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Club dei Fotografi 6


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avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 19:35

Canti, non mi è chiaro… tu non ci vedi sostanza o ritieni che sia soffocata dalla forma. Mi fai un esempio di una sua foto che non ti piace e uno di una sua foto che ti piace?

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 21:37

Non sono un grande esperto di sviluppo negativi colore ( credo che Sternfeld per American Prospects abbia usato negativi colore grande formato 10x8 pollici e che poi siano state esposte stampe a contatto) ma credo di potere affermare che il colore "repro" in quegli anni 1978-1984 fosse una chimera in ogni caso. La "visualizzazione a schermo" di cui Chiaramonte riferisce valeva evidentemente sul finire anni 80' solo per la riproduzione in quadricromia.
Canti del Caos, prova oggigiorno a portare in Photoshop una scansione di un negativo a colori ed in Photoshop, senza applicare alcun profilo, prova ad effettuare la inversione in positivo: capisci immediatamente che il colore del negativo è in buona sostanza un'invenzione, tu stesso, ripartendo da zero il giorno dopo, non saresti in grado di riottenere quello che hai ottenuto il giorno prima (prescindendo dai profili di inversione predefiniti). Questo solo per dire quanto sia complicato il trattamento del colore della pellicola sia con i mezzi odierni che con il semplice sviluppo e stampa in pellicola allora.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 21:47

The recognition of color photography as an artistic means of expression only began toward the mid-1970s. Motifs familiar from black and white photography could not simply be translated into color. Color film requires longer exposure times, and entirely different pictorial effects were achieved thanks to advanced and costly developing techniques. In 1976, William Eggleston's exhibition at the Museum of Modern Art in New York proved a pioneering event for the deve- lopment of color photography. His saturated color photographs of everyday motifs from the US South were partly still polemically reviewed by contemporary critics. Besides Eggleston, Joel Sternfeld names color pioneer Helen Levitt, who structured her New York street photographs in a sophisticated manner through formally autonomous color fields, as a great example. The color theory of Bau- haus instructor Josef Albers, who had emigrated to the United States, exercised an equally important influence on Sternfeld. Albers analyzed the psychological effect of visual color sensations and the mutual impact of tones. In American Prospects, Sternfeld implemented Albers's theories by mostly limiting his palette to related, subdued values he combined. This strategy connects the pictures in a harmonious way, a conceptual thread running through the whole series.

Dal testo relativo alla esposizione all'Albertina

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 22:24

Canti, non mi è chiaro… tu non ci vedi sostanza o ritieni che sia soffocata dalla forma.


Soffoca la forma. E' così evidente l'aggiustamento che è come trovare il microfono che penzola nella scena di un film, davvero rovinerebbe anche Kurosawa.
Finora ho lanciato palle incatenate contro le stampone leccate da galleria, ma vogliamo parlare di quei libri in cui il totem della uniformità chiede di aggiustare le luci di tutte le fotografie, così non disturbano l'occhio del cicisbeo che sfoglia il libro. Solo un esempio: Ganga Ma di Di Sturco. Cosa gli ha fatto di male la diversità?


Non mi piace molto Sternfeld, faccio fatica a trovare un'immagine che mi piace, comunque questo è il male - c'è il doratino anche dove manca la luce!:






Purtroppo è il complesso di inferiorità della fotografia rispetto alla pittura, per cui la fotografia continua a inseguire la pittura, ma quelli che riescono davvero a fare qualcosa di notevole stando sul limite tra una e l'altra, come Tillmans o Moriyama sono pochissimi, si contano sulla punta di un dito o due ;-)

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 22:44

Recentemente mi hanno segnalato questa piccola mostra fotografica che non so se riesco, ma a guardare su internet, anche qui qualcosa mi può piacere, su altri scatti, insomma....
www.forlitoday.it/eventi/le-fotografie-di-olimpia-lalli-nella-mostra-i

www.arteromagna.it/lalli-olimpia


E' nella mia città, a casa di Stanga (Stanghellini). Tanti anni fa quando Maurizio Cattelan abitava a Forlì perché aveva trovato l'amore, Stanghellini lo aiutava a realizzare le prime sculture che erano personaggi (angeli?) con la testa di neon luminoso e le scarpe. Cattelan qui fece varie opere artisticomiche tra cui rubare le targhe d'ottone dei notai per farle riapparire come opere d'arte al Guggenheim di New York, eccetera.




avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 22:50

“ E' così evidente l'aggiustamento che è come trovare il microfono che penzola nella scena di un film”
Capisco cosa intendi. Io credo però che lui quella messa in scena lì la cercasse.
Un po' come Crewdson o Jeff Wall.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 23:00

Un po' come Crewdson


Sono per i collezionisti d'arte quel che tramonti e acque setose sono per i comuni fotoamatori.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2023 ore 23:13

Non é cosi, Wall fa opere per me brutte ma anche grandi lavori e ha aperto la strada alla staged che adoro
Crewdson per me si é un po' perso e ripete se stesso ma ha fatto lavori impressionanti
La foto non é e non può essere solo cogliere un momento ecc.. e l'estetica non é separabile, é un arte visiva e dare un impronta é un plus non un peccato.
Philip Lorca di corcia ha fatto un bel reportage sui gigolò totalmente posato e con i flash e per me é un gran lavoro.
Serrano con history of sex ha fatto un gran libro che racconta i taboo ed é tutto posato
Per come la vedo io questa é la fotografia a cui ispirarsi non le copie di bresson fuori tempo massimo o le ripetizioni delle visioni di ghirri al vomito ma avere un'idea e renderla con una propria visione.
Verranno fuori cagate, lavori brutti ma quelli bravi daranno la loro visione del mondo in modo efficace andando oltre i new topographer che hanno avuto la loro ragione di essere ma quanti anni sono passati?

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 0:13

Un po' come Crewdson


Lo amo, è uno dei miei preferiti

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 7:17

Philip Lorca di corcia ha fatto un bel reportage sui gigolò totalmente posato e con i flash e per me é un gran lavoro.


Per esempio, diCorcia si può vedere qui - non sono la serie a cui ti riferisci ma danno un'idea dello stile o maniera:

www.iriedaily.de/blog/philip-lorca-dicorcia-east-eden/

il primo impatto che ho io è l'aggiustatina verso il doratino, le lucine cinematografiche spiattellate (qui mi viene in mente invece l'eleganza delle fotografie notturne di Ghirri), lo stilema del soggetto in atteggiamento 'puppet', stilema invecchiato malissimo e ultra abusato.

Ora tu sei una persona che fa fotografie molto interessanti - detto di passaggio preferisco un milione di volte questa tua fotografia www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=4319484 a tutte quelle che vedo nella pagina che ho linkato su diCorcia, perché risponde a vari problemi di rappresentabilità/invisibilizzazione - dicevo, sei una persona stimabile quindi non ho dubbi che tu riesca a trovare nella produzione di diCorcia cose di valore, però l'oggetto della mia critica non è il borderline riuscito tra fotografia e arte (tieni presente che se dovessi indicare l'autore che prediligo direi prima di tutti/e Tillmans, cioè uno che è soprattutto artista), l'oggetto della mia critica è invece quel presunto segno artistico che è sgamabile, facilone, manieristico e che purtroppo ha conquistato anche l'offerta di gallerie e musei prestigiosi. Cioè, non voglio proporre un diktat su come fare fotografia, ma dirimere segno autoriale buono e indecente.

Il tema critico del 'segno autoriale' credo che sia la grande eredità di Ghirri che secondo me non ha lasciato nemmeno un erede fotografico (non c'è nessun 'nuovo-Ghirri'), ma ha lasciato in piccoli scritti d'occazione e nella trascrizione delle lezioni di fotografia un corpus critico di una potenza enorme che vale per il reporter come per l'artista.

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 7:59

Il ragionamento è limpido ma muove sempre da un mero dato di dominante cromatica. Nel senso che sviluppi un pensiero molto interessante ma a parte il “doratino” non segnali criticità ancorate ad un'analisi dell'immagine. È come se quella caratteristica fosse di per se sufficiente a bocciare un lavoro fotografico. Non dico che sia quello che pensi (e in fondo traspare che non sia così dal tuo intervento) ma forse per limiti miei non riesco a capire quale dato oggettivo delle foto che critichi, a parte il “doratino”, regga quel pensiero critico complesso che hai appena esposto.

Anche riagganciandomi all'intervento di Matteo, e al continuo richiamo agli “eredi” di Ghirri, mi chiedo se davvero l'originalità sia un elemento necessario e in fondo realmente perseguibile, nella fotografia…
Perché a parte lo scimmiottare può anche essere che qualcuno abbia sensibilità e attitudini genuinamente sovrapponibili a un grande del passato

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 9:09










Io non vedo dorature, francamente, o aggiustamenti invasivi

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 9:32

Qui invece due notturni di Ghirri appunto, uno con un cielo blue cina alla Yves Klein e l'altro scattato con la pellicola del tipo errato per temperatura






avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 11:32





l'altra va bene, e Ghirri la commentava così (il corsivo è mio):

Non volevo una resa cromatica perfetta nelle parti più illuminate, volevo
una leggerissima alterazione. Ho scelto quindi la luce naturale, in
modo che lo scenario arrivasse ad assumere i colori che mi interessavano.
Si era quasi al tramonto, quel tono è stato leggermente accentuato
dalla pellicola, ma senza impiegare alcun tipo di artificio. Ho usato la
pellicola a 100 asa, appoggiando la macchina fotografica su una
balaustra. Come vedete, ci sono diversi tipi di risposta cromatica. Qui
c'era una lampada al neon e questa parte è rimasta leggermente verde;
qui c'è una maggior illuminazione, che ha sbiancato e ha dato
queste colorazioni. Qui c'erano le lampadine normali, che hanno dato
questa colorazione giallastra. Era impossibile equilibrare tutto questo.
A me però non interessava, in effetti, una resa cromatica omogenea,
ma proprio questo tipo di colore. È chiaro che in stampa avrei potuto
filtrare e correggere, dare un po' più di verde, o un po' più di giallo.
Oppure avrei potuto filtrare le luci. Però io, tenendo conto della
scena da rappresentare, volevo sottolineare la diversità delle sorgenti
luminose.
Come dicevo prima, indipendentemente da tutto, quello
che possiamo trovare nella realtà è infinitamente più vario e interessante
di tutti i filtri colorati che possiamo mettere davanti alle lampade.
Basta abituarsi a leggere.

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2023 ore 11:34

Quando sopra dicevo che Ghirri non ha eredi, ma la sua è una legacy critica imponente, anche solo poche righe contengono rivoluzioni nel modo di concepire la fotografia.

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