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Ma le vecchie lenti sono alla fine migliori di quelle contemporanee?


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avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:02

Mi trovo completamente d'accordo con Alex90, aggiungendo che se quel 90 identifica il suo anno di nascita, oltre a invidiargli bonariamente la giovinezza, gli invidio pure la maturità e l'autonomia di pensiero già evidentemente conquistate.

Detto questo, tutti i pareri sono rispettabilissimi e credo che ognuno sia libero di cercare nella propria attrezzatura tutti quei parametri tecnici che ritiene utili per raggiungere al meglio la propria espressività e soddisfare appieno i propri gusti.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:23





Leitz 200 telyt del 1960 su 6D
Per i ritratti un po di morbidezza non guasta.
Anche se leggermente fuori fuoco ,piace comunque.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:26

Anche se leggermente fuori fuoco ,piace comunque.


Da quando scatto con ottiche manuali, ovviamente la percentuale di foto fuori fuoco è aumentata. Ma, diversamente da quello che facevo prima, salvo errori clamorosi (che non capitano), se la foto di per sé é riuscita, non le butto più via.
Primo perché a dimensioni di stampa ragionevoli spesso il problema non si evince e secondo perché su un ritratto (di quelli parlo) un po' di morbidezza, appunto, non guasta.
Se solo penso a quante foto buone ho buttato perché non tolleravo mentalmente (quanti condizionamenti da forum!) che l'af avesse sbagliato la MAF di qualche mm...che testone!

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:36

E da quando usi ottiche manuali penso che inevitabilmente ragioni più la foto scegliendo meglio dove mettere a fuoco.
Per me è così. L'AF lo trovo un elemento quasi di disturbo quando compongo la foto.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:47

Solo Sub74 poteva mettere su un thread così ben riuscito, in cui più o meno tutti gli argomenti basilari del forum sono implicati, mantenendo lucidità ed educazione. :emoticon con cappello in mano:

Il link proposto mi ha interessato: è uno che affronta il solito problema nella maniera più chiara, provando a definire il meglio che si può il concetto di "progressione dello sfocato"m che si sente ripetere da tutti, su cui tutti siamo d'accordo e sul quale a me restano ancora dei dubbi.

Forse il ridurre questo concetto a "naso e testa piatti" può essere improprio - ed infatti molti qui hanno detto la loro in proposito, criticando il fatto che per usare un criterio simile si dovrebbe quanto meno controllare le condizioni di ripresa, cioè distanza, apertura, e valutare questa "progressività" in condizioni di PdC controllate. Anche la considerazione sul naso, che a tutta prima può apparire una battuta per riderci su, ha una importanza decisiva nel determinare l'estensione della PdC, la distanza tra i limiti viciniore e remoziore.

Io continuo a non capire in che misura si tratti di una impressione oppure è una valutazione che, nella sua soggettività, è fondata su un "giudizio di fatto" quindi oggettivo.

E a chiedermi se questo dubbio è suscettibile di dissipazione.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:47

Non solo, Giuliano. Mi ritrovo a pensare maggiormente anche alla PDC che mi serve, studio di più e meglio l'inquadratura...sia chiaro, sono cose che si devono fare anche se si usa attrezzatura AF. Semplicemente, l'uso di ottiche fisse e manuali mi aiuta a superare meglio i miei limiti, costringendomi a ragionamenti che, per colpa mia, farei in modo più frettoloso e superficiale affidandomi a tutti gli automatismi. E comunque, mi diverto molto di più così...

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:55

Hai espresso meglio ciò che volevo dire!

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 10:58

Grazie Pdennis per la stima, penso immeritata. Il fatto che il thread si svolga in modo civile è da ascrivere a tutti i partecipanti e sicuramente contribuisce il fatto di non cercare di mettere il discorso sul piano della rivalità assoluta (questo è meglio di quello), bensì su quello del cercare di evidenziare le differenze, in modo che poi ciascuno, seguendo la propria soggettività, possa trovare ciò che è meglio per sé.

Io continuo a non capire in che misura si tratta di una impressione oppure è una valutazione che, nella sua soggettività, è fondata su un giudizio di fatto oggettivo.
?


Non ho la risposta scientifica a questo tuo quesito. Ma seguo gli indizi: ottiche anzianotte di progettazione (50 L, 135 L, Leitz pre-asph. ecc...) o ottiche moderne ma progettate con criteri che si ispirano al passato (molti Voigtlander VM) sono apprezzate per il loro carattere da una pluralità di fotografi nonostante abbiano alcuni "difetti" più o meno evidenti in termini di nitidezza a TA e/o correzione. Sono d'accordo sul fatto che all'atto pratico la descrizione che molti, compreso me, fanno di questo carattere sia abbastanza evanescente e a tratti esoterica. E' un qualcosa che difficilmente si può misurare e che probabilmente può essere apprezzato solo in presenza di determinati tipi di sensibilità (intesa come gusto, cultura visiva, forse anche età anagrafica) e sicuramente solo in determinati ambiti (chi fa caccia fotografica giustamente non ricerca certi parametri). Tuttavia, a mio parere, quel qualcosa, per quanto indefinito e probabilmente indefinibile, c'è...

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 11:33

Indubbiamente l'aspetto filosofico della questione, da molti richiamato, diventa qui determinante.

Senza voler scomodare le banalità "non ci sono più le mezze stagioni, quanto si stava meglio quando si stava peggio..."
a me sembra evidente che è cambiato il sistema di riferimento di valori nel cui contesto avviene la produzione dei giudizi.

Faccio un esempio del tutto off topic.

Oggi chiamiamo "buona scuola" un scuola in cui la produttività degli insegnanti sarebbe garantita dal loro "essere in concorrenza".

Come si realizza questa concorrenza? Per la maggior parte, attraverso una diversa "offerta formativa".

Quando si va a guardare un po' più in profondità si scopre che in realtà la diversità dell'offerta formativa dipende per lo più se non esclusivamente dalle attività collaterali che ciascuna scuola propone: musica, attività sportive, scacchi, teatro, letture... Queste attività sono per lo più offerte da privati, sono per lo più a pagamento extra, ed il controllo che la scuola madre può esercitare su di loro è praticamente inesistente.

Alla scuola questa... partnership costa niente, solo un accordo di massima: in che senso questo possa costituire "concorrenza" è tutto da capire.

A loro volta le attività svolte dai partner privati sono, naturalmente, condizionate dal fatto di essere facoltative, per cui se ai bimbi NON piacciono, i genitori non ce li mandano più. Questo comporta che, a livello educativo, gli educatori-insegnanti dell'iniziativa privata possono esercitare il loro ruolo soltanto fino a che non entra in collisione con la necessità di conservare il cliente pagatore: quando ciò accade, naturalmente, il ruolo educativo recede immediatamente di fronte alla necessità di conservazione del lavoro. Questo fatto, da parte di chi debba esercitare un ruolo educativo, è un difetto da non sottovalutare.

In realtà, per lo meno quella che a me appare, si verifica che la scuola deve valorizzare sé stessa in quanto propone tante meritorie attività, e quindi spinge i bambini a parteciparvi per decretare il loro successo, implicitamente lasciando capire che chi aderisce è uno studente migliore, più volenteroso, e che avrà più crediti in valutazione per le attività svolte. Alla fine accade che i bimbi sono spinti in una girandola di attività frenetiche nelle quali loro cercano di fare il più possibile, spesso concludendo poco.

Il risultato: quello che io chiamo "turismo scolastico", attività estremamente dispersive o, al grado zero, baby-sitteraggio.

In un altro sistema di riferimento di valori, magari quello dell'epoca in cui si costruivano le ottiche "vecchia maniera",
un'idea simile non era proprio stata presa in considerazione perché sarebbe stata considerata semplicemente "antieducativa". Perché non insegnava la sola cosa più importante per ottenere risultati: ovvero, trovare spazi di tempo regolari ed adeguati per lo studio, essere metodici e restare concentrati.
Non sarebbe proprio stata perseguibile.

Ma io voglio fare questa domanda: sarebbe mai stato possibile chiamare "buona scuola" un modello in cui, evidentemente, l'obiettivo da tenere sotto controllo è la spesa pubblica, le parole d'ordine sono quelle di un'ideologia politico-economica, ed in definitiva la "mission" primaria dell'istituzione (per usare un parola moderna) è diventata l'obbedienza ad un criterio economico?





avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 11:41

Pdennis, posto che condivido in pieno le tue osservazioni, direi che siamo del tutto OT...;-)

Cercando di riportare in topic il discorso, partendo dal tu parallelo, quoto la tua frase
è cambiato il sistema di riferimento di valori nel cui contesto avviene la produzione dei giudizi


Penso che sia proprio così, tenendo però conto anche del fatto che sono cambiate pure le conoscenze e le possibilità tecniche e tecnologiche e che i due fenomeni si influenzano a vicenda.

Chi come noi ama certi tipi di resa e certi tipi di uso dell'attrezzatura fotografica, fondamentalmente si ritrova ad apprezzare valori che non sono più così unanimemente condivisi come un tempo; da qui i giudizi così radicalmente diversi che vengono dati sulla resa di certe ottiche (magiche per alcuni, niente di ché per altri). E in fondo, va benissimo così. Oggi che grazie alle ML possiamo più facilmente rispolverare le vecchie glorie, anche se l'industria non produce quasi più schemi ottici del genere, possiamo comunque appagare la nostra natura vintage e vivere felici e fuori moda...MrGreen

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 11:42

Leggendo questo 3d sembra proprio che i produttori di ottiche abbiano l'abitudine di peggiorare le loro lenti, a me non risulta per niente.
Personalmente, posso replicare il risultato (qualora necessario) delle vecchie lenti utilizzando quelle moderne, mentre non è assolutamente possibile il contrario.
Osservata a monitor, una fotografia non presenta differenze evidenti se ripresa con lenti diverse. La differenza vera si vede stampando le fotografie.
Personalmente, ringrazio i produttori di aver "peggiorato" o "snaturato", come sembra sia opinione comune, le loro produzioni fornendomi la possibilità di fotografare anche in condizioni che trent'anni fa mi erano quasi impossibili.
Mi riesce semplice replicare gli effetti di un tempo re-introducendo i difetti delle vecchie lenti ma, sinceramente, preferisco utilizzare le ottiche di oggi senza difetti. Tengo a precisare che possiedo sia ottiche moderne che "vintage" e non parlo per sentito dire.
Evito i vari "falsi miti da forum" quali le ottiche "Art", i vari passi falsi (scivoloni) dei produttori quali il "feticcio talpone" e altri, e le amenità moderne; seleziono tra la produzione attuale di Leica, Zeiss e Nikon (grazie per la costruzione "plasticosa" ma leggera e funzionale!) e vivo e lavoro felice continuando a STAMPARE migliaia di fotografie ogni anno. ;-)

P.S. non venderò comunque le mie ottiche "vecchie" perchè sono anche un nostalgico Sorriso

Un saluto a tutti

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 11:47

Momo Nature.

Anch'io, utente che ha deciso di preferire gli obiettivi prima seria, ho mostrato delle perplessità di fronte alle caratteristiche che vengono accreditate alla vecchia scuola (di obiettivi!).

Ma il contenuto dell'articolo proposto da Sub74 che mi sembra oggettivo e sul quale credo non si possa che concordare è questo:

The message is usually transmitted through:

1. 100% crops of each areas of the frame, emphasizing corner and edge correction for edge to edge resolution.
2. 100% crops of the blur circles of confusion (the bokeh).
3. Numerical “sharpness” values based on how many “lines of resolution” is measured.
4. Persecuting vignetting and distortion as defects of the lens.


E di conseguenza non mi riesce facile credere che, modificando così radicalmente le abitudini di fruizione e valutazione delle foto, non si modifichi anche il concetto stesso di fotografia.

Quelli che hanno la posizione come la tua che definirei sincretica, pensano di poter simulare a partire da una qualità disponibile "obiettivamente" migliore le proprietà di ottiche "obiettivamente più scadenti", mentre gli altri dicono che quel determinato tipo di equilibrio tra piani di sfocato sia in realtà fuori della portata delle "ottiche perfettine".

Il punto, alla fine, è questo.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 11:54

Pdeninis,
è proprio quel "100% crop" che andrebbe evitato, anzi, vietato per legge Sorriso

Il monitor sta letteralmente uccidendo la fotografia ed è assolutamente fuorviante per i nuovi fotografi.
Che ci piaccia o no, una fotografia va osservata STAMPATA e alla giusta distanza di visione. Tutto il resto sono caz zeggi da forum.

"Smettiamola di menarla sui forum per ore e usciamo a fotografare"
(Anonimo saggio)
MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 11:56

Dopo che hai scritto questo, non sono più sicuro che tu sia della posizione compromessista...MrGreen

D'altra parte se meno del 5% delle foto digitali vengono stampate, mi sembra inevitabile che la macchine vengano comprate per l'uso a monitor (social network e assimilabili), e quindi si impongano le nuove modalità di fruizione...

A rigor di logica le ottiche vecchio stile dovrebbero continuare ad esistere solo per le esigenze del 5% del mercato...

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 12:03

se si strattasse solamente di stampare in 21x14, non solo tutte le ottiche come gli Otus non avrebbero motivo di essere, ma neanche ottiche molto meno prestanti. La risolvenza richiesta per miniformati è molto inferiore a tutte le ottiche prodotte in questo secolo.
Per coerenza allora, tutti con vivitar e soligor di bassa lena, quelle da due spiccioli, e il 100% sia una jpeg da 1,5MB, che tanto sopra nulla serve (o servirebbe).

No, io non la penso così. e comunque a gurdare i corredi dei detrattori del 100%, con ottiche e camere che permettono stampe da cartellone, direi che i conti non tornano.

si dimentica che la visione a monitor ha una risolvenza, di solito, di 3 pixel lineari per mm quando va bene, quindi per arrivare a 11 punti lineari per millimetro delle stampe di qualità si è costretti ad ingrandire di 3 o 4 volte rispetto alla stampa finale per vedere eventuali difetti.



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