| inviato il 25 Aprile 2025 ore 11:49
La prima (con i militari), terribile, le altre molto gradevoli, temo però che questo lavoro sul colore alla lunga stanchi. Modesto parere personale, ovviamente. |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 13:07
Trovo che la fotografia ha da esse fotografia. Cercare l'imitazione dell'acquarello mi suona un podi pittorialismo. Ma forse sono io che tendo al duro e puro, il color grading, l'orange&teal, le postproduzioni sul colore a tutti i costi a me mettono in sospetto, sono contrarie alla mia religione. Anche il Patrick Joust o il Dave Jordano sopra, ma lo stesso Todd Hido. mi sembrano declinazioni manieriste di caposcuola e maestri classici quali Robert Adams o Gilbert Fastenaekens, ma no perché questi lavorassero in B/N mentre quelli sopra a colori, è la ricerca del colore che stupisca a tutti costi che non mi convince. P.S. e si finisce con risultati che rasentano il ridicolo come dice Pelloni riguardo la foto con i militari |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 13:24
Abbiamo visioni diverse. Per me Hido é un grandissimo e trovo sempre interessante la ricerca del colore A me personalmente infastidisce molto di più il continuo riproporre fotografia di ambientazioni comuni con colori tenui sempre sempre uguali Come non sopporto più le foto di cantieri con l'autore che parla di tempo sospeso, luogo che non esiste più ecc.. Sono in un periodo dove poche cose mi incuriosiscono davvero perché spesso trovo già visto già fatto molte cose. Allora trovo più interessante la ricerca più o meno riuscita della propria voce anche a livello di ricerca estetica dello scatto, non sempre funziona ma almeno é una prova |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:11
Sono desideroso del confronto su queste cose, vi spiego il mio approccio e poi ditemi se è un approccio giusto, sbagliato stupido o altro Di fronte ad una foto a colori in cui appare evidente un certo intervento in postproduzione, la domanda che io mi faccio è: perché? Intendo dire, l'intervento in postproduzione sui colori è lecito, come qualsiasi altro intervento postproduttivo, ma deve essere motivato e le motivazioni devono essere congruenti con il progetto, congruenti con la poetica dell'autore, in prima battuta, e dopodiché resta lecito il giudizio sulla poetica in sé, perché a mio avviso, non tutte le poetiche hanno uguale valore. Allora io dico: guardiamoci Robert Adams, Summer Nights, oppure Gilbert Fastenaekens, Nocturnes; poi guardiamoci Todd Hido o qualcuno di quelli summenzionati. È palese che siano pesantemente intervenuti sui colori: domandiamoci con quale finalità sono intervenuti sui colori? Io la risposta me la sono data ed ho tratto le mie conclusioni. |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:23
Trovo stucchevoli i colori pastello e le foto troppo chiare. Per me non è che inventando colori si fa una bella foto, visto che mibsembrano del tutte prive di un elemento che ne attiri l'attenzione. Per esempio nella foto dei panni manca un elemento umano, chi li ha stesi, che lavoro fa, dove siamo? Sara una foto banale e che risale ad un aktro periodo storico ma preferisco. www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3g010-0016557/ |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:26
A parte che per me non deve esserci un perché se una cosa funziona funziona. Lo stesso discorso vale per il bianco e nero perché? Quale é motivo che ti porta a sceglierlo? Perché contrasti più o meno ? Il perché secondo me funziona così é una risposta più che valida Non serve alcuna spiegazione per come la vedo io . L'estetica comunque cambia nel tempo per me non ha senso continuare a rifarsi al passato si sale sulle spalle di chi é stato prima e si prova a guardare nella propria direzione perche Andy Warhol ha colorato così le merylin? Perché rothko ha scelto un dato accostamento di colore o Pollock perché ha usato proprio quei colori per gli schizzi? |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:33
Non è questione di rifarsi al passato, per quanto lontano o vicino esso sia, e non è neanche una questione di B/N o colori (questo lo ho esplicitato sopra). |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:35
Come no lo hai esplicitato perché non rifare come adams? Perché sono passati anni il mondo é cambiato, l'estetica é cambiata Chiedersi perché non rifacciamo le foto uguali a 60 anni fa significa non valutare come cambia il mondo intorno e la fotografia per essere viva deve esserci immersa Per me la risposta al quesito perché hai fatto la foto con questi colori e post produzione l'aveva data giusta dragan quando feci un ws con lui a Milano Perché mi piace così ma se non sei convinto rifalla a tuo modo |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:38
Certo che l'estetica cambia con i tempi. Ma questo non significa che tutto abbia lo stesso valore e vada bene tutto. Funziona / non funziona che cosa vuol dire? Funziona o non funziona secondo chi? (è chiaro. Se lo dici tu funziona secondo te, ma questo non è molto diverso dal dire "è bello perché mi piace". "Funziona" perché? "Funziona" in che modo? |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:44
"Come no lo hai esplicitato perché non rifare come adams"? Non è ciò che io ho scritto e nemmeno significa quello che intendevo dire. |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 14:47
Non c'é una risposta infatti il concetto di bello e arte é mutato nel tempo Peró che ogni scelta fotografica debba essere sensata e utile é un concetto nato nell'800 ma anche superato da quello che é stato fatto nel 900 Non ti posso dare una risposta che valga in assoluto perché per una società i bronzi di riace sono capolavori ma magari un'epoca successiva li avrebbe fusi In oriente il concetto di qualcosa che deve durare nel tempo non é previsto e non perché non fossero capaci ma perché per loro un Colosseo non aveva significato anzi |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 15:00
“ Di fronte ad una foto a colori in cui appare evidente un certo intervento in postproduzione, la domanda che io mi faccio è: perché? „ io non mi pongo neppure questa domanda perchè non faccio distinzione da colore e colore, colore e BN oppure post produzione si e no. L' importante che ci sia coerenza stilistica tra gli scatti della sequenza, poi un autore può scegliere strade diverse nei suoi progetti, ma deve riuscire a non rimanerci intrappolato dentro. Todd Hido ha dimostrato che è riuscito ad entrare ed uscire con disinvoltura in queste modalità manieriste a cui accennavi, non usa solo il colore, il vetro appannato o ghiacciato dell' auto o il notturno come formula vincente, ha saputo gestire foto d' interni e ritratti ambientati mantenendo un estetica affine, non si è fossilizzato. Ecco, la post produzione del colore può portare a questo, fossilizzarsi, Teresa Freitas potrebbe essere un buon esempio, potrebbe ingabbiarsi in una modalità di difficile uscita ed i suoi lavori possono faticare ad essere assorbiti dal fruitore per il contenuto a causa della patina pastello. Ma a parte questo, in uno scatto osservo principalmente cosa entra o entra parzialmente nel fotogramma e cosa resta fuori del contesto che ci viene mostrato.....poi osservo se gli scatti successivi mi creano la stessa tensione o aspettativa cercando le connessioni ed interrogandomi se in quella scena avrei saputo o potuto fare la stessa inquadratura. Ad esempio la prima foto postata di Patrick Joust con il lampione leggermente decentrato che sfiora il bordo della vettura mi interroga quanto sia voluto o casuale il non voler coprire parzialmente la fanaleria mantenendo la carrozzeria per intero nelle diagonali tracciate dalla strada e marciapiede, nonché dalla ringhiera di rete metallica. Le luci calde degli addobbi natalizi contrastano bene con la luce fredda dell' illuminazione pubblica leggermente appannata, ma sono convito che qualsiasi gestione cromatica avrebbe funzionato con questa immagine, anche in versione BN, l' importante che ci sia omogeneità con gli scatti successivi....cosa che questo autore a mio avviso, ha un buon margine di miglioramento possibile. Ecco, io mi concentro più su questi dettagli compositivi piuttosto che sul colore che può piacermi oppure no.... |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 15:09
"un autore può scegliere strade diverse nei suoi progetti, ma deve riuscire a non rimanerci intrappolato dentro" D'accordo |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 16:40
Comunque é un discorso interessantissimo, é uno dei pochi topic dove ci si può scambiare idee e visioni. Ho letto una discussione simile da poco, da una parte Sara Munari criticava la scelta di molte gallerie di puntare su foto esteticamente molto belle ma spesso povere di contenuto affermando che la fotografia deve essere utile in qualche modo alla collettività attraverso i suoi messaggi Dall'altra un altro fotografo faceva esempi legati all'arte mussulmana dove si usano le forme geometriche partendo dal quadrato che é una figura significativa dal punto di vista religioso per creare bellissime opere geometriche che appunto sono arte |
| inviato il 25 Aprile 2025 ore 18:41
"Sara Munari criticava la scelta di molte gallerie di puntare su foto esteticamente molto belle ma spesso povere di contenuto affermando che la fotografia deve essere utile in qualche modo alla collettività attraverso i suoi messaggi" (Tablet no quote... (Anche se detta così suona come citazione filosofico-latino/romana.. )) Mi riallaccio a quanto quotato per introdurre personali considerazioni a supporto di quanto letto negli ultimi post. Questa frase mi ha in automatico catapultato in svariati thread del presente forum, dove la questione è stata abbondantemente detta e ripetuta oltremodo, ed alle mie orecchie suona ormai da tempo come uno dei luoghi comuni più abusati ed iper-citati nel mondo amatorial-fotografico, e non solo da quello, sia chiaro, come infatti questo Munari pensiero. Ma nei fatti ci si vuole rendere finalmente conto che la gran parte delle fotografie che i vari settori fotografici esprimono, dei fantomatici e famigerati, reconditi messaggi, in realtà non ne hanno e non ne portano in sé? Generalmente solo il Reportage e il Fotogiornalismo (non è detto che debbano coincidere o essere sinonimi), la Pubblicità e il Concettuale solitamente ne hanno o ne potrebbero avere. Ma generalmente foto degli altri campi o settori non ne hanno e non ne hanno mai avuti, di questi violentati e abusati messaggi ! Ed è giusto che sia anche così, aggiungo io. Un ritratto di Penn, un nudo di Newton, una stradale di Klein o Bresson, una natura morta di Weston, un paesaggio di Fontana, una di moda di Avedon, una "cittadina" di Basilico, una a scelta di Giacomelli o Man Ray, una sportiva di Lartigue o chi preferite, una naturalistica di Lanting, o una che sia cinematografica o canina di Erwitt, una nei viaggi di Webb, oppure una "legal-sospensione" di Araki... Ecco ho citato grandi o massimi esponenti della storia della fotografia e che incarnano interi settori della stessa, per chiarire che dei i fantomatici messaggi nelle fotografie non c'è ne sono (magari in un'opera globale allora in parte il discorso si potrebbe in parte forse rivedere), soprattutto per come li si intende e se ne abusi della presunta loro importanza. A mio avviso la Munari avrebbe dovuto o potuto esprimere il suo concetto formulandolo diversamente, tipo rivendicare che le gallerie dovrebbero aprirsi maggiormente ad esporre foto del Concettuale. E detta così non avrei avuto nulla da obiettare sul suo pensiero, a differenza invece di come lo ha esposto. Poi vediamo quanti visitatori di mostre pagherebbero biglietti per vedere i suoi auspicati "concettuali", o che numeri farebbero gli organizzatori di tali rassegne, ma questo è un altro discorso. Per quanto riguarda invece le ultime proposte linkate di autori che giocano o puntano molto sugli artifizi del colore, a mio avviso cercano di trovare in questo una loro connotazione o ricerca o filo conduttore stilistico... Per mascherare la non eccelsa (eufemismo) altra connotazione intrinseca nelle stesse e del livello che esprimono. È ormai mia personale granitica convinzione che la stra-grande maggioranza tra gli autori sia di ieri ma soprattutto fra i contemporanei, che di quelli che riescono ad esprimere una loro propria, personale, fresca, convincente, efficace e di spessore in qualità fotografica, e di cone riescano a trasmetterla nei loro lavori... Siano ascrivibili ad un numero molto, estremamente limitato, purtroppo La moltitudine non riserva ormai che epigoni, imitatori, riciclatori dei più grandi o di scopiazzature varie, che vanno puntualmente a rimpinguare quanto ormai di abbondantemente già visto e digerito ormai fino alla nausea. |
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