| inviato il 30 Agosto 2015 ore 22:35
Di solito quando si pensa a un film legato al ruolo di fotografo i primi che vengono in mente sono due di Antonioni: Blow Up e Professione Reporter , oppure " Peeping Tom - L'occhio che uccide " di Michael Powell. Guardando una fotografia in una galleria nella quale sono capitato solo oggi, mi è venuto in mente invece un altro film che ha come protagonista un fotografo. Stavo per proporre questo testo, che ho ricopiato con qualche correzione dai sottotitoli in italiano del film " Piccoli Omicidi " di Alan Arkin (1971, tratto da una commedia di Jules Feiffer) in una delle chilometriche discussioni sull'essenza della fotografia, che hanno allietato questo agosto ormai concluso. Poi ho pensato di proporlo invece in questa sezione "Tempo Libero", un'area meno impegnativa, anche se quello che dice il fotografo mi sembra che possa essere molto interessante. Scena: Il fotografo Alfred, che viene regolarmente picchiato da teppisti mentre è in giro per le strade di New York con la sua macchina fotografica, è invitato a cena per la prima volta a casa dei genitori della intraprendente fidanzata Patsy. Dopo cena, in un momento di imbarazzante silenzio, gli chiedono quale sia il suo lavoro. --------------------------------------- Alfred - Ho iniziato come fotografo pubblicitario. Patsy - Ossia facendo ritratti A - Oh, io ero un pessimo ritrattista P - Lo dici tu A - Ho iniziato come fotografo pubblicitario, e per un po' me la sono cavata così... P - Me la sono cavata? Dovreste vedere il suo portfolio, ha lavorato per Holiday, Esquire, The New Yorker, Vogue. A - E' un business sopravvalutato. Ma dopo un paio d'anni barcamenandomi così, le cose hanno iniziato ad andare male. Ho cominciato a perdere i miei soggetti. In qualche modo le teste rimanevano tagliate fuori, oppure erano sfocate, o c'erano terribili espressioni sui miei modelli. Li ritraevo mentre mostravano i prodotti reclamizzati, con facce così... una faccia così... [fa una smorfia di disgusto] . Le agenzie cominciarono a chiedersi se io non avessi qualche oscuro motivo in mente. Il che non era vero. Ma una volta fissati con questa idea... beh, la mia carriera ne risentì ma non potevo farci niente. Vedete, più mi sforzavo di sistemare le cose, più sfocati apparivano i soggetti, e più chiari gli oggetti. In poco tempo la gente sparì del tutto. In qualche modo le persone non rimanevano neppure impresse, ma gli oggetti che fotografavo erano chiari e nitidi. Così cominciai a fare grossi lavori di cataloghi, foto di strumenti medici, cose così. Era noioso, ma mi dava da vivere. Penso che la vera rottura sia arrivata con l'SCM Show. Mi fecero fotografare 30 dei loro nuovi modelli. Affittarono una galleria e allestirono una mostra di computer. 120 foto a colori di computer. Quella mostra ottenne strane recensioni, il risultato delle quali fu che il business sembrò impazzire, e io diventai di nuovo fotografo pubblicitario. Ma stavo male. Dove erano finiti gli standard? Questo è ciò che continuavo a chiedermi. Voglio dire, quella gente avrebbe accettato qualsiasi cosa. Se gli avessi consegnato la foto di una merda probabilmente mi avrebbero dato un premio. Così è proprio quello che faccio adesso. Faccio foto alle m erde. Ho fotografato m erde per più di un anno e ho già vinto una mezza dozzina di premi. E Harper's Bazaar mi vuole per l'edizione di primavera. --------------------- La scena inizia circa al minuto 29 : youtube.com/watch?v=D-naHV28Ws0 -------------------- Link aggiornato (grazie Motofoto) con audio in italiano, e testo diverso da quello del film originale che avevo ricopiato: youtube.com/watch?v=vhlBN18WZkA |
| inviato il 05 Dicembre 2019 ore 7:56
dopo ben 4 anni... passati invano... cosa e' cambiato.... tutto o nulla? |
| inviato il 08 Dicembre 2019 ore 19:41
grazie ... un gentile saluto Ben-G |
user236140 | inviato il 12 Settembre 2022 ore 11:12
spassosa vado a guardare il video |
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