| inviato il 07 Marzo 2015 ore 14:43
Cigno, Max, Daniele, mi fa piacere che l'osservazione abbia dato un seguito... Sul significato che diamo al termine "cultura" penso siamo tutti d'accordo. Non ha nulla a che vedere con diplomi o lauree, ma è ciò che assorbiamo a livello mentale, che prende forza attraverso le emozioni, fino a concretizzarsi nelle azioni. Il mio concetto di base è che esistono tre tipologie di "uomo" che si rapportano con il mondo esterno in modo diverso. E' vero che la cultura allarga la mente, e in una foto si può "citare" un pittore o un poeta. Si può anche includere una visione tratta da un'opera letteraria. Oppure semplicemente utilizzare la ricchezza interiore derivante dalla cultura. Chi guarderà quella foto, avendo a disposizione la medesima formazione, saprà cogliere quelle citazioni e quella ricchezza e godrà appieno dello scatto. Quello che volevo sottolineare è che la cultura è un linguaggio, ricco, sottile, poliedrico, se vogliamo anche barocco, ma che comunque racconta una realtà semplice, che forse un contadino riesce a cogliere anche meglio di un uomo di cultura. Esisterà quindi una fotografia istintiva, primitiva, scevra dalle complicazioni della mente, che però avrà comunque una sua forza espressiva. |
| inviato il 07 Marzo 2015 ore 16:25
Wild, non saprei dire se le "tipologie" del modo di rapportarci con ciò che sta fuori di noi siano tre o più, e nemmeno se siano così facilmente definibili, quel che è certo è che a volte sembra proprio di poterle individuare, sia per quanto riguarda quelli che le foto le scattano, sia per quelli che le osservano; è uno dei fattori che determinano anche il contesto di utilizzo di un'immagine, basta pensare al mondo della fotografia "consumer" |
user46920 | inviato il 07 Marzo 2015 ore 22:52
Che la realtà sia semplice e possa essere colta anche da un contadino, posso essere d'accordo con te, perché spesso dipende con che occhi si guarda ... ma che la cultura sia un linguaggio, purtroppo non ne comprendo bene la relazione che ne fai ... necessito di chiarificazioni |
| inviato il 08 Marzo 2015 ore 9:04
Daniele, sono d'accordo, “ è uno dei fattori che determinano anche il contesto di utilizzo di un'immagine, basta pensare al mondo della fotografia "consumer" „ però forse ragionare in merito all'utilizzo svia dal tema centrale. E' vero che esiste un modo di fotografare e una fotografia basata sul rapporto fotografo-pubblico, che porta a produrre scatti che piacciano a un certo tipo di utenza, ma come premessa definirei la fotografia come mezzo espressivo. Cioè, la cultura aiuta l'espressività? Cigno, mettiamola così: la cultura porta ad un arricchimento, simile a quello che si ha viaggiando, incontrando diverse culture, parlando e confrontandosi con le persone che si incontrano. Questo è l'effetto diretto: un arricchimento e apertura mentale, ma al contempo la cultura crea un linguaggio. Se conosci il linguaggio espressivo di un pittore, potrai comporre un'immagine che si rifà a quel tipo di espressività. Se l'osservatore conosce quel pittore, lo riconoscerà nello scatto e si creerà un feeling di reciproca comprensione tra fotografo e osservatore. Per farti un esempio concreto, se tu conosci (bene) Dalì saprai produrre un'immagine surrealista. Se chi guarda lo scatto possiede quella chiave di lettura (quel linguaggio) potrà capire meglio quell'immagine. |
| inviato il 08 Marzo 2015 ore 9:48
Wild, in effetti citavo la situazione della fotografia "di mercato" solo come applicazione particolarmente "eclatante" di un concetto che, nella realtà, ritroviamo anche ad altri livelli, come anche tu hai evidenziato nell'ultimo intervento dove parli della relazione tra cultura e linguaggio espressivo (in effetti anche a me non tornava l'espressione "la cultura è un linguaggio", mentre l'idea che stia "alla base" del linguaggio, anzi, di tutte le forme di linguaggio, la condivido) |
| inviato il 08 Marzo 2015 ore 10:57
Mi permetto di citare qualche aforisma di Charlie Parker, sassofonista jazz, per riassumere un po' tutte le vostre risposte: "Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona ciò che la tua anima detta." "Quando ho ascoltato la musica per la prima volta, ho pensato che dovesse essere molto pulita, precisa. Qualcosa che la gente potesse capire, qualcosa di meraviglioso." "La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento." "Non suonare il sassofono, lascia che sia lui a suonare te." |
user46920 | inviato il 08 Marzo 2015 ore 11:12
Forse oggi c'è un po' di Be-bop anche nella fotografia: con 12 fps alla volta ... e poi anche la fotocamera come il sax "suona una sola nota alla volta" |
| inviato il 08 Marzo 2015 ore 12:48
Nel BeBop riuscivano a suonare anche 24 note al secondo |
| inviato il 08 Marzo 2015 ore 16:49
Osservazione, Bassepartout, che contiene molto, la tua. Quasi tutto. E' in fondo quel che dice Cartier-Bresson, quando parla della tecnica come qualcosa che deve essere totalmente introiettato e fluire in modo pressochè automatico al momento dello scatto. Ed è quello che è implicito in molte discipline, più in generale in una complessiva visione, tipicamente orientali. Per molto tempo mi sono dedicato alla spada giapponese. E lì pure la sostanza è quella: fare in modo, attraverso studio, esercizio, e ancora studio e ancora esercizio, che ogni movimento, ogni gesto, fluiscano direttamente, come fatto del corpo, senza necessità di essere filtrati dalla ragione, dall'atto del pensare, perchè profondamente interiorizzati. Ed ecco che, dimenticare tutto nel momento dell'esecuzione (poco importa che sia musica, fotografia, comunicazione verbale o altro), non significa non esserne profondamente influenzati. Fortemente sostenuti. E soprattutto non può essere la scorciatoia, l'alibi, per alimentare la pigriza... Una buona domenica! F |
| inviato il 08 Marzo 2015 ore 21:03
Daniele “ (in effetti anche a me non tornava l'espressione "la cultura è un linguaggio", mentre l'idea che stia "alla base" del linguaggio, anzi, di tutte le forme di linguaggio, la condivido) „ Mi è molto difficile spiegare in che termini la cultura sia un linguaggio e capisco la natura paradossale del concetto. Io provengo da una formazione esoterica, che ha un suo linguaggio, più che culturale, pragmatico ed ermetico. Dopo dieci anni di frequentazione di un maestro, ho deciso di condividere ciò che avevo imparato con alcune persone meritevoli. La cosa che mi diverte di più in questo momento, è che una di loro è un bravissimo sassofonista e insieme abbiamo parlato di Parker nei termini espressi da Bassepartout. Sono anche felice perché quando c'è un dialogo, sinceramente teso a trovare una qualche verità, l'esito è sempre costruttivo. “ Ed ecco che, dimenticare tutto nel momento dell'esecuzione (poco importa che sia musica, fotografia, comunicazione verbale o altro), non significa non esserne profondamente influenzati. Fortemente sostenuti. „ Sottoscrivo "Fortemente sostenuti" e vi saluto tutti con affetto. Grazie per questa bella chiacchierata Emiliano |
| inviato il 09 Marzo 2015 ore 13:06
@Francesco.merenda “ Per molto tempo mi sono dedicato alla spada giapponese. „ E questo spiega mooooolte cose. (so che tu sai che io so che tu sai) |
| inviato il 09 Marzo 2015 ore 13:28
Giusto Shambola. Soprattutto spiega i cerotti sparsi su tutto il corpo! |
| inviato il 09 Marzo 2015 ore 13:48
Manca un "so". :-) |
| inviato il 09 Marzo 2015 ore 15:00
@Francesco: so anche che stai amabilmente sdrammatizzando/alleggerendo. Non era ai tagli che mi riferivo, quanto alla freccia che centra il bersaglio anche al buio. |
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