| inviato il 19 Maggio 2025 ore 21:13
Io vidi, ahimè, una mostra di Vivian Maier a Lucca, al Photolux Festival di pochissimi anni fa: sono stati sicuramente tra i soldi, non pochi, spesi peggio in mostre fotografiche. Erano foto insulse di contenuto, di formato piccolo e, ciliegina sul dolce, stampate anche male, roba veramente vile, tanto che non sono più andato al Photolux, con quella roba lì a me dei quattrini non li spillano più. |
| inviato il 19 Maggio 2025 ore 23:52
“… A quali fotografie ti riferisci? Hai qualche informazione in più o meglio ancora delle fonti dove potrei approfondire?…” ================== Infatti ho parlato di ombre, sospetti, sospetti che ho io evidentemente. Molte sue foto mi danno l'idea di costruito, cosa che NESSUNA di quelle della Maier mi ha mai suscitato. |
| inviato il 20 Maggio 2025 ore 4:05
L'approccio che ogni uno ha nei confronti di una persona considerata un artista, per molti si basa sulla conoscenza del personaggio che rappresenta, cosa hanno detto i critici, quale è stato il suo percorso di ricerca e cosa ha dato al mondo della fotografia. Per altri è una questione di stile e tecnica, di composizione, di un insieme di regole scritte e non scritte che danno un valore estetico. Altri tengono conto di entrambe i due metodi descritti. Vivian Maier è l'anonimato che entra nelle gallerie, una persona qualunque che viene raccontata ed inserita nel mondo dell'arte da chi ha scoperto le sue fotografie. Per questo motivo trova resistenza nell'essere accettata come artista da molti. Io personalmente visitando la sua mostra a Monza, non sono andato per dare un parere, ma per osservare delle fotografie che mi avrebbero fatto capire di più sulla persona Vivian Maier e non sul personaggio. Una donna ebrea che fotografava (e non è la sola) non per costruire un personaggio, ma per suo diletto, per una sua ricerca stilistica, una passione nell'osservare la gente comune per strada. Usava fare tanti autoscatti anche mentre accompagnava i bambini a cui accudiva per altri e che era la sua fonte di guadagno. Più di una volta ha avuto problemi di lavoro come bambinaia per questo motivo. I suoi viaggi sono stati determinati dalla vita e non per ricerca artistica o di progetti legati alla fotografia. Concludendo la sua era una passione non un mestiere e nemmeno la ricerca di affermazione di quello che stava facendo. Quindi ho osservato delle fotografie per quello che mi hanno trasmesso emotivamente e non per cercare una corrispondenza tra quello che penso vedendo quelle fotografie e quello che è stato scritto su di lei. Un'anonima che ha una visione, uno stile e una ricerca di se stessa nella sua vita comune di bambinaia che spende tutto quello che gli resta per la fotografia. Un'anonima che ha anticipato i selfie, che ha anticipato instagram come cultura dell'immagine, una quantità enorme di scatti fatti per se e non per altri. In pratica un'arte che si consuma, un'arte che non sta nei palazzi, ma per strada. Non un'arte nobile, ma una libera visione personale che non ha bisogno di nessuna parola per avere un senso. Alla fine è il ribaltamento della critica, di chi osserva cercando qualcosa per giustificare la parola arte, ma che si trova davanti a uno specchio e vede se stesso. Nelle foto della Maier non c'è nulla da scoprire, sono così chiare che sono sconvolgenti tanto è la loro semplicità, non c'è nessuna pretesa, sono semplicemente visioni di una bambinaia. Sono fotografie da non osservare per dare un parere, sono fotografie da osservare per quello che sono, visioni di una persona comune. |
| inviato il 20 Maggio 2025 ore 14:05
Ne conosco anche un altro che faceva solo gli scatti e poi affidava ad altri la stampa... lui personalmente non ne ha mai fatta una Maier... per me potrebbe anche averle fatte Popov, ma che foto... bravo Popov allora. Inoltre un personaggio unico. Vero che tutti gli artisti sono unici, ma parafrasando un noto animale, qualcuno è più unico degli altri. Grazie Vivian, a te, ai tuoi quadrati e al tuo non essere artista |
| inviato il 20 Maggio 2025 ore 16:47
@Robygio +1 |
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