| inviato il 13 Settembre 2020 ore 9:52
per me erano gli anni delle Perutz color Ti dirò: le PeruChrome non erano male... ma in fondo erano della Agfa quindi |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 9:55
ottenendo risultati nemmeno lontanamente paragonabili alla resa della medesima pellicola di cui il "preset" vuole scimmiottare ... Tutt'altra roba. |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 10:01
Se quello che c'è in rete non piace c'è sempre Raamiel che potrebbe farvi qualcosa a misura. Se riesce a far diventare un file Fuji come quello prodotto dalla Leica monochrom voii che non possa simulare una pellicola velvia o provia? Beh... buon per lui direi... evidentemente le ha adoperate così tanto da essere arrivato a conoscere la Velvia e la Provia meglio di chi le ha progettate |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 10:03
E poi, sinceramente, possedendo decine di corredi analogici (tra cui anche Leica M ed R) un frigorifero dedicato, pieno di pellicole ed una camera oscura professionale, ma perché mai dovrei sentire la necessità di una monochrom per fare una stampa in bianco e nero o di un preset per simulare una Velvia o una Portra o una Ektar? Scherziamo o cosa? ;-) Beh direi che questo chiude la questione |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 10:05
@Mauro, Domenico e Schyter, mi pare che siamo in larga massima d'accordo su tutto. Complimenti a Mauro per aver sintetizzato in qualità/praticità la definizione della supremazia dell digitale. E' proprio così, come tra poco sarà con i telefonini contro le fotocamere, temo ... ma è il progresso. In quest'ultimo caso sarà la praticità a sbilanciare completamente il peso verso i telefonini. Comunque la pellicola ha certamente il suo grande fascino, pur con i suoi limiti. Complimenti a Schyter per la sua bellissima collezione, anche io ne ho alcune decine di camere russe, anche se non così tante, ma ho molte ottiche, in compenso; questo perchè le ottiche si possono usare anche con il digitale ed inoltre alcune ottiche russe sono ancora validissime. Ad esempio io uso spesso uno JUPITER 3 in splendide condizioni (come dirò dopo con le lenti russe va a fortuna) per i ritratti, questa copia del ZEISS SONNAR 50/1,5 da una tridimensionalità, dei colori e la giusta morbidezza verso TA; doti straordinarie per un certo tipo di ritratti soft. Poi se lo chiudi a F5,6 diventa una lama. Belles, non disprezzare la vecchia tecnologia di Grande Madre Russia: le fotocamere le sapevano fare eccome, il problema era la costanza della qualità di produzione. Ogni pezzo è spesso diverso dagli altri, in particolare con le ottiche ... E puoi benissimo fare delle gran foto con le camere russe, perchè vedi Belles, le fotocamere analogiche sono tutte uguali. Una lente, un otturatore, una camera oscura, una pellicola. Sono tutte, tutte uguali, e fanno tutte esattamente lo stesso lavoro nello stesso modo dalla metà dell'800' ad oggi. Non sono una lente, un otturatore, una camera oscura ed un insieme di fotodiodi controllati da un computer come nel digitale (insieme di fotodiodi e computer profondamente diversi tra loro da modello a modello). E certe fotocamere russe erano a loro modo all'avanguardia, a memoria tra quelle che ho: - la LENINGRAD con il suo motore a molla che consentiva le raffiche, senza dover ricaricare; - la KIEV 88, copia della HASSELBLAD 1000 F; - la HORIZONT, una delle poche fotocamere panoramiche in formato 135; - la KIEV 4, che va quasi meglio dell'originale CONTAX III°; - per non dire della smisurata serie di copie delle LEICA a vite; - ecc., ecc. Anche le lenti sono spesso davvero eccezionali, anche se nella maggior parte dei casi, copia degli ZEISS i cui stabilimenti furono in gran parte requisiti come bottino di guerra. Ma qualche lente di ottima fattura ed originale di progettazione la fecero anche loro, ad esempio mi viene in mente il mio RUSSAR MR-2 20/5,6. In quegli anni grandangolari così spinti erano molto rari. Si, erano tutt'altro che sprovveduti questi russi ... |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 10:32
Il digitale non deve rincorre l'analogico perché l'ho a già superato, Sicuramente. Io però non ne sarei tanto convinto soprattutto pensando che nel 1990, ossia circa dieci anni prima della fine della fotografia chimica, la tecnologia della pellicola era di fatto ancora ferma al 1935 Nel 1990 fece un discreto passo in avanti nuovamente replicato, ma sempre a livello di puro esperimento, verso il 1998; quattro o cinque anni dopo però l'Amministratore Delegato della Kodak se ne uscì con quella famosa frase (secondo la quale il digitale era ormai irragiungibile) che di fatto provocò il fallimento della stessa Kodak e in buona sostanza su quella improvvida, oltre che profondamente inesatta affermazione si chiuse un'epoca. Ma non dimentichiamo che gli anni a cavallo del Millennio sarebbero potuti essere, anzi erano, anni di profonde e per certi versi anche radicali innovazioni nel campo della chimica fotografica |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 10:46
Tutto vero in teoria poi arriva Domenico Mancuso con la sua via lattea in un thread e non ricordo chi gli chiede se gli può comprare una stampa (lui con ammirevole modestia risponde che non vuole esssere pagato). Faccio presente che non conosco personalmente Domenico se non per qualche interessante chiacchiera qui sul forum. Sant'Iddio Mauro... non parlarmi di quella fotografia... per me fra le 10 più belle fotografie che abbia mai visto in vita mia mi ha lasciato semplicemente senza parole. |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 11:11
Dimenticavo Schyter, dove si possono comprare quelle pellicole russe? Si trovano anche in formato 120? Grazie Tony |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 11:59
Grazie del suggerimento Paolo. Era da tempo che cercavo BN a 25 ASA. Ho ordinato un 4 rulli 120 di Rollei Ortho 25. Vediamo come va ... |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 14:12
Di niente Tony. Comunque della Rollei 25 esiste anche la versione pancromatica; la grana dovrebbe essere la stessa della Ortho, e quindi pure essa estremamente fine, l'RMS dovrebbe attestarsi intorno a 5. La RPX 25 inoltre ha una risoluzione molto alta, 250 coppie di l/mm, mentre la Ortho arriva a circa 350 coppie di l/mm. |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 14:21
Vedi Belles... alla fine qualche reperto archeologico ce l'hai pure tu a cominciare proprio dalla Ektachrome 64... e tacendo della 160 T, entrambi in voga negli anni '80. Comunque è vero che negli anni '80 non esistevano né la Velvia (apparsa nel 1990) né la Provia 100F (che è del 1998), sono state citate solo perché in un altro thread un altro utente si diceva innamorato del clone digitale della 100F realizzato da non so chi. |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 14:24
A proposito: ricordo anche la Ektachrome 320 T |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 14:50
Ho seguito fin qua ... sinceramente non vedo nulla di male nel cercare di simulare in digitale la resa delle vecchie pellicole. Perche' tanto odio verso questi esperimenti ? D'accordo, non sara' mai come l'originale, ma si puo' accettare un discreto risultato con consapevolezza del limite. |
| inviato il 13 Settembre 2020 ore 14:54
Ma cosa c'è da capire degli anni 80? l'uso del cibachrome con le farfalline per il colore. La qualità di stampa dei laboratori (non minilab) che oggi una foto di 2 Mpixel è più definita di una foto a colori scattata ccon hassselblad, tanto era la qualità chiavica dei laboratori privati, e ti salvavi solo se sviluppavi o e stampavi per i fatti tuoi. I test fatti sugli obiettivi fatti con la technical pan, sviluppata col pota. La necessita di scattare foto in notturna o solo col cavalletto oppure conflash potenti come il CT45. ecco questi erano le caratteristiche di quell'epoca e poi... gli obiettivi costruiti in maniera impeccabile, a parte la qualità ottica, a causa del non uso dei calcolatori, ma progettati manualmente. |
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