| inviato il 29 Giugno 2021 ore 15:31
"Vedi, in pratica, i fotografi, anche famosi, si dividono, giocoforza, in "nativi digitali" o "nativi analogici". Se ci fai caso, anche l'Indipendent, dal 2016 viene pubblicato addirittura solo in digitale.... se Shaller ha 31 anni, è palesemente un fotografo "nato" digitale. Non parlo al mezzo, ma di pubblicazione, di comunicazione e diffusione... se vai sui social, e non ne sai nulla di storia della fotografia (ipotizzo ovviamente, non parlo di te), vai sul profilo di Joel Meyerowitz, ti risulterebbe molto difficile capire la sua caratura, la sua importanza storica, i suoi progetti, in sequenza mista trovi un suo scatto storico, lui con la moglie che prendono il sole nella casa in Toscana, etc etc... Mentre se hai un minimo di cultura in ambito, sai dei suoi libri, delle sue pubblicazioni sui quotidiani, rotocalchi, riviste, delle sue mostre... in quanto la gran parte della sua storia è LÌ, non ha bisogni dei social, per farsi conoscere. Non è un suo portfolio... a differenza di uno "nato" fotograficamente parlando nel 2015, che, per forza, ha dovuto farsi pubblicità tramite web. Da qui, le differenze nelle pubblicazioni." Che la fotocamera sia solo un mezzo penso lo sappiamo tutti Vinx. E credo anche che ci sia differenza tra le fotocamere. La migliore è sempre quella più adeguata all'uso specifico, che, non per forza, debba essere la più prestante o moderna... Intendevo un'altra cosa... |
| inviato il 29 Giugno 2021 ore 16:33
Comincio da shaller : é bravo ed é furbo . Lo ho sempre trovato un po' piacione ( e anche Croppi ) . Le loro foto sono sicuramente di impatto , ma dopo che conosci il trucco ( un uso estremo di alza e abbassa vari livelli di PS ) mi sembrano tutte uguali. É furbo ache perché sa vendersi bene accompagnando il marchio più celebrato : sono certo che se fosse ambassador Olympus avrebbe meno seguito sui social. I social servono ? Mi piacerebbe rispondere di no in quanto nasco fotografo nel 84 ma la risposta é si. Vado oltre , per un certo pubblico sono fondamentali ( direi per quelli nati fotograficamente negli anni 2000 ) . Ma non sono il demonio: É chiaro che sono uno specchio sociale a cui bisogna adeguarsi, ma sono anche una vetrina che ti fa scoprire una fotografa iraniana che non avresti mai conosciuto. In compenso ho notato che nonostante siamo invasi da qualsiasi tipo di tecnologia i fotografi più importanti che ho conosciuto ne sono totalmente impermeabili: mai sentito parole come rumore , alti iso , gamma dinamica ecct . Ho sentito invece spesso discussioni sulla carta , sulla stampa , sul tipo di inchiostro . Questo dovrebbe fare riflettere molti pseudo fotografi di questo forum. Ps : perdonate se ho fatto un minestrone ma gli argomenti trattati erano tanti |
| inviato il 29 Giugno 2021 ore 16:44
Hai capito quello che intendevo. Poi, per me, se un utente ha dubbi, chiede consigli o si confronta sull'attrezzatura, non lo vedo come il male assoluta. Basta dargli il GIUSTO peso, e concentrarsi ANCHE su altro... siam sempre divisi su fazioni opposte, tipo la guerra agli exif. Il male assoluto per qualcuno, indispensabili per altri... la soluzione per i primi? Basta non leggerli, semplicissimo.... fine OT. |
user203495 | inviato il 29 Giugno 2021 ore 17:01
Incuriosito ho cercato tal Croppi.Chi era costui? Le foto dell'Amazzonia sono notevoli.Chapeau |
| inviato il 29 Giugno 2021 ore 17:07
Per me è uno dei migliori fotografi italiani nonchè persona di grande cultura. Ho visto dal vero le stampe perchè le faceva fare dallo stesso stampatore dove andavo io e sono davvero belle ed estremamente curate. Non lavora molto di post ma fa una grande preparazione prima per il momento perfetto per il suo tipo di scatto, se ricordo lavora a pellicola |
| inviato il 29 Giugno 2021 ore 18:39
E' bravo Croppi... a me piace. Dico solo... Fotografo è chi usa il linguaggio della fotografia. Ossessione tecnologica non appartiene al fotografo che ha tanto altro da fare. Questo non vuol dire che anche io leggo recensioni, faccio domande intervengo... ma noto un'abbondante ridondanza di argomenti ripetitivi e maniacali. I temi tecnici ci sono e sono interessanti... per esempio quelli sulla teoria del colore, sulle tecniche di stampa, sulla post, gli aspetti legali.... etc etc... ripeto... questo è il luogo giusto... ma continuamente leggere FF o M43 o Sony supera Canon... o i ritratti con focali lunghe e basta... è un non volere progredire ma scontrarsi su temi lontani dalla foto... Il giusto è auspicabile. Ma parliamo di fotografia.... concordo con la visione di Lastprince... su schaller |
| inviato il 29 Giugno 2021 ore 20:57
Personalmente mi pare li accomuni quasi solo il contrasto. Trovo più ricerca in Croppi. In forme, volumetrie, quasi sempre accompagnate da presenze come scala. Più ricerca nella luce, nelle ombre, e più pulizia formale, mediamente. Shaller mi sembra più "quotidiano", più "street" in media; se mi passate un termine che un po' m'infastidisce . Con slanci d'autore "poetici" e cadute, talvolta. Forse portate da una pubblicazione eccessiva, da "social"? |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 18:05
ho preso il libro, ma l'ho rimandato indietro, a parte qualche bella foto, tutte mooolto simili e ripetitive, stancante come qualcuno aveva già scritto !! |
| inviato il 23 Maggio 2024 ore 10:33
Rileggo a posteriori questa discussione molto interessante! Però avvicinare Schaller e Black... no, per me son due pianeti diversi: Black ha un progetto serio e interessante, sulla scia della FSA e con rimandi a letteratura (spesso accostato a Steinbeck, anche perché è anche lui della zona) e considerazioni sociali solide. Di Schaller non ho mai visto nessun vero progetto. Quello sul sito, Metropolis, è una collezione di immagini di impatto visivo molto alto ma poco altro (almeno secondo me, ovvio). E infatti Black è in Magnum, Schaller no. Da quello che ho capito - parlo di esperienza personale, lavorando con committenti diversi e confrontandomi con colleghi ove possibile - ho notato due categorie (semplificando un po', ma manco troppo). Alcuni fotografi sono "arruolati" perché il loro prodotto è buono, e usano i social come output per farli vedere e creare/consolidare la propria reputazione; quindi in modo simile a un portfolio e poco altro. E' il caso di Black. Altri fotografi (Schaller, ma ci metterei pure McKinnon e altri, come Mads Iversen e Thomas Eaton per il paesaggio) sono "arruolati" perché hanno un vasto pubblico (su instagram, su youtube, altrove) e il committente apprezza il fatto che loro facciano da cassa di risonanza ulteriore al progetto. A quel punto il ruolo del fotografo si confonde con quello dell'influencer, ed è una deriva inevitabile: se devo fare un reportage a un evento molto bello del mio settore, poi mi viene naturale produrre dei contenuti pubblici (storie IG, post vari) per mettere in mostra il fatto che sono stato ingaggiato per un bel lavoro. Questo può far passare in secondo piano (se ho un pubblico sufficientemente ampio) la qualità del mio prodotto finale. Quindi io, per comodità, distinguo in base a queste gradazioni: tal fotografo cerca committenti affidandosi di più al suo pubblico social o di più al suo lavoro? |
| inviato il 23 Maggio 2024 ore 11:20
"Di Schaller non ho mai visto nessun vero progetto. Quello sul sito, Metropolis, è una collezione di immagini di impatto visivo molto alto ma poco altro (almeno secondo me, ovvio). E infatti Black è in Magnum, Schaller no."...Pienamente d'accordo, Schaller é molto bravo ma non è un photoreporter, le sue immagini hanno un forte impatto visivo sull'osservatore ma documentare è tutt'altro. È un ambassador Leica e gli ambassador li considero degli influencer. Da un articolo apparso tempo fa sull' Indipendent : le mie fotografie di strada hanno iniziato a formare quella che comincio a vedere come una serie, ma la maggior parte di queste immagini sono state scattate istintivamente senza pianificazione. È così che mi diverto di più a scattare. Prima spara, pensa a tutto dopo. (Alan Schaller) |
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