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però alla fine si tratta di un enorme area grigia di discorso, lavorare con photoshop non è diverso dall'usare un filtro su un obbiettivo...anzi è diverso dall'usare un obbiettivo che distorce la realtà come la percepiamo noi? Sono contento di aver suscitato una reazione simile per un argomento del genere, si potrebbe definire quasi filosofia della fotografia e sto notando che le aree grige sono diverse ed ogniuno la pensa alla sua maniera Ci ho preso diversi spunti interessanti, vi ringrazio
Ovviamente sono d'accordo con tutti gli interventi di Daniele Ferrari e non ho molto d'aggiungere sull'argomento.
Voglio solo farvi riflettere meglio su questo punto: La foto vi sembra dichiaratamente irreale: ok allora come dicevamo prima nessun problema "l'inganno" è condiviso.
La foto vi sembra verosimile? Allora siete sicuri che non sia stata pesantemente ritoccata? No non potete esserne sicuri. Se uno è bravo il ritocco potrebbe essere praticamente invisibile. E allora sapere se è una fotografia documentaristica o una, come dice qualcuno, "immagine" si potrà sapere solo andando ad esaminare i negativi del fotografo... E in alcuni casi neanche visto che in ambiti come la Street e il fotogiornalismo è anche eticamente "scorretto" non solo la post ma anche la ricostruzione posticcia della scena. Per cui che senso ha distinguere tra immagine e foto vera se non possiamo essere in grado di incasellare lo scatto? E allora si che la presunta etica, filosofia ecc. del fotografo assumerà un certo rilievo anche nella fruizione della foto. Così una foto in apparenza perfettamente verosimili saranno percepite o meno come documento a seconda che l'abbia scattata "l'artista" Gursky, lo "staged" Jeff Wall, o il "documentarista" Berengo Gardin; il fotografo di Vogue o il corrispondente di guerra del Times... E quando qualcuno che si percepiva come "documentarista" verrà "sgamato" (McCurry, Doisneau, ecc.) si griderà allo scandalo...
Opisso ha evidenziato un aspetto del problema che credo sia spesso sottovalutato: se tu sei già "qualcuno", nel senso di essere conosciuto e di avere elaborato un tuo stile personale, insomma se ti sei creato una tua "fama", ti sei anche caricato, volente o nolente, di una "funzione pubblica" legata alla tua visibilità. Questo vale tanto per il "documentarista", quanto per l'artista senza alcuna regola; tu sei conosciuto in quel modo e ci si aspetta che un eventuale cambiamento tu lo comunichi in qualche modo. Paradossalmente, ma poi nemmeno tanto, persino l'artista sregolato creerà incomprensione se si mette improvvisamente a seguire determinate regole senza chiarirlo e/o spiegarne le motivazioni.
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