user58495 | inviato il 24 Maggio 2020 ore 20:32
Personalmente ho sempre usato dia e mai negativo a colori...Questo dall'età di 14 anni...(ora ne ho 56) e in tanti anni di improvvisazione ne ho vista e ne vedo a iosa.Personalmente ho sempre considerato il materiale invertibile il supporto ideale per la proiezione,ma soprattutto per la stampa in Cibachrome (che ora non esiste più...).Una stampa ben fatta su Cibachrome non aveva eguali in termini di colore,brillantezza e dettaglio.Oggi tutto questo si è perso,ahimè e la proiezione purtroppo lascia il tempo che trova,relegata a un'esperienza riservata a pochi eletti.Ma la fruibilità è ormai cambiata e bisogna saper guardare avanti,senza per questo considerare il digitale non in grado di dare la stessa alta qualità di risultati.Ma bisogna saperlo fare,naturalmente,magari avendo come base formativa l'esperienza analogica. Se no saremmo rimasti al dagherrotipo... |
| inviato il 24 Maggio 2020 ore 20:46
Guarda... l'ho già scritto altrove: di recente mi è capitato di guardare delle mie dia fatte su 6x7 che dormivano in un cassetto da almeno 20 anni. Giuro... sono almeno 20 anni che non percepisco una ricchezza tonale tanto bella in un immagine Scrivo 'percepisco' perché osservare quelle dia 6x7 è una vera esperienza sensoriale che avevo dimenticato. Faccio un ipotesi: premesso che guardare delle belle dia 135 è sempre molto piacevole, con questa esperienza sono dell'opinione che non c'è alcun paragone coi grandi formati. Può essere -ma è un pensiero che mi è nato mentre sto scrivendo- può essere... dicevo... che l'immagine analogica -diapositiva- abbia ancora un grande futuro, ma non sul 135, piuttosto: sul grande formato, perché, provare per credere, ogni immagine, per quanto possa essere scarsa, è un vero capolavoro. |
user58495 | inviato il 24 Maggio 2020 ore 20:49
Usavo Rolleiflex e Mamiya RB67...so di cosa parli ed è EVIDENTE che la dia in 6x6 o 6x7 abbia una marcia in più...Ne sa qualcosa il mio Durst M605 color... Va anche detto che ormai il trattamento in casa del materiale invertibile è diventato anti economico e soprattutto pensare di dover usare solo il C41 et similia mi fa rabbrividire... Se si è puristi davvero e non solo per esibizione,pensare di far trattare le dia a un laboratorio per quanto qualificato e professionale,lo trovo abbastanza discutibile.In questo,il digitale permette un controllo totale sul processo fotografico,dallo scatto all'immagine finale. |
| inviato il 24 Maggio 2020 ore 22:31
Grazie a Pinscher 68 e all'altro utente per le risposte. Al momento non penso di prenderla ho altre spese fotografiche in mente nel medio periodo. Però se capitasse un occasione potrei prenderla. |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 9:10
Può essere -ma è un pensiero che mi è nato mentre sto scrivendo- può essere... dicevo... che l'immagine analogica -diapositiva- abbia ancora un grande futuro, ma non sul 135, piuttosto: sul grande formato, perché, provare per credere, ogni immagine, per quanto possa essere scarsa, è un vero capolavoro. Beh Gsabbio questa è una affermazione un pochino velleitaria... diciamo che se ne può parlare anche perché si sa che a parità di pellicola un 50X è sempre uguale e alla fine cambiano solo le dimensioni esterne, e laddove è risaputo che quelle impressionano gli sprovveduti e non già chi sa cosa guardare e giudicare! |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 9:29
La macchina con il migliore sistema esposimetrico è quella usata da chi sa dove e come misurare. L'esposimetro, interno o esterno che sia, va puntato dove serve e questo si fa solo in base all'esperienza ed alla capacità del fotografo. Anche i sistemi più sofisticati, in grado di effettuare più letture spot e poi farne la media, non servono a nulla se non sai dove fare le letture, per determinare un certo risultato. Una nota sulla Pentacon Six, non vedo perché lamentarsi, è l'unica macchina che ti offre la possibilità di spaziare dal 4,5x6 al 6x7 ... anche se a suo piacimento Anzi, non è l'unica, perché ci sarebbe anche la Kiev 80, che tra tutti i malfunzionamenti possibili immaginabili, annovera anche questo. |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 9:35
“ Evidentemente non avete mai visto un E6 trattato da Sandro Presta o dall'Agenzia Luce „ Dove lavorano? ho 4 rullini di provia 100 già impressionati che dormono in freezer da anni. (mi chiedo cosa uscirebbe...) In subordine: dove far sviluppare un E6 in zona Milano? |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 9:42
Sandro Presta a Genova, agenzia Luce a Trieste ... ma ce ne sono altri ovviamente. |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 9:49
Non so quanti si ricordano cosa c'era scritto all'interno delle scatole dei rullini fotografici. Ebbene per chi non lo sapesse c'erano le indicazioni per come fotografare correttamente: esempio, pellicola diurna 64 ASA: 1/125", f/11. Oppure in controluce 1/125" f/8 oppure all'aperto all'ombra 1/125" f/5.6 La foto sotto è stata scattata con le indicazioni scritte sulla confezione www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3406714&srt=data&show2=1&l=it |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 12:47
Credo nel senso che decide lei di volta in volta l'ampiezza del trascinamento |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 12:50
La Pentacon Six 6x7 non esiste, semplicemente perché non c'è lo spazio per una finestra-fotogramma di quelle dimensioni. Di solito, quelli che parlano male della Medioformato di Dresda, lo fanno o per partito preso, o basandosi sui soliti luoghi comuni, o perché non hanno letto le istruzioni, o perché, per risparmiare, ne hanno presa una in cattive condizioni. Ri-raccomando, per gli interessati (pro o contro che siano) di consultare www.pentaconsix.com o cercare in rete il pdf del bel manuale di F. Bernasconi, dedicato alla Pentacon Six ed i suoi accessori. Cosa succede, alla Kiev-80? |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 13:08
“ Enzo C. Cosa succede, alla Kiev-80? „ è malconcia ... il meccanismo di trascinamento (togliendo le variabili giustamente sottolineate da Enzo) della P6 viene definito sottidimensionato dai riparatori. I sovietici replicarono il bisonte crucco sottoforma della Kiev 60 ... 'na bella compattona pesante come un incudine. Ma "sembrerebbe" che stranamente, non replicarono i difetti, come succedeva sempre; al contrario applicarono piccole modifiche proprio al sistema di trascinamento/carica... Mediamente il problema sulla sovietica si verifica di meno che nn sulla tedesca. Ovviamente è piena di altri mille difetti. |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 13:11
Ovviamente sono macchine dignitose, con ottiche buone. Avevano un senso in passato, negli anni 80-90. Al tempo il cambio rublo o altro con valuta occidentale era ridicolo. I profughi dall'Est investivano i propri pochi averi nella tecnologia disponibile, e poi la rivendevano, così recuperando quello che potevano, molto di più che non al cambio. E così c'era un bel giro di queste macchine. Mentre un corpo Bronica SQAi costava 3 milioni di lire, uno Hasselblad (base) 5 e uno Rollei 7, la Pentacon Six costava 300.000 lire (magari pure con l'ottica). Allora aveva senso eccome. Ora, coi prezzi che corrono, consigliare di acquistarla, con tutto il ben di Dio che c'è a pochissimo, non me la sento. Ciò non toglie che se uno ce l'ha, se la tiene e se la gode comunque, e con un po' di attenzione fa ottime foto |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 13:11
@Gsabbio, Sandro Presta lo trovi sul sito di analogica, |
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