| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:06
Andrea mi leggi nel pensiero! Stavo giusto pensando a Sally Mann (Immediate Family) rapportata a Julie Blackmom e alla fotografia a km 0. |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:08
di Celant ho terminato la lettura del nucleo del libro dedicato propriamente alla fotografia "maledetta" Joel Peter Witkin, Robert Mapplethorpe e Jules Andres Serrano e sono passato a leggere delle presentazioni di altri fotografi, cioè il libro in realtà solo per un terzo risponde alla promessa del titolo, sembra un po' una raccolta di articoli scritti per presentazione di mostre o forse su una rubrica giornalistica (Ghirri, Mulas, coniugi Beche, Crewdson, G. Gorgoni, Giacomelli, Araki, Jodice, ecc. A parte questo trovo che ci sia uno stile un po' ampolloso e altisonante ma a cui non sempre corrisponde una "acutezza" di analisi. P.S. diciamo che mi serve anche a conoscere e/o approfondire fotografi che magari non avevo considerato o conosciuto |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:10
Allora do precedenza al nuovo di Fontcuberta che nel frattempo ho trovato ancora incellofanato su ebay a prezzo ribassato :) |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:11
tra le presentazioni contenute nel libro di Celant "Fotografia maledetta e non segnalo Janaina Tschape. www.janainatschape.net/ |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:12
io Celant l'ho preso in prestito in biblioteca e siccome sono molto lento ho rinnovato il prestito per un successivo mese, tanto quelli sulla fotografia sono saggi che non legge praticamente nessuno |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:13
Ma sbaglio o Sally Mann fa foto praticamente identiche ad Alain Laboile (anzi, viceversa, vista l'età anagrafica della prima)? |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:19
“ In che rapporto sta invece la Julie Blackmon con „ molto lontane, sicuramente tutte e due usano la famiglia, ma hanno un approccio e un risultato molto distante a mio avviso, la Blackmon la paragonerei a autori che fanno staged |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 14:25
Non conoscevo Laboile, ho dato un'occhiata e probabilmente i suoi lavori sono stati influenzati da quelli della Mann e anche del suo compatriota Lartigue, interessante. |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 15:24
“ . spesso ci fissiamo sul non tagliare nulla, qui sono scelte altamente ponderate e sensate che creano a mio avviso un racconto visivo funzionale e potente che coinvolgono anche l'osservatore vedendo stampe abbastanza grandi per apprezzarli „ Su questo sono d'accordo. Anzi, devo dire che spesso sono affascinato da un taglio strano, che faccia quasi immaginare, che lasci al fruitore una interpretazione personale. |
| inviato il 21 Novembre 2024 ore 13:29
Più sopra ho inserito un collegamento a questa artista e fotografa tedesco-brasiliana della quale sono venuto a conoscenza leggendo il libro di Germano Celant "Fotografia maledetta e non" senza, a quanto pare, suscitare interesse o commenti: Janaina Tscha?pe, qui sotto il suo sito, www.janainatschape.net/ Inserisco poi qui sotto il link ad un suo particolare progetto, di cui parla Celant, titolato 100 Little Deaths www.janainatschape.net/100-little-deaths e qui sotto metto una copia di ciò che ne scrive Celant:
 |
| inviato il 21 Novembre 2024 ore 13:30
Per adesso mi astengo dal commentare in attesa di leggere voi |
| inviato il 23 Novembre 2024 ore 8:26
in tutta onestà Janaina Tschape non mi piace, ho guardato tutti i suoi lavori e forse "100 little deaths " è quello che ritengo visivamente più meritevole ma reiterare la stessa azione mostrando la finzione di un corpo senza vita in più contesti paesaggistici mi sembra davvero una forzatura. L' artista/fotografa ha l' intento di tramutare il corpo in una scultura, onestamente vedendo anche gli altri lavori a me sembra che utilizzi la fotografia per esprimere dei concetti artistici, anche validi, ma da fruitore delle immagini non riesco a percepire nessun coinvolgimento visivo e neppure un minimo di curiosità per qualcosa di originale perchè prima di lei, magari con altri intenti, altri hanno già creato immagini simili... in questi lavori, si, che ci vedo manierismo del tipo “ vista una viste tutte “ a differenza delle foto di Julia Blakmoon che viste con più attenzione rivelano un mezzo per reinterpretare la società moderna nascondendo dentro inquadrature curate nei dettagli con finto caos ed ironia preparata a tavolino, una critica aspra alla società e al suo perbenismo, a volte ben rappresentando il ridicolo e il paradosso del quotidiano. Condivido a riguardo con i commenti precedenti di MatteoGroppi e Andrea.taiana, specie sull'influenza dei pittori olandesi che è molto visibile. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |