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Nata alla fine degli anni '50 a Riga, in un'epoca in cui la Lettonia era solo un minuscolo pezzo di coriandoli nell'immensità del blocco sovietico, ha costituito, fin dai suoi inizi come fotografa alla fine degli anni '70, un corpus di lavori imprescindibile che racconta la storia contemporanea del suo paese con infinita benevolenza. Meticolosa come un ebanista che scolpisce una modanatura su legno, Inta Ruka cerca il gesto giusto. Equipaggiata con la sua vecchia Rolleiflex, che l'ha sempre accompagnata, entra in dialogo con i suoi concittadini come nessun'altra.
Inta Ruka ritrae un mondo che sta per scomparire. Lavora come una fotografa documentarista, ma ha un approccio personale. Non è principalmente interessata a documentare la società, è più interessata alle persone e agli incontri. Il rispetto per le storie di vita altrui è ciò che caratterizza i ritratti di Ruka. Prima di fotografare qualcuno, lo incontra, parla con lui e aspetta il momento giusto. Ogni soggetto riceve una copia del ritratto e a volte incontra il soggetto più volte e scatta nuovi ritratti. Alcune delle foto sono accompagnate da didascalie scritte a mano, simili a brevi racconti.
Ogni ritratto richiede fiducia. E le persone nelle fotografie di Ruka si fidano di lei perché condividono le stesse esperienze e lo stesso background. Ha una capacità unica di far sì che le persone si aprano e parlino delle loro vite. I suoi ritratti non fanno appello alla compassione, ma trasmettono la sensazione che ognuno abbia una storia importante da raccontare.
Nove, mi spiace doverti tentare ma ho trovato anche i due film di Maud Nycander ( www.vozgalerie.com/artistes/inta-ruka/ ) Come sempre, se interessati...
Ah! Questa volta sono io che ti dico "conosci Bartas??" Era uno dei miei preferiti quando ero infognato col cinema "contemplativo". La Golubeva era bellissima...peccato sia morta giovane. Comunque, ovviamente, rimango a tua disposizione anche per lui
www.pinomusi.com/archive-p (nel sito, dentro ogni progetto, cliccando sulla foto si ridimensiona nel lato corto della finestra del browser e permette di scorrere le successive con le frecce dx/sx, più agevole con schermi piccoli)
La sua fotografia si fonda su rigore formale, ritmo e sottrazione. L'obiettivo non è quello di rappresentare la realtà visibile, ma di produrre, attraverso un sottile equilibrio, fra astrazione e dimensione analitica, spogliato da ogni forma di estetizzazione o nostalgia, spunti inattesi e contrappunti visivi che si accordino in una complessa armonia.
Ecco, qui mi aspetto un fragoroso "Chapeau" da Ben, a proposito di occhio e architettura. :)
Solitamente non sono un amante delle geometrie, per la pulizia formale che presentano. Ma qui trovo una certa attrazione perché l'apparente asetticità e freddezza delle forme viene contrastata da elementi aliena(n)ti che evocano un forte senso di estraneità. C'è più umanità di quello che sembra.
neanch' io lo conoscevo, ma sbirciando tra gli ultimi arrivi nella home di Micamera sono rimasto attirato dalle sue foto ed ho cominciato a guardarmele con calma e sono rimasto colpito dai contrappunti, per l'appunto...
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