| inviato il 18 Febbraio 2015 ore 17:40
Si tratta di una tecnica per lo sviluppo negativi in tank atta a favorire l'acutanza, ossia l'impressione di nitidezza per l'occhio dell'osservatore. Sono consapevole che l'argomento sia ampiamente trattato in rete, ad esempio in questo sito. www.21gradi.it/Tecnica/DefaultTecnica.aspx?idarticolo=19 Ho tuttavia inteso descrivere il mio metodo di lavoro sperando possa essere di interesse per qualcuno, ed inoltre tentare di dare una interpretazione semplice a questi fenomeni, riportando le stesse spiegazioni che mi ha fornito papà Ettore tanti anni fa, ossia colui che mi ha iniziato giovanissimo alla pratica di camera oscura. Ad uso soprattutto di qualche neofita riassumo i principi che regolano il tutto trattandosi di un procedimento chimico. - Temperatura e concentrazione dei bagni - Tempo di trattamento - Agitazione a motivo di ricambio La temperatura, concentrazione e relativo tempo sono legati a scelte in larga misura personali dipendenti dal rivelatore scelto, ed in particolare da parametri descritti in modo esaustivo da Marinaio nelle sue pagine, oltre che nel gruppo di blog riguardanti BN analogico, esporre per le ombre sviluppare per le luci o La sensitometria in 10 capitoli , aspetti tutti ampiamente trattati sui quali non mi soffermo. Resta l'agitazione, in assenza della quale il rivelatore agirebbe solo sulle parti del negativo che hanno ricevuto molta luce. Ne consegue che l'agitazione a motivo di ricambio tra rivelatore ancora fresco e parzialmente sfruttato è assolutamente necessaria, ma non troppa. E qui sta il punto, quanta agitazione e perché non troppa ? Il sito che ho citato all'inizio fornisce di suo alcuni metodi di lavoro e relative tabelle, e di seguito descriverò il mio da considerare a titolo di ampia sperimentazione, in particolare con forti diluizioni del rivelatore e relativi tempi lunghi di trattamento. Preferisco prima tentare di addentrarmi sulle ragioni del perché, poi parliamo di numeri. Assodato che un po' di agitazione è necessaria a motivo ricambio, con agitazione scarsa il rivelatore ancora fresco tende a migrare verso le zone dove lo sviluppo è già avvenuto, ma di fatto vi è impedito per la modesta agitazione. Ne consegue che la persistenza di rivelatore ancora fresco lungo in contorni delle zone dove il collega ha già parzialmente agito, comporta una piccola ma percepibile marcatura dei contorni delle zone a diversa densità. Di fatto si traduce in un aumento della percezione di nitidezza, almeno sotto il punto di vista dell'occhio di un osservatore. Numeri: Agitazione continua per inversione e con scuotimenti anche robusti per il primo minuto. Una sola inversione di tank ogni 30 sec. fino a termine trattamento. Qualche mio conoscente ha tentato un'agitazione ancora più scarsa, una inversione ogni 2 min. Il fenomeno dell'effetto di adiacenza tende ad essere più percepibile, ma a mio giudizio l'uniformità di sviluppo sull'intera superficie inizia a risentirne. Meglio fermarsi al massimo ad una inversione al minuto, tuttavia tentare non nuoce. Stefano Gaudenzi alias (Stenogau) |
| inviato il 20 Febbraio 2015 ore 8:20
Salve Stefano, L'effetto bordo (o di adiacenza) come dici si evidenzia tanto più quanto è lungo il trattamento, poco energico il rivelatore e scarsa l'agitazione. I numeri che hai fornito, senza essere in relazione al tempo di trattamento, ovvero all'energia del rivelatore, sono poco significativi. Agitare ogni 30" non produce quasi alcune effetto di adiacenza, anche perché di norma si usa con tempi di sviluppo relativamente brevi cioè con rivelatori energici. Con tempi di trattamento più lunghi, cioè con rivelatori meno energici la differenza tra agitare ogni 30" o una volta al minuto forse diventa appena percepibile. In generale, con le diluizioni ed i tempi normalmente in uso, ovvero con rivelatori di energia media e alta, la differenza tra agitare ogni 30" o ogni 60", se c'è, è minima. Insomma per vedere l'effetto occorrono rivelatori poco energici e agitazione davvero molto ridotta. Però la questione è più complessa e a mio avviso non si può non tenere conto dell'ingrandimento a cui verrà sottoposto il negativo e il tipo di rivelatore usato. |
| inviato il 20 Febbraio 2015 ore 11:17
...tanto più quanto è lungo il trattamento, poco energico il rivelatore e scarsa l'agitazione. Il metodo da me impiegato si presta in particolare con forti diluizioni del rivelatore e relativi tempi lunghi, esattamente come affermato. Ad esempio il vecchissimo Rodinal (energico) si prestava fino a diluizioni 1+100. Oggi introvabile e sostituito dal R09 ONE SHOT che ha il grosso difetto della conservazione non così longeva come il suo antenato, per il resto a mio giudizio se la cava abbastanza bene. Sovente sviluppo la FP4 a 200 ISO con diluizione 1+100 e tempo di trattamento 36'. Stessa pellicola a 1+ 50 sempre 200 ISO, 18' di trattamento, ed in tutte due i casi l'agitazione è esattamente quella descritta. Stesso rivelatore ma con HP5 a 400 ISO, 1+50 e 15', 800 ISO 1+50 e 19', agitazione continua per il primo minuto e poi una inversione ogni 60''. Con altro rivelatore possono cambiare i tempi totali e le diluizioni, in funzione del tipo scelto e della sua energia, ma in genere preferisco tempi mediamente lunghi per sfruttare al meglio il fenomeno. Nessuna pretesa di sfornare verità assolute; l'intenzione del topic era solo di condividere tecniche ampiamente collaudate. Grazie in ogni caso per l'attenzione. Da ultimo, mi piacerebbe che ogni intervento fosse corredato dalle esperienze dei singoli, a prescindere dal rivelatore impiegato, e giusto per un sano confronto su temi di interesse comune con spiegazioni dettagliate. L'idea vorrebbe raccogliere esperienze difformi a beneficio degli interessati. |
| inviato il 05 Aprile 2016 ore 16:29
Nel weekend ho un neopan che mi aspetta, provo e vi faccio sapere... |
| inviato il 06 Aprile 2016 ore 11:10
Bravo, attendo notizie. Ciao |
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