| inviato il 23 Settembre 2025 ore 12:38
@istoria che bel post ... |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 12:55
“ ma mi sono pentito di non aver raccontato e contestualizzato quei momenti. „ in che senso istoria? |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 13:00
A volte dimentichiamo che la fotografia serve anche per ricordare. Siamo troppo concentrati su noi stessi fotografi e sempre meno su ciò che riprendiamo |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 13:19
“In realtà ogni scelta intenzionale e consapevole è linguaggio, e lo sfocatone (quello da 35 1.4 o 50/85 1.2) non è ricercato solo dai neofiti, anzi.” ********* Neofiti non vuol dire niente. C'è gente che fotografa da una vita e continua a fotografare donzelle con lo sfocatone, realizzando foto tutte uguali , dove cambiano solo i soggetti (che sono l'unica parte leggibile della foto). |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 13:22
@cismax Dico la mia sulla fotografia di famiglia e riprendo quello che ha scritto Istoria. Un conto è il ritratto il cui obiettivo è esaltare la bellezza del soggetto, decontestualizzato, e un altro una foto in cui è percepibile una "storia". Faccio un esempio per me validissimo: Alain Laibole, che fa un uso misurato dello sfocato, ma nello stesso tempo quando deve "contestualizzare" lo fa in un modo molto poetico. |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 14:22
Cismax ho regalato un album alla più piccola, perchè lei non lo aveva ed allora era diventato un dramma famigliare :D Al momento di scegliere le foto in uno scatolone con oltre 2000 immagini l'ho vista scartare praticamente tutti i suoi ritratti con espressioni meravigliose ed è andata prendere solo quelle dove aveva facce buffe, poco fotogeniche dove stava giocando con la sorella e dove si capiva bene dove era stata scattata la foto (un fiume, un fienile, insieme ai gatti , in braccio alla nonna ecc...). Foto che non erano "belle" ma che le dicevano qualcosa. A quel punto mi sono reso conto dell'errore commesso e che avevo scattato si e no un 10% delle foto come avrei dovuto fare. E' vero, ci dimentichiamo che la foto è anche un "ricordo" non solo estetico ma di un intero momento (racconto). Purtroppo il danno l'ho fatto ora ci sto sicuramente più attento ed in quel caso lo sfocatone è proprio l'ultimo dei miei pensieri. Ma tempo indietro l'ho commesso anche nei servizi, perchè la moda mi diceva che più sfocato facevo e più sembravo un PRO :D Alla 2/3° volta che ho consegnato le foto ed ho capito che gli sposi selezionavano sempre e solo quelle dove entrambi erano bene a fuoco l'ho capita. Va beh... tutta esperienza, per fortuna scatto tanto quindi sono sempre riuscito a soddisfare ogni tipo di gusto però cavolo... è veramente tanto più difficile fare una bella foto senza gli effetti wow, sei proprio costretto ad imparare. Infatti ho iniziato ad apprezzare i diaframmoni sugli angoli più ampi perchè staccano bene il soggetto ma lo immergono comunque nella scena. Ma a me piace, altrimenti mi stancherei :D |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 14:25
“ Alla 2/3° volta che ho consegnato le foto ed ho capito che gli sposi selezionavano sempre e solo quelle dove entrambi erano bene a fuoco l'ho capita. „ |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 14:31
“ Non credo abbia niente a che fare con il linguaggio, semplicemente, in certi generi, sfocare rende tutto più facile , e più sfochi più è facile. In più, se gestisci bene i piani, con pochissimo hai un grande effetto trasognante o comunque una foto piuttosto impattante dal punto di vista visivo. Insomma, se non hai idee, prendi un tele con grande apertura, un soggetto (può essere anche un fungo) apri tutto il diaframma, scatti senza sapere niente di fotografia e il gioco è fatto. „ È una riflessione che condivido in toto. È un tipo di foto che ha grande impatto visivo, proprio per questo, come dicevo prima, questo effetto è stato introdotto anche negli smartphone, perché piace anche a chi la fotografia non la pratica. |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 15:00
Mi trovo sostanzialmente in perfetto accordo con i messaggi dell'amico (e conterraneo) Bruno. L'ansia dell'inseguimento dell'effetto "wow", per il tramite dell'utilizzo degli strumenti tecnici (per la serie "più ce n'è, meglio è!"), è un classico per supplire alla nullità contenutistica con, appunto, un impatto visivo meramente estetico. E qui non posso fare a meno di ricordare anche certi utilizzi delle ottiche SWA, con mari in salita o discesa, ed edifici in pieno terremoto di Messina! "16 mm. (su FF) a me vanno un pò strettINI!"! Mah! GL |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 17:46
Bisogna essere all'altezza della propria cattiva reputazione, diceva Newton. Bè se guardiamo le sue foto, in molte c'è tanto sfocato, in altre poco, in altre niente. Poter decidere di sfocare o no è sicuramente un vantaggio. Per anni il 50mm è stato l'obiettivo kit di tante 35mm, e già con un 50mm sfochi che è una meraviglia. I grandangolari estremi erano rarissimi e costosi. Poi c'erano le macchine professionali, Hasselblad, Mamiya, medio formato vero, spesso la PDC era molto ridotta e pur scattando a f chiusi lo sfocato c'era ed abbondante. Vogliamo dire che oggi non è più importante? Diciamocelo ma è falso. Poi ci sono quelli che vedendo una foto T.A. dicono "Si vede che il diaframma ha le 16 lamelle arrotondate" Aggiungo alcuni obiettivi per 35mm avevano tantissime lamelle arrotondate, alcuni anche 32 per simulare il bokeh dei formati professionali, che di certo non era il 35mm. |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 18:17
@istoria: grazie per la risposta, concetti molto chiari e molto condivisibili. Istruttivo il racconto del "dramma familiare", fa riflettere su come sia labile il confine tra il bello e il significato, o tra il bello "tecnico" e il bello "narrativo", e alla fine il secondo ha sempre la meglio, perchè comunica alle persone. @alabamasmith: grazie anche a te, non conoscevo Alain Laibole. Effettivamente usa lo sfocato in maniera molto creativa, ed è giusto così. Fa piacere per una volta leggere una discussione che non degenera in insulti più o meno velati. Bravi tutti |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 18:28
Cari miei, a proposito di arte, artisti e sfocati: ricordo che da pischello conoscevo una ragazza stupenda che mi faceva da modella e che aveva un unico difetto: un naso che specialmente di profilo non era particolarmente fotogenico... così un giorno che ci eravamo appartati in camporella decisi di provare a scattare una serie di ritratti "bucolici" facendo "casualmente" capitare dei fiori in primo piano... Quando sviluppai il rullino scoprii che tra quei campi fioriti con un po' di fortuna in diversi scatti ero riuscito a trovare le giuste distanze tra i fiori, ragazza e sfondo ottenendo delle inquadrature in cui i fiori o gli steli coprendo e non coprendo avevano reso il viso della ragazza quasi perfetto! La ragazza apprezzò molto quei ritratti arrivando a dirmi che non si immaginava che fossi così romantico... e io naturalmente evitai di dirgli il vero motivo di quella infiorata!!! |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 18:38
hai fatto bene. Signori sempre |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 19:46
Visto che era stato citato il Gruppo f/64, anche per curiosità propongo l'esempio usato da Ansel Adams in uno dei suoi manuali (The Camera) per illustrare la messa a fuoco selettiva, non con una fotografia sua o di suoi colleghi del gruppo ma con una tra le più note di Lewis Hine:
 collections.eastman.org/objects/135841 |
| inviato il 23 Settembre 2025 ore 20:07
Per me, più si vive la fotografia come strumento per catturare un momento significativo, più ci si allontana dall'idea di fotografia come forma d'arte in senso stretto e, di conseguenza, la componente estetica passa in secondo piano. Detto questo, se invece l'estetica passa in primo piano non ci vedo nulla di male: è semplicemente un altro approccio, una ricerca di un'idea più estetizzante di fotografia, non per questo meno degna di valore. Preferisco un approccio più spontaneo, dove non ci si sente obbligati a inseguire creatività, originalità, messaggi profondi o a distinguersi dalla massa. |
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