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Cambio tutto e riparto da Leica...


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avatarsenior
inviato il 12 Ottobre 2022 ore 21:58

Hai messo il dito nella piaga Gainnj, gli alti costi della pellicola sono solo una sporca, indecente, squallida speculazione!

avatarsenior
inviato il 12 Ottobre 2022 ore 22:01

Claudio MrGreenMrGreenMrGreen ci siamo capiti! ;-)

avatarsenior
inviato il 12 Ottobre 2022 ore 22:13

Non lo metto in dubbio Stefano... ma resta sempre una contraddizione in termini.
Oltretutto digitalizzando una pellicola la si può solo peggiorare quindi: cui prodest?

Semplice, costi minori, quindi maggiore guadagno. Non per noi, naturalmente, solo per chi fornisce il servizio.
E' da parecchio che ci penso, probabilmente l'unico modo di uscirne è quello di arrangiarsi.

avatarsenior
inviato il 12 Ottobre 2022 ore 22:33

Beh sicuramente qualcuno ci risparmia... ma difficilmente risparmierà l'utente finale.

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 7:31

Esatto, l'utente finale non risparmia di sicuro, l'unico modo sarebbe quello di attrezzarsi per fare sviluppo e stampa in proprio.

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 7:49

Io non sono convinto che una pellicola digitalizzata peggiori.
Anzi sostengo il contrario.

Certo c'è digitalizzazione e digitalizzazione.

Se scatti in 6x6 con uno Zeiss e poi scannerizzi con un trabiccolo da seicento euro non puoi pretendere.

Anche in proiezione.
In fin dei conti il cinema proietta su grande schermo con qualità piuttosto buona

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 8:40

Io non sono convinto che una pellicola digitalizzata peggiori.
Anzi sostengo il contrario.




Ogni ulteriore passaggio comporta una perdita caro Salt.
Grande o piccola che sia.
Se io impressiono una pellicola, poi la sviluppo, e infine la stampo, in ognuno di questi passaggi ho perso qualcosa: perché l'ottica in ripresa poteva essere migliore, perché lo sviluppo poteva essere più accurato, perché l'ottica usata in stampa poteva essere più nitida e prestante e infine anche perché arresto e fissaggio potevano essere anch'essi più accurati... e sto parlando di soli tre passaggi.
Se poi fra lo sviluppo e la stampa ci aggiungi pure la scansione: Henning Serger ha calcolato che con uno scanner a tamburo (il massimo della qualità possibile) si perde fra il 20 e il 25% delle informazioni presenti sul negativo, e solo dopo stampi è evidente che a un procedimento già complesso di suo hai aggiunto un ulteriore passaggio... che tralaltro comporta una perdita davvero cospicua pur con i migliori mezzi disponibili!

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 8:53

".....che negli ultimi tempi si sta affermando la tendenza a riprenderen in negativo per poi scansionare..."

Il che equivale a buttar via una discreta parte della gamma tonale e cromatica della pellicola, aumentare il rumore, etc.

Per non avere rotture di balle con la stampa chimica, complicata, difficile e lunga come tempi, le gente oggi le scansiona, spesso con scanner da quattro soldi, e così facendo tirano accettate alle prestazioni della pellicola: è una scelta, senza usare parole forti, ben poco intelligente dal punto vista tecnico.

Ma va sicuramente bene per chi si accontenta di qualità mediocre, per chi si è ormai abituato al brutto, ed è la forte maggioranza di chi fa Fotografia oggi.

Le pellicole nascono per essere stampate o proiettate, quella è la loro natura, e travisarne la natura porta solo a risultati mediocri.

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 9:02

"Cambio tutto e riparto da Leica..."

E fai benissimo, anche se oggi, col digitale, come qualità dell'immagine, Leica non primeggia più come un tempo, il digitale e l'evoluzione delle ottiche hanno livellato moltissimo la qualità d'immagine tra le varie Case.

Le Leica a telemetro sono apparati amatoriali e non professionali (ottiche non tropicalizzate, singola scheda di memoria, oltretutto SD, etc) e questo uno lo deve tenere ben presente, a seconda dell'uso che ne fa dell'attrezzatura

E la roba Leica è fatta ancor oggi benissimo, è costosa ma non è cara, ed ha mantenuto nel tempo il fascino che forniscono le cose fatte veramente bene, cose fatte bene che oggi, purtroppo, sono sempre più rare.

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 9:07

Ricordo che anni fa andai a Roma alla mostra Genesis di Salgado. Stampe enormi e bellissime. Salgado aveva girato il mondo per anni, prima scattando a pellicola e poi in digitale con la Canon serie 1ds3. Poi se ricordo bene aveva fatto un passaggio “strano”: dal file digitale era passato ad un negativo fisico, per poi stampare tutto in analogico. Vi risulta questo passaggio tecnico? In ogni caso, le stampe (e le foto) erano stupende

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 9:35

"..al file digitale era passato ad un negativo fisico, per poi stampare tutto in analogico. Vi risulta questo passaggio tecnico?"

Corretto.

Dall'immagine digitale, positiva, il suo stampatore di allora, Dominique Granier, parigino, ha lo studio vicino all'aeroporto "Charles De Gaulle", realizzava un negativo a pellicola in grande formato, mi pare 10 x 12 cm, e con quello faceva normali stampe chimiche di grande formato, ovviamente fatte molto bene.

Dominique Granier è un'ottimo stampatore, e lavora non soltanto per Salgado.

Salgado è brasiliano, ma come fotografo, è di cultura francese, ha imparato a Parigi a fare le fotografie e ci si rivolgeva per le stampe, viveva lì.

Oggi non so, visto che è rientrato in Brasile

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 10:00

io comunque, ai tempi, ho visto eseguire il processo di scatto in analogico e conversione in digitale dai tecnici della ILTE (non proprio gli ultimi nel panorama europeo) Il risultato era ottimo.
Sono d'accordo che in teoria: meno passaggi= piu' qualita'.
MA... se parliamo di una filiera adeguata di lavoro, la qualita' resta altissima anche se si introducono ulteriori passaggi.

Ora vado a cercare alcuni scatti di 15 anni fa che ho fatto con hasselblad e velvia e poi digitalizzati e magari ne discutiamo insieme.

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 10:13

"Cambio tutto e riparto da Leica..."

E fai benissimo, anche se oggi, col digitale, come qualità dell'immagine, Leica non primeggia più come un tempo, il digitale e l'evoluzione delle ottiche hanno livellato moltissimo la qualità d'immagine tra le varie Case.

Le Leica a telemetro sono apparati amatoriali e non professionali (ottiche non tropicalizzate, singola scheda di memoria, oltretutto SD, etc) e questo uno lo deve tenere ben presente, a seconda dell'uso che ne fa dell'attrezzatura

E la roba Leica è fatta ancor oggi benissimo, è costosa ma non è cara, ed ha mantenuto nel tempo il fascino che forniscono le cose fatte veramente bene, cose fatte bene che oggi, purtroppo, sono sempre più rare.


Sono d'accordo con te.. se dovessi dare una scala di valori sul sistema Leica M (assolutamente personale e non opinabile) è:

- Telemetro ed sensazione di scatto ( spettacolare il suono dell'otturatore... ),

- Essenzialità dei comandi,

- Dimensioni ed impatto nell'uso di tutti i giorni,

- Disponibilità di ottiche eccezionali, anche di altri prestigiosi marchi, nella costruzione e resa, goduriose da maneggiare , dalle dimensioni e peso contenuti, dai prezzi che variano dal poco al moltissimo.

Aggiungerei anche il fascino del marchio, ( sarei ipo crita a non menzionarlo ).

Poi sono il primo ad ammettere che in specifici ambenti sarebbe un sistema folle ed anacronistico.. :-P


avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 10:15

Dall'immagine digitale, positiva, il suo stampatore di allora, Dominique Granier, parigino, ha lo studio vicino all'aeroporto "Charles De Gaulle", realizzava un negativo a pellicola in grande formato, mi pare 9 x 12 cm, e con quello faceva normali stampe chimiche di grande formato, ovviamente fatte molto bene.





Ok Alessandro, questo è chiaro, quello che non è chiaro, almeno a me non è chiaro, è il procedimento seguito.
Il file digitale è incorporeo, per vederlo, ed eventualmente riprodurlo, devi osservarlo a monitor o, meglio, stamparlo, ecco quindi il punto: lo stampatore come si comportava,
riproduceva, in laste 4x5" immagino, una immagine a monitor (onestamente non lo credo), oppure stampava il file in una certa dimensione e poi riproduceva la stampa... anch'essa comunque digitale?

In ogni caso è un procedimento che poco comprendo: in primis per l'oggettiva perdita di qualità, in secundis perché pur con l'intermezzo chimico quelle stampe erano pur sempre di origine digitale... e tali restavano, e infine, molto semplicemente, perché la riproduzione in un formato anche parecchio maggiore (rispetto all'originale) non aumenta il dettaglio, che è sempre e solo quello legato al numero di megapixels propri della reflex usata per la ripresa... e presenti nella stampa riprodotta.

avatarsenior
inviato il 13 Ottobre 2022 ore 10:31

"..Il file digitale è incorporeo, per vederlo, ed eventualmente riprodurlo, devi osservarlo a monitor o, meglio, stamparlo, ecco quindi il punto, lo stampatore come si comportava?"

1) Mette a punto l'immagine digitale tenedo conto, con l'esperienza di lavoro per flusso di lavoro "anomalo", che poi l'avrebbe stampata in chimico.

2) con un proiettore, la proietta sul di un negativo B&N, mi pare di 10X12 cm, negativo grosso comunque.

3) Stampa il negativo in chimico normalmente in grande formato.


Salgado è un po' più vecchio di mè, ha oggi 78 anni, ed è abituato a stampe in chimico da quando aveva 20 anni: non ha voluto cambiare la tecnologia delle stampe anche usando il digitale, pur sapendo che perde un po' di qualità d'immagine.

Io di mostre di Salgado ne ho viste diverse, tutte con stampe in formato molto grande, e se le spulci, su qualcuna vedi che manca un po' di qualcosa, qualche volta risoluzione, qualche volta continuità tonale, ma sono pagliuzze confrontate con la valenza elevatissima dell'immagine vista nella sua globalità.

La foto famosa della miniera d'oro, quella che sembra un girone infernale dantesco, se la spulci, ha i toni delicati discontinui, non ha continutà tonale buona come altre (i pinguini sulle falde del vulcano, la tartaruga, etc), ma, detta in due parole, chi se ne frega su una foto così bella e d'impatto.



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