| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 8:15
UgoB: se vado a una mostra fotografica non mi pongo il problema, se guardo le immagini proposte su un forum dove si possono condividere opinioni e tecniche il discorso cambia. Detto ciò su queste piattaforma si può sempre chiedere. |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 8:25
Perchè cambia? ok si può discutere il posto è fatto per quello.
Ma per me già sono tendenzialmente inutili i dati di scatto, ma il resto non ci vedo alcun senso nel condividerlo.
Mostro lo scatto realizzato come penso sia efficace, con i miei limiti, ma con le mie idee.
Mi aspetto che si discuta dello scatto |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 8:41
Matteo per le tue foto probabilmente si, per altri generi possono essere utili se chi le guarda fosse intenzionato a ripeterle (cerchiamo di non polemizzare su questo concetto contestualizzando l'idea in altri generi). La soggettività non riguarda solo l'autore ma anche l'osservatore. |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 8:41
@Matteo, in un buon 90% dei casi anche io penso che i dati di scatto non servano a nulla, di certo non vanno messi in una mostra fotografica.
Ma in un forum fotografico ci possono stare, ad esempio ti danno l'idea di come rende quel dato obiettivo a quella data apertura (perchè magari stai pensando di comprarlo) o ad esempio, per me che non ho mai fatto avifauna, vedere una foto di un colibrì e leggere il tempo di scatto mi da un'idea di che parametri ci vogliano per congelare il battito d'ali.
Ripeto, giusto perchè siamo in un forum fotografico e do per scontato, magari sbagliando, che ognuno di noi voglia imparare qualcosa, poi di certo non saranno dei dati di scatto di una foto a cambiare la nostra cultura fotografica. |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 8:56
"Avrebbe senso specificare nella didascalia della foto, se post prodotta oppure no"
Tutta la fotografia, da quando è nata, è obbligatoriamente "post prodotta", anche a pellicola.
Pellicole diverse danno immagini diverse sviluppandole normalmente, come fotocamere digitali con "scatto in Jpeg" danno immagini diverse.
Sviluppando la pellicola ed eventualmente poi la carta da stampa, si applicano parametri diversi e selezionabili, pari pari come la fotocamera applica parametri diversi e selezionabili sui Jpeg.
Il mettere tutto a O nello "scatto in Jpeg" o nello sviluppo, non significa affatto non fare post produzione, la fotocamera ci applica comunque del contrasto e regola la luminosità, delle zone in luce ed in ombra, pari pari come lo sviluppo della pellicola, e li regola su valori scelti dal tecnico che l'ha costruita, dunque in quel caso la post produzione la demandi a chi ha progettato e costruito gli apparati/pellicole/sviluppi/carte, in digitale idem per il profilo di conversione del RAW, l'acutanza aggiunta, la scelta dello spazio colore in fotocamera etc.
Detta in altre parole, una immagine è sempre post prodotta, altrimenti non esisterebbe, sia a pellicola che in digitale.
Se poi uno vuole aggiungere operazioni addizionali a quelle fatte in automatico dalla fotocamera/pellicola/carta e citarle nella didascalia dell'immagine presentata, liberissimo di farlo, ma dubito che ad un fotografo serio interessi minimamente, alla fine uno giudica solo l'immgine presentata, conta solo quello, il come è stata fatta, fotograficamente, è del tutto irrilevante. |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 9:01
Ugo B. essendo tu un "grande" in tutti i sensi, rispondere con una domanda ad un quesito può essere ardito ma non in questo caso, dove cade perfettamente a fagiolo (o coglie il crepuscolo all'alba, che dir si voglia) e, avendomi tu donato un grande spunto, ad esempio, per quelle che riguarda il tuo bel profilo Instagram (qui non hai tante foto ... ), mi chiedo sempre quanti scatti tu abbia fatto/elaborato per arrivare al risultato scelto.
Buona giornata e a presto !!!!
(Debbo darti una roba e ti scriverò pvt).
Grazie ! |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 12:25
La didascalia serve per descrivere il contenuto della foto. Se è come è post prodotta non interessa a nessuno i Comunque non si mette in una didascalia. Farebbe molto amatoriale, ma proprio terra terra |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 13:36
Stefano Ferioli offre colazioni perché è il proprietario del Caffè Pedrocchi a Padova.
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| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 13:55
"quando osserviamo una qualsiasi altra forma artistica figlia dell'ingegno umano, ci preoccupiamo di sapere se vi sia stata una bozza, una brutta copia o qualcosa di preparatorio prima"
Beh, in realtà sì, in molti casi, diciamo almemo nel caso degli storici dell'arte, per scopi di studio si vanno sempre a cercare bozzetti e studi e li si raffronta con l'opera analizzata, si fanno raggi X e varie fotografie tecniche di dipinti alla ricerca dei cosiddetti "ripensamenti".
Pure nel caso di fotografie notevoli ed importanti si fa lo stesso tipo di analisi. Pensiamo a Moonrise, Hernandez di Ansel Adams o di Rhein II di Andreas Gursky, si è spesso analizzato il processo di produzione e fotoritocco utilizzato.
Il che non vuol dire che sia intelligente o interessante spiegare il procedimento di postproduzione e fotoritocco sempre ed in ogni caso. A ben vedere questa richiesta un po' insensata ed a volte ipocr1ta è il retaggio di un retropensiero che si ritrova anche nei concorsi FIAF, e quando si chiede di tenere a disposizione i file Raw per dimostrare di avere diritto al premio il retropensiero è quello, la verità fotografica e la purezza dello scatto, quando sappiamo tutti che la fotografia può affermare verità ma può anche essere ambigua o addirittura mentire e non necessariamente la prima, quella vera, sarà migliore delle altre. È solo una questione di cosa si ripropone l'autore e di coerenza conseguente.
P.S
Un caso noto a tutti in letteratura è il raffronto tra il Fermo e Lucia ed I Promessi Sposi |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 13:58
Il senso dei pensieri.
Il senso delle cose.
Il senso di esistere o di vivere.
Hanno senso? |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 14:39
Per ora, auspicare al superamento di questa mentalità retrograda, viene presa come una sconfitta: la tecnologia e il digitale che sostituiscono le capacità umane (come se l'atto di fotografare fosse di per sé una roba da geni lol). Alla fine questa cosa è strettamente correlata al timore dell'AI con tutti gli scenari deliranti che si leggono di tanto in tanto sul forum.
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| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 14:53
Micomer e Rombo, quello che auspicate voi come fosse un salto di qualità non tiene presente che la fotografia si è affermata proprio per una sua presunta (bada bene: soltanto presunta ehhh) verosimiglianza.
Che poi sia solo una illusione questo è sempre stato vero.
Il digitale ci obbliga a pensare il mezzo fotografico sotto una forma diversa, in questo senso avete ragione a parlare di retropensiero, ma non credo che questa evoluzione sradicherà la necessità di realismo in fotografia, e io non me lo auspico nemmeno. |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 14:54
Tengo a precisare che al di là delle mie preferenze concordo con voi nella necessità di questa evoluzione del pensiero |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 15:01
“ Pure nel caso di fotografie notevoli ed importanti si fa lo stesso tipo di analisi. Pensiamo a Moonrise, Hernandez di Ansel Adams o di Rhein II di Andreas Gursky, si è spesso analizzato il processo di produzione e fotoritocco utilizzato. „
Da notare anche, per collegarmi con questi tuoi due esempi a quello che scrivevo prima, che a spiegare con dovizia di particolari tutto il processo a chi fosse interessato si possono trovare proprio gli autori stessi. |
| inviato il 09 Dicembre 2025 ore 15:28
“ non me lo auspico „
Forse volevi dire "non me lo auguro" 
Ma è ovvio che la necessità del realismo rimarrà: banalmente, se voglio tirare fuori il telefono per fotografare una qualunque roba che mi rimanga come ricordo, non è che chiedo all'AI di creare quello che ho davanti; scatto e archivio o condivido al momento con un amico, un parente, ecc.
E ci sono certamente tipologie di foto che per necessità documentaristiche/scientifiche hanno bisogno di riprodurre più fedelmente possibile quanto fotografato.
Quello che è retrogrado è il concepire la veridicità come unico scopo e pregio del linguaggio fotografico tutto, perché diventa un'ossessione cieca che non permette di vedere nient'altro.
Ed è retrogrado perché, di solito, chi si cementifica nel cervello questa visione, riduce la potenza della fotografia ad una mera faccenda tecnica da circolo di segaioli della domenica. |
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