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Gioielli nel fango (in immersione a Mabul e Kapalai)


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Gioielli nel fango (in immersione a Mabul e Kapalai), testo e foto by Seb46. Pubblicato il 29 Ottobre 2014; 16 risposte, 6401 visite.


Potrebbe sembrare assurdo attraversare mezzo mondo per andare a rovistare su fondali apparentemente privi di qualsiasi interesse. Invece è proprio qui, in mezzo al limo, che si trovano i personaggi più strani e colorati del mondo sommerso, tanto che i biologi vi scoprono ancora organismi nuovi, che non appaiono sui testi scientifici.

Il viaggio è lungo, con cambio voli e scali a Kuala Lumpur, Kota Kinabalu, Labuan, Tawau, Semporna. Finalmente da qui in un paio d'ore d'auto si raggiunge Sandakan dove ci aspetta una barca veloce. I motori dei due potenti 400 cavalli ruggiscono, frustati a sangue dal nocchiero che probabilmente più tardi ha un appuntamento cui non deve mancare. Io abbraccio la borsa con l'attrezzatura fotografica, tenendola sollevata per cercare di ripararla in qualche modo dai potenti scossoni che il veloce mezzo ci regala a ogni minimo impatto con l'onda. Finalmente si arriva e dopo una nottata di recupero siamo pronti alla prima immersione.

Entrato in acqua dalla barca, la prima impressione è di sconforto, la seconda di sofferenza, la terza aggiunge il disgusto, complice un'ondina che a tradimento, da dietro, mi ha fatto ingoiare un'acqua giallastra mista a gasolio, mentre comunicavo qualcosa all'Elvira.
La discesa è nel torbido, fino a raggiungere un ricco fango, turgido e grasso. Per ogni verso non c'è che melma, limo e polveroni sospesi che avvicinano drasticamente l'orizzonte. La visibilità varia dai 30 centimetri al metro. Oltre potrebbe esserci qualsiasi cosa.
Se indugi per fotografare, in pochi secondi perdi di vista chi c'è con te. Fortunatamente delle corde, spesso ingoiate nel fango, fungono da filo d'Arianna su questo fondale piano dove la luce solare trapela a malapena e non è capace di indicarti con precisione la direzione della rotta e del ritorno.

John, che ci accompagna in questa immersione a Mabul, è un gigante malese con molti chili di troppo in vita e un grande viso ovale in cui sprofondano due minuscoli occhi arguti. E' un subacqueo lento, che scruta il fondo spanna a spanna. A volte prende una lente dal jacket, per meglio mostrare minuscoli gamberi ed altra fauna lillipuziana. La guida sa il fatto suo e di tanto in tanto raggiunge un'isoletta più solida persa nel mare di fango. Alcuni sono detriti di oscura provenienza o coralli rachitici soffocati a morte dalla coltre opaca, altri sono oggetti fuori uso abbandonati dall'onda, sfasciumi di corallo, tronchi affondati, pali, foglie di palma. Ovunque, tutt'intorno, fa da padrone il limo.In questo squallore, quando qualcosa emerge dalla fanghiglia, è d'obbligo la ricerca più meticolosa perché gli organismi che qui vivono hanno come principale tecnica di sopravvivenza un mimetismo perfetto.


Ecco un vecchio pneumatico semi affondato, che pare essersi perso insieme al cerchione. Quando mi avvicino, d'incanto l'interno si anima, diventando un ammasso di pesci gatto (Plotosus lineatus) così uniti tra loro che a stento potresti farci passare un ago.
Le aspiranti al premio "sardine in scatola" sorridono sotto tre paia di baffi, mentre mi sposto ad osservare altri inquilini della zona.
Una coorte di gamberi Rhynchobinetes durbanendis circonda ed adula l'aragosta più pelosa e rossa che mi sia mai capitato osservare. Si tratta di un Enoplometopus holthuisi, abbastanza raro vista la prelibatezza del soggetto.

E' affacciata sotto detriti d'origine incerta ed osserva i suoi cortigiani riuniti e lo strano essere gigantesco (io !) che produce lampi ed emette gorgoglianti bolle. Sotto un palo infisso nel fondo una grossa cernia si ingozza con quel che resta d'un pesce perso da qualche barca da pesca: il serranide è nervoso, si agita e si contorce per facilitare l'ingoio ma il boccone è grosso, la coda fuoriesce e non c'è verso di ingerirla.


Sullo stesso palo ma più in alto, tra residui di rete, un antennario (Antennarius commersoni) attende paziente la preda: è virtualmente invisibile e un po' di limo, incollato sul corpo, rende l'identificazione decisamente ardua. E' un pesce pigro che difficilmente si vede nuotare. Preferisce spostarsi trascinandosi sulle pinne pettorali che fungono da zampe. Attende il pasto protendendo davanti alla bocca una piccola antenna, modello canna da pesca alla cui estremità sporgono delle escrescenze che mimano vermi particolarmente gustosi (per gli altri pesci). Qualora un malcapitato ghiottone volesse assaggiarli finirebbe risucchiato dalla fulminea apertura di una mascella enorme che si racchiuderebbe istantaneamente su di lui.


Proseguiamo sulla sabbia fino a raggiungere una testa che, appena sporgente e perpendicolare al fondo, sorveglia con sospettoso occhio plumbeo ogni movimento che possa portare cibo o morte: è un'anguilla serpentiforme (Ophichthus melanochir), imparentata con le murene di cui conserva i caratteristici tubuli nasali.
A differenza dalle murene che li hanno rivolti in avanti, questi sono orientati verso la parte inferiore del pesce. Piccoli gamberetti le circolano sul muso ripulendolo dai parassiti. Le sembro innocuo o si crede invisibile perché mi lascia avvicinare senza scomporsi minimamente. In ogni caso pochi decimi di secondo le sarebbero sufficienti per scomparire definitivamente sotto il fondale.
Ecco un insieme di detriti che a prima vista non promette nulla di buono.

Grande sorpresa invece: una scorpena Inimicus didactylus dai caratteristici occhi peduncolati che, disturbata, allarga le pettorali mostrandone l'interno d'un rosso brillante, sinonimo d'avvertimento di pericolosità. Dulcis in fundo, poco prima di terminare l'immersione, si è visto un pesce civetta (Dactyloptena orientalis) che dopo un primo allontanamento dignitoso, vista l'insistenza di chi voleva riprenderlo, ha allargato due ali variopinte e, sollevata l'antenna, s'è dato a un'ignobile e precipitosa fuga scomparendo in pochi secondi nell'acqua lattiginosa.


Anche Michiyo è una subacquea lenta. Viene da Tokio e del suo paese ha la gentilezza cerimoniosa. Sott'acqua ha un occhio di lince che le consente di mostrarti decine di nudibranchi coloratissimi, molti dei quali non più lunghi di un centimetro. L'imbrunire ci ha trovato immersi presso un asfittico corallo di fuoco: tutt'intorno detriti e fango. I pesci mandarino (Synchiropus splendidus) che abitano qui sono molto timidi: affacciano il muso e si ritirano per ricomparire di sfuggita poco più avanti. Uno, più audace, fuoriesce allo scoperto pochi secondi; una giravolta ed è di nuovo al riparo. I timidi maschietti (più piccoli) stanno corteggiando le compagne multicolori con una danza saltellante ricca di veloci apparizioni e scomparse.


Nei pressi appare anche un pesce ago fantasma che appena distolgo l'occhio svanisce alla mia vista per sempre. In un'immersione successiva, immobile tra i coralli, un pesce foglia è a malapena visibile. Bilanciandosi sulle pinne pettorali asseconda il lento movimento dell'acqua mimando con successo l'aspetto di organismi inanimati presenti nella zona. Nell'immersione sotto la piattaforma Sea Adventures, lì collocata per ricerche marine, accostati al pilone a nordest, prima tre pesci coccodrillo (Cymbacephalus beauforti) fianco a fianco e poco dopo altri sei sembrano sonnecchiare sul fondo incuranti dei subacquei di turno. Corpo e testa appiattiti, richiamano vagamente l'aspetto dell'animale da cui hanno mutuato il nome. Per nulla aggressivi giacciono semisprofondati per meglio attirare o lasciar avvicinare eventuali prede. Come nella maggior parte dei pesci che attendono con pazienza l'avvicinarsi di un pasto, anche l'occhio è molto ben camuffato da una specie di trina che ne dissimula l'aspetto e lo rende molto meno visibile.


Tra gli stessi detriti quasi sepolto nella sabbia, da cui sporge solo parte del capo, un altro tipo di pesce coccodrillo, una Inegocia japonica, fa loro concorrenza. A stento lo distinguo dalla rena. Solo l'occhio esperto di Michiyo poteva notare la sua presenza.

Situata a 20 minuti di barca da Mabul, l'isola di Kapalai poggia su un pianoro di sabbia e fango. Qui l'acqua è più limpida e il fondale duro più abbondante è generoso di mille sorprese. La varietà di nudibranchi e vermi piatti è così enorme che richiama specialisti da tutto il mondo, i quali, ancora oggi, trovano specie sconosciute alla scienza. Abitano qui anche le cicale spacca pollice (Odontodactylus scyllarus), così chiamate per la sinistra fama ottenuta frantumando, a mo' di karateka con i poderosi arti anteriori, i robusti carapaci dei granchi. La loro colorazione verde oscuro intenso, con ocelli rossi sul telson, la dice lunga sulla loro pericolosità: è un segnale di avvertimento per possibili aggressori onde evitare una battaglia con il crostaceo che si trasformerebbe per ciascun contendente in una vittoria di Pirro.


Simili come dimensioni, altre squille vivono in cunicoli nel detrito sabbioso: dai fori sporgono solamente due inquietanti occhi marziani e gli arti ghermitori. La colorazione è bruno rossiccia ed è quasi impossibile scorgerle all'esterno fuori del cunicolo. Sempre nel limo o nella sabbia mista a sfasciumi è l'abitazione d'un altro cavernicolo: il pesce mascella (Opistognathus sp.).
Circondato dal detrito, questo opistognato sporge un capo da batrace, dove spiccano due occhi dalla sommità dorata. La bocca semiaperta, spesso utilizzata come carriola per rimuovere detriti dalla tana, è colma di uova che questo maschio incuberà per cinque-sette giorni prima che ne scaturiscano gli eredi. Da un altro foro, nel substrato più duro, esce un nastro blu metallico che si contorce e si dimena quasi uscisse da una presa di corrente. La bocca, dal profilo giallo, spalancata come l'urlo di Munch, termina in due narici chiare appiattite a dischetto, che fanno pensare alle orecchie di un pipistrello.
La dentatura è minuscola, inappropriata al nome di murena attribuito a questo variopinto esemplare.
La pinna gialla che accompagna tutto il dorso rende ancora più vivido l'azzurro del corpo. Mi avvicino e quasi per miracolo sparisce nella minuscola tana. Era una murena nastriforme (Rhynomuraena quaesita) di età intermedia, facile da riconoscere perché in fase giovanile è di colore nero, in età intermedia assume la colorazione descritta ed il sesso maschile, mentre in età più avanzata ed oltre gli 85 centimetri di lunghezza prende un colore giallo brillante e cambia sesso trasformandosi in femmina.


Sempre nella sabbia scompaiono nello stesso modo due deliziosi gobidi: poco prima si rincorrevano a guizzi imitando con l'andatura e due grandi ocelli gialloneri il movimento di un grosso granchio predatore. Vorrei avere le branchie per continuare all'infinito le mie scoperte: purtroppo mi attendono la superficie e presto il ritorno a casa.



Sebastiano Guido, appassionato fin da ragazzo del mare, dopo anni da apneista inizia a immergersi con le bombole ed a praticare la foto subacquea. Con all'attivo decine di migliaia di fotosub riprese in giro per il mondo e con l'interesse ad approfondire gli argomenti di cui ha la passione, ama ricercare sempre nuove specie, in particolar modo nelle acque calde dell'Indo-Pacifico. Istruttore subacqueo, pubblica saltuariamente qualche fotografia ed articoli su riviste del settore. Ha pubblicato fotografie anche su stampa estera. E' appena stato pubblicato e presentato al salone internazionale della subacquea (EUDIShow) il suo libro "Creature pericolose dei mari e degli oceani - guida al riconoscimento e al primo soccorso" edito da Magenes.



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avatarjunior
inviato il 29 Ottobre 2014 ore 15:56

Bella lettura e spettacolari i colori x chi come me si immerge nelle acque scure e incolori del Lago Maggiore.

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2014 ore 17:05

Che spettacolo, l'ammasso di pesci gatto è favoloso

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2014 ore 17:19

Ciao Sebastiano, ci hai fatto aspettare tanto, ma quando riappari, lo fai alla grande.
Un racconto dettagliato chiaro e scorrevole, piacevolissimo da leggere, accompagnato da bellissime immagini.
Complimenti per la tua continua ricerca che, solo la tua preparazione e conoscenza assieme alla curiosità e all'entusiasmo, ti portano a raggiungere risultati strepitosi.
Ti ringrazio per aver voluto condividere con noi la tua esperienza.
Un caro saluto, LullySorrisoSorriso

avatarjunior
inviato il 29 Ottobre 2014 ore 22:38

Ormai sono un lettore immancabile di tutti i tuoi articoli, e per questi ti ringrazio. Ho apprezzato in particolar modo la frase "Grande sorpresa invece: una scorpena Inimicus didactylus dai caratteristici occhi peduncolati che, disturbata..."

avatarsupporter
inviato il 29 Ottobre 2014 ore 23:40

Sono un neofita della subacquea, non so se mi imbatterò mai in queste specie,
ma grazie alle tue splendide descrizioni, oltre che foto ovviamente, è come
essere stato li' per cinque minuti, senza provare le stesse emozioni,
ma rimanendo ugualmente sbalordito difronte al prodigio della natura!
Nel frattempo mi accontento di aver visto per la prima volta grosse cernie e barracuda
nella nostrana Ventotene!
Ciao e complimentiSorriso

avatarsenior
inviato il 30 Ottobre 2014 ore 9:29

Piacevole il racconto e interessante la fotografia, quella poi dei pesci gatto ammassati è strepitosa, forse anche perchè per me più inusuale. Complimenti!

avatarsenior
inviato il 31 Ottobre 2014 ore 20:35

Spettacolo allo stato puro !!!

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2014 ore 16:56

Piacevolissimo il racconto e le foto.
Feci un viaggio in quella zona nel 2006: sono tra le immersioni più belle che abbia mai fatto. A quel tempo le immersioni attorno Sipadan non erano contingentate e ci tuffavamo 3 volte al di Sorriso....Bei ricordi

avatarjunior
inviato il 06 Novembre 2014 ore 21:03

Dopo un altro viaggio pesantino (sono a casa da quattro ore, appena tornato da Ambon nelle Molucche) ero un po' sconfortato dalla differenza climatica. Fortunatamente la visita a Juza ed ai vostri preziosi commenti mi ha tolto un po' di "attapiramento" e ridato il sorriso. Grazie a tutti voi per il passaggio e le gentili frasi.
@ Teogaspa : anche il lago di Como ha le stesse caratteristiche ed è più piacevole nelle immersioni notturne.
@ Misterg e Max Lucotti: in effetti anche se i pesci gatto giovani viaggiano sempre in branchi numerosi ho avuto fortuna a trovarli in questa posa. Non mi era mai capitato prima e non mi è più successa una scena così particolare.
@ Lully: mi dovete perdonare per le mie lunghe assenze. "La vita si vive o si scrive" (Pirandello): io goffamente cerco di barcamenarmi tra le due cose.
@ Robottone: l'acqua è un regno magico. Occorre pazienza, molta osservazione, tranquillità per non spaventare gli animali e un briciolo di fortuna. L'Inimicus didactylus è uno dei pesci che prediligo.
@ Paolo Caloisi: la maggioranza dei subacquei non apprezza altro che i pesci di grossa taglia. Ma è tra i piccoli abitanti del mare che si nascondono le più preziose scoperte. Nel nostro Mediterraneo ci sono tanti strepitosi gioielli. Tra i miei preferiti gli Anthias, i re di triglie, le donzelle pavonine e tutti gli altri....
@ Gianni Dalla Costa: tutta la natura è uno spettacolo!
@Alexv: ho pernottato a Sipadan una settimana, in quegli anni: ricordo che dopo i primi due giorni non fotografavo più le tartarughe tanto erano frequenti gli incontri in ogni immersione.
@Francoitaly: ricordi com'era al cinema una volta? "Militari e ragazzi metà prezzo" - Non potendomi spacciare come un ragazzo ho dovuto mettermi una divisa per ottenere il biglietto scontato al prezzo che dici;-)

avatarsupporter
inviato il 11 Gennaio 2015 ore 12:52

posso farti soltanto dei complimenti sia per le foto che per il racconto...bravo

avatarjunior
inviato il 22 Gennaio 2015 ore 15:02

Ciao Seb
complimenti per l'articolo e le foto e specialmente per il mandarin-fish... Soggetto al quanto timido e non facile da scovare.. dato il suo "stile di vita" ;-)
Mi sono iscritto da poco al JuzaPhoto ma sono un grande appassionato di subacquea e di tutto cio che essa racchiude.
Stavo scorrendo tra gli articoli quando mi è comparso il tuo articolo con foto sub.
Mi hai messo molta nostalgia, ho lavorato in quel paradiso per ben 2 e mezzo (Gen2011-Lug2013) come istruttore sub e fotografo nel mio tempo libero con una Cannon G12 come amica (con inon wetlents).
Ad anche io ho spaziato da Sipadan alla lontana Pom Pm Island, passando per Mabul, Kapalai, Mataking e il litorale di Semporna con i sui Mangroves area.
E come dici tu, in alcuni reef sottacqua sembra che non ci sia nulla, ma in realtà è ricchissimo di biodiversità.
Si va dai capodogli(rari ma ci sono), squali, mante e poi giu' fino a shrimps pochi più grandi di una punta di matita...
Cmq adesso ho una d300... ma no scafandro :-( :-( :-(.... per ora

Ho un ricordo fantastico della Malesia... e grazie di avermelo fatto riaffiorare
A presto
Ferdy

avatarjunior
inviato il 22 Gennaio 2015 ore 23:43

Ciao Ferdy, Il bello di quelle immersioni è di riuscire a scovare tutti quegli animali nascosti che spesso sfuggono al primo .....e anche a un secondo sguardo. Le poche volte che riesci a vedere un antennario o un pesce pietra o qualcosa di altrettanto criptico prima della guida ti fanno sentire più alto di almeno mezzo metro... Quest'autunno ad Ambon (Indonesia) in un'immersione ho scoperto per primo ben 3 pesci pietra. Puoi immaginare com'ero gasato all'uscita. Ho iniziato a usare una Canon G1x mk2 che è un'ottima macchina ma ha il difetto di utilizzare batterie con scarsa autonomia.
Buone immersioni e a presto
Sebastiano

avatarjunior
inviato il 22 Gennaio 2015 ore 23:45

Grazie, Marco Matarese, buon fine settimana!
Sebastiano

avatarjunior
inviato il 28 Dicembre 2015 ore 14:34

grazie alle tue foto e ai tuoi racconti posso capire che il mondo subacqueo è davvero spettacolare..grazie!

avatarsupporter
inviato il 04 Aprile 2016 ore 21:11

Ci siamo stati nel 2002... immersioni indimenticabili e biodiversità incredibile !!!
Bravissimo, un interessantissimo articolo .
Stupende tutte le foto, in particolar modo quelle alla squilla e al mandarino .
Complimenti !!!!!





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