| inviato il 03 Aprile 2016 ore 20:50
@Alessio1970..quotoneee..pensavo fosse un concetto abbastanza chiaro ..ma vedo che ..e dura..ahahah |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 20:50
ma certo, non è però che con le lamentele del tipo "un solo occhio a fuoco" potesse essere chiaro se il problema ingrandendo l'immagine (perchè di questo ha parlato l'autore del topic) potesse essere relativo ad una ridotta pdc o ad un errore di messa a fuoco. è tutto un po' duro |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 20:53
@Zidany71 Ottimo. Io avevo una misera 300D e ho usato la 7D dell'ex per qualche mese. Ovvio che la mia esperienza fosse diversa. E poi nel secondo caso avevo più che altro ottiche manuali Zeiss (purtroppo anche quelle per pochi mesi, incluso un Otus, e quando non le ho più avute tra le mani è andato via un pezzo di cuore, e non parlo dell'ex). Ora con la Sony tutto è cambiato, ma l'abitudine è a tratti rimasta (e conto di farmi anch'io un corredo di fissi anche manuali di tutto rispetto). |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 20:54
“ non è però che con le lamentele del tipo "un solo occhio a fuoco" potesse essere chiaro se il problema ingrandendo l'immagine (perchè di questo ha parlato l'autore del topic) potesse essere relativo ad una ridotta pdc o ad un errore di messa a fuoco. è tutto un po' duro „ Vero. Ogni tanto bisognerebbe essere meno ermetici. L'importante è averlo aiutato a raggiungere certi risultati. |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 21:16
Ciao a tutti, leggo molte lodi a proposito della modalità ai servo, qualcuno sa dirmi un po' più nel dettaglio come funziona? in che modo riesce esattamente a seguire il soggetto e tenerlo a fuoco? Quali sono i parametri che ne determinano il buon funzionamento? sistema messa a fuoco della fotocamera? Sistema di messa a fuoco dell' obiettivo? E in che entità? Scusate le mille domande ma ho provato diverse volte a scattare in questa modalità ed ho sempre sbagliato qualcosa anche con pdc non ridottissime. Grazie in anticipo a chi avrà voglia di rispondere e buona serata! |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 21:21
“ Ho seguito i vostri consigli, ho scattato in autofocus continuo (90% delle foto con fuoco su punto laterale, 10% con fuoco su tutti i punti), ho chiuso al massimo a 2.8, ma ne ho fatte tante anche a 1.8, e sto guardando dei risultati più che soddisfacenti. Di occhi sfocati non c'è più nemmeno l'ombra. Quindi, Lenza93, no, il thread non si poteva chiudere con quella frase. I pareri e i consigli di tutti sono stati decisamente molto più utili della tua supponenza gratuita. „ Supponenza gratuita??? la tua domanda era, ho un occhio a fuoco e l'altro no, come faccio a risolvere? Risposta semplice ed inequivocabile, chiudi il diaframma. punto. poi se fai le foto completamente sfocate quello è un altro problema comunque se hai risolto, tutti felici e contenti, viva la vita! @francescolauriola: in One-shot la fotocamera mette a fuoco e una volta trovato ferma il motore AF, quindi se la fotocamera trova il fuoco e il soggetto si muove la foto viene fuori fuoco perchè semplicemente la fotocamera smette di mettere a fuoco, in Af continuo non smette mai di cercare il fuoco quindi anche se il soggetto si sposta diciamo che lo "insegue", entrare nei tecnicismi non son capace quindi lascio a chi ne sa più di me, all'atto pratico è bene o male come ti ho detto, in pratica il One shot ti serve se vuoi ricomporre, perchè in ai-servo non si riesce ovviamente |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 22:30
@Francescolauriola La messa a fuoco non "one shot", contrassegnata Servo o in altri modi, in realtà è un insieme di più modalità piuttosto complesse e integrate e soprattutto è totalmente modulabile in base a molti parametri in modo da ottenere più risultati diversi a seconda delle proprie abitudini e delle situazioni di scatto. Le potenzialità e la modulabilità dipendono molto dal modello di fotocamera e quindi dal tipo di messa a fuoco. L'obiettivo anche c'entra, per due fattori principalmente: velocità della messa a fuoco e luminosità. La teoria sottostante è molto complessa e ti consiglio di cercare qualche libro o tutorial ben fatto. Il meccanismo si basa sui segnali derivanti dai sensori di messa a fuoco, spesso integrati con i segnali derivanti dal sensore RGB di metering della luminosità. Nelle mirrorless funziona diversamente, perché il sensore di metering e quello della fotocamera coincidono, con risultati diversi (non dico migliori o peggiori, ma fondamentalmente molto diversi, anche come potenzialità). La fotocamera può limitarsi a modulare la messa a fuoco in un determinato punto, spostandola mentre il soggetto si fa avanti o indietro, ma il vero problema insorge quando il soggetto o il fotografo si spostano, cosicché il punto che tu volevi a fuoco non coincide più con quel determinato punto di messa a fuoco che avevi scelto. A seconda del tipo di macchina, delle impostazioni, della bravura di chi l'ha progettata e di chi la usa, a quel punto succedono varie cose, ma quella più auspicabile e l'obiettivo a cui tendono le fotocamere moderne è il seguente: 1) Tu metti a fuoco schiacciando a metà corsa il pulsante di scatto -per esempio- la pupilla di un occhio, con un punto a piacere di messa a fuoco che hai selezionato, anche sul momento e velocemente, magari aiutato da sistemi come mini-joystick o touch-screen, presenti sul alcune fotocamere. 2) La macchina riconosce la pupilla dell'occhio e "apprende" a doverla seguire in qualsiasi punto si trovi nella scena, anche se viene verso di te e si ingrandisce o rimpicciolisce, a distinguerla dal resto dell'occhio (ciglia, angolo, ecc), e a distinguerla da quella dell'altro occhio, o degli occhi di altre persone, anche nel caso in cui la pupilla scelta esca fuori dalla scena e rientri poco dopo (se il soggetto chiude gli occhi o si gira, ecc). 3) Tu scatti a raffica o singolarmente, completando la corsa del pulsante di scatto, sapendo che ormai la macchina non abbandonerà il fuoco da quel punto che tu hai scelto. Capirai che il sistema è complesso. Il sensore RGB di metering delle reflex e quello principale delle mirrorless sono importanti e devono essere il più risoluti possibile, perché distinguere un occhio o un numero su una maglia o una ruota, dal resto degli altri soggetti presenti nella foto, non è cosa semplice (immagina una gara automobilistica con decine di ruote, o gruppi di persone, o una partita di calcio). Tali segnali dal sensore RGB si integrano con i segnali di distanza generati dal vetrino di messa a fuoco vero e proprio (nelle reflex) e con i sensori di movimento della fotocamera (giroscopi e accelerometri), e con le indicazioni date dall'obiettivo, per capire se e come ti stai muovendo tu e come stai modificando la lente, ecc. Nelle fotocamere di un certo livello, nei vari menù, i parametri sono modificabili a piacimento (area di espansione del fuoco principale, sensibilità, e decine di altri parametri). La complessità purtroppo rende conto anche della fallacità di tale meccanismo, che necessita anche di una profonda conoscenza e dimestichezza con il sistema della propria macchina e del suo modo intrinseco di "ragionare". Per fortuna faccio foto "calme", e tutto ciò è lontano anni luce dalla mia pratica di tutti i giorni (tranne quando fotografo i nipoti...) |
| inviato il 03 Aprile 2016 ore 22:57
Ripensavo al tutto... in realtà ci sono altre variabili. Pensa solo al fatto che in una reflex, al momento dello scatto, si deve alzare lo specchio per consentire l'esposizione del sensore, e quindi tutto questo accrocco di messa a fuoco si deve sospendere di colpo, anche per 10 e più volte al secondo, se fai raffiche. Quindi deve avere anche doti di predittività, per capire come si muoverà il soggetto da tenere a fuoco durante il momento di black-out... Insomma sono cose complesse, utili a determinati specialisti del settore e non solo. Dimenticavo, a completamento del quadro, che nelle mirrorless non c'è il vetrino di messa a fuoco, ovviamente, ma in alcune di esse esistono dei sensori di fuoco frapposti tra un fotosito e l'altro del sensore d'immagine vero e proprio. Un bel casotto, me ne rendo conto, ma gli altri qui nel forum potranno intervenire a correggermi o aggiungere dettagli, perché la realtà è sicuramente ben più complessa di quanto ho tentato di descrivere a parole mie in queste righe. |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 5:38
Wow MicheleCT,veramente ai servo fa tutto questo? Faccio foto da 20 anni (certo 20 anni fa l'AIS non c'era ),ma è una di quelle funzioni che ho sempre snobbato , con la presunzione che per la ritrattistica non servisse..sempre usato la tecnica della ricomposizione con ottimi risultati. Interessante discussione ma un po scontata,se si scatta un soggetto di 3/4 con un medio tele sotto i 2.8 necessariamente si avrà una parte sfocata (nel mio caso però normalmente è quello che cerco) Invece trovo super questa cosa Dell AIS che voglio cominciare a studiare...certo sarà come insegnare a un destrorzo a scrivere con la sinistra... Gianmarco |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 7:05
@Zimbo..otterrai risultati migliori con ai servo..questo e sicuro.. |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 7:27
@MicheleCT Grazie per le esaurienti risposte, sicuramente il " feeling" con il proprio corpo macchina è importante per usare questa modalità @lenza93 non capisco; per quale motivo in ai servo non si può ricomporre, se la messa a fuoco ricerca il soggetto, non dovrebbe farlo indipendentemente da fatto che la fotocamera si muova? |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 7:33
È ovvio che se usi AI Servo non puoi ricomporre. Cosa non capisci? |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 7:40
Cosa vuol dire è ovvio? |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 7:46
Seguo interessato |
| inviato il 04 Aprile 2016 ore 8:25
Con one shot puoi ricomporre perche se tieni premuto il tasto a mezza corsa una volta messo a fuoco la macchina smette di cercare il fuoco, cosi tu puoi ricomporre e via, in servo non smette mai di cercare il fuoco quindi se ti ricomponi anche l'af si sposta |
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