| inviato il 30 Gennaio 2024 ore 20:28
parlando di disegno.. e' vero che chi non sa disegnare spesso non riesce a controllare ciò che vede. Trasforma ciò che vede in un concetto. Quando io dico cavallo... tutti pensano ad un cavallo medio. Alla rappresentazione di un cavallo. Se cercano di disegnare la loro ipotesi di cavallo il disegno viene uno schifo. Perche in testa non hanno l'immagine del cavallo, ma una "sensazione di cavallinita'" composta dalle mille immagini di cavalli che hanno visto e sintetizzato. Lo stesso accade in fotografia . Non vediamo il soggetto vediamo una interpolazione, una approssimazione media delle diverse pose del viso. E scattiamo un ritratto del cavolo. Chi lavora con modelli sa benissimo che il soggetto quasi mai si piace in fotografia. Vede cose che il fotografo non ha visto. I numeri fanno esattamente la stessa cosa. Mediano misura ed errore. Quando facciamo still life non fotografiamo oggetti reali fotografiamo l' idea media che la casalinga di Voghera ha di quell' oggetto. Una pentola in inox non la vedremo MAI fotografata con i riflessi reali della stanza. Eppure se guardi una pentola ci vedi dentro la stanza. Invece La vedremo sempre con le superfici descritte da gradienti più o meno ripidi di luce. A seconda che si voglia rappresentare il metallo satinato o a specchio. Con questo non dico che si dovrebbe fotografare un viso come fosse uno still life. Ma..... |
| inviato il 30 Gennaio 2024 ore 23:15
Lo still life è da sempre la rappresentazione illusoria del prodotto. Avendo disegnato per decenni nella profumeria alcolica, ricordo ancora le sessioni di fotografia. Preparavo gli sketch ad acquarello o con i Magic Marker. Si andava dal fotografo e si lavorava tutto il giorno con lui sul banco ottico a correggere le linee cadenti, a controllare la messa a fuoco con il lentino sul vetro smerigliato. Le polaroid di prova, gli scatti per il vetro, il cambio luci per le cromature. Le prove a contatto, le diapositive in grande formato e poi con le matite grasse tutte le indicazioni per la fotolito. Dietro ogni scatto c'erano giornate di lavoro. Poi è arrivato il DTP, il digitale, i file inviati la sera in India per gli scontorni e post fatta sui Mac. Oggi prepari il 3D, lo scatto lo fanno nel sud est, monti tutto nuovamente con il 3D e magari inizi a ragionare ad un'implementazione con la Ai. Ecco perché soffro i numeri e molti ragionamenti. Ovviamente non i tuoi Salt che sperimenti la Ai, ma affondi le tue radici nell'analogico. Ritorno a dire che un buon ritratto nasce dalla sensibilità del ritrattista e spesso molte innovazioni sono più dannose che positive e, come dice Paco, grande è meglio. |
| inviato il 30 Gennaio 2024 ore 23:27
Mi fate venire voglia di sfossare la mia Pentax 6x7 con il 200mm f4 takumar,con una FP4 o HP5 e di mettere in moto il Rollei 6x7 con Componon. |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 7:58
@Filo63 Quoto il suo ultimo intervento per intero... |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 8:14
Scatti meravigliosi: solo complimenti...un bianco e nero stratosferico. Abbinano semplicità ad atmosfera unica. Si vede che dietro c'è un grande lavoro! |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 9:10
“ Ecco perché soffro i numeri e molti ragionamenti. „ premessa: uso e posseggo la mia linhof da tempi non sospetti (anni settanta). La hasselblad l'ho comprata negli anni novanta. Ed in quel periodo ho lavorato con la seconda tipografia d'Europa (stampava robette come postalmarket e quattroruote) e con una tipografia che stampava periodici. Il cui proprietario (un amico) poi e' divenuto il possessore di una nota catena di supermercati. Succedeva ben prima di questa moda analogica dell'ultima ora. Anche se questo ovviamente non fa di me un bravo fotografo, quantomeno mi qualifica come persona informata dei fatti. Capisco la tua posizione Filo63 ed, in parte, la condivido. Grande e' bello. Ma non e' efficace. Lasciami fare un esempio. Negli anni settanta /ottanta facevo elettronica per imbarcazioni da corsa. La mia elettronica era (ed ha contribuito) su barche che hanno vinto diverse medaglie mondiali. Io stesso spesso ero a bordo durante le regate. Ero quindi a contatto stretto con la cerchia piu avanzata e competente dell'epoca. Ricordo che allora girava un detto: "l'uomo va a vela da 2000 anni. Se avesse reso le barche piu' veloci di un centesimo di nodo ogni anno, oggi avremmo barche che fanno 200 nodi. Invece non riusciamo ad andare piu veloci di cosi' da oramai mille anni." Non riuscivamo infatti a superare lo scoglio dell'onda provocata dal movimento dello scafo nell'acqua. Onda che all'aumentare della velocita', costringe la barca a procedere come fosse in salita. Ci sono voluti 2000 anni per sradicare il concetto di scafo solcante e lanciarsi sugli hyperfoil...ma in meno di cinque anni si e' passati dai 10 nodi ai cento nodi. Oggi le barche a vela vanno piu veloci del vento reale e si'.. fanno 80/ 100 nodi. Io penso che dopo 2000 anni di arti grafiche in cui si e' detto e fatto oramai quasi tutto il fattibile, si sia alle soglie di un salto epocale. Stiamo per abbandonare una tecnologia vecchia per scaraventarci in un futuro che offre possibilita' inimmaginabili e, fino a ieri, ritenute impossibili. Io sono stato una persona fortunata.. ho iniziato con le valvole ed i transistor.. oggi lavoro con gli Asic.. Allo stesso modo all'inizio, come un alchimista, usavo argento, cloruro ferrico e rame.. Oggi lavoro con il fulmine... Non tocco piu' la materia. La formo con un gesto. Un pensiero. Se non e' MAGIA questa..... |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 9:40
Certo Salt, ti capisco e lavorando nel product design ti capisco ancora di più. Amo la tecnologia e "subisco” la tecnologia, però i miei sessanta anni mi hanno portato ad avere un certo distacco rispetto ad alcune "polemiche” o fedi assolute verso tutto ciò che viene portato sul piano oggettivo. Una oggettività che si basa su numeri che oramai appartengono al passato e non al contemporaneo. Il mouse è stato una grande innovazione, oggi è quasi paradossale e la tecnologia ci ha riportato ad una naturale e arcaica gestualità che è più immediata e multifunzione. Ovviamente all'epoca del mouse la tecnologia era lì. Allo stesso modo, almeno per il ritratto di un certo spessore, l'attuale tecnologia è più un limite che un amplificatore della nostra immaginazione e creatività. Ci siamo fatti riempire di WOW che, se ci ragioni con attenzione, sono più limitanti che altro. Spesso dobbiamo rincorrere e dominare una messa a fuoco che si impone sul nostro volere, il nostro occhio è contornato di informazioni ridondanti che tendono a distoglierci dal nostro obiettivo principale... la fotografia. Tutto ciò che sta tra il nostro cervello e il soggetto è una limitazione. La nostra profondità di campo è immaginaria, tutto quanto partecipa al nostro pensiero "creativo” è ad un livello superiore rispetto alla tecnologia e ai numeri attuali. Per questo, molto spesso, riscopriamo che alcuni strumenti tecnologici del passato sono più attuali e rispondenti alle nostre attitudini espressive. Ovviamente senza generalizzare e rimanendo aderenti al tema della discussione. Se confronti la texture della pelle di un ritratto realizzato con una fotocamera ed un'ottica di quelle prese in esame con quella ottenuta da uno degli ultimi gioielli tecnologici, ti rendi conto che non c'è confronto. Quante volte dobbiamo rivolgerci ad uno strumento di Ai per lavorare la pelle di un ritratto, perché dobbiamo farlo quando in passato al massimo dovevamo agire solo sulle ombre o sulle luci. E queste "maledette” vecchie signore avevano un gran bel dettaglio, semplicemente non lo alteravano e ci restituivano ciò che il nostro occhio percepiva. È per questo che dico che, nello specifico del ritratto, i numeri giocano in un altro girone. |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 9:42
Salt il tuo esempio della barca a vela fila, ma poi cozza contro lo scoglio della soggettivita. la fotografia intesa come arte non é una competizione dove conta arrivare primo, o meglio avere piu dettaglio in questo caso, i giovani paradossalmente sono avulsi da questo concetto borghese come direbbe HCB, usano le instax e polaroid che per noi sono spazzatura, e sono proprio loro che hanno rilanciato la pellicola, ma niete MF o GF, usano compattine 135 |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 9:51
Osservando una bellissima foto fatta con un formato "più" grande, la reazione è "caspita che qualità con questo formato, è la dimostrazione che c'è bisogno di formati grandi". Osservando una bellissima foto fatta con un formato "più" piccolo, la reazione è "caspita che qualità anche con questo formato, è la dimostrazione che non c'è bisogno di formati grandi". I ritratti mostrati sono bellissimi in assoluto, per varie ragioni. Ma lo sarebbero ancor più se accanto avessero la stessa identica versione con formati minori, allora sì che si capirebbe la differenza. L'ho detto molte volte. Per capire veramente le differenze tra i formati, non bisogna guardare 1) foto fatte da altri 2) foto fatte con un singolo formato 3) foto alterate dal web cioè bisogna osservare foto fatte da sé, contemporaneamente coi formati che si vogliono criticare. Allora si capisce. Ad esempio che le foto (determinate foto, ovviamente, soprattutto ritratti, paesaggi) di una Pentax 645 con un sensore vecchio di anni, sono diverse, in meglio, da quelle fatte con una a7r5 col suo eccelso e recente sensore. Ovviamente ottiche top per il piccolo formato |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 9:57
Sono d'accordo con Giuliano |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 10:13
Usare oggi una folding, da' lo stesso piacere che usarla 50 anni fa. Come usare una bici da corsa o un'auto d'epoca. Sono strumenti.. ed in quanto strumenti sono pensati e fatti per essere usati da un uomo. Il punto pero' credo stia nel fatto che e' l'uomo ad essere cambiato in 50 anni. Non bisogna confondere il piacere che si prova nell'usare uno strumento di 50 anni fa e nel ritrovarne i tempi dilatati di una tecnologia lenta ed approssimativa (non a caso si facevano le polaroid per tentare di verificare se le impostazioni erano corrette), con l'effettivo raggiungimento di un risultato oggettivo. Ricordo come gli addetti allastampa ai tempi si dannavano per ottenere la copia prototipo del "visto si stampi" uguale a quella che sarebbe poi uscita dalla rotativa. La stampante che produceva la prima copia usava carta bianca, la rotativa invece usa rulli di carta economica, caratterizzata da una dominante gialla. Quello che sulla copia prototipo era splendido, in stampa era giallo... Se prendi i ritratti del tempo e li confronti con un ritratto di oggi vedi la differenza. Di pasta, di grana, di neri. I neri profondi, con una componente violetta, debolissima ma presente, di una stampa al platino sono difficilissimi da riprodurre in modo digitale. Ma li trovi oggi solo, appunto, in una stampa al platino. Chi oggi porta con se un cartoncino con i bordi ondulati ben trafilati, che raffigura il viso della fidanzata?. Oggi siamo nell'epoca del selfie. Anzi.. del reel... il selfie in molti casi e' gia superato. Se oggi fai un ritratto come si deve ad una ragazza di quindici anni, ti dira' che non e' venuta bene. Il suo iphone, sfina il il viso e lo illumina, sbianca denti e cornee, ingrandisce gli occhi, intensifica lo sguardo e le scurisce labbra e guance. Lo fa senza che lei se ne accorga. ma in quel caso.. il tuo Leitz.. ha perso in partenza. Un po' come servire un bicchierino di rosolio al banco del Billionaire... P.S. Giuliano.. per i ritratti in digitale uso ancora una 1DIII solo per il sensore... che restituise un incarnato che non trovo in sensori piu' recenti. E, parliamoci chiaro, scattare con una hasselblad o con la lnhof. E' impagabile. La sensazione di dominare il processo non e' replicabile con una macchina digitale che fa tutto da se.. Ma parliamoci chiaro.. una stabilizzazione a cinque assi ti semplifica molto la vita. Io sono abituato ad essere molto fermo e saldo quando scatto. La foto alla zanzara in volo fatta con uno zeiss 135 credo ne sia una prova. Pero' apprezzo la possibilita' di scattare con uno stabilizzatore elettronico. trovo fantastico poter fare un bracketing automatico o un panorama in digitale senza dover prendere una fotocamera apposta... |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 10:15
ho letto tutto e volevo solo porre una domanda, ma prendere un dorso digitale tipo phase one, o hasselblad a quel punto non restituisce la stessa qualità di immagine di fotografie fatte con l'analogico ?...cioè non parlo in termini di pasta fotografica e rumore, ma in termini di profondità di campo stacco e tridimensionalità dell'immagine. Cioè io son da mesi che vorrei prendere una vecchia 500c o una vecchia mamiya e attaccarci un sensore da 40-50 megapixel per la particolarità di poter scattare lentamente e avere comunque quella resa stupenda che ha fatto la storia della fotografia. |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 10:18
Se prendi un dorso ccd, avrai una resa "diversa". Non analogica, ma meno "digitale" dei sensori cmos attuali. Ed insieme, un sacco di limitazioni... |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 10:18
“ Il suo iphone, sfina il il viso e lo illumina, sbianca denti e cornee, ingrandisce gli occhi, intensifica lo sguardo e le scurisce labbra e guance. Lo fa senza che lei se ne accorga. „ parlando di adolescenti è più contemporaneo Lomography “ usano le instax e polaroid che per noi sono spazzatura „ |
| inviato il 31 Gennaio 2024 ore 10:24
“ ma prendere un dorso digitale tipo phase one, o hasselblad a quel punto non restituisce la stessa qualità di immagine di fotografie fatte con l'analogico ? „ no.. per molti motivi. primo fra tutti che il dorso non e' 6x6. Il dorso e' solo un po' piu grande del formato 35mm. Quindi, cio che vedi in pozzetto non corrisponde a cio' che registri. Secondo, la pellicola e' opaca ed il sensore e' a specchio. Sembra cosa da nulla ma la differenza si vede. etc.. etc.. “ parlando di adolescenti è più contemporaneo Lomography „ si ma sempre di fotocamere digitali e stampa a sublimazione parliamo... |
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