| inviato il 26 Maggio 2025 ore 21:11
si vede una persona degna di essere onorata, ******************************************** Let us now praise famous men... | 
| inviato il 27 Maggio 2025 ore 3:13
L'allestimento di set e fondali per ritrarre le popolazioni indigene non deve essere visto come un minus, rispetto all'ambientazione naturale del loco, anche se l'operazione in apparenza si sgancia dal significato stretto dell'operatività tipica del reportage. In tal senso l'antesignano che lo precedette e con ritratti analoghi, fu Irving Penn e proprio in simili latitudini sudamericane. A ritroso nel tempo addirittura il primo che lo fece, almeno che io sappia, fu l'italico Felice Beato in terra asiatica tra India e soprattutto in Giappone, e siamo nell' 800. Confermo che a suo tempo lessi del suo standard di operatività messo a punto nel passaggio all'era digitale, e la Pentax 645 utilizzata era quella a pellicola e mai usò la 645D... fino a sposare in toto le Eos 1 e 5 D, come del resto sono ben riconoscibili nel film "salato"di Wenders. Comunque senza nulla togliere ai contenuti delle sue foto che rimandano a considerazioni identiche, ma dal punto di vista della resa "tecnica" delle suddette ovvero quanto riguarda le stampe delle mostre, in varie tra quelle di Genesi, la resa si nota essere differente dalla classica del puro b/n con pellicola e ingranditore. Nonostante il complesso e studiatissimo sistema adottato di conversione contraria digitale/analogico... Eppure in mostra restava evidente alla visione, che il puro analogico restituiva sempre un plus non eguagliato ripetto alla sua era digitale, famigerata nitidezza a parte. Infine il paragone tra lui e Mc Curry non sussiste proprio, imparagonabili, sono di pianeti diversi e diametralmente opposti nel come hanno concepito e inteso la loro intera vita e opera fotografica. | 
| inviato il 27 Maggio 2025 ore 8:12
Remember +1 Credo, anzi, che quel modo di ritrarre le popolazioni indigene fosse dettato proprio dall'idea di ridimensionare l'egocentrismo occidentale e moderno mostrando come, anche in un ritratto molto "classico", la dignità di quelle popolazioni non si mostri affatto inferiore a quella di un capitano d'industra statunitense o europeo. | 
| inviato il 27 Maggio 2025 ore 10:18
ma e´ovvio che quello di Salgado e´stato un tributo e non una spettacolarizzazione del buon selvaggio ... l´amazzonia erano le sue radici ... si identificava con esse ... le sue battaglie contro Bolsonaro in nome della natura e dei suoi legittimi abitanti si conoscono ... ritrarre l´umanita´ senza facili esotismi etnologici ... tutto questo senza dover santificare nessuno ... figuriamoci un ateo assoluto come Salgado ) | 
| inviato il 27 Maggio 2025 ore 10:52
“ i ritratti di queste persone erano importanti per lui. Senza la giungla come sfondo, si vede una persona degna di essere onorata, e non solo il presunto abitante primitivo della giungla. „ Lettura che ci stà, ho parlato di scelte discutibili in ambito reportage, non in assoluto, anche alcune forzature in post negli ultimi lavori pur rimanendo discutibili in ambito paesaggistico o naturalistico hanno avuto certamente rilievo nel far arrivare le immagini a una platea più vasta di persone e quindi diffondere il messaggio che aveva a cuore. |
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