| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 9:38
Ok.. conoscevo le dia ma soltanto di vista, non avevo mai approfondito! Quindi se scatto su pellicola negativa otterrò (i negativi appunto) con cui potrò stampare foto ma nel processo utilizzato non otterrò mai la stessa qualità come se usassi una pellicola dia da cui otterrò un immagine positiva! Il proiettare sul muro non è ciò che voglio fare, vorrei digitalizzarle principalmente per avere un appunto delle foto sviluppate.. Non sapevo questa cosa che su dia non si potessero apportare modifiche mente su negativi si! Di analogica proprio non ne so nulla!  |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 9:44
“ Bomba ...tra l'altro se provi a digitalizzarle noti una resa ed un comportamento completamente diverso. „ Digitalizzare le Kodachrome, mediante scansione, è sempre stato mooolto difficile perché in effetti esse non erano delle normali pellicole diapositive a colori ma delle pellicole Bianconero a cui si "aggiungevano" i colori in fase di trattamento (un processo molto specialistico ed effettuato da pochi e selezionati laboratori al mondo, ad uno dei quali bisognava spedire il rullino con la busta fornita nella confezione). |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 11:00
Di norma la gente comune usa/va la pellicola negativa per la stampa BW o colore,mentre le DIA si usa/va per proiezione;lasciamo perdere il discorso di NG che si basava su standard qualitativi nettamente superiori. Ritornando con i piedi per terra come in tutte le cose ci sono pro e contro;se da un lato una diapositiva proiettata su un grande schermo non ha tuttora uguali dal punto di vista della qualità d'immagine,dall'altra richiede un'estrema cura in fase di acquisizione sia come inquadratura che esposizione in quanto a differenza della stampa non è possibile fare aggiustamenti in seguito. Rimango dell'idea che scattare in analogico specialmente se DIA abbia senso solo se si vuole vederle proiettate e la sucessiva digitalizzazione non è lo scopo finale. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 13:51
E' verissimo NG accettava solo kodacrome 25 o 64,solo quando è stata difficilmente reperibile è passato alla Velvia 50. A mio modesto avviso la Kodacrome non è mai stata eguagliata da alcuna altra pellicola DIA (purtroppo) Velvia inclusa, tra l'altro se provi a digitalizzarle noti una resa ed un comportamento completamente diverso. Beh ... dipende. Di certo la Velvia 50 ha dalla sua una maggiore, nettamente maggiore, nitidezza dal momento che dalle usuali 50 o 100 linee/mm (alle mire a contrasto 1,6 e 1000:1 rispettivamente), appannaggio di entrambe le Kodachrome, contrapponeva 80 e 160 coppie di linee/mm. Inoltre poi l'RMS vantato dalla Velvia raggiunge un valore 9 contro il 10 del Kodachrome 64 e un valore 8, anche se da alcune parti leggevo comunque 9, del Kodachrome 25. Infine la saturazione cromatica della Velvia è nettamente superiore a quella delle Kodachrome al punto che mentre questa va esposta rigorosamente alla sensibilità nominale le Kodachrome, per riavere in proiezione una saturazione che sia effettivamente adatta allo scopo, andavano regolarmente sottoesposte di almeno 1/2 stop ... spesso anche 2/3 di stop! |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:12
Io la Velvia, su suggerimento di chi me la sviluppava, la sottoesponevo di 1 o 2 terzi di stop, e la saturazione raggiungeva l'apice. La stessa tecnica sulla Kodachrome rendeva molto meno. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:41
Io se non mi sono rimbambito ricordo che la Velvia veniva consigliata nell'esposizione ridotta di 1/3 ,comunque non mi ha mai soddisfatto appieno tant'è che a quel punto preferivo la Provia,comunque sono considerazioni personali senza la pretesa di essere l'oracolo,quello che mi sento di dire per certo che se riproponessero la Kodacrome 25 me ne strafregherei del digitale con buona pace di tutti,probabilmente sono vecchio ed obsoleto ma la qualità Non si baratta,quantomeno a livello personale,che poi il mercato abbia le sue leggi non lo discuto ,saluti. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:53
Non del tutto vero. Se si sceglie di adoperara la Velvia anche per il ritratto allora la si potrebbe, non dico sia assolutamente necessario, esporre a 40 ASA, di certo però questa era la soluzione migliore se si desideravano dei toni cromatici più tendenti al pastello ... meno saturi insomma, e non si disponeva della Astia 100 ... la Astia 100 F, a sua volta, era pure un pochino diversa rispetto alla 100 classica e quindi lasciamola da parte perché questo discorso, con essa, vale solo fino a un certo punto. Quel che è certo però è che la Astia 100F aveva un RMS strepitoso ... 7 ... insomma la sua grana era inferiore anche rispetto a quella della Velvia 100! |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:57
Io la Velvia , su suggerimento di chi me la sviluppava, la sottoesponevo di 1 o 2 terzi di stop , e la saturazione raggiungeva l'apice. La stessa tecnica sulla Kodachrome rendeva molto meno. Francamente, dal punto di vista della fedeltà cromatica, questo è un assoluto suicidio fotografico anzi ... consentitemi un neologismo: è un cromaticidio ! Letteralmente ... |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 15:58
Se ti potrebbe interessare ,mio fratello ha una Canon Eos 33 che vorrebbe vendere,è perfetta. Che tra l'altro terrei io se solo sapessi sviluppare e stampare on made. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 19:46
paolo, che ti devo dire, mi avevan suggerito così, e avevo anche avuto conferma da una delle riviste specializzave che consultavo all'epoca. E funzionava, i commenti erano di incredulità, le ragazze mi chiedevano di ritrarle, e quando mi chiedevano come facessi tiravo fuori la EOS 1000 con il 35-80 (una lente veramente penosa), mentendo spudoratamente per non farmi rubare la scena Me lo ricordo bene, è stato uno dei punti fermi della mia breve carriera nell'analogico: sottoesponi la Velvia (e dillo al laboratorio). |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 19:51
Ah, ho dimenticato un particolare: tutto ciò per ottenere una *stampa* più satura dalla Velvia, non per la proiezione. Sorry, lo davo per scontato. Per la proiezione usavo Kodakchrome (EDIT: Ektachrome). Immagino che ora tu possa comprendere |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 20:56
paolo, che ti devo dire, mi avevan suggerito così, e avevo anche avuto conferma da una delle riviste specializzave che consultavo all'epoca. E funzionava, i commenti erano di incredulità, le ragazze mi chiedevano di ritrarle, e quando mi chiedevano come facessi tiravo fuori la EOS 1000 con il 35-80 (una lente veramente penosa), mentendo spudoratamente per non farmi rubare la scena MrGreen Me lo ricordo bene, è stato uno dei punti fermi della mia breve carriera nell'analogico: sottoesponi la Velvia (e dillo al laboratorio). Scusa Max eh ... ma c'è qualcosa che mi sfugge! Se tu sottoesponi la Velvia, ipotesi per me orripilante ma ci sta pure, e poi lo dici al laboratorio, quello sviluppa di conseguenza ... e quindi è come se avessi esposto alla sensibilità nominale! |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 20:58
Ah, ho dimenticato un particolare: tutto ciò per ottenere una *stampa* più satura dalla Velvia, non per la proiezione. Sorry, lo davo per scontato. Per la proiezione usavo KodakChrome. Immagino che ora tu possa comprendere Eh ... si fa presto a parlare di stampa ... ma che genere di stampa? Spero tu non ti stia riferendo al Cibachrome! |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 21:08
Non so dirti di più, spiacente, né se il laboratorio recuperasse anche solo in parte, né quale tipo di stampa facessero. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 21:23
Confermo La Velvia la esponevo a 40 asa. La resa era ottimale così e veniva sviluppata regolarmente. |
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