RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Il fotografo e l'apparecchio. Chi è il padrone?


  1. Forum
  2. »
  3. Tecnica, Composizione e altri temi
  4. »
  5. Cultura, mostre, critica, lettura dell'immagine
  6. » Il fotografo e l'apparecchio. Chi è il padrone?





avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2015 ore 18:26

Mi chiedo sempre più spesso se una macchina fotografica possa avere una sorta di personalità. E, pur con mille dubbi, propendo più per il sì che per il no. Sono, d'altra parte, sempre stato convinto che il pensiero del fotografo abbia la preminenza su tutto. Sia lui il "padrone".
La contraddizione è evidente.
Quanti di noi, rivedendo gli scatti della giornata, scoprono che quello più riuscito non è quello, o quelli, che avremmo pensato?
La macchina ha "interpretato", in modo sorprendente, quello che non avevamo visto.
Certo l'inquadratura l'abbiamo scelta noi, così come l'esposizione e la messa a fuoco, ma siamo stati in grado di controllare tutto?
Non sarà proprio "l'interpretazione" della macchina a distinguere quello scatto? Direi che le abbiamo, inconsapevolmente, fornito i feedback per migliorarsi.
Nel caso, la padrona è la macchina?
Credo che per rispondere si debba prendere in considerazione un aspetto decisivo per qualificare la "proprietà" del momento creativo. Aspetto decisivo che mi sento di identificare con "la scelta".
Quando, tra decine o centinaia di scatti, scegliamo proprio "quello", attestiamo la nostra autorialità. Torniamo ad essere "padroni".
A ben vedere è la lezione Duchampiana del "ready made" (già fatto).

Mi scuso con coloro che potrebbero non conoscere Duchamp ed il suo pensiero. Questo non è lo spazio adatto, ma mi riprometto di tornare sull'argomento perché da quelle teorie nasce gran parte dell'arte del '900 (ed oltre) ed anche il corposo ed importante filone fotografico che viene definito "concettuale".

Tornado a noi, credo che possiamo considerarci i "padroni", gli autori, se ci avalliamo, consapevolmente, della facoltà di scelta. È questo può avvenire in qualsiasi fase che ci porta al risultato finale. Si tratta, per dirla con Mulas, di individuare "la nostra realtà" . E, come sempre, si torna a parlare di consapevolezza e autenticità.







user46920
avatar
inviato il 28 Febbraio 2015 ore 19:13

La macchina ha "interpretato", in modo sorprendente, quello che non avevamo visto.

bellissimo spunto. Secondo me questa frase sottointende un significato incontestabile: tutta la possibilità del mezzo è sconosciuta al fotografo/utilizzatore, per cui in detrminate circostanze capita di stupirsi di alcuni risultati inaspettati (sarebbe come stupirsi di una gamba rotta, dopo essere atterrati lanciandosi dal secondo piano di una casa).

avatarjunior
inviato il 28 Febbraio 2015 ore 19:58

Che faccio a questo punto ? Dopo la lettura di questa discussione ho raggiunto la consapevolezza di essere schiavo della mia D700 post-industriale. Vendo tutto e torno alla mia prima kodak instamatic ? Accetto suggerimenti.
Scherzo. Mi è piaciuta molto la discussione . Io faccio parte degli appassionati di robaccia tecnologica ma , purtroppo sto ancora ad un livello troppo basso nella padronanza di questi sconosciuti oggetti chiamate fotocamere ed obiettivi.
Ammiro molto le belle foto che qui si vedono ed io le considero tutte artistiche , anche quelle più semplici. Dietro ognuna di queste c'è l'impegno di qualcuno che , come me ,è ancora scarso tecnicamente e quindi può mettere in campo solo la sua passione. Spero che qualcuno non sia così sprovveduto da pensare che il mezzo ti garantisce un bel risultato sempre e comunque.
Non proseguo perché le cose intelligenti sono già state dette e mi è piaciuto leggerle. Aggiungo solo che secondo me anche le macchine hanno un'anima. In particolare la mia bellissima e fantastica D700.

Cari saluti a tutti.In particolare a Francesco.Merenda

Maurizio

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2015 ore 20:39

Il discorso circa l'interpretazione della macchina è sottile. E non credo che il punto stia nel fatto che ciò è sconosciuto...
L'importante è che esiste, e che diventa elemento condizionante (non sul piano tecnico, ma dell'estetica, della concezione stessa dell'immagine). Non fermiamoci al "poco o tanto" o al "non per me", il discorso è generale.... ;-)
Credo che Franco abbia volutamente usato un pò di iperbole, ma il succo è quello, anche a mio avviso.

Spero che su un punto possiamo concordare tutti, altrimenti è difficile trovare una minima quadra...
Ok: il fotografo è quello che vede e "fa". Ok: la macchina bella o brutta contano poco, perchè c'è la sensibilità di mezzo.

Ma un diaframma aperto sfoca più di uno chiuso, a prescindere da noi. La nitidezza finale, quale che sia la cosa che vedo e "sento", la determina il mezzo (non importa, qui, quanto padroneggiato, o se il mezzo è pre o post) e si potrebbe proseguire.
Cosa ne deriva, o meglio, tende a derivare?
Che io comincio a usare diaframmi molto aperti, e l'effetto lo conosciamo tutti.
La cosa funziona e piace, ergo molti altri usano un diaframma aperto.
E così il cosiddetto bokeh diventa un canone estetico riconosciuto come qualificante.
E ancora altri aderiscono.
E a chiudere il cerchio, chi non c'ha l'obiettivo luminoso si fa venire la sempre cosiddetta scimmia (forse lo compra forse no, ma anche questo poco importa, qui).

Ovviamente, anche qui, il concetto è tagliato con l'accetta, ma, sempre non volendo indulgere alla polemica, credo che il senso generale si intenda. Che si concordi o meno.
E' anche chiaro che l'esempio specifico è solo piccola cosa, ma ritengo che sia piuttosto esemplificativo dell'idea di fondo. Cioè del fatto che l'apparecchio incide, seppure indirettamente, sulla determinazione di un senso estetico e sul "modo" di realizzare il prodotto fotografia.
Per non parlare ovviamente dell'apparecchio successivo, ovvero quello informatico o comunque di trattamento delle immagini: basta passare distrattamente per FB per accorgersi della forma-immagine dell'ormai necessario "selfie", più o meno plug-in-ato...

Spesso ci si chiede perchè ci sia tanta omologazione, oppure non ce lo si chiede, e si pensa che espressioni tipo il bokeh appunto, siano e basta. Ci si può fermare lì, ma anche no Sorriso

E infine.... Maurizio: se sei schiavo della D700, che mi sembra tanto bella (io c'ho Canon da sempre, e non sono pratico MrGreen ), io resterei felicemente così in ultima analisi! Sorriso
E considerato che ti definisci scarso tecnicamente, e io pure lo sono, noi due dimostriamo che perlomeno il brand... non fa la differenza! Sorriso

Un caro saluto
F

user46920
avatar
inviato il 01 Marzo 2015 ore 4:14

Intedevo proprio dire che se mancano le capacità e le conoscenze tecniche adeguate, l'apparecchio farà quello che vuole lui, non quello che vuole il fotografo. Sta alle persone comprendere questa "ovvietà" e decidere cosa fare in merito.

Ok: il fotografo è quello che vede e "fa" (potendo) e la macchina non conta molto.
Ma il discorso del Bokeh (ad esempio) sposta l'indice sul condizionamento e l'omologazione e quindi sulla persona, non tanto sul fotografo o sull'apparecchio ...

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 5:47

Io metto la sensibilità il cuore la passione del fotografo in primo piano, abbinato alla conoscenza del proprio mezzo e tecnica fotografica , poi se il mezzo e di qualità superiore ....
Un mio amico , vecchio fotografo mi ha detto di aver letto una frase che ha fatto sua..quando impari a fotografare la luce , sei sulla buona strada

Buona luce a tutti

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 9:32

La macchina ha "interpretato", in modo sorprendente, quello che non avevamo visto.

ottimo motivo di riflessione, che mi fa nascere un dubbio rispetto a questa ipotesi: la macchina ha semplicemente eseguito un ordine che le è stato impartito dal fotografo; è quest'ultimo che ha lanciato quell'ordine senza essersi ancora reso completamente conto di ciò che aveva inquadrato. La macchina, di per sé, non può interpretare, può solo eseguire; è il fotografo che, rivedendo quello scatto, lo reinterpreta in modo diverso da come aveva visto la scena, ma, pur di non ammettere una propria incapacità, tira in ballo una presunta "volontà" autonoma della macchina. In casi come questo credo che l'idea che sia la macchina a comandare nasca più da una paura del nostro subconscio rispetto alle nostre capacità (una sorta di sfiducia in noi stessi), che non da una realtà oggettiva. Siccome queste situazioni capitano a tutti (a me succede spesso), credo che dovremmo semplicemente ammettere con noi stessi di non essere stati in grado di comprendere appieno quella scena fino alla fine del processo fotografico, cioè fino all'osservazione dei risultati finali, e che la macchina non c'entra, lei ha solo eseguito degli ordini, sia quando erano giusti che quando erano sbagliati. Ammettere un nostro limite non è un'ammissione di colpa, ma un punto di partenza per migliorarci, e diventa anche un modo per scrollarci di dosso un tabù psicologico.

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 9:39

aggiungo...
che poi, se l'ordine di eseguire "quello" scatto glielo avevamo impartito, significa che già qualcosa ci frullava per la mente, ma che non avevamo ancora focalizzato l'idea, più che gli oggetti davanti a noi.
Solo noi possiamo avere "idee", non la macchina (per ora; almeno finché non sarà realizzata un'autentica "intelligenza artificiale" MrGreenMrGreenMrGreen)

user39791
avatar
inviato il 01 Marzo 2015 ore 9:45

E' evidente che la tecnologia lascia sempre meno scelte in mano al fotografo. Esposizione, autofocus, iso automatici, e chi più ne ha più ne metta sono gestiti oramai in toto dalla macchina. Possiamo vedere questo aspetto da due angolazioni differenti. La prima è che l'apparecchio si sta progressivamente sostituendo al fotografo, la seconda è che il fotografo può concentrarsi sempre più sugli aspetti artistici delegando sempre più quelli tecnici allo strumento.


avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 9:50

Ma che significa fotografare la luce??? Tutto ciò che vediamo è fonte di luce. Quindi basta avere una ottima fotocamera con esposimetro al top e chiunque diventa un maestro della fotografia?

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 10:33

significa essere fotografi buoni , ma ogni persona è libera di pensarla diversamente, la luce è la base della fotografia e non basta avere una macchina al top , ma conta saperla usare , sia la macchina che la luce , naturalmente io non faccio parte di questa categoria .

Ciao Domenik ,

Claudio c

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 13:00

Caro Claudio, certamente la sensibilità del fotografo è l'elemento che, idealmente, dovrebbe avere il ruolo decisivo.
Tuttavia, e questo sottolinea Flusser, questa sensibilità si deve necessariamente muovere entro i confini determinati dalla tecnica (torno all'esempio del bokeh, ma vale per l'hdr e molto altro. La fotografia in generale, per molto tempo non ha offerto la possibilità del colore, e quindi il bianconero era obbligato, a prescindere da ogni sensibilità, determinando inevitabilmente gli approcci).

E, e questo è l'aspetto che merita la riflessione qui, spesso quei confini, a loro volta, vanno essi stessi a influenzare l'elemento della sensibilità.
E' noto a chiunque si occupa di grafica, per esempio, che l'avvento del computer ha, da una parte, semplificato la vita e reso possibili potenzialità impensabili prima.
Dall'altra ha condizionato foremente i grafici a fare "quello che voleva" il computer, o meglio il software stesso. Sorriso

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 17:28

Direi però che i confini determinati dalla tecnica comportano sempre due tipi di approccio: da una parte c'è chi ne rimane imbrigliato, dall'altre chi cerca di superarli, cercando di aggirarli utilizzando gli stessi strumenti, ma in modi non convenzionali, o studiando nuovi strumenti.
Nel caso della fotografia, se le case costruttrici sono quelle che generalmente studiano i nuovi strumenti, al fotografo spetta comunque il compito di inventare nuovi modi per utilizzare quelli di cui già dispone

avatarsenior
inviato il 01 Marzo 2015 ore 17:39

Verissimo Daniele.
Ma converrai che, osservando i fenomeni con distacco, cioè senza doverci identificare in prima persona, nella pratica succede più facilmente il contrario ;-)

La misura in cui "scegliamo" non è sempre quella in cui siamo convinti di scegliere.
Accettarlo non è semplice, perchè mette in discussione la nostra unicità, individualità, la nostra capacità di discernimento. Ma fingere di esserne immuni "perchè noi siamo diversi dalla massa" è il modo migliore per non progredire: se non accettiamo di avere la febbre, non prenderemo la tachipirina, e la febbre resterà Sorriso

Ciao
F

user39791
avatar
inviato il 01 Marzo 2015 ore 17:45

books.google.it/books?id=Mi4xmy1rVg0C&pg=PA35&lpg=PA35&dq=Il+fotografo

Se a qualcuno interessa................

Che cosa ne pensi di questo argomento?


Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 241000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.




RCE Foto

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info)


 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me