user81826 | inviato il 12 Maggio 2017 ore 19:31
Molto interessanti i video girati Roberto. Voglio provare a girare il discorso sulle sensazioni che ho. Qual è l'emozione che trasmettono quelle foto? Qual è l'emozione che trasmettono le foto di McCurry quando vedi il set costruito dietro? Dov'è l'emozione del fotografo nel compiere scatti a livello consumistico? E nel paesaggio dov'è l'emozione nel fare gli stessi identici scatti della casa in campagna in provincia di Macerata col terreno arato ( ne avrò visti 100 questo mese), la fioritura di Castelluccio o Manarola con la stessa composizione? La foto diventa così un contenitore vuoto e con la smania social che ci attanaglia tutti in qualche maniera, salvo i pochi che riescono ad estraniarsi (se si vuole lavorare è ancora più difficile), sarà sempre più cosi. Il fotografo dovrebbe per me cercare di mettersi in relazione in meno possibile con l'ambiente in cui so trova e questo vale per il Reportage (se c'è interazione lo chiamo fotogiornalismo ma è solo la mia definizione personalissima), vale per la Street, vale per la Macro, vale per il Paesaggio e vale per la naturalistica in generale. Il resto è finzione cercata ed in fotografia per me sono proprio le intenzioni a fare la differenza ed anche per questo è fondamentale conoscere il retroscena dello scatto. Mettiamo in conto che io vada a scattare una foto alle Tre Cime di Lavaredo e mi trovi con un'alba schifosa così decido di incollarci il cielo scattato l'anno precedente o addirittura lo ricreo perfettamente come vorrei con un software di fotoritocco...ho fatto chiaramente un lavoro di grafica e non solo di fotografia e ci sta, magari la rappresentazione appare molto naturale, ho rappresentato un'atmosfera alla perfezione e dunque magari sono anche un "buon artista" e la foto ha un contenuto e su questo non ci possono essere dubbi. Al contempo però una cosa va notata, c'è un problema di fondo che non va via. Dov'è l'emozione del fotografo? Il fotografo può essersi emozionato per la sua opera e parliamo dunque di un'emozione riflessiva, che viene da se stesso, è riuscito a ricreare un'atmosfera che a lui sarebbe piaciuto vedere e che magari gli trasmette qualche sensazione importante. L'emozione dunque non viene più da uno stimolo esterno, non è il paesaggio naturale ad essere il mezzo di trasmissione dall'emozione, bensì il paesaggio inventato. Questo non è necessariamente un problema ma per me le due cose vanno distinte. Ora riporto il discorso alla fotografia naturalistica. Ho visto decine di volte cinghiali in allevamenti o per strada ma mai mi sono emozionato come quando li trovo spersi nei boschi senza accorgersi della mia presenza e senza alcuna manipolazione da parte mia. Vedere gli animali allo zoo emoziona? Sicuramente! Vedere delle aquile che combattono con una volpe dopo averle attirate emoziona? Sicuramente di piu!!! Ancora di più però sarà l'emozione del vederlo accadere in maniera autonoma, spontanea. Questa è una banalità senz'altro però se la fotografia vuole essere un " espressione di noi stessi, delle nostre emozioni, questo è quello che è necessario fare, puntare al massimo contenuto, non alla massima estetica. Spero di essere riuscito ad esprimere il mio punto di vista che non è una conclusione assolutistica ma solo una riflessione atta a cercare di capire dove si trova l'emozione in una fotografia. |
| inviato il 12 Maggio 2017 ore 19:45
E' arrivato anche qui il mondo degli affari. Qualcun'altro ha pensato di fare un bel po' di dobloni con la natura. Dopo i petrolieri i palazzinari gli industriali i contadini i pastori ecc. spuntano anche gli imprenditori di natura. Gia' 25 anni fa a Bass Rocc c'era un traghettatore che viveva con le visite guidate alla colonia di sule piu' famosa del mondo. Ovviamente c' e' chi si organizza meglio e si crea un vero business offrendo per denaro foto di qualita' a ex selvatici addomesticati. Roba buona per chi non ha molta dimestichezza con gli uccelli e la fotografia a loro dedicata. E' una forma di poverta' culturale. Conoscere la natura di questi tempi e' sempre piu' raro e costa troppa fatica. Il fotografo amatore e turista si semplifica la vita. Non gli importa che le foto siano fasulle e uguali per tutti. Potrebbero comprarsi il file... ma cosi' si devertono molto di piu'.... |
user14286 | inviato il 12 Maggio 2017 ore 20:29
“ Spero di essere riuscito ad esprimere il mio punto di vista che non è una conclusione assolutistica ma solo una riflessione atta a cercare di capire dove si trova l'emozione in una fotografia. „ Hai centrato il punto. L' emozione è nella capacità del fotografo di esprimere se stesso attraverso lo scatto, o nel pubblico apprezzamento che spera di ricevere? La deriva di cui siamo testimoni ci fornisce già la risposta. |
| inviato il 12 Maggio 2017 ore 21:13
“ Qualcun'altro ha pensato di fare un bel po' di dobloni con la natura. Dopo i petrolieri i palazzinari gli industriali i contadini i pastori ecc. spuntano anche gli imprenditori di natura. „ Soprattutto i contadini e i pastori sono colpevoli........Roba da matti   |
user12181 | inviato il 12 Maggio 2017 ore 23:24
“ @Veleno "fammi un esempio di fotografia "wild" senza interferire con l' ambiente, sono tanto curioso. ma attenzione, quando dico senza interferire, lo intendo alla lettera, compresa la "salvaguardia" delle decine di insetti che inevitabilmente ammazzerai lungo il cammino per andarti a piazzare sul posto, più quelli che schiaccerai durante l'appostamento eventuale" „ Goethiano wertheriano! (e schopenhaueriano) “ "... der harmloseste Spaziergang kostet tausend armen Würmchen das Leben, es zerrüttet ein Fußtritt die mühseligen Gebäude der Ameisen und stampft eine kleine Welt in ein schmähliches Grab. Ha! Nicht die große, seltne Not der Welt, diese Fluten, die eure Dörfer wegspülen, diese Erdbeben, die eure Städte verschlingen, rühren mich; mir untergräbt das Herz die verzehrende Kraft, die in dem All der Natur verborgen liegt; die nichts gebildet hat, das nicht seinen Nachbar, nicht sich selbst zerstörte. Und so taumle ich beängstigt. Himmel und Erde und ihre webenden Kräfte um mich her: ich sehe nichts als ein ewig verschlingendes, ewig wiederkäuendes Ungeheuer". „ Per conto mio comincio ad avere un problema quando tolgo di mezzo i fili d'erba verde, che impicciano quando fotografo i fiori. Prima neanche li notavo, poi ho cominciato a notarli e a strapparli via, ma ora mi sento in colpa... Ricordo il disagio quando mi sono sdraiato a pelle di leone per fotografare il Vaccinium microcarpum, (rarissimo in Italia e non proprio in gran salute come specie, visto che le torbiere e le zone umide con gli sfagni sono sotto attacco ovunque). Per fotografarne uno o due ne ho schiacciati molti altri, certo si riprenderanno, ma i fiori faranno il loro dovere? E tutto per una foto sciocchina, per passare il mio tempo, incapace di trovare occupazioni più dignitose... |
user14286 | inviato il 12 Maggio 2017 ore 23:44
magari traduci! |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 0:03
Alchie: mio nonno era contadino, beveva un fiasco di vino al giorno e e' campato fino a 95 anni. Ma era un altro modo di fare agricoltura. Niente diserbo, insetticidi, anti micotici. Attualmente l'agricoltura intensiva ha desertificato il bel paese. Lo sa persino mia figlia Maria che ha 15 anni. In Sardegna in Puglia e in altre regioni italiane i pastori sono la prima causa di incendio boschivo. Sono colpevoli di distruggere i boschi per allargare i pascoli. Un pizzico di informazione di questi tempi non guasterebbe Alessandro.... |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 1:38
Dopo aver letto un po' di insolenze (secondo me fuori luogo) e tanti pareri, vorrei contribuire con una riflessione che non parteggia per l'una o l'altra tesi, quindi senza entrare nel merito di quello che faccio io (che non credo sia di grande interesse per nessuno); volevo invece riportare dati che derivano dalle mie esperienze di lavoro. Nel cosiddetto mondo in via di sviluppo il turismo naturalistico (non necessariamente fotografico ma sempre "a pagamento" - viaggi, pernottamento, spostamento in loco, guide, ingressi nei parchi )- porta benefici a parte delle popolazioni locali che spesso versano in condizioni socio-economiche non favorevoli; porta lavoro, reddito e crea consenso; nei paesi dove questo è riuscito gli ambienti naturali e le specie ci sono ancora, altrove no; esempi virtuosi sono per esempio vari paesi dell'Africa australe (Sud Africa e Namibia in testa, ma anche Zambia, Botswana e Malawi); ci sono fior di parchi e tanti animali, si paga per entrare e vedere, poi se uno vuole anche fotografare tanto di guadagnato; in altri posti dove nessuno ha organizzato nulla non c'è più niente, mammiferi e uccelli hanno solo un valore in quanto potenziale fonte di carne, vengono catturati e mangiati, tutto qui (Mali, Senegal, Camerun, li ho visitati, quando ancora si poteva, c'è poca fauna, grandi mammiferi quasi scomparsi, nessun interesse da parte della popolazione locale e dei governi, sono posti che non rendono nulla, meglio affittare la terra alle multinazionali che coltivano soia per alimentare gli animali da carne dei nostri allevamenti) . In Centro America il Nicaragua non ha turismo naturalistico, c'è rimasto molto poco, bravi invece in Costa Rica, è ricchissimo di fauna, sacrificando qualche tucano e colibri che vengono attirati con frutta e nettare si è arrivati ad un risultato di conservazione invidiabile. Arriviamo in Europa, vorrei sapere quanti di quelli che scrivono sono stati in Spagna, sia nei capanni che in zona libera; la fauna selvatica, a parte gli sfortunati cervi e cinghiali che vengono cacciati in quantità industriale, è fonte di reddito per molti, quindi viene rispettata come una valore della collettività, genera profitto e consenso, il bracconaggio dei rapaci è ridotto al lumicino; e di uccelli ce ne sono molti di più che da noi; stesso discorso in molte altre parti di Europa, da noi spesso i siti che cerchiamo sono circondati di discariche, non c'è rispetto da parte di nessuno; sono stato recentemente a Ventotene, non ci sono capanni, e me ne rammarico; la gente del posto tollera i birdwatchers solo perché affittano qualche stanza fuori della stagione balneare, avrebbero un capitale naturale di enorme valore con il passaggio durante la migrazione, ma stanno coprendo tutto con le case. E' pieno di gatti randagi che divorano centinaia di uccelli, il posto è wild, non ci sono capanni, non si paga ... ma è semi massacrato. Forse questo approccio farà perdere parte del fascino, ma secondo me è una questione di numeri, credo che una qualche forma di gestione possa in molti casi essere opportuna. Per i più pazienti riporto infine il link di un articolo sul valore del "turismo ornitologico" come strumento di conservazione www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8& Un saluto a tutti e...buona lettura |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 2:03
applausi marco,ottime osservazioni. |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 8:11
@Marco condivido in pieno quello che scrivi, avendo visitato alcuni dei paesi che hai citato, e sopratutto Spagna da + 30 anni (sono socio Aefona). Sergio |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 9:18
Marco Valentini: una delle possibili reazioni al degrado e' la fuga in luoghi lontani.... esotici. Preferisco rimanere in questo paese devastato e cogliere col teleobiettivo i miracoli della migrazione che ancora accadono. Preferisco stare vicino a mia moglie che ha 60 anni, che a una bella trentenne. Meglio la realta' che la fuga dalla realta'. Magari anche denunciando l'ignoranza e anche, consentimi, la pigrizia che porta a rivolgere lo sguardo a cio' che e' lontano da noi perche' quel che ci sta vicino appare brutto. Ma lo e' realmente? Ho pubblicato 1500 foto e riguardano tutte la fauna italiana. Questo di documentare cio' che e' esotico mi sembra un atteggiamento tanto diffuso quanto limitato. Come i teatrini dei set macro con didascalie false. Certo le foto fatte in Italia da lontano e nelle ore centrali non fanno raccogliere i consensi e i like che le foto esotiche procurano. Ma va bene cosi'. Non amo la popolarita'. |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 9:24
Claudio, ho fatto un discorso generale sul valore di alcune forme di turismo naturalistico per la conservazione e il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni coinvolte, e non sulle mie o le tue preferenze, possibile che non riesci a seguire un ragionamento senza metterti al centro della discussione con i link delle tue foto e tuoi consigli di buon vivere; alla fine sei riuscito in tre righe a dirmi che sono pigro, limitato, ecc. Bah! |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 9:32
Marco l' importante e' che tu non ti senta limitato. Se quello che dico non ti tocca perche' te la prendi tanto? Preferisco parlare con degli scatti che sono difficili, lo ammetto. Che sono rari. Ma le foto che ho postate, come i tuoi rigogoli sui gelsi, dimostrano che la fotonaturalistica in Italia non e' morta come qualcuno dice. Di fare pubblicita' alle mie foto.... mi viene da ridere: non sono io che partecipo ai concorsi e che apro 3d su quelli che vinco: l'ultimo concorso e' stato Airone 30 anni fa. Su 5 diapositive inviate me ne hanno restituita una. |
| inviato il 13 Maggio 2017 ore 9:40
“ Preferisco parlare con degli scatti che sono difficili, lo ammetto. Che sono rari. „ Appunto , di nuovo a parlare delle tue foto difficili e rare...o delle foto che mando ai concorsi, vabbè tempo perso, fai finta che non abbia scritto niente sulla conservazione. |
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