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Pericolo!! Trekking in solitaria , perchè?


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avatarjunior
inviato il 31 Luglio 2015 ore 22:47

....un socio della mia sezione del Club Alpino era in escursione solitaria quando si è rotto un piede ed è stato rapidamente recuperato dall'elicottero perchè nella sfortuna si è rotto il piede dove c'era campo telefonico.


avatarsenior
inviato il 01 Agosto 2015 ore 17:02

Ok quindi mi state dicendo di non avventurarmi da solo, messaggio ricevuto

avatarsenior
inviato il 01 Agosto 2015 ore 19:59

oggi sono tornato da una due giorni in tenda, sono tornato con alcune consapevolezze, o meglio pensieri che già avevo e che oggi si sono rafforzati e confermati.....ovvero:

1) da solo sei completamente immerso nell'ambiente in cui ti trovi, ne diventi parte, io mi sento "assorbito" in esso e riesco a coglierne e avvertirne tutti i suoi aspetti,in pratica le sensazioni sono molto forti ed accentuate quasi come se ti connettessi con esso.

2) se vai in gruppo, anche piccoli gruppetti (noi eravamo in 4), automaticamente diventerai un "visitatore", qualcosa che si intromette nell'ambiente, anche avendone perfetta cura e rispetto...ma io personalmente, non riesco a stringere quel legame diretto che riesco a percepire quando mi avventuro da solo. Certo, sei in compagnia (questione delicata sopratutto in questi luoghi, anche con amici e persone che crediamo simili si possono avere divergenze...) quindi si chiacchiera (ma io in genere mi avventuro proprio per non farlo!Sorriso) hai la sicurezza che se qualcosa va storto hai un aiuto etc... Di contro perdi tutti i benefici purificatori che un esperienza in solitaria nella natura (ma credo che in maniera sicuramente minore anche viaggio in città etc) ti può regalare.

Purtroppo ho capito che è così, certo da solo ci vogliono le ..... e bisogna tenere conto che qualcosa può andare storto e comunque sarai da solo.


user12181
avatar
inviato il 05 Agosto 2015 ore 22:41

Mastropeppe guarda che la maggior parte dei morti in montagna sono morti mentre erano in compagnia di altri che li hanno visti cadere sotto i loro occhi o non li hanno più trovati dopo averli persi di vista per un periodo più o meno lungo... classico è il caso dei cercatori di funghi che si dividono dandosi appuntamento in un posto, poi uno non si presenta ecc... L'ultimo morto di cui ho avuto notizia è un ragazzino tedesco che è morto due o tre giorni fa cadendo sotto gli occhi del padre dalla vetta del Legnone (Valtellina-Alto Lago di Como), ha perso l'equilibrio cadendo all'indietro proprio mentre salutava dall'alto gli altri della comitiva che stavano arrivando in vetta. Non pochi superesperti muoiono poi in alta montagna trascinati dagli altri o addirittura scompaiono tutti insieme nella tormenta (ho in mente il caso del primario di cardiologia dell'ospedale di Lecco, scomparsi in tre). Alcuni anni fa un ragazzo, che avevo conosciuto quando era più giovane, è morto con altri due escursionisti sotto una valanga sul Monte Olano (un monticello in Valtellina) durante la sua prima passeggiata scialpinistica, la comitiva era accompagnata da una guida alpina che finì indagato per omicidio colposo e valanga colposa ma fu poi prosciolto dalla procura; morì però dopo una settimana dal proscioglimento cadendo mentre sostituiva la chiodatura di una palestra di roccia sulla Grigna... e così via e così via. Sul Gran Zebrù ad intervalli di tempo regolari ci sono alpinisti che precipitano verso Solda, quasi mai cadono singoli alpinisti, ovviamente là si va in cordata e così non di rado cadono insieme alla loro guida alpina diplomata e patentata... (dunque 2 clienti più 1 guida = 3 sfracellati) .

Concordo sul GPS che però non sono ancora stato ancora in grado di installare. A suo tempo, proprio leggendo le indicazioni di teogaspa in questa discussione, mi ero messo a cercare l'applicazione georesc ma poi avevo rinunciato, non ricordo perché, forse avevo scoperto che non potevo usarlo sul mio Smartphone? Ora comunque ci riprovo.

avatarjunior
inviato il 05 Agosto 2015 ore 23:03

@ Murmunto: condivido tutto ciò che dici. Che gli incidenti capitino anche in gruppo lo sappiamo benissimo.

Ma facciamo la prova contraria. Quanti escursionisti in solitaria che hanno avuto incidenti sono stati ritrovati e tratti in salvo, rispetto agli escursionisti di gruppo? A volte si finisce tutti insieme in un crepaccio altre volte uno ha problemi e gli altri fanno in tempo ad aiutarlo o a chiamare i soccorsi. Da soli a volte basta un piccolo infortunio perfare una brutta fine, in gruppo solitamente si riesce a sfangarla.
Ricordo con profondo dolore i giorni che sono passati tra la scomparsa di Siro e la tragica scoperta della sua fine e francamente vorrei risparmiarmi altre esperienze simili..
Con ciò non demonizzo le escursioni in solitaria che per altro anche io amo. Invito solo a non sfidare troppo la sorte. Lasciare detto dove si va, i sentieri che si intende percorrere, l'orario di rientro previsto e l'uso del gps sono piccoli accorgimenti che a volte possono valere una vita.

avatarsenior
inviato il 05 Agosto 2015 ore 23:21

Io fin da ragazzino ho sempre girovagato in solitaria in montagna in particolare sulle prealpi comasche lecchesi e sulle alpi dal rosa alla formazza dalla valtellina alle orobie.......
anche in notturna e anche in inverno , l'unico accorgimento che posso consigliare oltre a quello che giustamente ha detto mastrogiuseppe è di usare il buon senso ,di rimanere distanti dai propri limiti e di ponderare ogni azione anche la più banale perchè spesso sono proprio le azioni banali a creare danno in un ambiente difficile e pericoloso come la montagna !
ovviamente anche l'attrezzatura ha il suo peso specialmente in inverno !
Io l'unica volta che mi sono fatto male è stata una banalità ......
a causa di un sasso gelato nell'attraversamento di un ruscello sono scivolato e mi sono fatto un taglio profondo al gomito con una lama di ghiaccio .........
mai me lo sarei aspettato Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 0:12

capito per caso, ma con molto piacere, a leggere questo post con un pò di ritardo...ma che bei racconti e quanti utili consigli!! di solito ho moglie e figlia (e pure il cane) che mi accompagnano nelle mie camminate in montagna. Capita però di voler fare cose al di la delle loro ambizioni o prestazioni fisiche...parto perciò da solo (pure io ginocchio-leso...). L'emozione che si prova a camminare con la propria famiglia e condividere esperienze e avventure con loro è unica, coinvolgente, entusiasmante. Tanti di voi l'avranno sicuramente provata e capiranno di cosa parlo. Ma quello che si prova ad essere da soli...beh...diciamo, per cominciare, il sentirsi piccolo?! è la prima cosa che provo...l'idea di essere un puntino in mezzo al nulla...tutte le nostre certezze e sicurezze svaniscono e ti ritrovi solo con te stesso. Puoi prendere tutte le precauzioni che vuoi (ossia un'insieme di tutti i consigli letti precedentemente sul post) ma se non sei in grado di gestire te stesso, i tuoi passi, le tue emozioni, e di capire quello che ti succede attorno...allora rischi sicuramente qualcosa...un nulla può cambiare la situazione piacevole in spiacevole. Se le cose son fatte con calma, un poco per volta, si impara a conoscere la montagna e se stessi, ad instaurare un rapporto di scambio con essa, ad entrare in profonda sintonia. Se questo accade, allora siamo sulla buona strada. Se, invece, azzardiamo ad allungare il passo, a tralasciare le regole fondamentali...allora non ci siamo più...il richio è sempre presente, forse ancor di più quando si è con altri perchè ci lasciamo distrarre da troppe cose. E' ovvio che gli altri ci possono essere di aiuto ma a me sembra che il punto fondamentale sia l'arrivare a non dover chiedere aiuto...sia che si sia da soli che con qualcuno. Da soli bisogna saper trovare il proprio limite, conoscere le proprie paure, le capacità, e fermarsi non al limite, ma un pochino prima. Questa credo sia la regola fondamentale. Ogni uscita solitaria ci insegna qualcosa, ci arricchisce e si crea un bagaglio di esperienze che ci porteremo sempre dietro. L'appagamento dell'essere soli e il sentire questo bagaglio crescere sono i motivi che mi spingono a partire ed entrare, corpo e mente, in quell'ambiente così grande e vuoto, ma così attraente e "famigliare" e diventare parte di esso. Di cavolate ne ho fatte anche io, e di imprevisti "prevedibili" ne ho avuti parecchi, tutti finiti bene, fortunatamente. Nessuno nasce "imparato"!! ma cavolo che emozioni!!!! spero che un giorno anche mia figlia vorrà provarle...e di poterle fare da "maestro"...sarebbe una grande soddisfazione per me. Buone solitarie a tutti...aspetto di leggere altre esperienze...è tutto valido apprendimentoSorriso ciao

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 0:28

un'ultima cosa...vi faccio una domanda: vi sentite più al sicuro da soli a 2000 mt in mezzo al nulla oppure in una città con gente, traffico, sconosciuti ecc... la mia risposta è in montagna, il perchè è che, oltre al fatto che devo affidarmi solo a me stesso e al mio buon senso, ho solo il rischio di qualche evento naturale (per altro presente anche in città...). Una sola persona in più aumenterebbe il rischio, sia per me che per lui...siamo in due, si deve pensare per due, il rischio raddoppia. A voi la parola...

user12181
avatar
inviato il 06 Agosto 2015 ore 8:52

Mastropeppe sono del tutto d'accordo. Per dire, io mi porto sempre roba in più (spesso doppia) nel caso mi rompessi qualcosa e fossi costretto a bivaccare fuori di notte, certo d'inverno credo che la roba in più non basterebbe... Mi metto anche le ginocchiere sia per fare macro dei fiori sia perché mi salvano (e mi hanno già salvato una volta) il ginocchio in caso di scivolata, micidiale in particolare quando si cammina su un sottile strato di neve. Sono molto consapevole che rischio costantemente e di natura sono anche abbastanza fifone. Durante l'ultima mia banalissima e brevissima passeggiata appena sopra i 2000 (andavo per fiori e stavo quasi sempre fermo a terra...) e su sentiero, per rispondere a una telefonata di mia moglie che improvvisamente mi aveva raggiunto in due metri di campo utile, mi sono spostato di due o tre metri per ritrovare la connessione e mi sono distratto, ho fatto una capriola completa fuori del sentiero (è incredibile come si prenda velocità cadendo praticamente da fermo su un pendio, se poi c'è la neve si parte a razzo), sono stato fortunato a non sbattere sui sassi e anche il polso che era rimasto piegato sotto il corpo miracolosamente non si è rotto. Anche il mio amato Elmarit 100 macro (della macchina mi importa relativamente) non so come non ha sbattuto affatto. Ma certo è andata bene, se fossi stato qualche centinaio di metri più su e avessi battuto la testa...


ma se non sei in grado di gestire te stesso, i tuoi passi, le tue emozioni, e di capire quello che ti succede attorno...allora rischi sicuramente qualcosa...un nulla può cambiare la situazione piacevole in spiacevole. Se le cose son fatte con calma, un poco per volta

Questo è assolutamente fondamentale, la prima cosa è essere calmi e ragionare, ma direi ragionare anche un po' come farebbe un animale e non solo come fa una persona;-)
Da notare poi che la gestione di tutto l'armamentario fotografico (apri, chiudi, avvita, svita, aggancia, sgancia, pulisci, di tanto in tanto bestemmia... la bestemmia nella solitudine assoluta della montagna è in realtà una preghiera...), specie d'inverno, impone ancora molta calma e pazienza.

P.S. Io continuo a sentirmi più al sicuro in città, sarà che tendo a sottovalutare la pericolosità degli uomini....


avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 9:05

anche a me piacerebbe fare delle esperienze del genere. solo che ho fatto solo escursioni diurne....e di notte credo che sia tutt'altra storia e non ho esperienza a riguardo. ma quando fate queste escursioni in notturna non vi siete mai imbattuti in qualche animale poco piacevole??? questo è il mio timore più grande MrGreen

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 9:12

Buongiorno. Anche io solo e soltanto escursioni da solo in montagna.
Però ahimè, o forse fortuna, le mie montagne sono molto più piccole e facili delle vostre.
Abito in Umbria e le cime più alte che frequento sono quelle dei sibillini max 2400 metri, o qualche volta quelle abruzzesi più conosciute. Quindi apparentemente i problemi più grandi non sono le cime o i sentieri, ma l'attraversare boschi o le condizioni meteo.
Tutte uscite giornaliere partendo prima dell'alba spesso al semibuio o buio, e tornando in sicurezza in pieno giorno.
Quello che ho capito sbattendoci il muso è che bisogna prevedere tutto il possibile e non fare cose stupide (che spesso ho fatto) tipo inseguire animali o cose andando completamente fuori sentiero in percorsi accidentati o addirittura provando ad attraversare canaloni per fare prima.
Ecco, un mio difetto è quello di cercare sempre di fare prima tagliando i sentieri per percorsi "alternativi". E' una sciocchezza grossa.

Fisicamente sto bene, sono abbastanza in forma, anche se ho le ginocchia distrutte già a 37 anni: tutte e due con rotule ipermobili più volte lussate, tutte e due con legamenti parzialmente lesionati e uno dei due operato in artroscopia e ora con menisco in mille pezzettini.
Ma non è la montagna a rompere la ginocchia... è stato il calcio MrGreenMrGreen

Tornando a noi, avere un figlio ed un'altro in prossimissimo arrivo mi ha fatto cambiare un pò le mie abitudini:
Non che non vado da solo, anzi! Sempre e solo in solitaria, altrimenti la fauna scappa!! MrGreenMrGreen

E' solo che dico sempre più o meno dove vado, e vado in posti dove per lo meno in alcune zone il cellulare ha campo.
In più, le precauzioni ulteriori che ho preso sono:
Portarmi sempre una batteria usb di emergenza e soprattutto aver scelto un cellulare affidabile, veloce, che prenda bene e soprattutto che abbia un gps che prenda come si deve anche possibilmente nel bosco.
Orux maps installato, registrazione traccia e via.

Ovviamente ogni mia uscita è studiata nei tempi e percorsi. Credo sia questa la cosa più importante, lo studio del luogo, del percorso, preparare la mappa, l'attrezzatura giusta e cercare di prevedere sempre la peggiore situazione che mi possa capitare che nel mio caso non è come dice sempre mia moglie, se di notte incontri qualche animale pericoloso o se ti perdi (improbabile in montagna relativamente vicine a centri abitati e quasi completamente brulle), ma piuttosto se incontro qualche persona pericolosa molto più di un povero lupo o di un orso marsicano, o peggio se mi faccio male alle ginocchia in qualche modo più o meno stupido.

Cmq è sempre un terno al lotto.

Il pericolo per me st

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 9:12

Si, l'uomo...

avatarsenior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 10:03

ma solo io mi imbatto nei peggio animali di notte???? vado a fare qualche foto notturna verso la pintura di bolognola per stare tranquillo e puntualmente sono in compagnia di cinghiali, cerbiatti, volpi......vorrei evitare di fare la biancaneve della situazione hahahaha

avatarsupporter
inviato il 06 Agosto 2015 ore 10:19

Per anni ho camminato da solo oppure con mia moglie che mi seguiva per amore ed anche perche' alcune cose le condividevamo. Poi lei ha smesso per vari motivi.
Ma visto l'esperienza enorme che ho accumulato dopo tanti anni di dolomiti, valtellina e Val d'Aosta
e la conversione al digitale ho deciso, dietro ovviamente il consenso della mia consorte, di effettuare escursioni anche impegnative da solo. Premetto che studio il percorso prima da casa con carte e libri e conosco per lo piu' gia' la zona. Mi informo 24-48 ore prima delle previsioni del tempo sulla zona che ho intenzione di frequentare. Conosco il mio stato di forma fisica e mentale del momento e decido. Preparo tutto scrupolosamente la sera prima:abbigliamento e zaino ecc.
Naturalmente, dal punto di vista personale e fotografico il fatto di partire all'alba, molto presto, ed anche quindi di ritornare a casa prima, con il mio passo, mi permettono di ammirare e di riprendere colori e luci, paesaggi e piu' facilmente animali.
Ciao a tutti Gianfranco:-P

avatarjunior
inviato il 06 Agosto 2015 ore 10:38

un semplice suggerimento:
durante le uscite definite sempre l'ultimo punto dove c'è campo telefonico, è li che dovrete cercare di arrivare per richiedere aiuto per voi o per altri


magari si potrebbe stilare un decalogo di norme da rispettare per escursioni in solitaria, si scoprirebbero tanti piccoli accorgimenti dettati dall'esperienza che riducono i rischi

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