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Bianco e nero - come lo realizzate (Photoshop vs LR)


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avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 8:12

se tiri abbestia i contrasti non sei necessariamente Brandt. Ma pure, se ci metti una gamma perfetta, non è proprio detto che tu sia Adams

+1

...se fai le foto "de panza" non sei Klein, se "desaturi" non sei Ghirri...

Alle volte non so più chi sono... MrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 9:31

Aggiungo un'ultima cosa: una stampa perfettina che non dice nulla, per quanto accurata, trovo anche io che si possa tranquillamente buttare nel cestino come qualsiasi foto insignificante.
Perché, ed è qui che forse il mio punto di vista differisce da quello di qualcun altro, tutto il ragionamento vale anche al contrario: ovvero, se tiri abbestia i contrasti non sei necessariamente Brandt. Ma pure, se ci metti una gamma perfetta, non è proprio detto che tu sia Adams


;-)

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 10:06

Parto sempre da un RAW, eseguo le prime fondamentali operazioni in DPP, esporto in TIFF 16 bit, apro il TIFF con Paint Shop Pro, e converto in BN con Silver Efex oppure Topaz oppure Alien Skin.

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 10:09

@Alessandro pollastrini: vero quello che dici su Silver, i preset sono scelti da qualcun'altro ma sono molto ma molto personalizzabili. All'inizio dava noia anche a me, ma poi quando ho visto il tempo che mi faceva risparmiare mi sono convertita.
Perché, almeno io, quando ritocco una foto ho un'idea di cosa voglio ottenere come risultato finale (penso tutti) quindi scelgo il preset che sia più simile - sebbene non identico - alla mia idea, che so, un bianco e nero molto contrastato oppure uno molto grigio e piatto, dipende da caso a caso. Dopo aver scelto il preset posso attuare tutte le modifiche che voglio, anche stravolgere il preset completamente, quello che mi piace molto di Silver è che ha comandi veloci e intuitivi anche per chi come me non è in mostro con Photoshop.
Ad esempio quella cosa che fai tu di lavorare il file per zone la faccio anche io su Silver, con la differenza che in ps è più difficile, devi selezionare le zone, creare passaggi morbidi tra una l'altra, qui invece hai dei punti di controllo circolari con cui puoi selezionare una zona più o meno grossa, che degrada in Potenza dal centro, e sono molto comodi perché l'effetto non è mai innaturale, anche se sei una schiappa (ovvio non bisogna mai esagerare e mettere i cursori a palla)

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 11:34

Ho letto spesso che il BN sarebbe un ripiego per gli sprovveduti e i pigri in post,
Io ritengo invece che un buon lavoro in BN richieda tempo e capacità, personalmente non sono mai completamente soddisfatto del risultato che ottengo ma non demordo, per me è una forma espressiva importante.
Questa discussione sicuramente mi ha giovato.

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 12:24

Mi son lanciato per la prima volta nella stampa in B/N appoggiandomi ad un laboratorio esterno di Milano di esperienza pluriennale. Pur avendo il profilo della loro stampante e della loro carta e monitor Eizo sto facendo un bagnetto di sangue. Mi hanno già stampato 2 volte dei provini e sono alla quarta versione dei files. Immagino che il laboratorio abbia effettuato tutta la trafila di "equalizzazione" della stampante, come descritta da Pollastrini, per compensare l'imbottimento dei punti che altera ombre luci e gamma. In teoria dunque io dovrei solo occuparmi di vedere a monitor, con la simulazione di stampa attivata, se la resa dei grigi mi aggrada oppure no e poi in stampa dovrei ottenere qualcosa di molto vicino. Ed invece mi son trovato dei provini piuttosto piatti , troppo scuri in generale, e con poco contrasto. A questo punto non capisco se sbaglio io, dove sbaglio, oppure se sbagliano loro (per la cronaca la stampante mi sembra di ricordare sia una Epson 9000, dovrei controllare i profili ma adesso non li ho sottomano).

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 12:46

@Francesco Merenda: "Perché, ed è qui che forse il mio punto di vista differisce da quello di qualcun altro, tutto il ragionamento vale anche al contrario: ovvero, se tiri abbestia i contrasti non sei necessariamente Brandt. Ma pure, se ci metti una gamma perfetta, non è proprio detto che tu sia Adams".
Non mi capita mai di pensarla diversamente da Francesco ed anche stavolta credo abbia perfettamente centrato il punto. Se ho le migliori idee fotografiche e mi preparo la più bella immagine in b/n sul mio monitor, con il giusto contrasto le ombre chiuse dove le voglio e la grana che mi piace, posso stare certo che, se non padroneggio il processo, sulla carta una volta stampata le mie ombre andranno più lunghe di un centimetro, i toni non saranno quelli che credevo, la grana si perderà ecc ecc per cui tutta la mia arte andrà persa. Viceversa se non ho la visione artistica tutto il mio tecnicismo mi condurrà a qualcosa come sentire un musicista che suona un libro di esercizi

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 13:13

La questione Andrea, è che in fotografia c'è una enorme tendenza alle visioni manichee.
Se aderisci al bianco il nero è nemico, e viceversa.

Personalmente credo sia solo un errore, piuttosto stupido.
La "cosa in sé" difficilmente è buona o cattiva in fotografia.

E per questo motivo l'esempio difficilmente fa regola o genera un principio.
Ma siccome vogliamo regole e principi, gli esempi diventano prova provata, secondo necessità.

Da sempre leggo la critica strenua agli orizzonti storti e la contrapposizione (ovvia) con qualche esempio di Cartier-Bresson.
L'apologia dell'accuratezza e quella contrapposta dell'esercizio di presunte libertà espressive.
E mille altre.

Dopo oltre un secolo di fotografia, dovremmo aver capito che queste categorizzazioni hanno un senso relativo, se non nel gusto personale (dove tutto è lecito).
E che solo un certo sviluppo di senso critico può davvero aiutare a separare la qualità dalla banalità, che si annidano (entrambe) in qualunque schema si voglia definire.
E che tutto questo sarà sempre confutabile, alla faccia di chi voglia la ricetta definitiva che distingua il bene dal male... Sorriso

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 13:17

Sono d'accordo con Frarossi, mi son reso conto che il colore "perdona" di più del B/N. Che tu voglia fare un B/N alla Giacomelli o alla Ansel Adams o Minor White, che tu voglia una foto in Low-key o in high-key se non sai padroneggiare bene la stampa in B/N facilmente arrivi a qualcosa che non corrisponde a ciò che avevi in testa e non ti soddisfa.

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 13:36

@Morgana

In foto finita, conta solo quello che si vede, il come ci si arriva a quell foto finita, ossia quello che non si vede, è del tutto irrilevante.

In fotoritocco poi, ed in particolare in Photoshop, programma di grafica, ci sono sempre più vie diverse per raggiungere la stessa meta.

L'importante è che la via scelta non ti porti…... in un burrone, ma ad una meta gradevole all'occhio ed al cervello, ossia ad una foto tecnicamente fatta bene.

user33434
avatar
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 13:50

Per fortuna non esiste una ricetta perfetta per le stampe in bianco e nero, molto è dato dal tipo di immagine e dalla sensibilità dello stampatore. Non sempre l'intera gamma di grigi è quello che serve per una determinata foto. Ho sempre trovato questo passaggio de "La stampa" di A.Adams particolarmente illuminante da questo punto di vista.

A fine print has been generally assumed to have a full range of
values, clear delineation of form and texture, and a satisfactory print
"color." But what a catastrophe it would be if all photographs only
met these criteria! True, a note of pure white or solid black can serve
as a "key" to other values, and an image that needs these key values
will feel weak without them. But there is no reason why they must
be included in all images, any more than a composition for the piano
must include the full range of the eighty-eight notes of the keyboard.
Marvelous effects are possible within a close and subtle range of
values.




avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 14:06

perfetto Mauro Sansiviero: in parole "digitali" le buone foto mica devono avere sempre lo stesso istogramma e nemmeno andare ad occupare tutta la gamma dell'istogramma Sorriso
La questione tecnica della stampa è che, qualunque sia quell'istogramma che corrisponde alla mia idea di quella immagine devo essere in grado di ottenere sulla carta un istogramma che abbia una forma analoga e non ad es. spostare la curtosi dal centro alla sinistra o viceversa (spero di non aver detto una cavolata altrimenti li sento poi i rimbrotti di Pollastrini o Grassi Sorriso;-))

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 14:15

Apprezzabile la citazione Mauro.
Anche e proprio perché viene da un signore che, sicuramente, non può essere tacciato di superficialità tecnica.
E che anzi, anche per altre sue espressioni, mostra come sia ben coniugabile la grande attenzione tecnica con la capacità di osservare il mondo senza esagerare con le chiusure.

user33434
avatar
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 14:22

La questione tecnica della stampa è che, qualunque sia quell'istogramma che corrisponde alla mia idea di quella immagine devo essere in grado di ottenere sulla carta un istogramma che abbia una forma analoga e non ad es. spostare la curtosi dal centro alla sinistra o viceversa

A questo serve avere una filiera ben profilata, dalla accoppiata fotocamera/lente fino alla stampa fatta e finita passando per i profili (preferibilmente fatti con uno spettrofotometro) da usare per il soft proofing.
Non è indispensabile secondo me per potersi godere una stampa fatta in proprio, ma o si va a profilare o ci si deve accontentare.

@Francesco Questo è uno degli aspetti che mi è sempre piaciuto di più dei testi di Adams, insieme al profondo amore che traspare nei confronti del mezzo e dell'oggetto fotografico. E' vero che sono un po' datati, soprattutto nella parti di chimica gli anni si sentono, ma per me rimangono bellissime letture.

avatarsenior
inviato il 24 Ottobre 2019 ore 14:35

Francesco Questo è uno degli aspetti che mi è sempre piaciuto di più dei testi di Adams, insieme al profondo amore che traspare nei confronti del mezzo e dell'oggetto fotografico. E' vero che sono un po' datati, soprattutto nella parti di chimica gli anni si sentono, ma per me rimangono bellissime letture.


A questo proposito, ricordo di aver letto una cosa che la dice lunga su come, un grande cultore della tecnica (da molti considerato quasi settario), possa non esserne al contempo schiavo...

Vado a memoria, ma la ciccia è questa:
"l'esposimetro non sbaglia. Però Edward dice: 'l'esposimetro dice 5,6 ma io faccio 11". Le sue foto sono belle. Per cui ha ragione lui"

Semplice, ma efficace Cool

PS: Edward naturalmente è il suo amico Weston.

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