| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 15:08
Mi riferivo al fatto che se l'argomento genera discussioni tra chi l'ha capita, chi non l'ha capita ha di che consolarsi. |
| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 15:44
“ @Miopiartistica ... quindi secondo te sarebbe più facile mettersi lì a far di calcolo o tirar fuori dalla tasca il cellulare e la relativa app, mentre si fa street, invece di mettere l'Infinito sul diaframma prescelto ??? „ Beh, intanto non c'è solo la street, ma esistono anche le foto di architettura e paesaggio dove tempo per scattare ce n'è di più... poi ovviamente se hai i riferimenti appositi sull'obiettivo tanto meglio, ma se non li hai? I reporter dell'epoca di Weegee facevano parecchio affidamento sull'iperfocale. Lavoravano con apparecchi con un solo obiettivo (ovviamente fisso) e le distanze iperfocali per quelle quattro o cinque aperture di diaframma più usate le sapevano a memoria. Non credo che la Speedgraphic di Weegee avesse i riferimenti per l'iperfocale... l'autofocus non ce l'aveva di sicuro... |
| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 16:26
Chiaramente l'iperfocale è abbinata indissolubilmente alla street ... E' come il cacio sui maccheroni. Ed i grandi fotografi del secolo scorso, per la street, ne fecero abbondante uso, indipendentemente che sapessero la regoletta a memoria per le aperture a disposizione oppure mettendo il diaframma su infinito. Nell'epoca d'oro delle telemetro per street alla "cogli l'attimo", faccio notare che le ottiche erano già intercambiabili ed i diaframmi nn pochi ! Probabilmente ai ns giorni quelle magnifiche foto realizzate con l'iperfocale, al netto del contenuto, della composizione etc, oggi tecnicamente sarebbero cestinate! Con la Speedgraphic non credo ,,, ma con la Zenit 3M è probabile che anche Weegee abbia messo l'Infinito a F8
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| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 18:23
Faccio notare che sarebbe del tutto equivalente mettere a fuoco all'infinito ed avere percezione di tutto a fuoco (dalla distanza di osservazione) dalla distanza iperfocale all'infinito oppure mettere a fuoco alla distanza iperfocale per avere la stessa percezione da infinito a metà della distanza iperfocale. en.wikipedia.org/wiki/Hyperfocal_distance#Derivation_using_geometric_o Se ci si avvicina (non si rispetta la distanza di osservazione) la differenza però è evidente, come faceva già notare qualcuno. Quindi anche io quando lavoro in iperfocale procedo in un modo o nell'altro (definizione 1 o 2) a seconda del soggetto principale oppure vado di stacking con tutti i pro e contro che ciò comporta. |
user33434 | inviato il 10 Dicembre 2020 ore 18:53
Mai viste così tante persone dire tutte la cosa, peraltro esatta, e fare comunque polemica |
| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 19:22
“ Faccio notare che sarebbe del tutto equivalente mettere a fuoco all'infinito ed avere percezione di tutto a fuoco (dalla distanza di osservazione) dalla distanza iperfocale all'infinito oppure mettere a fuoco alla distanza iperfocale per avere la stessa percezione da infinito a metà della distanza iperfocale. „ Esattamente quello che sto cercando di far capire ad uno zuccone che scriveva "No, non è così... se nn hai sulla ghiera i diaframmi e di conseguenza posizionare quello scelto su infinito, tecnicamente non sei in iperfocale." e ancora non capisce che impostare la distanza iperfocale sulla ghiera delle distanze o posizionare il simbolo infinito in corrispondenza del diaframma usato sono esattamente la stessa cosa (in realtà uno è più preciso ma meno rapido e uno è più rapido ma meno preciso), cambia solo il metodo ma ancora non ha capito che la distanza iperfocale non è il metodo che si usa ma una distanza ben definita e rappresentata esattamente dalla formula che ho postato. Tanto per agitare le acque faccio notare che molte delle attuali fotocamere nel mirino consentono di vedere la profondità di campo e quindi, se la si sa usare, anche di usare l'iperfocale... |
| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 19:25
"A LAVA' 'A CAPA 'O CIUCCIO SE PERDE L'ACQUA, 'O TIEMPO E 'O SSAPONE" (a lavare la testa al ciuccio si perde acqua, il tempo e il sapone) |
| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 19:30
E, tanto per agitare le acque, aggiungerei un nome alla discussione, Valgrassi saprà spiegarlo certamente meglio di me quindi io mi limito a citarlo, Merklinger |
| inviato il 10 Dicembre 2020 ore 21:16
@Mario non avevo citato Merklinger perché mi sembra un po' OT con l'iperfocale. Cmq il primo articolo 1991 su Shutterbug quando Merklinger, (un fisico americano che lavorava in Nova Scotia per il Governo Canadese) usava ancora una Leica M3 (credo) è abbastanza intrigante. drive.google.com/file/d/1aAfTXYpp6faoe5SkpMfN05lhR7sc50M3/view?usp=sha |
user33434 | inviato il 10 Dicembre 2020 ore 22:19
Molto interessante l'articolo Valgrassi, grazie. |
| inviato il 11 Dicembre 2020 ore 6:10
@Gianni grazie, bella la discussione (del 2009), a dimostrare che l'iperfocale è un tema ricorrente con regolarità. Se mi è permesso, ntx/Jenner dimostra un certo acume matematico. È il concetto di circolo di confusione che non regge in un mondo fotografico coi Mpx in costante crescita (meglio: coi sensel che tendono a diventare sempre più piccoli). Fondamentalmente ci sono tre approcci all'ottica che interessa i fotografi. Quello classico che risale a Gauss, quello basato sulle FT (trasformate di Fourier), quello quantomeccanico. In fotografia è più che sufficiente l'approccio gaussiano, anche coi calcolatori di oggi. Un esempio di qualcosa che si può spiegare coi tre approcci: la diffrazione. Nota ad un Airy nel 1800 (approccio classico), compiutamente quantificata coi metodi di Fourier, infine in accordo col principio di indeterminazione di Heisenberg. Un ing medio italiano ha la preparazione necessaria a seguire l'ottica gaussiana. Le trasformate di Fourier non sempre le ha applicate in pratica, potrebbero essere rimaste al livello di concetto libresco. Infine: tutte le volte che accenno che se non ci fosse la diffrazione non sarebbe valido il principio di indeterminazione di Heisenberg (e quindi cadrebbe il castello della meccanica quantistica), si leva qualche ing che mi dà del mona. E va beh, c'est la vie! |
| inviato il 11 Dicembre 2020 ore 7:39
“ È il concetto di circolo di confusione che non regge in un mondo fotografico coi Mpx in costante crescita (meglio: coi sensel che tendono a diventare sempre più piccoli). „ Confusione anche nella modalità di fruizione unita alla pigrizia. Foto piccole su schermini pieni di pixel in cui la prima cosa è lo zoom. O al contrario analisi a tavolino col lanternino di scatti in cui la prima cosa da fare, come per un buon quadro, sarebbe invece allontanarsi per godersi lo spettacolo. Chi ama il cinema non fa certo la corsa ad accaparrarsi la prima fila. Chissà perché. In aggiunta pochi stampano. E personalmente l'idea futuristica di schermi attivi che infestano le nostre città, non mi attira per niente. Mi piace l'uomo sulla scala che attacca i manifesti pubblicitari a strisce, con pochi Mpx, 6 forse 10 al massimo... Ottimi spunti di riflessione Valerio. Grazie per le voci fuori dal coro e non alla portata di tutti. |
| inviato il 11 Dicembre 2020 ore 7:54
@Gsabbio “ Stessa sensazione di quando nei primissimi anni '70 mi fecero leggere 'Utopia' „ Nella stessa Università ho superato Filosofia della Scienza col gruppo Geymonat nel 1969 (quanto so' vecchio ). Mi interessa anche Storia della Scienza. Non sono un fisico quantistico. Angela Merkel è originariamente una fisica con un PhD in chimica teorica (che significa quantistica). Mi sbaglio o la signora ci piglia? |
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