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Quindi se ce ne sono altre allora non posso farne? Praticamente uccidi tutto il mondo formato da amatori e forse anche qualche professionista.
Secondo me non consideri tutti quelli che fanno foto anche e soprattutto per svago, ovvero tutti quelli che, facendo un analogia con i libri, si accontentano di scrivere qualche favola per bambini e non hanno ne la voglia ne le capacità di scrivere un best-seller.
Scusa Peda non ti conosco e non so che età e vissuto tu abbia ma per quanto mi riguarda mi sono accorto che la capacità di apprezzare le cose cambia con l'età, l'esperienza, l'educazione, la cultura. Al netto del mio personale percorso, la bellezza fine a se stessa mi ha nauseato. E non parlo solo della fotografia ma di tutta una certa subcultura fondata sull'apparire. Suona estremamente banale come discorso me ne rendo conto ma è così... Quindi attribuisco alla bellezza fine a se stessa, sventolata come valore da esibire, scarsa importanza/dignità. Quando qualcosa di scarsa importanza abbonda nelle quantità e, anzi, è a tal punto straripante da risultare invasivo, sono naturalmente (forse per spirito di autoconservazione) portato ad evitare di aggiungervi del mio.
Una foto solo "bella" nella forma è piuttosto lontana dall'essere allo stesso livello di una buona favola per bambini e più assimilabile ad un romanzo Armony.
PS: tu puoi fare ciò che vuoi. Non mettiamola sul piano del paradosso
user19933
inviato il 13 Maggio 2021 ore 18:16
Il punto è che la somma delle opinioni il cui valore è pari a zero (come ho letto, pagine indietro, riferendosi all'opinione dell'ignorante zia Maria) determina il successo universale di un'opera e - in qualche caso - riesce a coincidere anche con il giudizio della cosiddetta "critica" colta e formata. In quei casi, probabilmente, siamo in presenza di un qualcosa di veramente rimarchevole.
Ma fintantoché il giudizio è positivo solo per la cosiddetta "critica" colta e formata, o viceversa solo per il gusto comune/courant delle masse, siamo comunque in presenza di un qualcosa di "sbagliato", o di minore, fosse anche una foto singola o una serie di foto o il lavoro di una vita di un fotografo.
Se proprio vogliamo massimizzare, facciamolo fino in fondo, ma non "proscrivendo" qualche soggetto a favore di altri bensì entrando in cucina e sporcandosi le mani, tra ricette e ingredienti, perché è l'alchimia che rende il tutto più o meno saporito, non certo l'aver scelto questo o quel soggetto come oggetto del nostro interesse fotografico.
A me appare quasi bambinesco e capriccioso, onestamente, dire "non cucino più carote!" Ma cucina quello che ti pare a casa tua, basta che non vieni ad alzarmi il ditino intellettualoide se a me le carote continuano a piacere. Che poi quasi tutti sappiano cucinarle e presentarle meglio di me, beh, li inizia l'auto-critica ed eventualmente lo spazio per un confronto pubblico (del quale non tutti hanno il terrore od il disgusto non avendo un'ego ipertrofico).
Ma veramente quando fate una foto pensate di fare arte o immaginate di fare una foto utile o "giusta"? Se sei un professinista e fai delle immagini che a te non piacciono ma al contrario piacciono al committente la foto è giusta -e utile- Stop Se sei uno che con la fotrografia ci gioca e si diverte, cosa te ne fot.e se non piace ad altri o se non contiene chissò quali messaggi o ancora se non è capita? Se ti piace fare tramonti e magari ti sei fatto 2 ore di macchina per andare a fotografarlo dal monte pincopallo fallo e se sei alla fine soddisfatto quella foto non sarà mai inutile o sbagliata. Semplifico troppo?
“ Dopo qualche anno di fotografie (ancora non sono esperto ) non sono arrivato ancora alla risposta a questa domanda.... Quando la foto può definirsi sbagliata? „
una foto non è mai nè giusta nè sbagliata, ma è tanto più corretta quanto si approssima all'intenzione dell'autore.
Questa cosa del messaggio univoco che le opere dovrebbero trasmettere a più persone possibile non mi convince. Tante opere (quadri, film, ...) hanno successo proprio perché hanno più livelli di lettura e interpretazione, dai più semplici ai più complessi, e soprattutto ai più soggettivi, smuovono qualcosa su scala individuale che non è omogeneo a scala collettiva, quando non sono proprio dei "misteri irrisolti" e hanno successo per quello. Quando un'opera ha successo per un presunto messaggio univoco mi insospettisce perché penso che potrebbe essere più per moda o investimento di marketing prima ancora che per la reale "potenza" del messaggio.
E poi perché l'emozione "umanistica" dovrebbe essere più importante di quella "scientifica"? Un'alba a me dà un'emozione "mista", sì anche se si ripete ogni giorno, comunque non la vedo ogni giorno, anzi la vedo molte meno volte di altre attività che continuano ad essere considerate più emozionanti anche se più frequenti...
Personalmente, non ritengo "sbagliate" le foto che non trasmettono un messaggio univoco alla maggior parte degli osservatori, né quelle che ritraggono soggetti visti e rivisti. La foto è un mezzo di comunicazione e come la parola non è che ci si debbano raccontare sempre cose mai sentite per non rischiare la noia. Anzi, qui nel forum non so se ci siano più foto ripetitive o discorsi ripetitivi...
@Tiziana: Ognuno di noi dovrebbe ricevere da ciascuna foto un messaggio soggettivo, quindi non univoco. Se una foto non trasmette alcun messaggio, di qualsiasi tipo (estetico, storico, documentale, scientifico, ...), allora in generale la consideriamo "sbagliata".
@Fbr: Si decide che una cosa è buona quando la maggior parte di noi ritiene che gli sia utile per determinati scopi, ad esempio che faccia bene alla salute, che ci faccia imparare qualcosa di positivo, o ci faccia piacere al palato...
Tiziana rileggi con attenzione il mio messaggio (al quale credo tu ti riferisca). Cerco di fare attenzione alle parole che uso. Non ho mai parlato di messaggio univoco, non ho mai parlato di emozione umanistica o scientifica e non ho mai detto che la prima sia più importante della seconda. Quanto al discorso sulla noia la vedo diversamente, penso sarebbe meglio cercare di dire meno e meglio, ma sono punti di vista
“ Tante opere (quadri, film, ...) hanno successo proprio perché hanno più livelli di lettura e interpretazione, dai più semplici ai più complessi, e soprattutto ai più soggettivi, smuovono qualcosa su scala individuale che non è omogeneo a scala collettiva, quando non sono proprio dei "misteri irrisolti" e hanno successo per quello. „
Tiziana, tu parli di opere di diversi generi che hanno successo, quindi che sono "giuste", mentre qui si sta cercando di capire quando una foto è "sbagliata".
Io credo che ci sia un diffuso fraintendimento sul concetto di "messaggio" di una foto, in quanto si tende a pensare, sentendo quella parola, ad un atto comunicativo di alto livello, articolato e argomentato. Invece la foto, in quanto immagine, nella stragrande maggioranza dei casi può trasmettere solo comunicazioni molto semplici ed essenziali. La ricchezza del contenuto, può essere scoperta dall'osservatore che si soffermi a guardarla perché sta risvegliando in lui ricordi, emozioni, conoscenze, etc, ma questo è il di più che un'immagine "giusta" può fare quando arriva al suo pubblico di destinazione. Ma se io non faccio parte di quel pubblico, tutto quel contenuto neanche posso immaginarlo.
Tanto per capirci, il contenuto teologico di un quadro a soggetto religioso, se non conosco la religione e la cultura del luogo, sicuramente me lo perdo. Vedrò soltanto le figure e potrò solo dire se mi piace o meno, se mi colpisce per qualcosa o per niente. Vuol dire che il quadro non funziona? Io non posso dirlo, vuol dire che io non faccio parte del pubblico per cio è stato pensato.
Giovanni concordo perfettamente. Alcuni generi per essere fruiti con profitto necessitano di un background culturale. Ma non è che esista solo quello nè che solo quello sia Utile/giusto. Bisogna però avere l'onestà di dire che più lo stimolo coinvolge diversi livelli (emozionale/emotivo, culturale/razionale, ecc..) e più è Utile. Riconosco grande importanza alle emozioni ma una foto che emoziona e basta difficilmente lo fa a lungo e se lo fa di solito è perchè direttamente o indirettamente ha sollecitato qualcosa a livello più "razionale". Le emozioni sono meravigliose perchè sono come i bambini. Si stufano presto
“ Questa cosa del messaggio univoco che le opere dovrebbero trasmettere a più persone possibile non mi convince. Tante opere (quadri, film, ...) hanno successo proprio perché hanno più livelli di lettura e interpretazione, dai più semplici ai più complessi, e soprattutto ai più soggettivi, smuovono qualcosa su scala individuale che non è omogeneo a scala collettiva, quando non sono proprio dei "misteri irrisolti" e hanno successo per quello. „
un esempio tipico è Crêuza de mä che nell'intenzione di Fabrizio De Andrè doveva essere un omaggio alla sua città, senza pretese di esportazione. Diventa invece l'album più internazionale del Faber, ovviamente ciascuno se lo sente a suo modo, un inglese, diverso da un italiano, ed un genovese ancora diverso.
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