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Fotografia percettiva o interpretativa?







user20639
avatar
inviato il 23 Giugno 2016 ore 18:51

Gerr.nat:
"La svolta può avvenire solo su una linea di ricerca continua"

Trovo molto bello e interessante il tuo intervento, penso che sei a conoscenza di queste percezioni, come tutti noi, parte di una realtà.
La svolta quindi, secondo te, deve essere lineare e continua. Questo mi fa un pò paura.
Diamo per scontato, anche se impossibile, che si sia raggiunto la sincerità di espressione; diamo ancora per scontato che ci sia la ricerca personale; diamo per scontato che ci sia un ordine interiore formato. Tutto questo non basta per esprimere quello che siamo.
Quello che siamo, secondo me, lo raggiungi nel tentativo di essere parte del tutto (esseri in natura)... Allora, buttarsi nel caos, della realtà e della vita. In questo caos in continua costruzione, disfacimento e mutazione, transazione, possiamo trovare la nostra natura.
La fotografia è, e rimane come tutte le arti, un mezzo e strumento, per soddisfare qualche piccolo interrogativo che l'uomo si pone.
Non so se intendevi, che la "linea continua" è un cammino comune, assieme ad altri uomini, perchè ogni uomo è ISOLA.
Fondendosi assieme, si diventa continente. Continente destinato al disfacimento e poi alla ricostruzione, fino alla fine dei tempi. (ma tutto questo che senso ha ?)
Siamo impauriti dalla omologazione, cerchiamo di essere diversi e originali, allora è nel caos della natura, sempre in mutazione che dobbiamo pensare nell'essere noi stessi.
Cercando di essere sintetici, non si può spiegare molto... ma è giusto esserlo.


avatarjunior
inviato il 23 Giugno 2016 ore 19:03

Leoconte, concordo su tutto
In questo caos in continua costruzione, disfacimento e mutazione, transazione, possiamo trovare la nostra natura.

Mi piace pensare che sia così, sono sicuro che anche l'artista più acclamato e popolare di qualunque epoca, civiltà e cultura, abbia ricevuto appagamento dall'omologazione, sentendosi parte di qualcosa ed emergendo proprio nella sublimazione di quei caratteri in cui tutti potevano riconocersi. Ma sono arci-convinto che tutti questi abbiano agognato, all'acme del consenso popolare, il momento di creatività pura, l'anonimato in cui esprimere il vecchio ed il nuovo che la vulgata non è disposta ad accettare fuori dai canoni del consueto.

Adesso scusami ma non potrò partecipare attivamente se non si ricompone uno strappo, e temo sia molto difficile.

avatarsenior
inviato il 23 Giugno 2016 ore 21:31

ottimo intervento Leoconte. a mio parere è suffiente cogliere quanto hai elaborato, nei suoi aspetti positivi, accogliendone l'insicurezza e la contraddizione come caratteristiche umane, per coglierne la serenità.

user46920
avatar
inviato il 24 Giugno 2016 ore 3:28

Jeronim:
Come ormai, purtroppo, accade sempre sul forum, qualunque discussione che verta su argomenti appena un po' meno futili, perde sostanza ed interesse dopo le prime 5/6 pagine.

purtoppo è abbastaza vero!

Poi si innesca la deriva degli OT, della fiera della vanità che non tiene presente le caratteristiche dello spazio che ci ospita (non vedo ragione per cui un lettore di questo forum "per arricchirsi" debba, forzatamente, saltellare tra lo Juzaforum, Wikipedia, l'accademia della Crusca e perfino il vocabolario di latino!), degli spiritosi ad oltranza, dei troll camuffati, dei polemici "dentro" e chi più ne ha più ne metta.

questo è un classico ... cambiano gli avatar, ma la sostanza è sempre la stessa ;-)

Se si tenta di arginare la deriva si finisce per passare per chi non accetta il contraddittorio.

ho come una sensazione di déjà vu Cool

E se, in assenza di moderazione, si è costretti ad utilizzare, nostro malgrado, l'unico strumento di difesa messo a disposizione dal forum (il blocco utente) si viene bollati per censori.

eh, beh ... è la solita storia MrGreen ... checcivuoifà ;-)

Considero la discussione chiusa e saluto tutti.
Ovviamente potete continuare senza di me.

e se poi te ne vai, però passi per quello che getta il sasso e nasconde la mano MrGreen ... io sono con te, spiritualmente, Franco.
Mi dispiace che finisci sempre per litigare con qualcuno, come ti dissi allora. Ed anche che non ho una soluzione: purtroppo Max57 è stato cancellato solo perché volevo risponderti e lui si è preso la briga di occupare tutto lo spazio rimasto, ma non l'avrei mai cancellato altrimenti. Purtroppo, e non ho capito come, è stato o si è auto-cancellato anche MattewX (Eeeek!!!), col quale non ho mai avuto nulla da ridire, anzi, persona gradevolissima ...

avatarjunior
inviato il 24 Giugno 2016 ore 12:12

Sdhet:
Avere idee diverse sull'argomento è importante, ritenere che l'argomento sia inutile mi sembra sciocco.

Non parlo solo di questa discussione, è una cosa generale.

A me se lo sfocatino x non interessa non entro in tutti i post riguardanti ciò a mettere bocca o ad attaccare tutti quelli che lo ritengono indispensabile, semplicemente non lo leggo.

Non vorrei far torto a Sdhet se ho mal interpretato questo passaggio in un mio intervento.
Rileggendo percepisco un'intenzione tutt'altro che escludente, anzi mi pare che più di altri accetti il confronto a qualunque livello venga posto, senza scandalizzarsi per la forma ma interessandosi al contenuto.
Se è cosi solidarizzo sull'insoddisfazione per l'incapacità di continuare l'approfondimento sul tema ed il senso di sconfitta a posteriori che sempre attanaglia nell'incontro/scontro con i tipici ambienti a pura valenza social.

avatarjunior
inviato il 24 Giugno 2016 ore 13:15

Poche parole. Fotografare è interpretare. L'interpretazione è alla base di ogni progetto artistico. Il fotografo non copia, non registra. Il fotografo personalizza.

avatarsenior
inviato il 25 Giugno 2016 ore 17:49

@tutti
Dopo una pausa di riflessione conseguente ad una assurda e, a mio giudizio, del tutto ingiustificata deriva polemica, riprendo questo topic soprattutto per rispetto verso coloro che lo hanno arricchito con contributi interessanti ed “in tema”.
Mi scuso con TUTTI per una mia certa “animosità” che, senza cercare giustificazioni, ha radici antiche nella frequentazione pluriennale e attiva del forum. Come qualcuno ha scritto, l'attuale recrudescenza di certe dinamiche negative di discussione, che sempre meno giustifico, mi ha evidentemente indotto una dose di intolleranza e stanchezza che mi mettono in dubbio sull'utilità e sull'opportunità di continuare a proporre le mie riflessioni sulla fotografia. Ringrazio chi me l'ha segnalato.
In questa occasione è andata così, per il futuro ci penserò bene prima di aprire nuove discussioni.
Sono sicuro che molti si rallegreranno per il mio silenzio e, ovviamente, nessuno si strapperà i capelli.
Sono perfettamente consapevole di non essere nessuno ma, se dall'alto del mio nulla, ho cercato, in questi anni di dare il mio contributo al forum, l'ho fatto in buona fede, senza voler fare il guru di nessuno e proponendo sempre più dubbi che certezze.

Dopo questa, credo doverosa, premessa, rientro nel merito:

@Beckerwins (rispondo a Fortunato ma credo che la mia risposta possa essere pertinente anche rispetto i precedenti interventi di Memy, Eru, Max57 e altri che ora mi sfuggono - scusate!).

Caro Fortunato, raccolgo più che volentieri quella che hai definito la tua “provocazione”. Credo che il tuo contraddittorio (come quello di altri) nasca da un equivoco ispirato da mie parole, evidentemente poco chiarificatici del mio pensiero. Ribadisco quindi che lo scopo del mio thread non è quello di bacchettare coloro che utilizzano la fotografia per puro divertimento disimpegnato. C'è gente che colleziona le ampolle di Piazza S. Marco sotto la neve e, lo dico senza alcuna ironia, per me fa benissimo! Mi rivolgo piuttosto a quegli appassionati che, dopo un certo percorso coronato da crescita, soddisfazione e divertimento, sentono di essere arrivati al capolinea del loro interesse per la fotografia. Hanno la consapevolezza di trovarsi davanti ad un bivio ma non sanno che strada prendere e, spesso, non intravedono neppure tutte le possibilità che potrebbero offrirsi loro. Parimenti, non è nelle mie intenzioni indicare la strada, che hai definito “elitaria”, come la via maestra per superare l'impasse. Anzi, credo che siano da evitare le frettolose contrapposizioni tra elitario e popolare, tra fotografia concettuale e “cartoline” etc. Il rischio, come in parte è accaduto anche qui, è sempre quello di provocare una sterile levata di scudi di chi difende soprattutto quello che piace a lui.
Credo che la differenza tra fotografia percettiva ed interpretativa (uso ora queste definizioni per sola comodità di comprensione) nasca e si concretizzi nella qualità del nostro approccio.
Giusto per capirci, Fortunato, seguendo da anni i tuoi lavori e i tuoi scritti non mi sentirei affatto di definire la tua fotografia come semplice registrazione percettiva. Stesso discorso per molti lavori di Memy che ho avuto il piacere di ammirare in una proiezione qualche mese fa. Allo stesso modo, trovo assolutamente riduttivo pensare al troppo citato Adams come ad un autore ingabbiato in una tecnica fine a se stessa e priva di risultati espressivi. Non dimentichiamo che Adams è uno dei fondatori del gruppo f64 insieme ad un certo Weston! Le marine di Sugymoto, con la loro assoluta perfezione tecnica realizzata con scelta (espressiva!) consapevole (lastre chimiche e grande formato) vanno ben oltre il rappresentato e costituiscono la base e la summa della poetica dell'autore. Anche il David di Michelangelo, esempio eclatante, non esaurisce il suo valore nella sola bellezza, che pur c'è, del manufatto. Non è dunque una questione di soggetti o di generi, è sempre una questione di profondità di pensiero e coerenza di approccio.
La "svolta" di cui parlo va dunque in questa direzione.
Premesso che non considero il successo popolare e la capacità di farsi capire da un pubblico vasto sempre incompatibili con risultati di qualità (anche un tramonto!), credo sia anche necessario evitare il rifiuto di ciò che popolare non è.
Usare aggettivi come "intellettualoidi" ed "elitari" si porta dietro un'accezione negativa ed il pericolo di cadere in un certo snobismo al contrario.
Se al centro di ogni opera d'ingegno creativo c'è l'uomo non possiamo non tener presente che si è al cospetto di una quantità di "modi di sentire" impossibili da catalogare. Potremmo solo scontrarci, come la storia insegna, nell'attribuire differenze di valore alle opere dell'uomo. Ma non è questo il tema che stiamo affrontando qui.
Tornando a noi, come sempre, varrà, per Adams come per Ghirri e per chiunque altro, la capacità di condividere e tradurre in immagini il proprio personale contributo al pensiero dell'uomo. Avere doti "di peso" in questa direzione non è da tutti ma il nostro personale tentativo di ricerca è una delle strade possibili (per me l'unica) per orientare il nostro desiderio di svolta. Per chi questo desiderio lo sente, naturalmente.

avatarsenior
inviato il 25 Giugno 2016 ore 18:56

grande stima per questa scelta.

avatarjunior
inviato il 25 Giugno 2016 ore 21:25

Ho letto questa disamina con grande interesse e intento di riflessione.

user20639
avatar
inviato il 26 Giugno 2016 ore 0:06

Jeronim, bene e apprezzo..
Se al centro di ogni opera d'ingegno creativo c'è l'uomo non possiamo non tener presente che si è al cospetto di una quantità di "modi di sentire" impossibili da catalogare.

personale contributo al pensiero dell'uomo
.
è sempre una questione di profondità di pensiero e coerenza di approccio.


Trovo molto bello questo nuovo atteggiamento, intellettualmente molto più corretto e rispettoso nei riguardi della storia e del pensiero stesso. Penso che da questi presupposti si possa camminare più spediti e fare più strada in compagnia.
Nel chiederci, dove possiamo trovare la svolta che ci porta a un risultato che possa definirsi originale e personale: sicuramente la chiave, è nel grado di ricerca che possiamo sviluppare, che poi ci potrebbe portare all'impeto e all'estasi del sogno dell'arte. Sempre dall'uomo bisogna partire, costruendo, anche se c'è un problema epocale, nella fiducia e nella stima dell'umanità.

avatarsenior
inviato il 26 Giugno 2016 ore 1:34

@Leoconte
Caro Leo, ti ringrazio per l'apprezzamento ma ti devo anche dire che il mio non è affatto un atteggiamento nuovo. Le mie frasi che hai quotato sopra sono DA SEMPRE il frutto del mio pensiero autentico.
Ciò che ci ha sempre diviso è, viceversa, l'attribuzione critica di valori a ciò che diventa opera dell'ingegno creativo dell'uomo. infatti, nel mio precedente intervento ho scritto, anche se in questo caso non riferito a te:
Potremmo solo scontrarci, come la storia insegna, nell'attribuire differenze di valore alle opere dell'uomo. Ma non è questo il tema che stiamo affrontando qui.

Un saluto.
Franco

user20639
avatar
inviato il 26 Giugno 2016 ore 6:56

Bene dai... Ci aspetta un lungo cammino, e il tempo è sempre poco.
La nostra più bella foto, sarà quella che dobbiamo ancora fare...
ciao

avatarsenior
inviato il 28 Giugno 2016 ore 10:43

Caro Fortunato, raccolgo più che volentieri quella che hai definito la tua “provocazione”. Credo che il tuo contraddittorio (come quello di altri) nasca da un equivoco ispirato da mie parole, evidentemente poco chiarificatici del mio pensiero. Ribadisco quindi che lo scopo del mio thread non è quello di bacchettare coloro che utilizzano la fotografia per puro divertimento disimpegnato. C'è gente che colleziona le ampolle di Piazza S. Marco sotto la neve e, lo dico senza alcuna ironia, per me fa benissimo! Mi rivolgo piuttosto a quegli appassionati che, dopo un certo percorso coronato da crescita, soddisfazione e divertimento, sentono di essere arrivati al capolinea del loro interesse per la fotografia. Hanno la consapevolezza di trovarsi davanti ad un bivio ma non sanno che strada prendere e, spesso, non intravedono neppure tutte le possibilità che potrebbero offrirsi loro. Parimenti, non è nelle mie intenzioni indicare la strada, che hai definito “elitaria”, come la via maestra per superare l'impasse. Anzi, credo che siano da evitare le frettolose contrapposizioni tra elitario e popolare, tra fotografia concettuale e “cartoline” etc. Il rischio, come in parte è accaduto anche qui, è sempre quello di provocare una sterile levata di scudi di chi difende soprattutto quello che piace a lui.
Credo che la differenza tra fotografia percettiva ed interpretativa (uso ora queste definizioni per sola comodità di comprensione) nasca e si concretizzi nella qualità del nostro approccio.
Giusto per capirci, Fortunato, seguendo da anni i tuoi lavori e i tuoi scritti non mi sentirei affatto di definire la tua fotografia come semplice registrazione percettiva. Stesso discorso per molti lavori di Memy che ho avuto il piacere di ammirare in una proiezione qualche mese fa. Allo stesso modo, trovo assolutamente riduttivo pensare al troppo citato Adams come ad un autore ingabbiato in una tecnica fine a se stessa e priva di risultati espressivi. Non dimentichiamo che Adams è uno dei fondatori del gruppo f64 insieme ad un certo Weston! Le marine di Sugymoto, con la loro assoluta perfezione tecnica realizzata con scelta (espressiva!) consapevole (lastre chimiche e grande formato) vanno ben oltre il rappresentato e costituiscono la base e la summa della poetica dell'autore. Anche il David di Michelangelo, esempio eclatante, non esaurisce il suo valore nella sola bellezza, che pur c'è, del manufatto. Non è dunque una questione di soggetti o di generi, è sempre una questione di profondità di pensiero e coerenza di approccio.
La "svolta" di cui parlo va dunque in questa direzione.
Premesso che non considero il successo popolare e la capacità di farsi capire da un pubblico vasto sempre incompatibili con risultati di qualità (anche un tramonto!), credo sia anche necessario evitare il rifiuto di ciò che popolare non è.
Usare aggettivi come "intellettualoidi" ed "elitari" si porta dietro un'accezione negativa ed il pericolo di cadere in un certo snobismo al contrario.
Se al centro di ogni opera d'ingegno creativo c'è l'uomo non possiamo non tener presente che si è al cospetto di una quantità di "modi di sentire" impossibili da catalogare. Potremmo solo scontrarci, come la storia insegna, nell'attribuire differenze di valore alle opere dell'uomo. Ma non è questo il tema che stiamo affrontando qui.
Tornando a noi, come sempre, varrà, per Adams come per Ghirri e per chiunque altro, la capacità di condividere e tradurre in immagini il proprio personale contributo al pensiero dell'uomo. Avere doti "di peso" in questa direzione non è da tutti ma il nostro personale tentativo di ricerca è una delle strade possibili (per me l'unica) per orientare il nostro desiderio di svolta. Per chi questo desiderio lo sente, naturalmente.

Caro Franco, ti ringrazio per la risposta e le precisazioni.
Non avevo dubbi relativamente al fatto che dicevamo praticamente la stessa cosa. Mi sono permesso la "provocazione" perché so che con te é possibile provare a raggiungere l'equilibrio, anche quando le opinioni sono "apparentemente" diverse.
Tuttavia da parte mia continuo a considerare un aspetto assolutamente cruciale (oltre alla consapevolezza) nei discorsi fatti poco sopra, ovvero, il contesto. Questo é un aspetto che va considerato ed é fondamentale. In un luogo ove vige lo stereotipo, come posso ispirare la profonditá di pensiero? Questo vorrebbe dire, andare contro il principio stesso dello stereotipo, personalizzare il proprio modo di fotografare e possibilmente (ma non necessariamente) staccarsi da tutto ció che si é considerato Fotografia oggi. Secondo me é un concetto nobile, ma utopistico. Poi voglio dire, non si rischierebbe di creare uno stereotipo al contrario? Inoltre, lo dico con molta franchezza. Non credo che tutti abbiano la capacitá di esprimere e scandagliare concetti interessanti tramite la Fotografia, perché non siamo tutti geni (quanto meno non tutti nello stesso ambito). Se devo essere sincero a me sta benissimo cosí. Mi piace questa (A)varietá che rende anche meno banale i lavori di chi veramente ce l'ha dentro quel qualcosa in piú. Mi verrebbe inoltre in mente una metafora cinefila, quella di "Arancia Meccanica". Si fa piú male che bene quando si vuol cambiare un modo di essere.
Per cui tornando ancora una volta al famoso tramonto ed al contesto Juza (quello social dei 500px e fb non lo voglio manco nominare). Sono proprio questi i punti di partenza da cui provare a mostrare un modo diverso di approcciare quel famoso tramonto. Poi ci sará chi ascolterá e chi no. Ci saranno anche i venditori di fumo, "quelli che" della Fotografia e della Natura non frega nulla (improvvisati e tutt'altro che geni), ma sanno di poter sfruttare il contesto Juza commercialmente. Perché ricordiamoci che per chi con la Fotografia ci lavora, questo é un ottimo campo base per proporre la propria offerta. A me della Fotografia frega, della Natura pure, come anche di poter avere uno spazio come questo per propormi.
Infine caro Franco che dire...questi topic fanno sicuramente bene, ma alle volte é necessario un modo piú concreto per proporre soluzioni. Tornare tra la folla e poco per volta, passo dopo passo marciare dal tramonto alla rinascita di un nuovo modo di osservare il mondo che ci circonda. Non tutti ascolteranno, ma ormai credo sia lapalissiano, il genio della Fotografia non si trova nel DNA di ogni uomo presente sul pianeta Terra. ;-)

avatarjunior
inviato il 28 Giugno 2016 ore 13:28

Io sarei molto più drastico, il solo fatto che una foto vada sui social ne fa un oggetto percettivo, negandole ogni finalità interpretativa.
Ma diciamolo pure, ormai l'identità della fotografia ha preso due strade: quella artistica (o autoriale) e quella social.
O ti identifichi nella prima o nella seconda con una frattura profonda e definitiva nel mezzo.
Il fatto di stampare una fotografia conferendole l'ambito che le è proprio, la visione diretta senza intermediazione dell'audio o della parola scritta, traccia una demarcazione netta rispetto all'immagine (non più fotografia quindi) inserita in un contesto social, perché è diverso l'utilizzo ed il campo di coinvolgimento sensoriale, per così dire, potendo anche distaccarsi (o affrancarsi) da quello culturale.
L'immagine nel contesto social entra a far parte di un sistema di comunicazione articolato, in quanto affiancata dalla scrittura, quindi non va a stimolare la sensibilità dell'osservatore più di quanto faccia la didascalia, anzi azzarderei che la fotografia diventa didascalia alla parola scritta.


avatarsenior
inviato il 28 Giugno 2016 ore 13:41

Non sono convinto. Il social media é anche un canale di vendita (market/marketing) che prima non esisteva. Puó anche essere che un autore in base al canale utilizzi un certo tipo di comunicazione/immagini. ;-)

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