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Sotto le stelle


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Sotto le stelle, testo e foto by Max Lucotti. Pubblicato il 06 Novembre 2014; 80 risposte, 14822 visite.


E' arrivato il gran caldo, l'afa rende quasi faticoso respirare nella pianura Cuneese. Il sole a picco dentro l'abitacolo dell'auto, dalla radio suonano i "Muse" e c'è tanta voglia di arrivare a destinazione. Giugno è iniziato da poco e la neve in questo periodo nelle alpi marittime si scioglie velocemente ed è difficile prevederne la quantità, quindi bisogna navigare a vista. Oggi la meta desiderata è un delizioso lago di origine glaciale chiamato Vej del Bouc, nella selvaggia valle Gesso sui monti di confine con la Francia, luogo che già conosco per esserci stato altre volte e che amo in modo particolare. Il motivo del ritorno è perchè, come capita spesso quando si fanno escursioni in montagna, non si riesce a goderle con la luce giusta e sopratutto mi incuriosiva poterlo ammirare sotto le stelle.

Immaginavo la mia figura seduta sul roccione ad osservare il lago, circondato dalle montagne innevate, immerso nel silenzio della notte stellata. Questo dovrebbe essere il momento migliore per ammirare il lago nel suo splendore, cioè quando inizia il disgelo e una parte della superfice è ancora ghiacciata. Il mio progetto originale prevede di dormire in tenda ai margini del lago, per poi ritornare sulla via di casa il mattino dopo. Le perplessità, detto già della quantità di neve e della possibilità materiale di posare la tenda per la notte riguardava anche il vento, essendo un luogo senza ripari naturali e di conseguenza la temperatura poteva essere rigida nonostante la calura della pianura.

Finalmente è giunta l'ora di mettersi lo zaino in spalla, accidenti al solito è molto pesante. Tra l'attrezzatura fotografica, la tenda, il sacco a pelo, il materassino, il cibo e tutto il vestiario occorrente ho un peso non indifferente sulle spalle. Considerando che dovrò fare 850 mt di dislivello, quasi tutto nell'ultima parte della gita, con tre ore previste di cammino per arrivare ai 2054mt slm del lago mi preparo per una bella sfacchinata, ma lo spirito è alto. Le previsioni sono buone, è arrivato l'anticiclone sul nord-ovest dell'Italia. San Giacomo, partenza della escursione, è un gruppo di case dove finisce la strada asfaltata e che si rianima in questa stagione anche perchè sede di un delizioso campeggio, di un rifugio e noto punto di partenza per numerose escursioni in quota, mentre nel periodo invernale la strada è chiusa per la neve e le frequenti valanghe che la percorrono ed è possibile raggiungerlo solo con le ciaspole o con le pelli.

Appena usciti dal paesino si entra in una meravigliosa fresca faggeta, e li la prima sorpresa.. un giovane camoscio sembrava aspettarmi per un primo saluto, insolitamente è piuttosto confidente e non scappa ma mi osserva a 20 mt di distanza. Certo non faccio l'errore di muovermi, sicuro di una veloce fuga e quindi non posso togliermi lo zaino per prendere la macchina fotografica. Riprendo la marcia e sento rumoreggiare il torrente Gesso reso impetuoso dallo scoglimento delle nevi; cavolo mi sono scordato in macchina la borraccia! In altre condizioni sarei ritornato indietro ma in fondo durante il percorso costeggio sempre il torrente, quindi posso tranquillamente farne a meno e risparmiarmi del peso inutile. Incontro nel bosco un paio di escursionisti e mi informo dello stato della neve sul lago, mezzo ghiacciato e tutta neve intorno, nessuna possibilità di mettere giù la tenda. Quindi ecco il primo cambio di programma, si dorme in fondo al pianoro prima dell'attacco della salita, nascondo ciò che non mi serve per dormire da qualche parte e cosi salgo leggero. Unico problema il posto è notoriamente infestato da vipere, speriamo che abbiano sonno pure loro di notte, altri escursionisti ne hanno viste due durante il cammino crogiolarsi al primo sole.


Attraversare il dolce pianoro del Rasur è sempre bellissimo, l'emozione di vedere camosci, marmotte, distese di fioriture gialle, viola, rosse, con il torrente fragoroso nel mezzo ti fà sentire come dentro una favola.
In fondo a questo, al gias sottano, parte la salita per il lago. Lì decido di lasciare, ben nascosti da un grosso cespuglio ed indicati, tenda e sacco a pelo per riprenderli al mio ritorno. Si inizia a salire il sentiero adesso decisamente, si passa sopra un nevaio dove sotto ci scorre pericolosamente un torrente bucandolo e improvvisamente il sentiero finisce e mi ritrovo a salire dritto su una pendenza notevole. Durante gli inverni questo versante è continuamente battuto da valanghe, che si portano dietro la terra e diventa una specie di scivolo facendo sparire il sentiero e rendendo inutile il lavoro dei guardiaparco che tutti gli anni cercano di sistemarlo. Superato non senza sudare i 300 mt di dislivello più difficili incontro un numeroso branco di stambecchi, saranno oltre una ventina. Più distanti i camosci più diffidenti per natura saltellano sulle roccie, in silhouette sul crinale.

Sembra che gli abitanti del luogo mi stessero aspettando per il benvenuto. Finalmente incontro il lungo e profondo solco scavato nei secoli prima dal ghiaccio e poi dall'acqua impetuosa che mi conduce al lago, non c'è nessuno e sono splendidamente solo. Il disgelo è appena iniziato, solo un quarto della superfice è scongelata e intorno al lago nel versante a sud c'è un verde prato scosceso e su quello meno esposto ancora la neve. Tutto intorno una corona di montagne innevate mi circondano, il colpo d'occhio è emozionante. Su una pietra riprendo fiato, tra poco il sole tramonterà dietro le montagne alle mie spalle e quindi mi preparo l'attrezzatura fotografica, fuori treppiede, reflex e scatto remoto. Bè, magari una barretta e una gelida bevuta dal torrente che scende me la faccio prima di iniziare con il divertimento. C'è ancora una brutta luce e un pò di foschia, spero che al tramonto come spesso succede entrambi cambino e mi regalino qualche bel momento, sono venuto quassù in questo insolito orario proprio per avere una migliore atmosfera e godere della morbida ed effimera luce di quando il sole è basso e allunga le ombre.


Di alcuni luoghi si tramandano affascinanti leggende, come quella legata a questo lago. La storia racconta di un vecchio (vei, nel dialetto locale) che viveva con un caprone (bouc) tra le montagne.


Alla sua morte, affinché nessuno potesse mai profanarne la tomba, le acque del rio che scorreva sul fondo della valle ricoprirono il luogo della sepoltura formando un grande lago.


"In quel luogo solitario, sotto un riparo roccioso, viveva un vecchio saggio in compagnia di una caprone. Prima di appartarsi sui monti, l'uomo aveva condotto brillante vita cittadina. Morto l'animale, unico amico e conforto del vecchio, anch'egli si spense poco dopo. Il torrente Gesso che nasce sui monti circostanti, ebbe pietà di quei due corpi inanimati e li inghiottì, formando in quel luogo un vasto e profondo lago."


Ecco, il sole è tramontato dietro le montagne, e l'aria inizia a rinfrescare decisamente. Verso il fondo valle la foschia stà scendendo e sembra una organza sul paesaggio , il cielo è solcato dagli ultimi raggi del sole che lo tagliano a fette come lame.


Giacca a vento, guanti e berretto sono indispensabili per contrastare la brezza che passando sopra la neve diventa decisamente gelida. E' l'ora di mangiare qualcosa, la televisione da 40 mila pollici è già accesa sul canale "natura" ed è qualcosa di spettacolare, che mi lascia senza fiato, che riscalda l'anima e al contempo emoziona e rasserena lo spirito. Mi assopisco tra le rocce, come forse facevano gli uomini preistorici che nell'età del bronzo già attraversavano questi luoghi, giusto per aspettare che finisca l'ora blu ed escano le stelle nel cielo, anche perchè dopo mi aspetta il ritorno al pianoro più sotto. Qui non si sogna quando si dorme, i sogni si fanno ad occhi aperti.


Apro gli occhi e tutto è più buio e silenzioso e il cielo è punteggiato dalle stelle. Non è una notte buia e profonda, la mezza luna lascia ombre lunghe lungo i fianchi dei monti mentre il lago è parzialmente illuminato.


Non si sentono rumori di animali, devono essere scesi per inoltrarsi nei boschi o in qualche posto più riparato. Solo, di nuovo, tra queste selvagge montagne. Mi sento a mio agio, l'animo è sereno e i problemi lasciati laggiù nel fondo valle. La differenza di illuminazione tra le zone in ombra e quelle colpite dalla luce lunare è notevole e ci vuole la torcia in certe zone sopratutto per vedere dove mettere i piedi per evitare di scivolare malamente. La prudenza in questi posti, da soli e senza possibilità di contattare nessuno deve essere massima, un piccolo incidente potrebbe rivelarsi un grosso problema. Mi incammino intorno al lago con il cielo stellato sopra le montagne e con la luna che ci si riflette, come cambiano i colori e i contrasti del paesaggio di notte! L'acqua del lago passa da blu ad azzurra e si vede chiaramente lo spessore del ghiaccio che ci galleggia sopra.


Adesso è ora veramente di tornare giù, devo anche montare la tenda per la notte. La luna stà quasi per nascondersi dietro le montagne e presto diverrà completamente buio e non nascondo una certa apprensione per fare quel brutto sentiero, meglio avere un pò di luce e quindi mi affretto a rimettere tutto nello zaino e salutare con il cuore questo meraviglioso posto che sempre mi regala belle emozioni e mi ricarica dalle fatiche della vita.


Il sudore scende dalla fronte e il sentiero sembra ancora più ripido che durante la salita, sono completamente accaldato adesso. Presto mi sono ritrovato di nuovo sulla zona franata, il sentiero è sparito e si scende quasi dritti verso alcuni punti presi come riferimento. Devo afferrare l'erba in molti punti per non scivolare giù, si scende a piccoli passi uno dietro l'altro creando dei gradini, ma non sono spaventato perchè sono sicuro di quello che faccio. C'è ancora un pò di luce lunare e riesco a vedere per un paio di metri più in basso abbastanza bene, ogni tanto causo qualche piccola frana di massi ma tutto sommato, anche se con fatica maggiore che durante l'aspra salita, procedo bene. Per fortuna non si incontrano falesie su questo versante ma solo sassi, sassi e ancora sassi di tutte le forgie mischiati allla terra portata giù dalle intemperie. Dopo un tempo che sembra interminabile finalmente incontro il sentiero che mi pare come una autostrada, da adesso è tutto molto più facile ma guai a rilassarsi, è proprio in quel momento che succedono i guai. Ripenso al tratto appena fatto, se ti dovesse sorprendere un temporale mentre lo devi percorrere in discesa sicuramente ci si ritroverebbe in seri guai. La luna si è nascosta dietro i monti e attraverso nel buio un nevaio, il torrente e mi inoltro nel cupo e misterioso bosco. A differenza di quando si è in un ambiente aperto camminare tra i fitti alberi di notte mi lascia sempre una sensazione di allerta, un qualunque rumore mi fà girare o sobbalzare. Ecco finalmente la traccia che ho lasciato che indica dove si trova la tenda e il sacco a pelo, li recupero e riparto.

E' stata una ottima idea segnalarla, adesso la stessa zona non sembra più quella di qualche ora prima. Dopo un pò, nel buio del pianoro e un pò stanco, cerco di individuare un luogo dove accamparmi, vorrei evitare le zone umide e le vipere ma decido che saranno a dormire pure loro e quindi monto la tenda in un posto che deve essere stato un vecchio alpeggio nel ciclo della trasumanza del bestiame, cercando comunque di farmi sentire da eventuali striscianti amici battendo con un bastone tutto intorno. Avessi scelto di dormire all'adiaccio non sarebbe stato certo il posto giusto, ma la tenda è tutta chiusa e non possono entrare ospiti indesiderati, il bastone è pronto per quando uscirò. Non si vede nulla senza torcia e c'è molto rumore causato dal vicino torrente, e con un pò più di fatica del solito nel montare la tenda finalmente sono pronto per un breve sonno ristoratore, sono le 2 di notte e tra 3 ore ci sarà l'alba.


Che sonno ancora che ho, ma fuori c'è luce e devo alzarmi se voglio immortalare il momento. Purtroppo è tutto completamente sereno, risalgo con circospezione il torrente Gesso di un centinaio di metri per trovare qualche bella visione del vallone di Monclomb con sullo sfondo le alte cime del gruppo Gelas-Maledia-Clapier ancora ben innevate . Sono infatti le depressioni sul mar Ligure, generate dal contrasto tra l'aria artica e l'aria mediterranea più calda e ricca di umidità, che favoriscono su questi monti abbondantissime nevicate invernali; è il sole del Mediterraneo che favorisce la crescita di molte piante aromatiche che profumano le praterie di queste montagne.

Ossa e la pelle di un Camoscio completamente pulite sono sparse per un tratto di fianco al rio, segno che l'inverno è stato duro e dove probabilmente i Gipeti hanno trovato cibo. E' la legge della natura, per uno che muore altri sopravvivono. Ma potrebbero averne beneficiato anche volpi o lupi, invisibili e occasionali frequentatori della prateria.

Non è un'alba spettacolare, il cielo non regala forti colori ma il luogo è molto suggestivo anche per merito del torrente impetuoso che attraversa il Gias, in questa stagione l'acqua è sempre abbondante. Ritorno alla tenda per una colazione ristoratrice e un ulteriore sonnellino prima di rimettermi in marcia verso casa, stanco ma soddisfatto per aver assaporato pienamente le sensazioni che questi luoghi donano a chi sà ancora emozionarsi.


Ci sono posti che ognuno di noi ha nel cuore per quello che gli trasmettono quando li vivono, fosse solo anche per poche ore.
Davanti all'anfiteatro formato dai monti intorno al lago del Vei del Bouc non si riesce a non emozionarsi: l'acqua cristallina, gli animali selvatici, l'urlo delle marmotte e il fragore delle acque regalano a chi ama la natura e la montagna sentimenti forti e legami indissolubili.

«Quando l'uomo e la montagna si incontrano accadono grandi cose che, nella calca delle strade, non riescono a verificarsi» (cit. W.Blake)



Max Lucotti scrive di sè : "Appassionato di natura e di sport all'aria aperta, amo la montagna e mi piace confrontarmi con questa. Cerco sempre qualcosa di nuovo, sono a caccia di emozioni. Una notte stellata e silenziosa, le nuvole che avanzano, un'alba colorata,un gruppo di camosci o semplicemente un tè caldo davanti ad un paesaggio immacolato, questo è quanto vado cercando di vedere e assaporare. La fotografia quindi diventa l'immagine dell'emozione del momento, cerco di impressionarle per riviverle nelle giornate grigie e magari per regalare a qualche altra persona ben disposta nell'animo la bellezza del mondo che ci circonda. Qui trovate le mie Fotografie www.flickr.com/photos/maxlucotti/ . Vi sono grato se lascerete la vostra impressione su questo articolo e/o sulle immagini presentate."



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avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:02

Artista dell'immagine e dei colori ed ora anche poeta e scrittore...
Grandissimo Max...
Marco

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:14

Complimenti anche da parte mia, il link a flickr è prezioso per vedere i dati di scatto che sono sempre motivo di curiosità.

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:23

@MarcoSorriso ti ringrazio, ma mi sembra eccessivo.. gli artisti veri hanno iniziato a darmi già la caccia...MrGreen
@Stefano grazie anche a te! I dati li ho scritti anche qui sul sito, se ti viene più comodo leggerli.

avatarsupporter
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:24

Emozionante racconto accompagnato da immagini suggestive, bravo come sempre Sorriso
Ciao

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:30

Complimenti Max, per foto e racconto.
Sergio

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:37

@Caterina e Sergio grazie !!

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:39

Un gran bel racconto... immagini comprese.
Ciao Aldo
Sorriso

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:41

Bellissimo articolo corredato da ottimi scatti, complimenti

avatarsupporter
inviato il 06 Novembre 2014 ore 14:47

Che spettacolo, senza parole ....Bravissimo !

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 15:02

Veramente complimenti. Ti leggo sempre con piacere perchè i tuoi "Articoli" sono sempre belli da leggere e da vedere, ma soprattutto perchè parlano di amore per la natura. Sei veramente di esempio perchè la natura oltra a ritrarla va anche apprezzata e capita.

Se mi permetti vorrei chiederti indicativamente quanto pesa lo zaino (comprensivo di tutto) e poi qual'è il tuo set fotografico per affrontare queste uscite.

Ciao
A

avatarsupporter
inviato il 06 Novembre 2014 ore 15:03

Grazie del racconto e delle testimonianza in foto. Suscita emozioni
diego

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 15:15

Aldo, Massimiliano, Luca, Andrea, Diego grazie davvero per il tempo dedicatomi. Cerco con le mie foto di trasmettere le mie emozioni quando riesco ad immergermi nella natura, dove mi sento a casa.
Sull'attrezzatura ho uno zaino da montagna di 60litri, nella parte bassa dentro una borsa metto il materiale e sopra vestiti e cibo, fuori sopra e sotto tenda, zaino e materassino, di lato cavalletto.
Qui ho portato:
d600
18-35G
14 samyang
70-300vr
trepiede benro carbonio + testa sfera
filtri nd
scatto remoto e telecomando

Sul peso complessivo ..non ho avuto il coraggio mai di pesarlo, tanto tutto quello che avevo dentro mi serviva. Comunque supera sicuramente i 15kg, per quello la scelta di lasciare nascosto parte del peso durante la salita.Sorriso

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 15:25

Complimenti ancora... e complimenti anche per le spalle... come zaino non scherzi! MrGreen

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 15:33

Bellissimo racconto ed immagini semplicemente stupende.
Vorrei davvero tanto aver la possibilità di vivere un'avventura simile a questa.
Saluti,
Marco

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 15:36

Racconto e foto sature di sentimento. Un bellissimo articolo che ho letto e che mi ha appassionato fino all'ultimo.

Bravo Max !





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