JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).
Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.
Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:
quello che mi fa strano è che non ci siano notizie sulla fascia d'età dei pazienti in terapia intensiva. sono anche loro anziani e con malattie pregresse, oppure colpisce un po' a caso, come è successo al 38enne di Codogno? Trovate dati da qualche parte?
In Lombardia a voce Fontana ha detto che quasi tutti quelli in terapia intensiva sono anziani con problemi preesistenti. Ma sicuramente ci saranno anche alcuni più giovani
Per rispondergli con la stessa moneta, bisognerebbe rammentargli che ci si ricorderà quando dal sud verranno su al nord per farsi curare negli ospedali....patetici
Starting Saturday noon, travelers who have visited Italy and Iran 14 days prior to their entry to Macao shall undergo a 14-day quarantine medical observation at a designated point: Macao SAR on novel coronavirus COVID19
Com'era quella che non mandare a scuola i figli dei cinesi rientrati in Italia era razzista e offendeva la loro sensibilità?
Macao impone la quarantena a chiunque arrivi dall'Italia (non agli Italiani) In Italia si era proposto di mettere in quarantena i cinesi in arrivo dalla Cina. Per questo era razzista, il problema era mettere in quarantena chiunque rientrasse; in quel momento, credo, e' stata considerata una misura troppo estrema. A.
I risultati saranno spediti a casa senza spese. GIURO CHE SE NON CE LA FA IL CORONAVIRUS A TELEMATICIZZARE INTERAMENTE LA SANITA' ITALIANA SIAMO SENZA SPERANZA
ora se tu prenoti al cup con ricetta loro sanno già che prestazione devi fare, non si capisce perchè si debba ancora passare dal dottore a ritirare la ricetta delle medicine (o degli esami) quando invece basterebbe andare diretti in farmacia se tutto fosse trasmesso telematicamente (quindi saltare una fila)
user122030
inviato il 29 Febbraio 2020 ore 14:08
“” Con questa storia del coronavirus ci abbiamo fatto una figuraccia con la morte. Così evoluti, illuminati, emancipati, sgamati, smaterializzati. E poi, appena il nostro organismo da grossi mammiferi viene vagamente minacciato, corriamo al supermercato per fare scorta di scatolette di tonno. Sei millenni di storia e siamo ancora delle scimmie impaurite. Paura, paura e basta, ecco che cosa ci fa alzare la mattina: guadagnare per non morire di fame, tenersi stretto qualcuno per non morire di solitudine, e se mi ammalo servono soldi e affetti. Ecco che cosa siamo, bestie impaurite. E poi ci facciamo le stories, guardiamo i talk show, ascoltiamo una canzoncina in giro di do dietro l'altra, ci sbronziamo e andiamo a × soltanto per scordarci di quella paura.
Asserragliati nei nostri presenti usa e getta, ripiegati su noi stessi come porcospini nella notte, non ci rimane altro da difendere, senza fedi né ideali, che le nostre piccole sopravvivenze. Niente guerre, niente martiri, niente rivoluzioni, pretendiamo di annoiarci per sempre, di passare le ere geologiche nelle nostre stanzette antisismiche a farci le seghe con PornHub.
Sembra che la certezza più antica del mondo diventi di colpo una notizia: moriremo tutti. Non ce lo aspettavamo. La gente adesso muore, pensa te, dove andremo a finire? Ma grazie allo smart working camperemo per sempre. Un delirio di massa. Struzzi con la testa sotto la sabbia da decenni che a un tratto avvistano una talpa carnivora. Solo i vecchi muoiono! Io sono giovane, non morirò. Affari loro. Loro ci sono nati, moribondi. Io invece avrò 29 anni per sempre. Un branco di decerebrati.
Soprattutto a Milano, dove si dice di lavorare per la bellezza e per il progresso, dove chissenfrega dei nostri anacronistici corpi, le idee viaggeranno per sempre nel cloud a disposizione dell'umanità. E poi misuriamo un metro e mezzo dai vicini di tram e guardiamo chi starnutisce come fosse un bioterrorista.
Ci consideriamo delle specie di elfi: se non ci succede niente dureremo quanto il sole. Sembra che un paio di quarantene e di tutorial su come lavarsi le mani rimuovano per sempre il problema della morte. Via il coronavirus, si tira dritto per l'eternità. Pare si crepi solo per le emergenze che i media decidono di volta in volta di strombazzare. Un anno si muore di rapinatori albanesi, un anno di surriscaldamento. Così restiamo zimbelli nelle mani dello share e del conteggio dei click.
La verità è che di quella promessa di vita eterna delle vecchie religioni noi avevamo bisogno. Guardateci adesso, in fila al Carrefour, a litigare per l'ultimo pacco di pipe rigate o di acqua oligominerale. La verità è che in pochi di noi sopportano la pura, netta, cristallina e petulante idea della morte. La verità è che l'alternativa è tra promessa ultraterrena e amnesia di massa. Finché un direttore di giornale per vendere qualche copia in più non decide che ora ce lo dobbiamo ricordare, di essere mortali. Eccezionalmente mortali, solo per qualche giorno, poi si torna divini.
Con le arie da post-umani che ci diamo dovremmo invece ritenere la nostra esistenza un dettaglio del cosmo, ragionevolmente trascurabile, quanto quella di una blatta o di un albicocco. Questo attaccamento alla vita è così volgare per gente capace di fare un bonifico online e di indignarsi sui social network per la fame nel mondo. Ecco che sentiamo “epidemia” e siamo già tappati in casa con due giri di chiave, e che il mondo con la sua fame si fotta là fuori. Facciamo i fighi in auto, sfrecciamo in città, passiamo col giallo, che tanto chi se ne fotte. Beviamo e fumiamo e pippiamo e scopiamo senza preservativo perché a me non importa. Tutto bellissimo, per carità. Ma non è vero.
Siamo una manica di lombrichi che avvicini il dito e quelli si abbozzolano su loro stessi. È appena passato il mercoledì delle ceneri: quei vecchi ebrei, 3.800 anni fa, la sapevano più lunga di politici e scienziati e santoni e luminari di oggi: “polvere sei, e polvere tornerai”. Per quante mascherine e guantini t'infili. Finché non ci fermiamo e non ragioniamo su questo fatto, finché non pensiamo che nessun Burioni o medico trentaquattrenne cinese o ottuagenario lombardo potrà mai morire al posto nostro, finché non capiamo che cosa siamo, e cioè mortali, saremo in balia di ogni notizia, vera o falsa, che lanci la moda di una catastrofe monoporzione.
Enrico Dal Buono - RollingStone “
user28347
inviato il 29 Febbraio 2020 ore 14:15
e bravo enrico,io però lo so da tanto tempo che siamo solo animali come i cani ,gatti e scimmie
Il problema è che secondo me non si è fatto passare bene il concetto che non è il caso di mettersi a viaggiare se non strettamente necessario. Non è questione di nord/sud o razzismo. Uno di teramo lo può portare a sondrio, o viceversa, ormai non si può più escludere niente, è potenzialmente ovunque. è che più si viaggia, più gente si incontra, e più si da possibilità al virus di espandersi e raggiungere luoghi dove magari non era ancora arrivato. bressanini ha pubblicato un'altro video, in cui parla dell'importanza del diminuire i rapporti sociali, più o meno dice le stesse cose di prima... chi se lo fosse perso, adesso è su Youtube
Mia mamma ad esempio mi ha raccontato che era dalla parrucchiera, e una tizia ha ricevuto una telefonata da degli amici di Milano che dicevano che se la chiusura delle scuole continuava ancora a causa del virus, scendevano giù perchè si annoiavano, in città era tutto chiuso e non c'era niente da fare.... Cioè non è che devono viaggiare, che so, per lavoro, o salute. No...si annoiano... boh.
Uno dei problemi è questo Morgana. Siamo dei bambini viziati. Non accettiamo di rinunciare nemmeno per qualche giorno alle ns abitudini o finte necessità dimenticando che quella primaria sono la salute e la sopravvivenza