| inviato il 21 Maggio 2025 ore 8:59
“ Purtroppo avere tanta informazione a disposizione vuol dire anche dover fare i conti con la sensazione del "già visto". „ secondo me non e' li' il punto. Per fare un paragone con la cucina: Un piatto di pasta e' stravisto, ma uno chef stellato te lo propone facendoti comunque assaporare qualcosa di nuovo. La trappola del "lavoro originale a tutti i costi", per un artista, e' la via in discesa piu' facile per cadere nel banale o, peggio, nell'orrido . Io in quelle serie di foto (in alcune, non in tutte) trovo potenza e struttura. Non solo estetica formale e tecnica. C'e' qualcosa sotto. Un punto di vista fresco e frizzante. Sopratutto nelle fotografie fatte quando era piu' giovane. In quelle piu' recenti l'aspetto frizzante si spegne per lasciare posto a sensazioni piu' sfumate. |
| inviato il 21 Maggio 2025 ore 9:34
Sulla questione originalità mi trovo abbastanza concorde con Salt, anche per me non è qualcosa che ricerco necessariamente |
| inviato il 21 Maggio 2025 ore 12:44
Il fresco e frizzante proprio non lo riscontro, anche guardando le altre serie. Boh, personalmente fatico a trovare foto(grafi) che mi colpiscano, ma questo, appunto, credo dipenda anche dalla bulimia visiva a cui l'internet ci sottopone. In fondo (mi) succede anche colla musica, ascoltando valangate di cose "nuove" quasi ogni giorno, saranno forse 2 o 3 all'anno quelle che poi mi restano veramente. Questo chiaramente porta da una parte ad avere degli standard alti che però dall'altra parte coincide probabilmente con una specie di assuefazione che ostacola un po' l'apprezzamento delle "sfumature". Poi, ovviamente, dipende anche da cosa uno cerca :) |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 10:48
“ Questo chiaramente porta da una parte ad avere degli standard alti che però dall'altra parte coincide probabilmente con una specie di assuefazione che ostacola un po' l'apprezzamento delle "sfumature". „ Noi siamo quello che mangiamo, lo standard qualitativo non dipende dalla quantità, ma dalla qualità di quello che mangiamo. Fermo restando che uno sappia mangiare e non solo nutrirsi. Questo vale anche per la cultura. In questi giorni ho conosciuto un mestierante così si definisce, un fotografo che vive una vita facendo progetti che poi tramuta in progetti fotografici. Ogni progetto è una nuova storia da raccontare. Il conoscere di persona toglie ogni filtro e preconcetto che ci facciamo mentalmente. Non che sempre sia possibile, però sto sempre più trovando mestieranti che fotografi, sto rivalutando la parola fotografi per quello che è il suo significato reale. Mentre sto scoprendo cose nuove ed idee fresche in chi la fotografia la usa come mezzo e non come fine. Forse la differenza sta proprio in quello che è l'uso comune del termine fotografo, che ci fa stare in una logica di mercato e non in una conoscenza dell'essere umano che comunica tramite immagini. Il vedere da più punti di vista porta ad una visione globale e complessa, ma ricca di particolari e sfumature che ci sfuggono il più delle volte. Questo soprattutto in una valutazione estetica, che non sempre ha valori che seguono un metodo, ma che non ha un metodo e tutto resta più semplicemente una visione che comunica e non sempre elegantemente. Quello che voglio dire in conclusione, è che le risposte alle nostre domande quando siamo di fronte ad una immagine, le dobbiamo cercare in noi stessi e nel modo in cui ci poniamo di fronte all'immagine. Il rischio è di perdersi in mille rivoli che restano personali di chi guarda e non centrano con l'immagine che stiamo vedendo. „ |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 10:54
In effetti Ivo ha ragione, ci sono fotografi tecnicamente molto preparati che nel loro ambito sono assolutamente affidabili, questo non significa che i risultati siano necessariamente "interessanti", ma che raggiungono il loro scopo. Secondo me c'è il fotografo e l'autore, non tutti lo sono e non è banale essere bravo come tale Questo senza sminuire chi fa scatti che non hanno dietro concetti o ricerche che vanno al di la della tecnica o della richiesta del cliente |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 11:50
Ovviamente il rischio di affinare il palato rende le aspettative alte e le sorprese scarse. Secondo me un genuino dietrofront verso le esigenze umane e spirituali, la semplificazione, è ormai doverosa. Se l'arte ormai si crea con ogni mezzo, il rumore di fondo è così alto da filtrare le opere fragili e silenziose. Serve una pulizia, direi più astinenza, digiuno e magari piccole gioie quotidiane per citare il Franco. |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 12:53
“ Secondo me c'è il fotografo e l'autore, non tutti lo sono e non è banale essere bravo come tale „ Io farei una distinzione ancora piu' netta. C'e' l'artista, che usa la fotografia come mezzo ed il fotografo. Quest'ultimo fa della fotografia una professione, ed e' piu' simile ad un artigiano che ad un artista. Anche se poi, comunque qualsiasi fotografo che lavori su commessa, oltre alla tecnica un minimo di creativita deve possederla. Altrimenti il cliente non esce soddisfatto. A meno di non fare cataloghi di viti e bulloni, una qualsiasi fotografia pubblicitaria necessita di un minimo di "gheddu" |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 13:20
“ Io farei una distinzione ancora piu' netta. C'e' l'artista, che usa la fotografia come mezzo ed il fotografo. „ Sarei ancora più radicale. L'artista è al di sopra di ogni mezzo, il mezzo è solo un modo per comunicare. Ovvero ritengo non esatto parlare di artista fotografo o artista pittore, casomai parlerei della persona artista poi che sia fotografo pittore o cantastorie è casomai riconducibile alle sue esperienze comunicative attraverso un mezzo. Per la fotografia pubblicitaria, si tende a sminuirla per via del fatto che è legata ad un guadagno e ad una mera riproduzione di quello che vuole un Art Director, ma non è così. Ogni fotografia pubblicitaria è prima disegnata (Layout) descritta con testi alla presentazione al Cliente e si entra in ogni particolare dal Mood ad ogni cosa presente nel set che deve essere descritta. In pratica come si fa per un video, ma per una sola immagine. Una volta che il Cliente approva l'idea tra quelle presentate, si passa alla produzione e qui si apre un mondo, si cerca il fotografo, si decide con lui come procedere se ci sono modelle o modelli si fanno dei cast e si sceglie almeno tre varianti, si parla delle luci della composizione, dei colori e di come poi verrà post-prodotta. Si torna dal Cliente con queste nuove proposte e poi si passa allo shooting e alla post produzione. Questo è quello che succedeva in ogni Agenzia di pubblicità. Una cosa importante da capire è la differenza tra visionario e creativo. Il visionario vede la stessa scena in dieci modi diversi. il creativo vede la scena in dieci modi diversi, ma sa quale è quella giusta e la propone al Cliente, inoltre propone tre scene diverse che ha visto ogni una in dieci modi diversi e scelto quella giusta. Riassumendo, oltre a essere bravi si deve anche saper trovare strade diverse, sapere come fare a proporre le idee dove sono diverse persone che poi decideranno cosa fare, ma se tutto andrà bene o no la colpa poi è sempre del fotografo. Non è una bella situazione e i soldi guadagnati son tutti meritati. „ |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 13:24
Esistono tanti fotografi che sono autori ma non artisti Arte e autorialità non sono per forza legati in modo univoco uno a uno |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 13:40
Si , ma l'autore, forse, e' piu vicino all'artigiano che all'artista. Anche se un autore puo' produrre un opera inutile e brutta, mentre l'artigiano in genere non lo fa. |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 13:41
Io lascerei perdere la questione categorica/terminologica...rischia di creare più confusione che altro. È chiaro che, come c'è tantissimo ciarpame visivo, c'è anche tanta gente brava. Brava in senso ampio: da quello che gestisce la tecnica in modo sopraffino a quello che ti veicola concetti puntando a stimolare maggiormente l'intelletto. Quello che voglio dire è che è abbastanza normale che se ti sei magnato la carbonara in 1000 posti diversi, difficilmente riuscirai a ricordarti tutte quelle mediamente buone, pure se al momento di gustarle le hai gradite. Come è normale che, da semplici osservatori, tendiamo a recepire il visivo tramite codici/mappe mentali che ci siamo costruiti coll'esperienza. Certo che se conoscessimo personalmente chi sta dietro alle varie tipologie di foto, si scoprirebbero mondi differenti che per ovvi motivi non possono racchiudersi in quello che fanno. Ma non potendo conoscere gli autori di tutto quello che "magnamo", ci si basa per forza sulle percezioni personali, possibilmente mantenendo aperto il ventaglio di possibilità che possono benissimo sfuggirci. In tutto questo, laddove i risultati di molti lavori suggeriscono formule e soluzioni molto simili, si cerca quel quid che invece possa differenziarsi quel tanto che serve a far rimanere qualcosa più impresso di altri. |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 13:58
Sono d'accordo Rombro... Ma... su diecimila carbonare mangiate in giro. Stranamente, ci si ricorda solo di quelle, pochissime, veramente eccezionali. Voglio dire.. ricordo malamente una pasta azzurra fatta da un cuoco in cerca di notorieta'. originale, ma niente di speciale. Mentre ricordo ancora la sublime pasta di Paul Bocuse.. Alla fine, pur nella semplicita' si puo' trovare l'eccellenza e lo straordinario. |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 15:18
Rimanendo sulla carbonara e solo sulla carbonara, me ne ricordo due che mi hanno deluso tantissimo, una salatissima a Roma (ristorantino piatti tipici romani a Garbatella) ed una che non era una carbonara in Myanmar. Concordo che di foto ed immagini ne vediamo volontariamente troppe ed anche sulla qualità delle stesse e credo che sempre volontariamente ogni tanto ci farebbe bene staccare la spina e lasciare al già visto il tempo di sedimentarsi. |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 15:52
Sì, ma infatti ci sono periodi che anche con la musica stacco per decomprimere e ripulire le orecchie (non dal cerume ). Ci sta anche che si sia più ricettivi a periodi mentre in altri momenti non entusiasma niente e si ha bisogno di rigenerarsi mentalmente. |
| inviato il 22 Maggio 2025 ore 18:05
Non voglio fare l'elogio della lentezza ma, viviamo in un mondo che va fin troppo veloce ed essendo genuinamente interessati ed entusiasti ci abbuffiamo fino all'indigestione. Se non ci diamo il giusto tempo di riflessione, di tutti questi autori e delle loro foto, quanto ci resta? |
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