| inviato il 29 Aprile 2021 ore 11:45
c'è anche una bellissima hassy usata |
| inviato il 29 Aprile 2021 ore 13:22
Io in tutti questi anni non ho mai reso nulla, ho mandato in garanzia un telefono perché guasto dopo 23 mesi e me lo hanno sostituito col modello successivo. Anche io sono d'accordo che se sbaglio acquisto apro il pacco, lo guardo e se non mi va bene lo reimballo e mando indietro, però la gente se ne approfitta. Però trovo giusto i 14gg di reso sull'online. |
| inviato il 29 Aprile 2021 ore 17:57
“ Un mio amico ha un negozio di gioielleria. Ha ricevuto un ordine importante da una ricca signora. La ricca signora deve presenziare ad un evento importante. I gioielli ordinati al mio amico non sono pronti per l'evento. La signora dice: nessun problema ho già ordinato via internet ad un negozio di gioielleria online dei gioielli ancora più costosi che restituirò dopo l'evento. Che ne dite? „
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| inviato il 29 Aprile 2021 ore 18:12
dico che questa gente è poi la gente che si lamenta delle t*fe , che quando fa discorsi inizia sempre con un " io non sono razzista ...pero'... ecct ecct " , che si scaglia contro le restrizioni del covid fregandosene per poi ammalarsi e prendersela con i medici , che si scaglia contro il governo e magari prende un reddito di cittadinanza a cui non ha diritto , che vuole le scuole aperte e non la DaD ma se poi aprono le scuole a luglio agosto si lamenta perche' non puo' fare le vacanze ecct ... in poche parole Italioti |
| inviato il 29 Aprile 2021 ore 19:29
Esatto |
| inviato il 29 Aprile 2021 ore 19:29
Non dimenticare i falsi invalidi, i furbetti del cartellino, i 24000 forestali di una nota regione, tutti gli imboscati paraculi della politica, ecc. ecc. |
| inviato il 29 Aprile 2021 ore 22:03
Amazon, ha una politica per quanto riguarda i resi, a cui noi non siamo abituati. Per il semplice fatto che sono americani. Ho parenti stretti che vivono da molti anni a Boston ed altri a New York. In USA, qualunque cosa acquistata in negozio, si può tranquillamente riportare e ricevere indietro la cifra pagata. Per loro è prassi normale. |
| inviato il 30 Aprile 2021 ore 1:11
In USA se vai in un negozio e dimostri che lo stesso prodotto viene venduto da un altro negozio ad un prezzo inferiore loro te lo vendono al prezzo inferiore. |
| inviato il 30 Aprile 2021 ore 1:20
In USA sfruttano lo sconto educational anche i non aventi diritto. Tutto il mondo è paese. |
| inviato il 30 Aprile 2021 ore 6:58
Successo più volte. Oppure nella scatola mancano accessori di valore. Tipo cavi da 50 euro, drive usb forniti come accessorio, alimentatori etc. |
| inviato il 01 Maggio 2021 ore 11:55
Beh se lì ti mangi tutto il ristorante piuttosto mi preoccuperei del conseguente rischio di lavanda gastrica successiva...
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| inviato il 01 Maggio 2021 ore 15:59
Ma questa cosa è "veramente" vera? www.manitese.it/amazon-smaltimento-sopra-ogni-sospetto mi ha colpito questo passaggio: 2. COSTRETTI A GETTARE Incontriamo Maurizio, nome di fantasia, un ex-dipendente Amazon che, chiedendo l'anonimato, accetta di spiegarci come funziona la fase che precede lo smaltimento. Maurizio ha lavorato tre anni e mezzo a Castel San Giovanni, inizia la sua avventura attraverso l'agenzia interinale, divisa verde, poi viene stabilizzato a tempo indeterminato, diventa “un blu”. Da subito sente parlare dai colleghi di questi bancali destinati alla distruzione, dei tablet che avevano richiesto per una riffa interna o una vendita scontata. Un paio d'anni dopo viene assegnato per qualche tempo al reparto Vendor, sezione Returns. «Quando scadono i periodi di giacenza, la prassi è aprire un trouble ticket e chiedere al fornitore se rivuole indietro la merce o meno». Spesso il fornitore, dato il sistema di costi, indicava la via dello smaltimento. «Questo, accadeva circa il 70% delle volte e l'azienda mandava tutto a distruggere, merce completamente intatta». Più di due oggetti su tre. «Cosa si distrugge? Tutto, anche telefonia e prodotti informatici di valore, ho visto smartphone da mille euro con il sigillo andare al destroy. Le principali categorie sono elettronica e alimentari», racconta. A smaltimento va la merce invenduta e quella danneggiata, ma anche materiale che pur essendo recuperabile, viene rispedito indietro perché il cliente lo considera non funzionante. Secondo le testimonianze, dato che la customer obsession è il vanto di Amazon e il cliente ha sempre ragione, i controlli fatti per verificarne l'effettivo malfunzionamento spesso non sono rigorosi. Solo una piccola parte ha nuova vita come warehouse deal, oggetti ricondizionati e rimessi in vendita scontati. Le cifre sono enormi. Gli chiediamo quanti sono i prodotti distrutti in media ogni giorno e ci spiega che «il numero è molto variabile. Si va dai 30 mila ai 100 mila pezzi ogni mese nel solo magazzino di Castel San Giovanni. Il reparto è operativo a seconda dei periodi dell'anno». Questa discontinuità dipende dai lavoratori disponibili nel settore outbound. Per esempio, se c'è un sovraccarico, per il Prime Day o per i periodi stagionali più intensi, tutta la forza lavoro si sposta in outbound e il Destroy potrebbe restare chiuso anche per due, addirittura tre settimane. «Puoi immaginare la quantità di ticket. Siamo arrivati ad accumulare 120 mila pezzi da distruggere tutti insieme. Succede che in mattinata il manager dell'area chiama la ditta esterna e per mezzogiorno è tutto pronto per il ritiro». A Piacenza l'area in cui vengono raccolti gli oggetti da mandare allo smaltimento sono le torri A e B, dove attraccano i camion. Fino a qualche tempo fa ogni blocco in partenza era suggellato da una packing list con il dettaglio dei prodotti. Oggi, l'esigenza di allontanare gli occhi indiscreti ha ridotto i flussi informativi in uscita, con clausole di riservatezza molto stringenti e misure di tutela delle informazioni che fanno scivolare ogni racconto nel penale. I dipendenti del reparto, solo quelli stabilizzati, vengono formati con un corso apposito per gestire il destroy e, al di fuori del settore, i colleghi non sanno nulla. Scomparse le liste cartacee con i prodotti, i file sono visibili all'azienda partner solo accedendo a una piattaforma online. |
| inviato il 02 Maggio 2021 ore 10:01
Cose da pazzi. |
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