| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 8:04
è una foto studiata nel dettaglio, atmosfera inglese, posa e abbigliamento e simboli ferrari. L'avevo vista on line alla notizia della presentazione, ma..... anche a me non colpisce, mi spiego meglio, come servizio ci sta tutto, ma come scelta per la presentazione del pilota manca di forza, avrei voluto qualcosa che comunicasse più entusiasmo in qualche modo. E' indubbio che si sia andati su scelte più ricercate e meno "caciarone" ma forse come primo scatto avrei fatto una scelta diversa comunque è nello stile del fotografo al di la del colore o bn, l'atmosfera e la posa si inseriscono bene nella sua produzione |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 11:25
Anche a me non entusiasmano. Nella seconda foto anche sul sito Ferrari le gambe si confondono nell'asfalto i piedi sono stati tagliati. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 11:58
Anche per me è un no. A partire dall'espressioni del soggetto che trovo deboli. Pare che sia abbastanza annoiato. Ma anche nel resto ritrovo poco di quanto solitamente esprime nelle proprie foto. In merito al contenuto potrebbe rappresentate il proprietario di casa, della macchina, un ospite, un modello di abiti, qualsiasi cosa ma non un pilota. Direi abbastanza sotto standard, quasi banale; a mio parere senza anima e finirà nel mio dimenticatoio in poco tempo. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 12:12
Questa è la selezione dei lavori che Andre D. Wagner ha messo nel suo sito: www.andredwagner.com/work Sono in BN di genere street e reportage. Mi piacciono particolarmente le foto a New York, che mi ricordano Lee Friedlander, Garry Winogrand e Joel Meyerowitz; ma anche il lavoro “Manhattan Out” del 1980 di Raymond Depardon. Mi ha incuriosito la sezione "From my Window"; ma facendo click su di essa si legge questo: www.andredwagner.com/work/from-my-window Aspettiamo quidi per vedere cosa ci metterà dentro. Già nel titolo è un evidente omaggio all'ultimo lavoro di André Kertész. www.google.it/search?sca_esv=7df9dc5f5d70ab9c&sxsrf=ADLYWIKTcI1nv1GpIh www.nytimes.com/2019/03/28/lens/andre-kerteszs-photos-from-his-window. Nella sua pagina di Instagram www.instagram.com/photodre/ vi sono altre foto, tra cui alcune in cui emerge la sua passione per i motori e in particolare per le vecchie "muscle car" americane. Ma c'è anche una sua fotografia, per una copertina di Road Trak, su un raduno in California di Poorsche 911; e sono convinto che la Ferrari F40 non gli faccia schifo. Delle due fotografie che Last ha mostrato nella pagina precedente preferisco la prima, che oltrettutto è la sola che Wagner ha messo nella sua pagina di Instagram. È quella che dà più evidenza ad Hamilton, preso con un piano americano. Dell'F40 si vede una piccola porzione, ma qualunque appassionato la riconosce. E pure chi non è appassionato nota il piccolo logo giallo e deduce con non è una Trabant. Anche della casa-uffico di Enzo Ferrari presso il circuito di Fiorano si vede una porzione minore che non nella seconda; ma non è un edificio di grande interesse architettonico. La sua importanza è data da fatto che Ferrari ci lavorava e pranzava (non so se ci dormiva) quando presenziava ai collaudi. Sembra un edificio storico ma in realtà è stata costruita negli anni '70 nello stile delle case rurali emiliane. Penso che Ferrari l'abbia voluta così perché evocava le sue origini. Del resto al Commendatore dell'architettura non importava più di tanto. La palazzina degli uffici a Maranello, dove ha lavorato per decenni www.alamy.it/foto-immagine-la-fabbrica-della-ferrari-a-maranello-itali sembra disegnata da un geometra (con tutto il rispetto per i geometri), mentre avrebbe potuto rivolgersi a Gio Ponti o a Ignazio Gardella o a un'altro grande architetto. Le star dell'architettura si muovono preferibilmente per committenze prestigiose e quindi si sarebbero azzuffati alla prospettiva di lavorare per Ferrari. Ben altra importanza la dava al design delle sue auto stradali per cui esigeva il meglio del meglio. Soprattutto Pininfarina ma talvolta anche Touring, Scaglietti, Vignale, Zagato, Bertone; che hanno disegnato vetture che definire "iconiche" è un eufemismo. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 12:34
Margaret Bourke-White 1904 - 1971 Vivian Maier 1926 - 2009 Un quarto di secolo di differenza ma 45 anni sono il tempo storico e sociale condiviso come periodo. Entrambi di New York una del Bronx l'altra figlia di uno statunitense di famiglia austriaca, la madre di origine francese. Due vite diverse, sia come origini che come esperienza sociale e fotografica. Una prestigiosa fotografa che ha iniziato la sua carriera di notorietà col Times, l'altra che da New York torna in Francia con la madre, torna a NY e poi si trasferisce a 30 anni a Chicago e la sua attività era la bambinaia. Una ha studiato Fotografia, l'altra fotografava per passione/ossessione. Dunque due facce della medaglia fotografica e sociale. Nell'osservare le fotografie di entrambe, mi chiedo, basta una visione tecnica stilistica fra le due, oppure si deve partire dalla loro vita e inserimento sociale per capire le differenze sia tecniche che di stile? Ma anche andando oltre, il loro lato IntroVerso è solo una differenza fra le due, oppure un accrescimento di diversità in un mondo che diventa sempre più complesso. Quindi trovare un equilibrio, alla fine questo equilibrio, è destinato a trasformarsi da statico a dinamico? Sarei interessato a scoprire come ogni uno qui osserva le due fotografe e oltre alla questione tecnico stilistica si può leggere altro nelle loro foto? Quanto questo altro ci interessa e quale è il suo peso nel dare un giudizio ad una fotografia? Margaret Bourke-White
 Vivian Maier
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| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 13:54
A me interessa perchè il contesto influenza e da uno specifica direzione alla lettura degli scatti. Con Vivian Maier ho un blocco legato al fatto che le foto sono state scelte e stampate non da lei e nel suo periodo ma successivamente per piacere al gusto attuale e questo influenza il mio giudizio. Ho visto 2 mostre, le ho trovate belle, ma ho sempre questo MA in testa. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 14:55
“ A me interessa perchè il contesto influenza e da uno specifica direzione alla lettura degli scatti. Con Vivian Maier ho un blocco legato al fatto che le foto sono state scelte e stampate non da lei e nel suo periodo ma successivamente per piacere al gusto attuale e questo influenza il mio giudizio. Ho visto 2 mostre, le ho trovate belle, ma ho sempre questo MA in testa. „ @MatteoGroppi Il fatto che le stampe fossero state scelte successivamente non è la certezza che siano state scelte per il gusto attuale. Anche perchè sono state scoperte se non erro due anni prima della sua morte quindi chi poi le ha stampate e diffuse credo che abbia avuto un qualche contatto anche per poterle divulgare ed averne i diritti che altrimenti sono dei parenti più prossimi a Vivian. Ma comunque il tuo dubbio è lecito. Però anche per Margaret Bourke-White le sue foto scelte nei vari libri potrebbero creare gli stessi dubbi. Quello che è la differenza è che Margaret Bourke-White pubblicava per Times quindi testimoniava la sua fotografia. Ora perchè serve la certezza di un documento nel caso di Vivian, certamente sono le sue foto, il fatto della scelta delle foto allora non ti porta a pensare che Margaret Bourke-White sia stata influenzata dallo scopo di pubblicare qualcosa che allora era il gusto attuale dell'epoca? Dopotutto Margaret Bourke-White le sue foto se le faceva pagare. Quindi per finire una foto è legata si a chi la scatta, ma il mercato poi della diffusione della foto è però altra cosa. E allora la domanda spontanea. Anche il mercato e la diffusione delle fotografie incidono sul nostro giudizio su una foto? E se si quanto incide sul giudizio finale? La questione diventa interessante se il nostro giudizio si fonda anche sulla diffusione e il mercato della fotografia d'arte. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 15:00
“ Ma comunque il tuo dubbio è lecito. „ il mio non è un dubbio è certezza, chi le a acquistate lo ha fatto da un asta. In un intervista ha specificatamente detto che il lavoro grosso è stato selezionare le foto che potessero funzionare dal mare magnum di quelle trovate e ha costruito tutto a tavolino, l'autrice non è intervenuta in alcun modo Lo scopo era fin da subito farle fruttare sapendo di aver trovato qualcosa con un valore potenziale. Non è quindi una mia supposizione ma banalmente quanto da sempre affermato da chi ha gestito il tutto, che non ha ovviamente fatto tutto da solo quando ha capito che c'era una molte di lavoro importante da fare “ E allora la domanda spontanea. Anche il mercato e la diffusione delle fotografie incidono sul nostro giudizio su una foto? „ direi che la risposta è un ovvio si mi sembra evidente Allan Sekula ha discusso parecchio su come una fotografia è influenzata dal suo contesto e a suo volta lo può influuenzare portando a cambiamenti |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 15:31
Quindi il giudizio che ci facciamo non si ferma solo all'opera d'arte e dell'artista nel momento in cui è stata realizzata, ma va oltre anche dopo, ed è influenzata dal mercato e dalla sua diffusione. Ma se questo è vero allora il nostro giudizio è condizionato dal mercato. (E non sto parlando di compra opere d'arte come investimento, ma chi se compra un'opera d'arte la compra perchè rispecchia il suo gusto artistico e/o la ricerca dell'artista dell'opera.) Quello che però cerco di capire è come noi giudichiamo la fotografia e quali sono le basi su cui impostare il nostro giudizio. Se il mercato ci influenza entra in gioco un'altra variante oltre all'artista ed alla sua opera eseguita, questa variante ovvero il mercato quanto incide e perchè lasciamo che incida? Inoltre cosa che poi è la più importante, perchè affermare che un'artista è meglio di un'altra e non affermare che sono differenti e accettare le differenze descrivendo quello che per noi rappresentano quelle differenze viste nelle due artiste? Questo lo si può fare sia su una singola opera che su un insieme di opere. Non mi interessa cosa abbia detto Tizio o Sempronio, mi interessa cosa diciamo noi. Ovvero non quello che ci influenza ma quello che pensiamo noi. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 15:41
Io dico che le foto della Maier sono state scelte dopo per piacere in questo momento storico e non allora e non dall'autrice e questo per me è un grosso MA. Possiamo poi parlare dei lavori che sono buoni , che quella foto piace ecc... ma per me questa cosa c'è e pesa sempre nel mio giudizio dell'autrice e pesa nel valutarla indipendentemente dal fatto che venga pompata per creare personaggio e mercato per i libri |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 16:42
@MatteoGroppi Forse non mi sono spiegato bene, a me interessa come giudichiamo NOI una fotografia, in tre post mi hai detto cosa rappresenta per te l'immagine che si è creata intorno all'artista Vivian Maier quindi ad una sola artista, delle due che ho proposto. Quello che volevo sapere col mio quesito è NOI come giudichiamo una fotografia e un parere sulle due artiste tenendo in considerazione alcuni fattori come la loro storia e la loro condizione sociale. Tu mi hai risposto con un dubbio e son tre post che siamo fermi al tuo dubbio su Vivian Maier. Ed hai aggiunto "Possiamo poi parlare dei lavori che sono buoni , che quella foto piace ecc... " Ma cosa pensi di MB-W delle sue foto e cosa pensi delle differenze tra MB-W e Vivian Maier non le hai ancora dette. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 16:53
Ma il mio non è un dubbio, hai chiesto se il contesto influenza il giudizio, la risposta è si e con la Maier è evidente che la scelta delle foto e dello sviluppo è fatto con un gusto contemporaneo per piacere oggi influenza il mio giudizio quindi se preferisci scrivere NOI e non IO ok, NOI giudichiamo il lavoro della Maier in maniera differente da altri autori contemporanei perchè per forza di cose NOI non pensiamo si possa fare diversamente. Il confronto più che con Margaret Bourke-White secondo me va fatto con un autore come Garry Winogrand che aveva un modo di scattare compulsivo creando centinaia di rullini che non ha sviluppato per mancanza di soldi. Era più rapido e meno riflessivo, ma il confronto secondo me è più sensato Ma il lavoro di Winogrand stampato si cala nel suo tempo sia per scelte delle foto che per gli sviluppi la Maier non scattava con fini commerciali ,ma la scelta delle foto da sviluppare sarebbe stata differente, gli editori e curatori che hanno riscoperto il suo lavoro hanno cercato immagini che risuonassero con il pubblico odierno. Temi come l'introspezione, la solitudine urbana o l'umanità nei margini della società sono più valorizzati oggi rispetto agli anni '50-'60, quando la cultura mainstream era più orientata all'ottimismo e al progresso Anche a livello di sviluppo le cose sono diverse, il contrasto è spesso accentuato per dare un aspetto "drammatico", che si adatta ai gusti contemporanei e valorizza le composizioni geometriche e i riflessi presenti nelle sue foto. I negativi di Maier, scattati su pellicola medio formato (principalmente Rolleiflex), possono essere scannerizzati ad alta risoluzione, permettendo una nitidezza molto maggiore con il recupero di dettagli probabilmente invisibili nelle stampe dell'epoca. Lo sviluppo contemporaneo delle foto di Vivian Maier tende a enfatizzare i contrasti forti e i dettagli fini, rendendole più adatte al nostro gusto e alla fruizione artistica. Negli anni '50-'70, invece, lo sviluppo sarebbe stato più limitato dai vincoli tecnici e dalle sensibilità estetiche dell'epoca, risultando in immagini meno elaborate e più neutre. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 16:57
Un altro confronto potrebbe essere con Helen Levitt per i soggetti scelti, e li secondo me anche a livello di stampa si vede la differenza tra un gusto dell'epoca e uno contemporaneo Perchè Helen Levitt è meno chiaccherata della Maier? Grazie al mito della "fotografa nascosta", un elemento che affascina il pubblico contemporaneo. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 17:23
Non c'è peggior sordo di chi non vuol capire, Ho messo a confronto due persone/artiste diverse e diverse in tanti ambiti cercando di capire quali fossero le distanze fra le due e quali fossero le vicinanze che potevano comprenderle. Tu invece dici di confrontare due artisti simili, poi parli di tecnica di sviluppo e scansione sempre di Vivian Maier. Matteo io sto cercando di capire, non mi serve un maestro quale vuoi essere tu per porre un quesito. E ripeto non hai ancora parlato di Margaret Bourke-White. Quindi non mi sei di aiuto. Spero solo che in questo spazio qualcuno possa rispondere con argomentazioni più inerenti al mio quesito. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 18:08
Ivo, per me c'è un errore di fondo nella tua domanda. Tu parti da due stati sociali diametralmente opposti, ed è vero. Pero' non consideri la storia della Maier : una storia onestamente molto fumosa, qualcuno addirittura la definisce inventata. Perche' diciamola tutta, la Maier è stata tirata fuori dal cilindro con una straordinaria operazione commerciale. Io ho visto due mostre e ho 2 libri : in queste mostre è sempre stato esaltato, piu' che le foto in se ( non c'è una vera foto simbolo della Maier a parte quella del selfie ), il fatto che fosse donna, che fosse una bambinaia, e che i negativi fossero stati "scoperti" dopo la sua morte. Ora è chiaro che con questa partenza è difficile fare un confronto sensato. Nel senso, quanti fotografi come Maier ci potrebbero essere stati? Quali sono realmente i suoi grandi meriti nella fotografia del passato? Tutte queste domande dobbiamo farcele. Tra l'altro, è stato anche molto strano il momento della scoperta, quasi in contemporanea del #meetoo, dove quasi per moda si doveva valorizzare varie artiste femminili che la cultura dominante maschile aveva nascosto da sempre : e si passa da Frida Kalho, a Margareth Keane, alla Maier e ad altre (ora non fatemi pero' passare per maschilista vi prego...). Detto cio,' è ovvio che ognuno di noi ha una storia dietro che influenza le sue scelte, i suoi pensieri e le proprie fotografie. Io per dire amo alla follia Peter Beard (pace all'anima sua), un belloccio americano della zona est-Hamptons, con frequentazioni di top model, di Vip, di pittori tipo Bacon e scrittrici tipo Blixen : domandarsi se le sue foto siano state contaminate da queste frequentazioni, o dal suo elevato stato sociale mi sembra giusto, ma alla fine come sempre, è il prodotto finale fotografico che rimane, e tutto cio'che viene prima non è cosi' importante, che uno sia figlio di miliardari o una bambinaia. |
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