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Differenze sviluppo digitale/pellicola


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avatarsenior
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 17:43

Dire soddisfacente è riduttivo amico mio, perché al di là di tutto è sempre uno Schneider ;-)

avatarsenior
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 18:32

Argomento già discusso altrove. Sono d'accordo con il pensiero di Diebu e sul fatto che non sempre ci si possa permettere la migliore qualità possibile, a partire dalla ripresa, a seguire con la stampa, l'ingranditore, il migliore obbiettivo da stampa come un Apo-Componon ecc. Così come non sempre (direi per esperienza personale e per aver letto tantissimi interventi) ci si può permettere (e direi, anzi, quasi mai) uno scanner di grandissima qualità. Io sarei più allineato all'idea di Giulia (anche questo detto più volte) sul fatto che il bianconero analogico abbia senso se sviluppato in proprio e stampato altrettanto in proprio per apprezzare tutto il piacere della pellicola. Insomma, se non c'è la necessità di risultati particolarissimi e personali garantiti da un procedimento inventato dall'autore e che renda indispensabile una certa catena di procedure (comprendenti anche la scansione e il passaggio attraverso il digitale) non comprendo molto i passaggi ibridi. Per me c'è una metà del piacere legato alla ripresa e una metà del piacere legato agli atti successivi che per il digitale è dato dalla post produzione che ricerca l'adeguare la foto al proprio progetto ed è dato dalla preparazione del file per la stampa (con le sue problematiche e le sue conoscenze). Per chi scatta in pellicola, il piacere è esteso allo sviluppo e alla stampa da fare rigorosamente in proprio. Per chi fa diapositive forse non c'è il piacere dello sviluppo (che pure per il passato io ho voluto decisamente perseguire) ma può esserci un momento di "postproduzione" legata, come fa Paolo, alla progettazione della proiezione in dissolvenza. Insomma, che importanza ha avere DENTRO la macchina fotografica una cosa o l'altra, una pellicola o un sensore se non in vista di quello che si vuole fare dopo? A questa per me fondamentale domanda non ho mai avuto risposta adeguata

user14408
avatar
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 20:02

Per chi fa diapositive forse non c'è il piacere dello sviluppo


non lo sottovalutare troppo eh , io mi ci diverto comunque anche se l E6 è standard, forse proprio a rincorrere il più possibile lo standard più standard cronometrando con ossessione e cercando di avere le temperature più precise possibile, l'agitazione più omogenea possibile ecc . insomma anche quello è un bel passatempo SorrisoSorriso

avatarsenior
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 20:12

Maceric: ho scritto che,forse, qualcuno non ha il piacere di sviluppare diapositive, ma aggiungendo che per me è stato anche quello un divertimento e ho scritto "che per il passato io ho voluto perseguire" proprio per far capire che per me e spero per tanti non esiste solo guardare nel mirino, fare la composizione e poi spingere un bottone; importante e fondamentale tutto questo, certo, fondamentale perchè descrive il nostro saper vedere, ma poi mi piace tutta la seconda parte della fotografia che forse definirei più "artigianale" e che si esplica: 1- con lo sviluppo e stampa del bianconero (la postproduzione della pellicola) 2- con lo sviluppo delle dia o, comunque, con la proiezione e magari la multiproiezione 3- nel digitale, con la postproduzione e, magari, con la stampa da digitale.
Se non c'è questa seconda parte per la pellicola o per il digitale, non capisco cosa importi avere dentro la macchina fotografica, una pellicola o un sensore

avatarsenior
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 20:30

No scusa Paolo ho detto "veramente soddisfacente".

Posso aggiungere, a maggior conforto: per me il massimo, specialmente perché a quell'epoca, e con tangibili sacrifici, era l'obiettivo di qualità che potessi permettermi. Mi era costato ben oltre la metà della mia Nikkormat Cofas (+50mm).

Non per niente avevo appunto rivolto la mia attenzione a quel brand, conoscendo ben altri Schneider, tra le lenti di ripresa, pur non avendole possedute ma usate, per gentile concessione amica.

Quindi, nessuna volontà di sminuire quella lente ma solo, implicitamente, e non mi sembra così fuori luogo affermarlo, che c'erano anche vetri più blasonati.

avatarjunior
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 20:55

Paolo,
Giulia,
Io uso il sistema ibrido (pellicola/scansione/stampa plotter) e 100% analogico.
Per curiosità ho provato a stampare lo stesso negativo in entrambe le modalità (24*30 circa) con carte hanemule e canson vs baritata lucida ilford. A livello qualitativo faccio fatica a vedere differenze se guardate con attenzione da vicino. Se le metto sotto vetro o le appendo per esempio in una mostra, non riesco proprio a distinguerle.
Quindi ho deciso di andare avanti per entrambe le strade. Quella ibrida, con un po' di dimestichezza in post-produzione, la trovo più semplice.
Per quanto mi riguarda l'unica cosa che conta è il risultato finale, qualsiasi sistema per me è ok.

P.S. scansionare un negativo a livello teorico potrebbe far perdere informazioni lungo il percorso, ma la mia esperienza concreta mi porta a pensare che tutta questa perdita di qualità sulla stampa finale non ci sia. È ovviamente una opinione personale.

avatarjunior
inviato il 16 Gennaio 2022 ore 23:23

Quindi ho deciso di andare avanti per entrambe le strade. Quella ibrida, con un po' di dimestichezza in post-produzione, la trovo più semplice.
Per quanto mi riguarda l'unica cosa che conta è il risultato finale, qualsiasi sistema per me è ok.

P.S. scansionare un negativo a livello teorico potrebbe far perdere informazioni lungo il percorso, ma la mia esperienza concreta mi porta a pensare che tutta questa perdita di qualità sulla stampa finale non ci sia. È ovviamente una opinione personale.


Luca, il tuo ragionamento è molto razionale e di buon senso. E per chi, come te, guarda al risultato finale, una strada vale l'altra, visto che spesso i risultati sono poco distinguibili. Nel mio caso, come ho già avuto modo di esprimerlo, il risultato conta il giusto ma altrettanto conta il percorso per raggiungerlo. E quindi il fatto di seguire interamente la filiera analogica mi dà lo stesso piacere che può darmi il fatto di ottenere una buona stampa.

Se non c'è questa seconda parte per la pellicola o per il digitale, non capisco cosa importi avere dentro la fotografica, una pellicola o un sensore


Ancora una volta, mi trovi pienamente d'accordo con te

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 7:54

Luca - se la scansione è fatta con strumenti adeguati la perdita di informazioni, di dettaglio insomma, che comunque c'è sia ben chiaro, può non essere tale da compromettere il risultato finale, soprattutto se il risultato finale sono stampe di formato non esagerato, 24x30, e con proporzioni che obbligano a tagliar via buona parte del negativo... la qual cosa ci limita all'origine.
Insomma un po' ci si accontenta dai, ma va bene uguale visto il costo che si dovrebbe affrontare per andare oltre ricercando il massimo!

avatarsupporter
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 8:30

La strada percorsa da Luca è la stessa che mi accingo a percorrere io. Il suo intervento mi conforta e mi sprona. A me interessa molto di più la ripresa iniziale, il percorso intermedio mi appassiona di meno se non per l'ottenimento di una buona stampa finale indipendente dal processo con cui sia prodotta.

avatarjunior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 9:47

Paolo,
concordo, ho sempre trovato il collo di bottiglia nella carta da stampa che ha una quantità di stop di gamma dinamica ridotta rispetto alla pellicola. Si tratta di posizionare questa "coperta corta" nella maniera che soddisfi il nostro gusto, per ottenere il risultato finale.
In scansione riesco a "catturare" dettagli nelle ombre che non riesco a imprimere sulla baritata, discorso inverso per le luci, se i negativi sono molto densi pure lo scanner Hasselblad fatica ad acquisire le informazioni.

avatarjunior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 10:07


La strada percorsa da Luca è la stessa che mi accingo a percorrere io. Il suo intervento mi conforta e mi sprona. A me interessa molto di più la ripresa iniziale, il percorso intermedio mi appassiona di meno se non per l'ottenimento di una buona stampa finale indipendente dal processo con cui sia prodotta.


Adriano,
posso confermare (nel perimetro della mia esperienza) che la scansione di alta qualità (Hasselblad o tamburo che però ho provato solo due volte) non delude mai.

Io faccio più o meno così.

-Scatto in 4x5, esposto e sviluppato al mio meglio (con un sistema zonale semplificato)

-stampa di lavoro in ingranditore (mai a contatto), dal 5x7 (pollici) al 24x30 (dipende da quanta carta ho).
In questo passaggio raggiungo indicativamente il 90% del risultato finale.

Da questo punto in poi decido come procedere, se la stampa è sufficientemente facile da stampare in camera oscura posso anche eseguire una stampa al massimo delle mie possibilità. Altrimenti passo alla scansione.

-Se meritevole, scansione con Hasselblad (che restituisce dei raw, pieni di grigi e da post produrre). La post-produzione ora è decisamente semplice, basta aggiustare le curve e qualche intervento mirato qua e la. Spesso questi interventi richiedono una capacità non indifferente in camera oscura.

-Vado in stampa in un laboratorio di fiducia dove raggiungiamo a 4 mani il risultato desiderato e via di plotter.


I costi?
10-15 per la stampa + max 2 di scansione (noleggio lo scanner per 4 ore e riesco ad importare 10 immagini l'ora).

In analogico i costi salgono perchè la stampa di lavoro, va pagata come quella finale, quindi l'ammontare è circa il doppio.

Per le mostre il discorso cambia perché la dimensione è almeno 40x50... quindi economicamente parlando c'è da piangere Triste
(le mostre, un ogni anno circa sono stampate tutte allo stesso modo)

Io in questo modo mi trovo molto bene, mostrando le stampe a letture portfoli o piccoli musei locali (da 4 soldi non il MoMa ovviamente) ho sempre ricevuto apprezzamenti sulla qualità delle stampe.


avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 10:18

...se i negativi sono molto densi pure lo scanner Hasselblad fatica ad acquisire le informazioni.

È quello che credevo anche io (che possiedo uno scanner Hasselblad) finché, grazie a un gruppo yahoo (ora migrato su IO) a cui partecipa anche un ex progettista del suddetto scanner (quando ancora si chiamava Imacon) ho capito bene ciò che è spiegato maluccio nel manuale e cioè il funzionamento del comando "luce adattiva".
Il suddetto comando consente di aumentare il tempo di scansione (con la possibilità di regolarlo precisamente a passi da 1 a 100%, arrivando quindi anche a raddoppiarlo), consentendo quindi alla pellicola di essere attraversata dalla luce per un tempo maggiore, consentendo quindi una migliore lettura delle zone dense (ombre nelle diapositive, luci nei negativi). Con tale comando sono riuscito a leggere zone molto dense che prima andavano completamente perdute. Provare per credere!
Purtroppo questo, come altri piccoli e grandi trucchi (ad esempio quello che consente di fare la scansione di pellicole medio formato anche a risoluzioni superiori ai 3200ppi) sono di solito sconosciuti ai laboratori, poiché questi si limitano in genere agli utilizzi di base, senza troppa volontà di approfondire quanto scritto (a volte in modo poco chiaro) nei manuali.

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 10:27

Claudio Pradelli
Io non ho alcuna esperienza con lo sviluppo e la stampa da pellicola. Mi sto chiedendo da un po' quali fossero le possibilità di editing nell'epoca analogica. Cosa e come era possibile agire sulle caratteristiche di ogni immagine? Capisco la possibilità di diminuire o aumentare l'esposizione di alcune parti attraverso diverse maschere prefabbricate, ma le alteluci? Era possibile correggere solo quelle in modo selettivo? E come aumentare il livello dei neri?

Rispondo un po' in ritardo.
Io ho sviluppato i miei rullini in bianco e nero e stampato in camera oscura per quasi trent'anni.
I controlli selettivi erano quelli che hai citato: maschere in cartoncino con diverse sagome per diminuire/accentuare l'esposizione di certe zone dell'immagine.
Per ottenere effetti di contrasto sulla pellicola (usavo FP4 e HP5) invece non ricordo altro metodo che lo sviluppo più o meno diluito e più o meno prolungato. E anche il tipo di sviluppo contava: usavo ID11 e Microphen di Ilford e Rodinal di Agfa, ma poi scelsi di usare solo il Microphen e solo la HP5 perché il risultato era quello che preferivo.
Per gestire il contrasto in stampa si sceglieva la gradazione della carta, 1 era la più morbida e 5 la più contrastata, con i neri molto densi.
Con le maschere facevo pure fotomontaggi, ad esempio in una scena con il cielo troppo bruciato aggiungevo le nuvole usando un diverso negativo, oppure in alcuni casi, con la sovrapposizione di due negativi, aggiunsi la luna su cieli molto scuri ottenuti nello scatto con il filtro rosso. Il filtro giallo invece scuriva il cielo azzurro in modo più garbato e naturale.

In solaio ho ancora tutta l'attrezzatura. Ogni tanto penso che mi piacerebbe riprovare, ma ora non ho più lo spazio per allestire una camera oscura, e poi se penso alla spesa... Eeeek!!!
No, ringrazio il digitale.

avatarjunior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 10:33

Diebu,
grazie per la dritta, interessante!
dove si trovano queste info, per poterle implementare? E' possibile moddare il suo software nativo Flexcolor (se non ricordo male il nome) o serve altro?

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2022 ore 10:54

Puoi iscriverti al gruppo:
groups.io/g/ImaconUsers

Il gruppo è amministrato da Gerry che come ti dicevo è un ex progettista della Imacon, nel suo sito ci sono vari tutorial sugli scanner Imacon/Hasselblad:
www.thedigitalcoach.com/

Riguardo al comando luce adattiva puoi vedere anche quì:
www.martinzimelka.com/homepage/Blog/Entries/2014/10/3_Imacon_FlexColor
Ovviamente funziona molto meglio nel caso dei negativi poiché le zone dense in tal caso contengono molte più informazioni rispetto a una pellicola.

Per aumentare la risoluzione di scansione devi creare un telaio custom virtuale (cioè utilizzi il normale telaio ma lo rinomini assegnandogli un nome diverso e impostando come dimensioni in larghezza 57mm invece dei 62 standard, poi qunado lo utilizzi disattivo il riconoscimento automatico del telaio). Sul manuale ci sono le istruzioni per farlo (ma se hai difficoltà contattami).
Con una larghezza di 57mm riesci ancora a scansionare anche il bordo pellicola e arrivi a 3.625ppi; se diminuisie ancora (ad esempio 56mm) arrivi anche a 3.700 e forse qualcosa in più ma non riesci a scansionare il bordo pellicola al di fuori del fotogramma.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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