseguire a piedi se lo sterrato fosse diventato impossibile.

Abbiamo impiegato quasi un'ora per percorrere i 7km: dopo un primo tratto non particolarmente difficile, ci siamo trovati ad affrontare grosse pietre e lastre di ghiaccio. Non potendole scavalcare con l'auto, cercavamo di aggirarle o, nei casi peggiori, scendevamo a spostarle, impresa non facile dato che alcune rocce erano incastonate nel ghiaccio. Per spostarle, abbiamo utilizzato altre rocce come martello, in modo da frantumare il ghiaccio attorno ai massi e poterli poi togliere dalla strada. Nei tratti più impegnativi uno di noi scendeva dall'auto e controllava la situazione, dando indicazioni al conducente. A circa metà percorso, abbiamo trovato l'ostacolo peggiore: una lastra di ghiaccio di circa quindici metri, in cui le superjeep islandesi avevano scavato due profondi solchi. In mezzo alla strada, taglienti lastre di ghiaccio che avrebbero distrutto la nostra auto: dopo aver verificato che era impossibile aggirare l'ostacolo, ci siamo messi con pazienza a togliere i pezzi di ghiaccio, fino a rendere la strada più percorribile.




E' il momento di tentare il passaggio: l'auto si blocca, le ruote scivolano sul ghiaccio, ma alla fine riescono a recuperare quel poco di aderenza che basta per superare il ghiaccio. Nei restanti chilometri ogni tanto dobbiamo ripetere l'operazione per sassi o lastre, ma alla fine anche la nostra piccola auto riesce arrivare di fronte al maestoso ghiacciaio. E' stata una delle avventure più belle di questo viaggio...


Ed ora eccoci qui: entriamo, con un pò di timore, nell'enorme grotta di fronte a noi. Timore perchè ovunque attorno a noi ci sono enormi blocchi di ghiaccio che si sono staccati dalla volta della grotta... adesso sembra tutto immobile, non di ode alcun rumore, e forse le temperature invernali rendono la grotta gelida e sicura, forse quei blocchi sono caduti nella stagione estiva, ma... è un'incognita e il dubbio ci rende attenti a ogni piccolo scricchiolio, sempre pronti a una rapida uscita. Mi addentro un pò nella grotta e trovo blocchi sempre più grandi che ostruiscono buona parte del passaggio; sarebbe ancora possibile proseguire, nella penombra si intravvede la grotta che continua, ma per la paura di un improvviso crollo ci fermiamo qui, ammirando i cristalli di ghiaccio e la volta azzurrissima della caverna.


Il sole sparisce dietro l'orizzonte e noi ci avviamo sulla strada del ritorno, dopo aver camminato per una ventina di minuti su un terreno molto sconnesso per raggiungere l'auto. Il paesaggio ha un aspetto veramente alieno. In alcune zone il ghiaccio trasparentissimo copre altri strati di ghiaccio, più opaco, che formano bizzarri disegni; a loro volta, questi strati opachi inglobano altre formazioni di ghiaccio, formando dei paesaggi astratti che sembrano visioni aeree di mondi alieni.



Islanda, 16 Gennaio 2016

Questa mattina il viaggio diventa un pò solitario. Verso le dieci ho accompagnato Niky alla stazione di Hofn, dove prenderà il bus per tornare alla capitale e quindi in Italia; gli altri due ragazzi resteranno un altro giorno a Hofn, mentre io mi sono rimesso in viaggio lungo la costa. Il cielo è molto coperto e cade una pioggia leggera. Senza le allegre chiacchiere degli amici, oggi più che mai percepisco il senso di isolamento dell'Islanda; le immense distese selvagge e disabitate scorrono davanti ai miei occhi mentre solo il V8 mi accompagna lungo la strada deserta. Mi immergo nella musica di De Andrè e lascio viaggiare la fantasia mentre guido con calma sul ghiaccio; un "trip" meraviglioso...

Arrivo a Vik a metà pomeriggio; la temperatura è notevolmente aumenta e piove a dirotto. Il resto della giornata trascorre in ostello, è l'occasione per riposarsi un pò.


Islanda, 17 Gennaio 2016

Nell'arco di poche ore il meteo è cambiato completamente: le nubi sono sparite e l'acquazzone ha lasciato il posto a un vento fortissimo. La prima meta della giornata è il relitto di un aereo precipitato su una spiaggia a una ventina di km da Vik; per raggiungerlo si prende uno sterrato di circa 4km in mezzo a un paesaggio lunare. Un cartello mette in guardia sulla necessità di avere un fuoristrada per affrontare il percorso, ma tento comunque di proseguire con la S5... meno difficile di quanto pensassi: si va a passo d'uomo, ma riesco a procedere. Dopo circa un chilometro vedo due figure che camminano faticosamente lungo il percorso: sono due francesi (madre e figlia) che hanno lasciato il loro piccolo SUV all'inizio della strada e ora guardano un pò stupite la bassissima auto nera che procede zigzagando tra i sassi. Gli offro un passaggio e raggiungiamo assieme l'aereo, povero relitto nel mezzo di una sconfinata distesa di sabbia nera e rocce, sferzato da trent'anni di vento e intemperie. La luce non è delle migliori, ma colgo comunque l'occasione per qualche foto ricordo.


Dopo circa un'ora ci salutiamo e io proseguo per Seljalandsfoss, una cascata che non sono ancora riuscito a fotografare come vorrei... e non ci riesco neanche questa volta: il sole è nascosto da un monte e la cascata è completamente in ombra. Niente foto, ma in compenso riesco a spaccare una lastra di ghiaccio e a finire con un piede in acqua. Dopo essermi un pò asciugato, ritorno verso un'altra famosa cascata, Skogafoss: qui la fortuna volge dalla mia parte e fotografo il paesaggio in una bella luce dorata, con tanto di arcobaleno!


Verso il tramonto il cielo si copre di nuovo e il vento diventa veramente insostenibile, così dopo aver atteso un poco al faro di Vik torno all'ostello. Domani è l'ultimo giorno di viaggio vero e proprio: il 19 inizierà il lungo trasferimento per arrivare, cinque giorni dopo, in Italia.


Islanda, 18 Gennaio 2016 - Conclusione

L'ultimo giorno del viaggio ho deciso di tornare al relitto dell'aereo sulla spiaggia di Solheimasandur: così purtroppo ho mancato l'appuntamento con i miei due compagni di viaggio (dovevamo trovarci al faro di Vik), e ho passato la giornata girando in solitaria (da ormai dieci giorni non mi funziona più la rete telefonica, quindi sono isolato e non ho potuto contattare gli altri ragazzi per ritrovarci).

Cosa ha di tanto interessante questo relitto? Dell'areo è rimasto poco, praticamente solo la fusoliera: manca buona parte delle ali, i motori, la coda e tutto ciò che c'era all'interno, a parte un pò di cavi strappati quà e là. E' quanto rimane di un Douglas Super DC-3 che, nel 1973, fece un atterraggio di emergenza su questa grande spiaggia di sabbia vulcanica. Tutti i membri dell'equipaggio sono sopravvissuti, ma l'aereo è stato abbandonato lì, e ora è uno spettro del passato che si staglia tra le dune nere. Per me i relitti, le rovine, i luoghi abbandonati hanno un grande fascino; mi fanno pensare a com'erano prima di cadere nell'oblio in cui li vediamo ora, a chi li ha visti e 'vissuti' nell'epoca del loro splendore. Se avessero voce, quante storie potrebbero raccontare queste lamiere arrugginite...


La sera, poco prima del tramonto, ho casualmente incrociato i miei compagni di viaggio e abbiamo fatto una lunghissima passeggiata sulla spiaggia di Reynisfjara, sei chilometri di ghiaia nera finemente levigata dall'incessante moto delle onde... una passeggiata non tanto per far foto, quanto per goderci quest'ultimo scorcio d'Islanda, oggi che il freddo e il vento chi hanno dato una tregua. Le grandi onde che si frangono sulla spiaggia creano un suono poderoso, avvolgente, l'ultimo saluto dell'Islanda ai quattro viaggiatori...


Qui si conclude il racconto di questa lunga avventura: domani sarà una giornata interamente dedicata al trasferimento da Vik a Egilsstadir (550 km sulle strade islandesi!), dove arriverò la sera del 19. Il 20 gennaio, dopo mezza giornata di attesa, raggiungerò Seydsfjordur, dove mi imbarcherò a tarda sera. Tre giorni e 1850 km dopo, sbarcherò finalmente sulla costa Danese... e poi via sulle autobahn tedesche, le ultime 20 ore di guida per tornare, dopo quasi un mese di viaggio, a casa.


Islanda, 19 Gennaio 2016 - Trasferimento su strade ghiacciate!

Anche se il viaggio fotografico in Islanda si è concluso ieri, ho deciso di aggiungere anche il racconto del trasferimento di oggi al diario di viaggio: anche senza foto, è stata senza dubbio una giornata ricca di emozioni, meraviglia, ansia e paure.

Ho lasciato Vik verso le 9 di mattina; sono partito presto per sfruttare al massimo le ore di luce. I primi 400 km sono trascorsi bene: la strada era più o meno nelle condizioni che già conoscevo, e con un pò di cautela non presentava particolari insidie. La storia cambia completamente una volta superato Djupivogur, piccolo paesello sulla costa: il tratto più diretto per raggiungere Egilsstadir è chiuso, quindi bisogna percorrere tutta la strada costiera, altri 120 km prima di arrivare alla meta. Le condizioni della strada sono allucinanti. Per 50 km è tutto ghiaccio tremendamente scivoloso; la strada è priva di guardrail, alla mia destra c'è uno strapiombo che finisce nel mare e alla sinistra dei monti con il rassicurante cartello 'caduta massi'. Procedo a una velocità media di 25-30 km/h, ma in alcune curve strette e ripide devo addirittura andare a passo d'uomo per mantenere il controllo sulla macchina... 50 chilometri di ansia, tensione e maledizioni agli islandesi che hanno fatto economia sui guardrail ;-)

In ogni caso, ABS, controllo trazione, gomme da neve e un'enorme dose di prudenza fanno il loro lavoro e in tarda serata arrivo sano e salvo all'ostello, dove dedicherò la serata e riordinare i bagagli in attesa dell'imbarco di domani.

Una delle cose che mi ha colpito di più durante questa lunga giornata di guida è la sensazione di 'isolamento'... lungo il percorso ho incontrato pochissimi paesini, piccoli agglomerati di case con qualche centinaio di abitanti, separati da interminabili spazi vuoti... e ogni tanto, ancora più isolate, 2-3 case in mezzo alla costa deserta. Per quanto sia spettacolare il paesaggio circostante, davvero non invidio chi vive qui, specialmente d'inverno, quando serve un'intera giornata solo per raggiungere la 'città' più vicina, Akureyri, distante 312 chilometri. I paesaggi d'Islanda sono i più belli che abbia mai visto in tutti i miei viaggi, ma come nell'avventura del 2014, ho sempre l'impressione di un posto molto estremo e 'ostile' all'uomo, un luogo dove la natura è ancora padrona (il che è un bene, per tanti aspetti!) e l'uomo è come un arbusto che si attacca con tutte le sue forze a una roccia sferzata dal vento. Un paesaggio primordiale, selvaggio, dove noi siamo solo temporanei ospiti.

Un altro scatto delll'incredibile grotta di ghiacchio, visitata alcuni giorni fa.


...e una foto merita anche la mitica S5 che ci ha portato sani e salvi per 3000 km di Islanda!




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avataradmin
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 4:55

Islanda, 14 Gennaio 2016

La giornata di oggi è cominciata sulla spiaggia di Stokknes, con un vento fortissimo che sollevava la sabbia nera e ce la soffiava in volto; dopo un'ora di attesa, visto il cielo coperto, siamo tornati al caldo in ostello dove abbiamo recuperato un pò di energie con un abbondante pranzo. Il vino è ormai finito e l'ultimo goccio di vodka aspetta solitario in fondo alla bottiglia; in compenso, il baule dell'auto è pieno di acqua congelata ;-)

Nel pomeriggio visitiamo la famosa spiaggia di fronte al Jokulsarlon, dove migliaia di piccoli iceberg terminano la loro vita: si staccano dal ghiacciaio, scivolano in mare e le onde li fanno arenare sulla spiaggia. Nella luce del tramonto, hanno una bellezza indescrivibile, difficile anche da rappresentare in foto. Alcuni sono bianco-azzurri, altri perfettamente trasparenti; la luce crea meravigliosi giochi di riflessi e il nero della sabbia diventa uno sfondo vellutato, irreale, dove sono appoggiati questi effimeri gioielli. Penso sia uno dei posti più belli che ho visto in tutti i miei viaggi.



Oggi abbiamo anche fatto un sopralluogo avvicinandoci a un posto che visiteremo domani. La stada è veramente proibitiva per la S5, così siamo andati tutti col piccolo fuoristrada dei nostri due amici. Siamo riusciti a proseguire per qualche chilometro, ma ci siamo dovuti fermare davanti a un passaggio troppo impegnativo anche per il SUV. Domani ritenteremo l'avvicinamento e, con più tempo a disposizione, se troveremo la strada veramente l'impossibile proseguiremo a piedi. Comunque vada, domani sera avrò una bella avventura da raccontarvi!



avataradmin
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 4:58

Bonus: una foto del tramonto di ieri sera (13 gennaio)





(come sempre, cliccate sull'immagine per ingrandirla!)

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 7:46

Wow davvero spettacolare il contrasto fra la sabbia e i pezzi di ghiaccio

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 8:29

...Amo il ghiaccio in tutte le sue forme e suoi aspetti...Forza Juza..

avatarjunior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 8:50

Tutto splendido.. Allora per questa giornata d'avventura aspettiamo anche le foto del backstage!

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 9:08

Scatti e immagini affascinanti per i luoghi dove la natura è veramente padrona degli eventi !

avatarjunior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 11:11

Sono stato sulla stessa spiaggia pochi mesi fa.. confermo, uno dei posti più belli che abbia visto in vita mia! In Islanda abbiamo macinato più di 5000km in poco più di due settimane, ho come il sospetto che farete di meglio!!! :)

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 12:06

Daje, seguo anche qui!

avatarjunior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 12:49

approfitto della visibilita' per chiedere a Juza la possibilita' (una volta tornato in Italia) di creare un'area "Live" in cui ognuno di noi (volendo) possa tenere un blog tipo quello che tiene lui durante le sue "gite".
Chiaro che ognuno ha gia' la possibilita' di scrivere sul blog del proprio account, ma in quanto a visibilita' sarebbe scarsina.
Mi piacerebbe insomma aprire una pagina "Live" dove poter leggere i racconti in diretta di chi vorra' cimentarsi.
Un modo come un altro per condividere esperienze e tutto il resto.

Grazie e buona continuazione di viaggio,
Giuseppe

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 13:55

alla faccia, che stradina... un curiosità, con quele compagnia hanno affittato la macchina?

avatarsupporter
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 15:50

Ancora in bocca al lupo! Sorriso seguo pure qua interessatissimo MrGreen

Un saluto, Leonardo

avatarjunior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 16:48

Belle storie anche fotografiche

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 16:49

Che invidia, buon viaggio e mi raccomando divertiti!!!

avataradmin
inviato il 15 Gennaio 2016 ore 23:49

Islanda, 15 gennaio 2016

Il Vatnajokull, con i suoi oltre 8000 km quadrati, è il ghiacciaio più grande d'Europa. In alcuni punti il ghiaccio è spesso oltre mille metri...numeri impressionanti, ma vedere di persona l'enorme fronte di ghiaccio, poter toccare con mano il gigante, è un'altra cosa, un'emozione che le enormi cifre non possono descrivere. Dopo aver attraversato taglienti lastre di ghiaccio spezzato, il fronte del ghiacciaio è sorprendentemente liscio al tatto e, sarà perchè oggi non c'è vento, o forse perchè abbiamo camminato, ma non sembra neppure freddo. Di fronte a noi, l'enorme bocca di una grotta che sparisce nelle profondità del ghiacciaio.

Ma prima di addentrarci, come siamo arrivati qui? La grotta cambia di anno in anno, ma in genere si trova in un lembo estremo del ghiacciaio nei pressi del Jokulsarlon. Conoscendone già a grandi linee la posizione (l'avevamo visitata la prima volta nel 2014 con una guida, anche se all'epoca era molto più piccola), questa volta abbiamo deciso di raggiungerla da soli. Dalla ring road, bisogna percorrere uno sterrato su misura per le superjeep islandesi: ovviamente non avrei neanche pensato di farlo con l'Audi S5, ma visto che i nostri amici hanno un piccolo SUV, abbiamo deciso di tentare l'avvicinamento al ghiacciaio in macchina, riservandoci di proseguire a piedi se lo sterrato fosse diventato impossibile.

Abbiamo impiegato quasi un'ora per percorrere i 7km: dopo un primo tratto non particolarmente difficile, ci siamo trovati ad affrontare grosse pietre e lastre di ghiaccio. Non potendole scavalcare con l'auto, cercavamo di aggirarle o, nei casi peggiori, scendevamo a spostarle, impresa non facile dato che alcune rocce erano incastonate nel ghiaccio. Per spostarle, abbiamo utilizzato altre rocce come martello, in modo da frantumare il ghiaccio attorno ai massi e poterli poi togliere dalla strada. Nei tratti più impegnativi uno di noi scendeva dall'auto e controllava la situazione, dando indicazioni al conducente. A circa metà percorso, abbiamo trovato l'ostacolo peggiore: una lastra di ghiaccio di circa quindici metri, in cui le superjeep islandesi avevano scavato due profondi solchi. In mezzo alla strada, taglienti lastre di ghiaccio che avrebbero distrutto la nostra auto: dopo aver verificato che era impossibile aggirare l'ostacolo, ci siamo messi con pazienza a togliere i pezzi di ghiaccio, fino a rendere la strada più percorribile.






E' il momento di tentare il passaggio: l'auto si blocca, le ruote scivolano sul ghiaccio, ma alla fine riescono a recuperare quel poco di aderenza che basta per superare il ghiaccio. Nei restanti chilometri ogni tanto dobbiamo ripetere l'operazione per sassi o lastre, ma alla fine anche la nostra piccola auto riesce arrivare di fronte al maestoso ghiacciaio. E' stata una delle avventure più belle di questo viaggio...



Ed ora eccoci qui: entriamo, con un pò di timore, nell'enorme grotta di fronte a noi. Timore perchè ovunque attorno a noi ci sono enormi blocchi di ghiaccio che si sono staccati dalla volta della grotta... adesso sembra tutto immobile, non di ode alcun rumore, e forse le temperature invernali rendono la grotta gelida e sicura, forse quei blocchi sono caduti nella stagione estiva, ma... è un'incognita e il dubbio ci rende attenti a ogni piccolo scricchiolio, sempre pronti a una rapida uscita. Mi addentro un pò nella grotta e trovo blocchi sempre più grandi che ostruiscono buona parte del passaggio; sarebbe ancora possibile proseguire, nella penombra si intravvede la grotta che continua, ma per la paura di un improvviso crollo ci fermiamo qui, ammirando i cristalli di ghiaccio e la volta azzurrissima della caverna.



Il sole sparisce dietro l'orizzonte e noi ci avviamo sulla strada del ritorno, dopo aver camminato per una ventina di minuti su un terreno molto sconnesso per raggiungere l'auto. Il paesaggio ha un aspetto veramente alieno. In alcune zone il ghiaccio trasparentissimo copre altri strati di ghiaccio, più opaco, che formano bizzarri disegni; a loro volta, questi strati opachi inglobano altre formazioni di ghiaccio, formando dei paesaggi astratti che sembrano visioni aeree di mondi alieni.



avatarsenior
inviato il 16 Gennaio 2016 ore 0:07

WOW





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