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Parentesi sulla gestione dell'amplificazione dei sensori ISO Invarianti


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avatarjunior
inviato il 11 Settembre 2019 ore 4:11

Siamo al capolinea.

Mi sa che ci vuole il proseguo di questo 3D, visto che Alessandro promette di fare recuperi spettacolari, e cosi mettendosi le cose sono curioso di vedere questi recuperi....

Chi lo apre il proseguimento..??


Salvo mi sembra di aver capito cosa vuole testare Alessandro. Non è sempre facile comprendersi perchè ha una concezione molto sua di come funziona il sensore, come satura, come satura il sensore ma non il file, perchè il convertitore ha bit di margine, sottrai la GD, eccetera eccetera.

In pratica, mi sembra evidente che a causa di questa sua visione dell'insieme abbia frainteso una cosa che ho detto.

Per spiegarla devo fare un passettino indietro, così ci capiamo tutti.
Per semplificare al massimo, immaginiamo che i fotositi del sensore abbiamo una risposta alla luce che produce in uscita una tensione massima di 1.05V (che sarebbe la tensione alla quale viene caricata la capacità volgarmente "del fotosito" a inizio esposizione). Questa è la tensione di uscita quando viene raggiunta la Full Well Capacity di saturazione (FWCsat), in pratica da questo punto in poi la luce può continuare a colpire e cedere energia al sensore ma la tensione sul fotosito si ferma a 1.05V. Questo è il limite di saturazione del sensore (di ogni "pixel").
Di questa curva di risposta alla luce, il primo tratto è praticamente lineare (se raddoppi i fotoni in ingresso, raddoppi la tensione in uscita), poi avvicinandosi alla FWCsat la curva si appiattisce perdendo di linearità, e questo è un tipo di comportamento non adatto ai classici sensori per fotografia. Il problema si risolve facilmente verificando a quale valore di tensione di uscita la curva esce dalla linearità, e adattando tale valore di tensione al range di ingresso del convertitore. Se, ad esempio, quando la risposta cessa di essere lineare la tensione in uscita è 1V, e il convertitore ha in ingresso una Vref (tensione massima in ingresso sulla quale vengono volgarmente "distribuiti i bit") di 2V, allora l'amplificazione ad ISO base dovrà essere pari a 2x, in modo che ad ISO base un segnale luminoso che porta il sensore al limite della linearità in risposta (1V) comporta una tensione sul convertitore pari al massimo registrabile (2V).
Per cui, e sto arrivando al punto, fregandocene dell'efficienza quantica già citata da Alessandro, definita la quantità massima di fotoni incidenti prima che saturi il sensore (FWCsat, in corrispondenza di un'output sul fotosito di 1.05V), e la quantità di fotoni alla quale la risposta del fotosito termina la propria linearità (FWClin, a 1V), abbiamo stabilito i due limiti di sensore e file: il sensore satura con un ingresso di luce pari a FWCsat, il file a FWClin (poichè la tensione massima registrabile dal convertitore è tarata ad ISO base ad essere ottenuta quando nel fotosito è raggiunta la tensione corrispondente a FWClin, amplificata 2x a ISO base, e se quello è il limite massimo del convertitore è anche il limite del file).
Ecco perchè ho detto che satura prima il file del sensore, mi riferivo a questo discorso.
Tanto più che, se si è ad esempio a ISO 400, quindi amplificazione x8 (immaginando che ISO base 2x fosse ISO 100), il sensore continua ad avere saturazione a FWCsat, ma il convertitore (quindi il file) satura molto prima di FWClin, satura ad un quarto, quando il fotosito ha un output di 0.25V (0.25 x 8 = 2 = Vref = massima ampiezza registrabile).
Diventa chiaro che maggiore è la sensibilità ISO e maggiore sarà la distanza dalla saturazione del sensore nel momento in cui satura il convertitore.
Quando mi sono accorto che la mia conclusione di conferma a questo riguardo nel mio test non era corretta, era perchè il test l'ho eseguito a ISO 800 e non ISO 100 (momentino di disattenzione).

Ed è qui che nasce l'incomprensione con Alessandro: tutto questo discorso prevede un'amplificazione che aumenta con la sensibilità, ma secondo lui questo non avviene!
Oltretutto lui ragiona in GD, dice cose come "il sensore ha quella gd", quindi "può contenere luce fino a quel valore di GD" (??). Nel thread precedente ho provato di capire come nella sua teoria l'uscita del sensore venga convertita e salvata avendo una sola amplificazione (corrispondente alla massima) per tutte le sensibilità, ma ha finito per contraddirsi e lasciamo perdere (è tutto scritto là eh... pagina 7 del precedente thread).
A quel punto mi sono convinto che le sue basi siano macchiate da alcune libere interpretazioni, dalle quali ha dedotto altre conclusioni, e che sulla base di queste ha continuato a formulare e concludere le proprie teorie, se fosse così mi spiegherei molte cose strane che ha detto e che non capivo come/perchè le avesse formulate.
Quindi, quando lui parla di saturazione del sensore e saturazione del file secondo la sua teoria, o di come
Il margine del raw e dei dati è sempre maggiore all' esposizione massima. Saturando il sensore diventa irrecuperabile anche il raw (SOVRAESPOSIZIONE) . Saturando il file ma NON IL SENSORE è recuperabile (AMPLIFICAZIONE)
a cosa si riferisce? Cosa sono nella sua teoria la soglia di saturazione del sensore e quella del file? Non ne ho idea. Perchè partiamo da due concezioni diverse, io ho in mente il processo di lettura ed elaborazione del segnale, lui parla in termini di GD, partendo oltretutto da due presupposti di funzionamento molto diversi, quindi su questo è normale che non ci capiamo.
Lui ha capito che io sostengo si verifichi sempre prima la saturazione del convertitore/file rispetto a quella del sensore (ho spiegato sopra il perchè), ma da questo presupposto ha tratto la seguente conclusione: secondo me, a pari esposizione complessiva (f/ - t - ISO), se alzo ISO abbassando f/t peggioro la capacità di recupero delle luci, perchè lui associa la saturazione del convertitore/file all'amplificazione e la saturazione del sensore all'esposizione luminosa. Ma non penso questo, e gliel'ho detto: essendo il convertitore a tagliare il file, poco importa se sia alto il segnale luminoso e bassa l'amplificazione o l'esatto contrario, a pari esposizione totale arriveranno in ingresso ai convertitori gli stessi segnali, le stesse tensioni, quindi i file saranno uguali e ugualmente +/- recuperabili sulle luci (ho trascurato il rumore, che chiaramente cambia al variare dell'esposizione luminosa, ma che in genere influisce poco o nulla sui segnali alti).

Quindi Salvo, il test che vuole fare Alessandro è ottenere una sovra esposizione spinta (fino al clip se ho ben capito) in due modi diversi: tanta luce - bassa sensibilità e poca luce - alta sensibilità, e verificare quale dei due file si recupera meglio sulle luci.
Secondo me si recuperano alla stessa maniera (che lui riconosce come la tesi di Otto), non ho esattamente capito se anche lui abbia la stessa aspettativa (ma convinto che secondo me si recuperi meglio il segnale esposto a molta luce) oppure se si aspetti che si recuperi meglio il file esposto a meno luce ma amplificato maggiormente.
Cito di nuovo: "Saturando il sensore diventa irrecuperabile anche il raw (SOVRAESPOSIZIONE) . Saturando il file ma NON IL SENSORE è recuperabile (AMPLIFICAZIONE), concetto che secondo me non ha senso (gli ho chiesto di spiegare come recuperare un file saturato ma non mi ha risposto).

Se effettivamente la sua aspettativa è la seconda, spero davvero che abbia provato MrGreen

Otto non conosce neanche la differenza che c' è tra esporre maggiormente e amplificare maggiormente.
Vive in un mondo suo in cui avere un segnale in uscita al limite vuol dire che esso sia recuperabile. Non gli interessa di che natura sia quel livello. Esposizione o amplificazione non fa differenza.
Non tiene conto che il primo limite è quello della saturazione del segnale e poi quello del convertitore e del file.
Leonardo afferma che ci sia un margine maggiore per non bruciare le luci esponendo piuttosto che amplificando.
(sua interpretazione)
Le posizioni sono queste? Sono questi i motivi per cui stiamo discutendo? Se è l' eccesso di esposizione a buciare prima le luci o se è l' eccesso di amplificazione a farlo.
siete convinti che due terne così fatte: f16 1/100" iso 100 e F 16 1/200" iso 200, perfettamente equivalenti, bruciano le luci allo stesso identico modo?
Il segnale in alto ha lo stesso livello, lo sapete vero?
Leonardo il margine sul file, ovviamente ci vuole. Ed esiste sempre. Non hai mai più gd del file. Il limite di saturazione arriva prima. Questo lo scopri facilmente e banalmente con le terne equivalenti.
+5 da una lettura spot sulle luci ad iso 100 ed una a iso 3200 possono bastare per dimostrare sulle luci quale sia il limite più restrittivo? Se l' esposizione o l' amplificazione?


Onestamente non credo che se aprissi una seconda parte vedremmo questo test, perchè sono convinto che se Alessandro provasse (se non l'ha già fatto stasera) verificherebbe che i due file sono +/- recuperabili allo stesso modo sulle luci, e quindi non avrebbe senso per lui pubblicarlo (se ho capito).

Se il risultato non fosse questo e una delle due esposizioni fosse ad ISO base, la differenza potrebbe essere dovuta alla non perfetta linearità che si ha a FWClin (mi pare che il margine massimo sia valutato intorno a 3%). Non è detto che tutti i sensori abbiano la stessa soglia di linearità (sarebbe sicuramente interessarlo verificarlo tra modelli differenti, ad ogni modo dubito che potrebbero esserci significative differenze).

Io per il momento non apro nulla, questi due thread mi hanno causato molto più stess e seccature che utilità, occupandomi un mare di tempo. Sono arrivato fino in fondo perchè volevo che ci fossero dei risultati.

Lo scopo del topic è concluso, come ho detto se qualcuno sente ragioni di riaprire molto brevemente una seconda parte (mirata!) me lo scriva in privato e ne parliamo.

Volevo continuare il thread precedente introducendo un diverso aspetto e una domanda (alla quale non riesco a rispondermi), ma penso proprio che aspetterò un po'.

Grazie per la partecipazione, anche se bisogna dirlo: è stato faticoso.

Grazie anche a Otto che ha proposto diverse prove con varie foto e file.

Come direbbe il veterinario dell'Amaro Montenegro:
è stata dura, ma ce l'abbiamo fatta MrGreen

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