| inviato il 21 Luglio 2020 ore 9:28
vedo che questo argomento ha suscitato, almeno tra i colleghi maschi, un discreto interesse.. Trovo che ciascuno non possa fare a meno di giudicare e sentire se non attraverso la propria esperienza e questo limita necessariamente la visione delle cose ( magari potessimo conoscere in modo imparziale, con gli occhi e l'anima di un Dio terzo..). Detto questo, dovremmo affrancarci dalle generalizzazioni, che sono utili finché non si trasformano in cliché.. Spesso ho pensato che sarebbe interessante fare una mostra fotografica senza nomi sotto ogni opera, in modo tale che non si potesse risalire ( se non a fine mostra) all'autore.. uomo/donna, bianco/nero ecc.. sarebbe interessante, quantomeno avremmo una visione più libera dell'opera in sè... |
user177356 | inviato il 21 Luglio 2020 ore 9:44
Le generalizzazioni ci consentono anche di individuare situazioni come la condizione di svantaggio delle donne nella società, che ovviamente non si estende a TUTTE le donne, ma sicuramente alla maggioranza di loro. Non sono d'accordo sull'ultimo punto: per rapportarsi in modo compiuto a qualsiasi opera umana è necessario conoscerne il contesto, inclusa l'identità dell'autore/autrice. |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 9:51
E si Damiana, abbiamo anche divagato un po', le citazioni di una critica donna hanno suscitato un po' un vespaio. Leggo la tua proposta per una mostra senza etichette e sorrido pensando al fatto che una mia amica mi ha recentemente sollecitato a partecipare ad un concorso fotografico di cui lei è una organizzatrice oltre che membro della giuria ma, siccome l'upload sul sito non funzionava, mi ha detto, e così ho fatto, di inviare a lei le mie foto con nome file contenente nome e cognome. A garanzia dell'anonimato e dell'imparzialità nel giudizio. I concorsi di provincia organizzati da amici sono gli unici in cui posso sperare di venire selezionato |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 11:09
Anche il web, come questo forum, permette di nascondere l'identità di genere. Non sarebbe la prima volta che utenti maschi si presentano qui sul forum con nick femminile, ben conoscendo la benevolenza di giudizi di possono godere in quelle vesti. Succede pure il contrario, ossia che utenti femmine si presentino come maschi o non specificando il genere di appartenenza. Basta mettere un po' di attenzione nella scrittura dei commenti per non tradire il genere. Se però uno/a si limita a postare le immagini e a scrivere poco, può tranquillamente fare un'esperienza alla Tiresia. “ per rapportarsi in modo compiuto a qualsiasi opera umana è necessario conoscerne il contesto, inclusa l'identità dell'autore/autrice. „ In teoria sì, in pratica meno. Innanzitutto, non è detto che sia vantaggioso conoscere in modo compiuto qualcosa. La conoscenza totale, toglie tutto lo spazio interpretativo e di fantasia che ci possiamo mettere noi osservatori. Inoltre, non è detto che la conoscenza dell'autore porti un valore aggiunto nella valutazione di una singola opera. Potrebbe avere un senso per l'interpretazione di un percorso se le opere sono presentate separatamente. In questo caso, la persona è l'elemento che le lega. Però basterebbe sapere il nome (es.: Banksy). Personalmente preferisco sapere poco degli autori per giudicare oggettivamente quello che vedo. Da qui, anche una certa indifferenza al genere. In questo senso, ancora una volta, il web è lo strumento ideale per garantirsi un facile anonimato. In ambito amatoriale è diverso perché l'amatore è molto più focalizzato su se stesso che su quello che produce. Ha bisogno di vedere riconosciuta la sua bravura più che una necessità espressiva da soddisfare. Per come la vedo io, un Artista è più interessato che le sue opere abbiano successo, che di avere successo come persona. Purtroppo viviamo tempi di forte autocelebrazione, abilitata proprio dalla facilità di pubblicazione sul web. L'opera e l'identità dell'autore (il suo life style e quindi anche la sua identità di genere) sono presentate come un tutt'uno, ma è solo una illusione mediatica. |
user177356 | inviato il 21 Luglio 2020 ore 11:46
“ può tranquillamente fare un'esperienza alla Tiresia „ chapeau! “ In ambito amatoriale è diverso perché l'amatore è molto più focalizzato su se stesso che su quello che produce. Ha bisogno di vedere riconosciuta la sua bravura più che una necessità espressiva da soddisfare. Per come la vedo io, un Artista è più interessato che le sue opere abbiano successo, che di avere successo come persona. „ Secondo me di tratta piuttosto di un diverso meccanismo di identificazione: l'amatore si identifica maggiormente con il processo, l'artista con il prodotto. In entrambi i casi, si tratta di un'affermazione di sé, mediata in modo diverso. Spunto interessante, comunque. “ Inoltre, non è detto che la conoscenza dell'autore porti un valore aggiunto nella valutazione di una singola opera. [...] Personalmente preferisco sapere poco degli autori per giudicare oggettivamente quello che vedo. „ Anche in questo caso, comprendo l'intento (pur non condividendolo), ma siamo agli antipodi dell'oggettività: tu preferisci sviluppare un rapporto soggettivo e autonomo con l'opera piuttosto che inquadrarla in un contesto oggettivo (tempo, luogo, autore, etc.). |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 12:40
“ ... l'amatore si identifica maggiormente con il processo „ Concordo. Forse una sintesi potrebbe essere che "l'amatore si concentra sull'esperienza del fotografare", unendo così l'attenzione a se e al processo (e all'attrezzatura ovviamente ). Se fosse una esperienza traumatica, cambierebbe hobby. “ tu preferisci sviluppare un rapporto soggettivo e autonomo con l'opera piuttosto che inquadrarla in un contesto oggettivo (tempo, luogo, autore, etc.). „ Esatto, ma non in modo assoluto. E' una preferenza relativa all'ambito di pubblicazione. Mi spiego meglio. Se una fotografia è pubblicata in un contesto non selettivo degli osservatori, ossia è pubblica (come in questo sito), diventa un messaggio (in un particolare linguaggio) che non può prevedere le dinamiche mentali di chi la osserva. Non si può neppure prevedere che l'osservatore decida di indagare sulle intenzioni o sulla storia dell'autore. Basta guardare come le foto perdono visibilità e interesse nelle proprie gallerie su Juzaphoto quando se ne aggiungono di nuove. Il consumo è veloce e limitato al presente o al recente passato, quindi più orientato al risultato che al percorso. Ci sono addirittura quelli che lo hanno capito così bene, che cancellano le foto vecchie e le ripubblicano con successo...e nessuno se ne accorge (=zero interesse per la storia e identità dell'autore). Se gli osservatori vengono ristretti sulla base di qualche criterio (esperti d'arte, esperti di avifauna...) allora puoi contare su una certa capacità di comprensione, almeno potenziale, dell'autore. C'è maggiore interesse a togliere la casualità al risultato, cercando il percorso che ha portato a quel punto. Ancora diversa è la fotografia fatta per la memoria, propria o di chi conosce il contesto rappresentato. In questo caso la pubblicazione va su un ambito ancora più ristretto (se stessi o quelli che conoscono il contesto). E' vero che Facebook prova a cambiare le regole, dando visibilità ad immagini sensate solo per una cerchia privata, facendole diventare pubbliche, ma è un'illusione. Nella fotografia per la memoria è molto più importante la conoscenza di chi c'è dietro lo scatto. E' una importanza enorme, se siamo noi autori ad osservare una foto fatta per la nostra memoria. In sintesi, più si allarga l'ambito dei fruitori e meno importante diventa l'autore (e quindi il suo genere). Un caso: uno dei miei fotografi di Playboy preferiti è donna. Sono convinto che il 99% degli osservatori delle sue foto non sappia che è donna e, se anche lo sapesse, resterebbe indifferente. Invece, chi fa foto di quel genere ha interesse a sapere come una donna governa il processo di fotografia erotica, ma è appunto un ambito ristretto. |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 12:44
Io lo sappetti ma non lo dicetti |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 13:05
Bravo. Non credo siano in molte |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 13:18
“ Se qualcuno è rimasto ai persuasori occulti di Vance Packard, vorrei informarlo che dal 1957 sono passati oltre sessant'anni. Questo non vuol dire che la pubblicità non abbia effetti significativi e misurabili. „ Infatti non a caso io a pag. 5 avevo scritto: "Le campagne pubblicitarie fanno leva su certi stimoli, ma con alcune persone ci riescono, invece con altre non riescono a far leva: non è una cosa automatica. Non è come la teoria (sociologica) della cinghia di trasmissione in cui il soggetto è passivo ed assorbe passivamente tutto ciò che gli viene comunicato. ". “ Per fare un esempio, molti esperti sostengono che la pubblicità delle automobili sia diretta non tanto ai potenziali acquirenti (per i quali avrebbe una blanda funzione informativa), quanto a chi quell'auto o quella marca l'ha già acquistata (per rafforzare la convinzione di aver fatto la scelta giusta e indurre a diventare "ambasciatori" di quella scelta - con mio suocero l'Audi ci è riuscita benissimo) e alla rete di vendita (per rafforzare la percezione di qualità del prodotto e di forza del marchio). „ Che è quello che c'è scritto nella "Teoria debole" di cui avevo messo il link in precedenza e che avevo consigliato di leggere ( it.wikipedia.org/wiki/Pubblicit%C3%A0#Potere_della_pubblicit%C3%A0 ): "...la pubblicità: - non è in grado di convertire le convinzioni né di vincere le resistenze dei consumatori; - è più efficace quando viene impiegata per funzioni di rinforzo che non di allargamento del mercato". Mi domando se oltre alla "Teoria forte" (compresa la parte in cui c'è scritto " Ebbene, sulla base di molti studi sui rapporti tra pubblicità e vendite si può affermare che è lecito avere dei seri dubbi sui principali assunti di questa teoria, perché... ") è stata letta anche la "Teoria debole", visto che ho suggerito di leggerle entrambe. “ Non c'è dubbio, e infatti nelle indagini individuare correttamente il target e stratificare adeguatamente il campione è essenziale. Ma target (o popolazione di riferimento) rimane spesso molto ampio dal punto di vista socio-economico, come nel caso di un ghiacciolo. Quindi ho bisogno di generalizzare se voglio passare dall'analisi all'azione. „ e “ non vedo perché sentirsi offesi da considerazioni generali quando non ci si riconosce in quella generalizzazione. Se una donna sostiene che i maschi pensano solo alla f1ga, alle auto e al calcio, non posso che concordare con questa generalizzazione „ Nella parte iniziale concordiamo, nella seconda no. Le generelizzazioni si possono fare dove è utile farle, viceversa è dannoso, perché non corrisponde alla realtà: prova a sostenere che un maschio omosessuale pensi solo alla fi.a (giusto per fare un esempio, ma se ne possono fare tantissimi altri). Tornando al discorso della Sontag, però, sarebbe stato meglio scrivere " Alcuni uomini provano la fantasia di avere tra le gambe una pistola, un coltello o un utensile", "Mostrare qualcosa, qualunque cosa, nella visione fotografica significa mostrare a volte ciò che è nascosto.", etc etc. “ Non so te, ma io non ho mai succhiato voluttuosamente una bomboletta di schiuma da barba, un cannocchiale, un manico di scopa. Neanche una biro o un wurstel, al massimo posso aver mordicchiato la prima e addentato il secondo. Mi sembra chiaro che è l'insieme di forma e modalità d'uso a costruire la suggestione sessuale. „ Avevi scritto: “ Stai sfuggendo alla questioni che ti pongo, spostando ogni volta il discorso su temi paralleli ma distinti. „ e “ O sei straordinariamente ingenuo, o sei straordinariamente disonesto. „ quando ho scritto che "Io non nego l'evidenza che il Calippo abbia quella forma, ma non penso che quella sia la ragione principale (o l'unica?) per cui sia stata scelta quella forma". Quindi seguendo quel ragionamento viene escluso a priori che il Calippo abbia quella forma per altri motivi. Da dove nasca questa tua assoluta certezza che la forma del Calippo sia stata scelta in quanto fallica proprio non lo capisco. E non a caso ho posto una domanda "Che ne sanno i bambini che mangiano il calippo della forma fallica? Secondo te lo scelgono perché è buono e pratico da tenere in mano o per altro? " a cui, i sostenitori del Calippo "unicamente fallico" non hanno risposto (chissà come mai?). Il fatto che io abbia scritto "Come ho precedentemente espresso tanti oggetti hanno forma fallica wurstel, bomboletta di schiuma da barba, biro, cannocchiale, manico di scopa... e tutti questi oggetti li hanno fatti volutamente così per avere forma fallica o perché quando li stringi in mano sono comodi da prendere perché non hanno spigoli?", ti dovrebbe far capire che io mi riferissi al fatto della forma in sé in quanto comoda da tenere in mano ( l'ho pure scritto chiaramente ). Invece di rispondere alle domande e alla comodità della forma sostieni che il calippo abbia quella forma per la motivazione "fallica", non (come affermo io) per il fatto che non abbia spigoli e sia più comodo da gustare. Non hai colto il senso degli altri esempi che ho fatto (cannocchiale, biro...), servivano a farti pensare alla comodità di non avere spigoli, spigoli che sono assenti anche nel Calippo: di fatto il Calippo non ha quella forma solo per un richiamo fallico. Sono solo alcuni adulti che, maliziosamente, la vedono in quel modo. |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 13:42
“ dovremmo affrancarci dalle generalizzazioni, che sono utili finché non si trasformano in cliché.. „ Concordo. “ Spesso ho pensato che sarebbe interessante fare una mostra fotografica senza nomi sotto ogni opera, in modo tale che non si potesse risalire (se non a fine mostra) all'autore.. uomo/donna, bianco/nero ecc.. sarebbe interessante, quantomeno avremmo una visione più libera dell'opera in sè... „ Sarebbe interessante, così facendo gli osservatori sarebbero liberi (anche chi normalmente non lo è o non se ne rende conto) da stereotipi e pregiudizi: le persone osserverebbero le foto per quello che sono, scevre da possibili condizionamenti culturali e sociali presenti in ciascun singolo individuo (in misura maggiore o minore). |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 13:53
E sei sicuro di avere la cultura e le conoscenze per capire la foto e saperla valutare ? I condizionamenti culturali e gli stereotipi li hai comunque e li applichi a quello che vedi |
user177356 | inviato il 21 Luglio 2020 ore 15:42
“ Mi domando se oltre alla "Teoria forte" (compresa la parte in cui c'è scritto " Ebbene, sulla base di molti studi sui rapporti tra pubblicità e vendite si può affermare che è lecito avere dei seri dubbi sui principali assunti di questa teoria, perché... ") è stata letta anche la "Teoria debole", visto che ho suggerito di leggerle entrambe. „ Come scrivevo sopra, per una decina di anni ho portato a casa la pagnotta occupandomi di comportamento del consumatore. Non ho mai incontrato un professionista del settore il quale credesse che la comunicazione pubblicitaria potesse di per sé avere effetti miracolosi. Non ho nemmeno mai incontrato le due "teorie" riportate da Wikipedia, che non necessariamente è la fonte migliore in tutti gli ambiti. Rimane però il fatto che tutte le leve di marketing, dal colore della confezione al prezzo, sono accuratamente valutati. Non credo che il Calippo sia stato sviluppato in quella forma solo per il richiamo sessuale, ma è stata una questione che il marketing di Unilever si è sicuramente posto. Evidentemente è stata considerata una caratteristica desiderabile, altrimenti avrebbero optato per un'altra forma. Sostengo questo perché ricordo bene come il prodotto fu posizionato al suo lancio: il target dei ghiaccioli erano i bambini, il cornetto era destinato ai ventenni, il calippo era il prodotto per gli adolescenti (ti basta guardare su YouTube gli spot dell'epoca per confermare questa ripartizione). |
| inviato il 21 Luglio 2020 ore 16:09
Boh, quando ero bambino, io ed un sacco di altri bambini prendevamo tranquillamente il Calippo, così come adolescenti ed adulti prendevano sia il Calippo sia altri ghiaccioli. Il calippo era comodo, perché: - non si spaccava come il ghiacciolo normale con i pezzi che cadevano a terra, se si rompeva o scioglieva rimaneva tutto all'interno della confezione; - non era scomodo da tenere in bocca: con il ghiacciolo normale potevi tenere in bocca solo un pezzo lateralmente altrimenti ti allargava troppo la bocca; - volendo lo potevi far sciogliere un po' e berne il succo. L'unico svantaggio (se escludiamo il prezzo superiore) era che ci mettevi un po' a farlo uscire dalla confezione appena comprato. |
user177356 | inviato il 21 Luglio 2020 ore 16:13
“ Boh, quando ero bambino io ed un sacco di altri bambini prendevamo tranquillamente il Calippo, così come adolescenti ed adulti prendevano sia il Calippo sia altri ghiaccioli. „ Vabbè, non ti è chiaro nemmeno il concetto di target. Ci rinuncio definitivamente. |
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