| inviato il 11 Marzo 2015 ore 20:50
In pratica Saben, se ben intendo.... meglio una certa ricchezza interiore che una di megapixel... Ah, Jeronim.... UAU! |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 20:53
Ho seguito con molto interesse la discussione (anche se ogni tanto mi sono persa un po' ). Mi ritrovo molto con l'intervento di Basserpartout dove ha citato le frasi del grande Charlie Parker. Infatti è importante conoscere e sapere(vogliamo chiamarla cultura?) poi però dobbiamo metterci del nostro per crescere e migliorare. Perciò SI è importante la cultura per migliorare in qualsiasi campo della nostra vita (anche nella fotografia ). Ciao a tutti Tiziana |
user20639 | inviato il 11 Marzo 2015 ore 20:55
Wildvideo: "" Mi sono messo a bersaglio e le frecce sono arrivate.. Subito dopo nella discussione, Francesco ha messo in gioco "ironia" e "pietà", che sono entrambe attinenti allo sfottò. Colui che "sa", ma non spiega, merita un po' di sana ironia, ma quando diventa un'intera pagina di pigliata p'u culu verso qualcuno che cerca di esprimere un'idea, ma non ci riesce, viene da chiedersi, dove sta la pietà? La cultura ci ha trasmesso il concetto di pietà, ma veramente l'abbiamo fatto nostro? "" Figurati se me la prendo per quello che tu dici, no di certo. Se me la prendo, non mi scandalizzo per le persone che addirittura non conosco, ma solo sulle idee espresse, sui valori. Le idee e i valori, la nostra filosofia, è questo che mi fa tremendamente scandalizzare. Le intuizioni dell'arte, quindi, delle persone sensibili che si mettono ad analizzare le circostanze dell'uomo, inducono a pensare che se non si cambia rotta e non si comincia a ragionare veramente, l'umanità avrà dei seri problemi in futuro. Questo non lo dicono solo i grandi artisti di tutte le discipline, ma anche i filosofi, gli scienziati, gli economisti, gli scrittori, i cosmologi, le religioni, eccetera. Sono tutti profeti di sventura? C'è veramente un diavolo che sta tramando contro l'umanità, oppure sono le culture sbagliate dell'uomo? Cominciamo a cercare qualche risposta nella realtà di tutti i giorni... Questo è un progetto... Chiedetevi cosa significa la "profezia" dell'Urlo di Munch. Io non dico che le culture non servono a nulla, dico solo che quella nostra e tante altre sono sbagliate e ci stanno procurando dei seri problemi che aumenteranno nel prossimo futuro. Le prime intuizioni alle risposte, possono nascere quasi sicuramente dal mondo dell'arte (come è sempre stato), cioè da chi si mette seriamente ad analizzare l'uomo. |
user46920 | inviato il 12 Marzo 2015 ore 1:00
... in sostanza si chiede se la cultura serve per ... e se è presente nelle nostre fotografie, dove ognuno ci mette la sua (... ma la sua di cosa? ) Jeronim esemplifica in concreto, domandando: “ Se non avessi avuto negli occhi tutte quelle bellezze artistiche, non avessi anche solo annusato quella cultura, avrei "visto" quest'immagine? „ ... però in questo modo ci mettiamo dentro la cultura di qualcun'altro o comunque usiamo la rappresentazione dei traguardi di un percorso culturale di qualche altro personaggio - fuori dal nostro percorso, dalla nostra esperienza personale. ... più terra, terra: a questo punto, se ho bisogno di gurdare l'immagine di una donna nuda per stimolare il mio deiderio, per me vuol dire che non sto parlando di "desiderio vero" ... e quindi credo nemmeno di cultura vera, ma di "nozione copiosa" ... o mi sbaglio ?? Aggiungo che il concetto di cultura è necessario che sia unanime , per poter rispondere alla domanda o alle varie domende; non si può prescindere dal significato di un termine, senza creare confusione I termini usati devono avere lo stesso significato per tutti gli interlocutori, altrimenti è una Babele PS: il riferimento alla tua immagine, Jeronim, non ha alcun valore diretto, l'ho solo preso come esempio concreto del discorso. La fotografia artistica che hai portato è molto utile per fare da esempio, perché lo stile è proprio quello della fotografia artistica, che possiede già un filone marcato e battuto nel passato. |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 6:50
Caro Occhiodelcigno, no: nel contesto specifico di questa discussione (la cui domanda di fondo è una sola), se ne hai compreso il senso, non serve assolutamente a nulla la condivisione unanime del concetto di cultura Sarebbe come dire che se non definiamo correttamente cos'è l'induismo, in modo unanome, non possiamo rilevare che i templi indu sono parecchio frequentati, sono molti, sono in Asia... Ancora una volta, rischiamo che il fascino della speculazione concettuale prevalga sull'osservazione viva delle cose Dai, provaci: quale che sia il tuo concetto di cultura (se ci pensi, esso stesso è cultura, e non vedo perchè dovremmo preoccuparci di imbrigliarlo nelle gabbie dell'omologazione, togliendogli le sue potenzialità dinamiche), quando scatti c'azzecca o è irrilevante? Non è complicato Aggiungo: direi che la mia idea di "cultura" è oggi diversa da ieri. E sono convinto (anzi, ci spero proprio) che sarà differente domani, magari con quelle due sfumature che ora, nella mia limitatezza, non sono ancora in grado di cogliere. E siccome voglio pensare che possa essere così per tutti gli spiriti vivi del forum.... beh, sarà per questo che, benissimo la Treccani, ma mi faccio poche ansie |
user46920 | inviato il 12 Marzo 2015 ore 8:51
OT: Sinceramente dico questo (magari è un problema mio), perché faccio molta fatica a capire e a seguire quello che dovrebbe essere il filo logico di questo percorso, che porti a qualcosa di tangibile, di visibile, di comprensibile. Ho l'impressione invece che ognuno "dica la sua", e che dentro al significato ci sia sempre e solo quello che "vuole" dire (ma lo sa solo lui), un po' come succede per le opere dell'artista: ritrae sempre se stesso. Così (io compreso), ognuno depone ad ogni post, sempre e solo lo stesso Mantra ... il suo. Scusa Francesco se cerco di essere chiaro, ma se io ti dicessi che li ugimai cotinasli proconto besa, tu cosa potresti rispondere in modo onesto, sincero e non sarcastico ??? (la domanda è naturalmente retorica, ma cerco di spiegarmi) Quindi, se le domande sono "vaghe", le risposte saranno peggio !!! (non mi frega niente di criticare questo o quello, è solo un esempio per passarti il mio senso, di questo principio: la comunicazione si fa in due, almeno). Allora la domanda che mi riponi è: “ quale che sia il tuo concetto di cultura ..., quando scatti c'azzecca o è irrilevante? „ (...) Francesco ... io non lo capisco il senso di questa domanda ... e lo dico con estrema umiltà e sincerità e tutto quello che vuoi !!! ... ma quella frase al mio cervello segnala che non ha un senso compiuto che io possa capire Ora cosa devo fare ? So che se parlo di pixel, almeno ho un dato su cui litigare e qualcuno a cui interessa capire la differenza; se parlo di profondità di campo, sto parlando di qualcosa che è utile per fotografare e che non sarà così tangibile, ma si può calcolare ... insomma, ci arrivo in fondo al discorso ... mi capisci ? ... non mi perdo in un pensiero che non arriva da nessuna parte (se voglio perdermi, apro una bottiglia di Grappa e la finisco ... ma siccome non ho interesse a perdermi, faccio fatica a seguire questo metodo educativo). La filosofia è nata per l'amore della conoscenza , se viene usata, deve portarmi qualche conoscenza, altrimenti è usata per perdere tempo. Questo posto (il forum) dovrebbe essere utile. Se non è utile, non ci vedo un altro senso (a parte un po' di svago). Posso perdere tempo in altri modi, ho tanta esperienza, posso fare tante altre cose più utili. Leoconte, ad esempio, parla in generale e in grande (le culture del mondo), ma se ognuno ha la sua cultura (quindi diversa da quell'altro), bisogna che facciamo a capirci, non il contrario ... perché già è difficile capire cosa sia la profondità di campo, se ne parlo usando termini diversi dai tuoi, va a finire che non ci arriviamo in fondo, neanche a volerlo con tutto il cuore Spero di essere stato chiaro e non sarcastico (alla tua domanda risponderò quando l'avrai riformulata in maniera che sia comprensibile anche per me ) |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 9:30
Caro Occhiodelcigno, la domanda qui è: quando avviciniamo l'occhio al mirino, la nostra cultura (intesa nel senso sopra descritto da Francesco) serve o no? Riferendoti al mio semplice esempio tu sostieni, in pratica, che in quello scatto ho "messo la cultura di qualcun'altro, fuori dalla mia esperienza". Io, viceversa, credo (modestamente) di aver assimilato, compreso, un percorso estetico ed espressivo e di averlo riversato, come materia viva, nella mia esperienza personale. Faccio un esempio di ben altra caratura: sul lato sinistro, in basso (vado a memoria) di Guernica di Picasso è rappresentata una madre con un bambino morente tra le braccia. Il pensiero, tutta la critica è concorde, va immediatamente alla pietà di Michelangelo. Possiamo sostenere che Picasso ha "usato" il percorso culturale di Michelangelo? Non è più corretto dire che egli ha assimilato nella sua sensibilità, nel suo sentire autentico, le grandi lezioni del passato al punto di riversarle, anche inconsapevolmente, come materia nuova e viva nelle sue opere? Guardando le fotografie scattate da Dora Maar durante tutte le fasi di preparazione al disegno finale di Guernica, si nota che quella donna col bimbo in grembo è, curiosamente, uno dei pochissimi soggetti del quadro che Picasso ha disegnato da subito, quasi di getto, senza poi cambiarne nemmeno un particolare. Sarà stato un caso? |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 9:37
“ Aggiungo: direi che la mia idea di "cultura" è oggi diversa da ieri. „ Giusta osservazione; non solo la nostra cultura si evolve ed aumenta con l'esperienza, ma le due cose insieme finiscono per portare dei cambiamenti persino nel modo stesso di concepire i parametri con cui identifichiamo la cultura stessa (superando tabù, preconcetti, sclerosi ideologiche; o talora creandone persino di nuovi). Credo sia proprio per questo che nel precedente intervento ho scritto che "solo negli ultimi anni" mi sto rendendo conto che la cultura che mi sono fatto entra ed influisce sul mio modo di fotografare; non perché in precedenza non accadesse la medesima cosa, ma perché non è semplicemente il maggior "volume" di cultura, ma i diversi "parametri di giudizio" che ci ricreiamo continuamente nel corso della vita, che modificano maggiormente il nostro modo di vedere e perciò di fotografare. Non c'è solo un "affinamento" continuo di un percorso lineare, talora ci sono dei "salti", delle cose che improvvisamente scopriamo di percepire e fotografare con una diversa considerazione e consapevolezza; quindi il percorso culturale non è sempre lineare. Credo che solo quando, confrontando la nostra produzione fotografica vecchia e nuova, ci accorgiamo di questi "salti" ci rendiamo conto che la nostra cultura permea il nostro modo di fotografare; fino a quel momento la cosa succede ugualmente, ma inconsapevolmente. Magari sono stato un po' contorto, ma mi accorgo che da quando ho smesso di insegnare non sono più "allenato" a sintetizzare i concetti in poche e comprensibili frasi; dovremmo aprire un'altra discussione: "l'allenamento serve?"  |
user20639 | inviato il 12 Marzo 2015 ore 9:38
Avvertenze: non si tratta di sarcasmo o di competizione. Se il cliente va dall'oste e chiede di bere per dimenticare, l'oste, chiederà il denaro prima che il cliente si dimentichi di pagare. Quando parliamo di culture, anche se si svolge in un dibattito di fotografia si va in un mondo universale, quello del firmamento dell'uomo. Non possiamo parlare di culture: senza prescindere alla consapevolezza di essere informati su quello che succede nel mondo, in senso lato, dell'uomo. L'artista di oggi, non ha come scopo l'uso di una tecnica, non gli interessa il mezzo, per esprimere quello che deve: userà un pennello, un scalpello o un tappeto. Il Giotto di oggi per fare un cerchio, userebbe qualsiasi mezzo a disposizione, l'importante non è il mezzo, ma è il fine: l'espressione. Per questo, oggi, l'arte parla attraverso delle istallazioni, che sono opere multi culturali e multi disciplinari. All'artista di oggi: interessa eseguire un'opera che parli e che illustri un significato, possibilmente facile da capire, anche se è difficile. Pensate a una piccola frase poetica, delle volte raccoglie un mondo di significati e di emozioni, l'arte adesso è molto complicata, a causa delle tante e complicate culture e delle relazioni che hanno. Quando una domanda viene posta, è logico che scombussola e la sua risposta, apre ad altre cento domande. Bisogna avere la pazienza di essere cercatori e assetati. Non possiamo rispondere alle domande senza sapere, prima bisogna pagare l'oste. |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 9:43
Gli automatismi sono inconsci, spesso, lavorano a nostra insaputa, arrivano da studio, esperienza, scambio, pratica, ragionamento, condivisione, tutte cose reali, che ci entrano dentro e ci fanno muovere, pensare, camminare, guidare l'auto, comportarci, ....scattare in un certo modo. Anche i robot hanno automatismi, ma indotti da altri, modificabili da altri. Perlomeno per adesso; poi un giorno, magari faranno tesoro delle esperienze, trasformandole conoscenza, in cultura, e modificheranno se stessi, e il cerchio si chiudera'. |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 11:41
Secondo me (meglio precisare che è il "tipo" di fotografo che "vorrei essere" ma che non sono affatto), se si vuol dare un "senso compiuto" e universalmente accettabile alla produzione fotografica, quand'anche riservata al nostro personale album, bisogna conoscere ciò che fotografiamo e conoscere ciò che "vogliamo" fotografare (fosse anche un semplice e privatissimo stato d'animo); in qualsiasi caso per "conoscere" bisogna sapere e al contempo mantenere l'umiltà dell'ignorante consapevole (alla Socrate per capirci). Anche il sapere è cultura. Dunque, in questo caso la cultura no "serve" ma è indispensabile a mio avviso. Continuo a pensare che la lezione di Scianna per quanto apparentemente semplice ma niente affatto banale, rappresenti un solido caposaldo attorno al quale far girare qualsiasi ragionamento su "quanto serva" la cultura ed i saperi per fare non "bella" ma "buona" fotografia (cit. Gianni Berengo Gardin). Se invece questi aspetti della fotografia debbono essere considerati di secondo piano (o al massimo "di pari passo"...tanto per dare una botta al cerchio e una alla botte) ovvero, "dopo" la conoscenza a menadito della tecnica, dei pixel, di quanto il sensore "mi apre le ombre", della "compo" e naturalmente della "pippì", allora la cultura ed i saperi possono pure essere vissuti come "intralci" o "gabbie schematiche"che rischiano limitare la nostra potenziale "espressività artistica" ( fotografica). Dunque, una materia che quanto meno va maneggiata con particolare attenzione e parsimonia. Ovviamente, essendo il sottoscritto una delle tante "volpi che non arrivano all'uva" ( la "tecnica" e la "pippì ad esempio ), propendo nettamente per la I° ipotesi. |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 11:51
Ottime osservazioni Saben, a cui però aggiungo il pensiero che, quello che noi siamo, e che non può prescindere dalle cose da cui ci siamo lasciati "inquinare" nel corso della vita, inevitabilmente diventa influenza decisiva anche e proprio nel rapporto con pixel e sensori. E decide in buona misura come a ciò ci relazioniamo |
| inviato il 12 Marzo 2015 ore 13:13
In parte condivido Francesco. In parte perché i saperi e in definitiva la cultura non ci "ingabbiano" affatto ma ci "aprono" le menti secondo me. Dunque, più è elevata l' "apertura" e la predisposizione all'apertura e più si beneficia della cultura anche nel nostro (mio in particolare) piccolo "essere fotografi". Non nego che la stratificazione degli "inquinamenti" possa determinare anche il rapporto quasi "morboso" ( per non dire esclusivo) con i pixel e i sensori che "mi aprono 27 stop di ombre" e quindi tutto sommato "accettabile" ( a me sta bene così direbbero in molti) ? Per le stesse ragioni però se ci lasciassimo andare ( e qui, sono convinto che sia una questione di scelte e di "voleri") potrebbe accadere che degli effetti della cultura, pur non apprezzandoli coscientemente, possiamo esserne invece positivamente permeanti . Anche in tale circostanza ( non essere consapevoli), la cultura svolge egregiamente la sua funzione "spostando in avanti" i nostri interessi e la nostra curiosità verso temi un tantino meno prosaici, per l'appunto. Per me è un positivo " cane che si morde la coda" |
user46920 | inviato il 12 Marzo 2015 ore 13:41
F:“ Ah, per inciso, ho naturalmente il massimo del rispetto del tuo punto di vista ;-) „ Ma certo Francesco, ci mancherebbe anch'io. L'utilizzo degli stessi codici è obbligatorio perché una comunicazione abbia senso. Non è il sesso degli angeli, è capire se stiamo usando lo stesso significato per il termine chiave dell'argomento della nostra "comunicazione" (questo vale sempre e in generale) un saluto J:“ Riferendoti al mio semplice esempio tu sostieni, in pratica, che in quello scatto ho "messo la cultura di qualcun'altro, fuori dalla mia esperienza". „ No. Ho detto che se per cultura si intende andare dentro un museo e uscendo si mette nella foto l'idea vista in uno dei quadri, si sta facendo una composizione fuori dalla propria esperienza, usando la cultura di un altro (però se intendiamo la cultura come dico io). Mentre come dici tu, deduco che intendi la cultura in un modo diverso, che è diverso da come la intende Francesco e diverso da come la intende Leoconte e chiunque altro, ecc. Forse, la Treccani in questo potrebbe aiutarci ad evitare una Babele e ad arrivare in fondo ai discorsi, tutti insieme PS: Franco, anche secondo me il Gruppo Cultura si è ampliato "bene" e sembra crescere, complimenti bella idea. (e complimenti a tutti i threaders) |
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