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La vita e la natura... parte II


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avatarsenior
inviato il 02 Luglio 2024 ore 22:45

Il fatto è che anche gli organismi unicellulari, come ad esempio i Mixomiceti, devono avere una qualche percezione dell'ambiente che li circonda se vogliono cibarsi, o persino "cercarsi" (a centinaia, o anche migliaia) per formare, al termine della loro vita da single, un unico plasmodio (una enorme cellula con molti nuclei, quelli di tutti gli individui che si sono riuniti) da cui far sorgere gli sporocarpi. Dubito che tutto questo possa accadere per un puro e semplice riflesso condizionato o simile.

avatarsenior
inviato il 02 Luglio 2024 ore 23:07

www.fanpage.it/innovazione/scienze/il-meraviglioso-mistero-delle-angui

Come fanno a ritrovare la strada per andare in un posto dove non sono mai state .
In risposta al post di Daniele. ;-)

C'è un nesso anche se non sembra.

avatarsenior
inviato il 03 Luglio 2024 ore 8:41

Dell'articolo ho letto solo la parte direttamente accessibile (quando mi chiedono di "continuare" tramite installazione di chissà che o altri ammennicoli, mi viene l'orticaria e smetto di leggere MrGreen) che, però, spiega "come" fanno le anguille neonate a compiere a ritroso il viaggio della madre, non "cosa le guida" realmente. Suppongo che alla base ci sia sempre un antico fenomeno di "trasmissione di un particolare comportamento" per via epigenetica; quale sia la causa esterna che possa averlo generato, probabilmente non lo sapremo mai, ma deve essere stata una causa molto duratura nel tempo se quel comportamento è diventato un tratto caratteristico di tutte le specie di anguille, anzi, è probabile che risalga ad un'unica specie ancestrale (antenata di tutte le specie attuali) che colonizzò le due sponde della frattura della Pangea prima che si allargasse fino a diventare un vero e proprio oceano.

avatarsenior
inviato il 03 Luglio 2024 ore 8:51

Ripensandoci, la causa scatenante potrebbe essere stata la presenza, in mare, di un'eccessiva quantità di potenziali predatori che avrebbe spinto le anguille (soprattutto le femmine per ovvie ragioni legate alla conservazione della specie) ad adattarsi a trascorrere la maggior parte della propria vita in acque sempre meno salate e perciò meno adatte ai predatori marini. Il fatto di ritrovarsi anche oggi, tutti gli individui, in un unica area riproduttiva è probabilmente legato alla garanzia di una maggior variabilità genetica.

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 6:42

www.lescienze.it/news/2013/12/07/news/definizione_vita_non_soddisfacen

Mi pare che si legga anche senza abbonamento.

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 8:45

Rocco, avevo già letto quell'articolo; non ne condivido l'opinione, ma ne comprendo le motivazioni che, fondamentalmente, sono racchiuse in questo passaggio:
I tentativi di definire con precisione la vita risalgono almeno ai filosofi greci. Aristotele credeva che, a differenza di quelle inanimate, tutte le cose viventi avessero tre tipi di anima: vegetativa, animale e razionale, quest'ultima esclusiva degli esseri umani.

ovvero la visione "antropocentrica" dell'Universo, quindi anche della vita, che finisce inevitabilmente per "degradare", nel senso militare del termine MrGreen, tutti i viventi non umani, ponendoli ad un livello tanto più basso, nella scala gerarchica, quanto più si allontanano dalla somiglianza con l'uomo: storicamente, solo gli Dei erano superiori all'uomo, ma perché, coma già sostenuto da storici e filosofi dell'antica Grecia, ogni popolo si creava le divinità "a propria immagine e somiglianza" (anche gli israeliti lo fecero, anche se poi nella Bibbia scrissero che sarebbe successo il contrario).
Il fatto è che persino l'autore dell'articolo in questione non riesce ad uscire da questa logica ed infatti, quando tenta di smontare (riuscendoci) i presupposti delle "proprietà" che i biologi tentano di utilizzare per separare vivente da non vivente, utilizza ad esempio i tardigradi e alcuni crostacei che sono in grado di resistere per alcuni anni (bada bene: "alcuni" anni) senza dare segni della loro vitalità. Non avrebbe fatto più effetto citare i semi di dattero ritrovati anni fa nelle tombe egizie e ancora in grado di germogliare dopo circa "5000" anni (altro che "alcuni"!)? O addirittura i semi di una specie di Silene, tuttora esistente, ritrovati in Siberia dopo lo scioglimento di molte parti di permafrost e risalenti addirittura a 12000 anni fa, ma ancora in grado di germinare (bada bene: il 100% dei semi non visibilmente danneggiati risultò vitale; da qualche parte ho ancora l'articolo scientifico dell'esperimento effettuato nel 2012)?
Evidentemente persino l'autore fatica a porre le piante su un livello di "vitalità" sufficientemente elevato da catturare la sua e la nostra attenzione.
E' vero che poi fa l'esempio delle cellule della foglia che non muoiono appena stacchi quest'ultima dal ramo; ma si potrebbe obiettare che persino le cellule del cervello dei ghigliottinati continuano a "vivere" per alcuni secondi dopo che la testa è stata staccata dal collo senza che per questo l'individuo sia da considerare ancora vivo.
Il fatto è che se si continua a mantenere in piedi una "gerarchia" fisiologica o psicologica tra gli esseri viventi, così da poter considerare l'uomo, o gli animali come va di moda oggi, al di sopra di tutti gli altri perché dotati di capacità esclusive (non superiori, ma addirittura esclusive), si finirà sempre per riconoscere ai livelli più bassi di quella gerarchia solo "qualità" fisiche che potremmo ritrovare benissimo anche in un cristallo di quarzo, come una perfetta organizzazione interna e il fatto che possa crescere nel tempo (anche se, a onor del vero, per i minerali la crescita è dovuta esclusivamente a fattori esterni).
L'ostinazione a non voler riconoscere una qualche forma di coscienza (rapporto di conoscenza ed esperienza con l'ambiente esterno) e volontarietà nelle piante, funghi, batteri ecc., credo sia il principale ostacolo alla reale definizione di cosa sia la "vita" e di cosa la differenzi dall'azione delle macchine, figuriamoci dall'esistenza di un sasso.
Infatti anche l'autore dell'articolo che hai linkato finisce per ridurre l'intero dibattito su cosa sia la "vita" ad un puro e semplice concetto di complessità fisico-meccanica; troppo pericoloso tirare in ballo la capacità di rapportarsi "volontariamente" (sia pure non ai livelli con cui lo fa l'uomo) all'ambiente: distruggerebbe quell'antropocentrismo atavico che ci attanaglia. Curioso, però: ogni specie vivente pone sé stessa al centro di tutto; persino le piantine di Cakile maritima lo fanno, ma dubito che un cristallo di quarzo si ponga il problema. E se fosse questo innato e comune "egocentrismo" la chiave per definire cosa sia la vita?

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 9:05

Sai Daniele io ai sassi ci penso da sempre MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 9:06

Stati della materia diversi.;-)

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 19:50

www.media.inaf.it/2024/07/05/origine-della-vita-marte/

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 20:00

Daniele


" E se fosse questo innato e comune "egocentrismo" la chiave per definire cosa sia la vita?"

L'ipotesi di Gaia non è da scartare a priori anzi è l'organismo degli organismi è come rapportare un batterio alla nostra scala.
La vita biologica non può esistere senza tutto il resto e non è detto che sia in cima alla piramide.Cool

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 22:07

Mah, io non credo molto nell'ipotesi di Gaia; eventi atmosferici, correnti marine, attività vulcanica sono spiegabili con nozioni di fisica abbastanza elementari. Di fatto, tutti i cambiamenti ambientali sul Pianeta Terra sono l'effetto combinato di azioni esterne (vedi i cicli di attività solare) con le azioni degli esseri viventi (vedi il "casino" combinato dai cianobetteri quando hanno inventato la fotosintesi col massiccio rilascio di ossigeno libero come sottoprodotto).
Quando si sente parlare delle grandi estinzioni di massa come se si trattase di azioni "volontarie" di un'ipotetica Madre Natura, in realtà si tratta solamente della rottura di equilibri creati in massima parte dagli esseri viventi per (talora contro) gli esseri viventi, ma non ci vedo nulla di "volontario" da parte di Gaia.

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2024 ore 23:25

La tendenza egocentrista e speciecentrista in effetti è presente in ogni soggetto vivente, lo è persino nei virus che non appartengono e domini eucariota e procariota.

Detto questo, nelle estinzioni e nelle mutazioni non ci dovrebbe essere proprio nulla di egocentristico ma bensì un semplice e casuale meccanismo di adattamento.

È ovvio che le modificazioni dell'ambiente influenzano la vita.




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