| inviato il 04 Giugno 2018 ore 9:30
Comunque secondo me questa storia delle stampe "fine art" (magari la foto fa ca..re e non ha alcun valore artistico, ma è fine art, mah!) è l'ennesimo nuovo business su cui guadagnano. Una volta tutte 'ste pi..pe sulle stampa fine art non ce le si faceva, e ci sono stampe che hanno retto a oltre 100 anni di invecchiamento. Anche in questo nuovo business i vecchi grandi marchi delle carte non hanno saputo valorizzare il loro know-how, esperienza, prestigio e si sono fatti superare da nuovi (per modo di dire, almeno nel settore fotografico) competitor. Se solo avessero spinto i loro prodotti, facendo al limite un po' di innovazione, oggi avremmo prodotti di vera fotografia (cioè carte fotosensibili, non fogli su cui spandere inchiostro) con le stesse caratteristiche di durabilità di queste cosiddette carte e inchiostri fine art. Invece ci ritroviamo con stampe invece di fotografie. Io comunque penso che si dia troppo peso e credito alla fantomatica durata di queste carte e i produttori di carte fotosensibili semplicemente se ne fregano perché sanno che i loro prodotti fotografici hanno retto la prova del tempo mentre queste carte da stampa hanno dalla loro solo simulazioni. Io, per quanto mi riguarda, continuo a stampare solo su carta fotosensibile, ottenendo così delle vere fotografie; poi se dureranno 50 anni invece di 100, beh pazienza.... non credo che se ne accorgerà nessuno e se invece fossi famoso credo che la mia foto "fine art" (fine art nel contenuto, non nel supporto) varrebbe comunque, anche se un po' scolorita. |
| inviato il 04 Giugno 2018 ore 9:53
@ Diebu E' vero, anch'io ho stampe fotografiche (chimiche) molto vecchie. Ma si tratta di bianco e nero, stampa all' argento, senza i fluorocromi del chimico colore che dopo venti-trent'anni divengono gialle o magenta. Le fotografie che ci sono giunte da Alfred Stieglitz, a cavallo secolo in bianco e nero, sono realizzate spennellando sali di platino direttamente sulla carta. Quelle di Ansel Adams sono virate al selenio, per evitare la fosforilazione dell' argento con conseguente ingiallimento. Il problema della fine art, è sempre stato sentito, essenzialmente nel chimico bianco e nero, poiché nel chimico colore non si poteva fare nulla. Quante diapositie mi arrivano da scansire, vecchie di venti anni, ingiallite e poi devo eseguire del fotoritocco per restituire un colore credibile, senza parlare della macchioline di muffa da spuntinare. |
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