| inviato il 14 Gennaio 2017 ore 8:04
Prima alle mie foto davo un nome più che un titolo, giusto per non doverle aprire ogni volta per capire di quale si trattasse. Poi mi sono stufato e mi va benissimo quello che gli affibbia la macchina fotografica. |
| inviato il 14 Gennaio 2017 ore 8:42
Personalmente vado in crisi quando devo cercare un titolo e ricado su titoli banali ("Sguardi""tenerezza" ecc..che a volte metto in inglese X farli suonare meglio ) Impiego più tempo a cercare questo titolo che altro... Però quando guardo le foto di altri, mi piace sapere dove sono state fatte e mi leggo volentieri una breve didascalia |
| inviato il 14 Gennaio 2017 ore 8:49
The SurgeonFish : “ Max invece tu hai un bello stile ed una capacità interpretativa: non mi piacciono proprio tutte tutte le tue foto ma hai dei BN eccezionali.... per non rimanere proprio in OT una didascalia molto light, essenziale, stringata, soprattutto nei paesaggi che serva a dire dove é stata fatta la foto credo che sia un ragionevole compromesso „ Grazie per gli apprezzamenti, e: sì sono d'accordo, per i paesaggi è facile ed innocuo dare un titolo legato alla località. Ogni foto ha una sua ragion d'essere ed è così per i nomi. In generi che comprendono un livello di astrazione la faccenda diventa più rognosa e rischi facilmente di farla fuori dal vasino. Più la strada è perigliosa, più l'Untitled diventa un rifugio sicuro. |
user53566 | inviato il 14 Gennaio 2017 ore 21:25
Giorgiomilone.com Un tale intitola così scene di matrimonio |
| inviato il 14 Gennaio 2017 ore 21:34
@Daprato perché come dovrebbe fare? |
user53566 | inviato il 15 Gennaio 2017 ore 10:10
Fa bene! |
| inviato il 15 Gennaio 2017 ore 11:28
Non so come le traduzioni automatiche si possano accanire anche con i titoli Una volta che l'autore può mettere un titolo appropriato in inglese... |
| inviato il 15 Gennaio 2017 ore 11:36
Il titolo andrebbe aggiunto in formato JPG; voglio vedere se i traduttori automatici riescono a taroccarli anche così!!! E checcavolo, sono forse peggio di Photoshop? |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 9:39
La sottile linea tra fotografia e illustrazione... |
| inviato il 20 Gennaio 2017 ore 12:16
Esempio di uso della didascalia (non il titolo) a definizione del contesto: nulla toglie o aggiunge all'immagine propria, ne racconta solo ciò che c'è attorno, nello spazio e nel tempo: street-tips.tumblr.com/post/156119801433/poagao-it-seems-that-taxis-an La storia di come è stata realizzata una foto è un elemento sicuramente non necessario ma comunque di valore, perché essa, nel ricordo del fotografo, a mio parere è indissolubilmente legata all'immagine. Di ciascuna foto che ho scattato io ricordo il dove, il quando ed il perché. Addirittura l'osservazione delle mie proprie foto mi permette di ricostruire gli avvenimenti dei giorni in cui le ho scattate, e probabilmente è una delle funzioni più eclatanti ed eccitanti della Fotografia. Non vedo come possa essere considerato esecrabile permettere all'osservatore di godere di questi dettagli. |
| inviato il 20 Gennaio 2017 ore 12:53
“ non necessario ma comunque di valore, perché essa, nel ricordo del fotografo, a mio parere è indissolubilmente legata all'immagine. „ In questo caso la didascalia diventa una sorta di promemoria, un appunto per allargare il ricordo e puntualizzarlo... “ l'osservazione delle mie proprie foto mi permette di ricostruire gli avvenimenti dei giorni in cui le ho scattate, e probabilmente è una delle funzioni più eclatanti ed eccitanti della Fotografia „ Appunto, senza dubbio è la grande forza dell'immagine. Ma è un po guardarsi l'ombelico, è scattare per se stessi, per fissare un ricordo ed aiutarsi con la scrittura laddove l'immagine non riesce completamente a rievocare! Siamo nel contesto delle foto ricordo (personale), non in quello delle foto di reportage, scattate per gli altri e per comunicare o informare! Un mio conoscente, grande fotografo di reportage, ha appena passato una settimana a scattare in zone di confine in mezzo a profughi, si cala nella disperazione e nel gelo e scatta e se ne esce con una lavoro (in mostra a Roma in questi giorni cercate Ciro Cortellessa, che merita) la cui forza espressiva non avrà bisogno di molte parole se non quelle iniziali per contestualizzare un minimo le scene. Nei suoi scatti non ci sarà ciò che ha vissuto o provato lui, non ci saranno le sue emozioni, non saranno un'autobiografia ma un documento! Che sarà tanto forte e riuscito quanto poco avrà bisogno delle parole per completarsi! (Ps non l'ho ancora visto... non lo giudico nel merito ne mi permetterei di farlo, scrivo in termini generici) |
| inviato il 20 Gennaio 2017 ore 13:35
Ma certo, perché il tuo amico evidentemente è in grado di realizzare delle foto "importanti" e che parlano da sole, anche e soprattutto grazie all'immersione che pratica. Ma anche le foto che non parlano da sole, che non riescono a raccontare con precisione il contesto, ma che comunque hanno un motivo di esistere anche solo per motivi estetici - vedi scooterista sopra, de gustibus permettendo - hanno la loro dignità e questa non viene lesa da titoli o didascalìe, ma in questo caso rafforzata. Comunque era solo un esempio per ribadire lo stesso concetto che avevo già postato sopra: il fatto che titolo o didascalìe rafforzino, siano insignificanti, o rovinino la fotografia o addirittura il concetto stesso di Fotografia, dipende da un innumerevole quantità di fattori in continua mutazione. |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 254000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |