| inviato il 22 Agosto 2015 ore 12:17
Ottimo riassunto Maurizio!! |
| inviato il 25 Agosto 2015 ore 23:14
Ciao Franco, leggo molto in ritardo questa tua riflessione, ma volevo esprimerti la mia sintonia con quanto scrivi. Da tempo anch'io soffro per la bulimia di informazioni, spesso sotto forma di immagini, che i moderni strumenti informatici e la rete ci fanno "ingoiaire" ogni giorno, con il risultato di "fagocitare" sempre di più senza assimilare o senza sapere nemmeno cosa mangiamo! L'eccesso di stimoli e informazioni porta ad una sorta di cortocircuito ed il risultato finale è spesso una triste omologazione, un "appiattimento" in tutti i sensi, più generale di quello 2D citato da Fortunato. Cosa fare dunque? Credo innanzitutto che serva coraggio per rompere gli schemi, i preconcetti e l'omologazione in modo da cercare una via espressiva personale ed originale. La tecnica va bene, è un know-how necessario per poter creare le proprie opere, ma il segreto sta nell'equilibrio e nella semplicità della comunicazione. Occorre stimolare l'osservatore a "cercare", non ad una fugace occhiata e passare oltre. In fondo credo che per ognuno di noi la fotografia sia un modo per lasciare un "segno" del proprio esistere, anzi, una chiave di accesso alla nostra sfera più intima ed emozionale... Insomma, attraverso le nostre fotografie noi ci "riconosciamo" e gli altri possono conoscerci. Ciao, Alberto. |
| inviato il 26 Agosto 2015 ore 14:10
Mi affascina il discorso affrontato, mi affascina veramente molto il ragionamento fatto da Jeronim. Vengo da letture simili, di altri post che con criteri e da punti di partenza differenti affrontano aspetti in linea con quelli afftontati in questo; mi rifaccio per esempio alla considerazione sulla fotografia POP di @Nonnograppa www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1457416 Non ho modo di esprimermi eccessivamente in termini prettamente tecnici, in fondo sono capra come pochi tecnicamente parlando, come anche in postproduzione, in storia della fotografia ed in tanto altro dell'affascinante mondo della fotografia. Per me è solo passione e divertimento, gioco e curiosità. E' però vero che per chi come me fa altro per mestiere, e non deve campare di fotografia, e magari non ha particolari risorse da spendere in questo settore, rimane spesso tagliato fuori sia dalla possibilità di acquistare corpi ed ottiche di un certo livello, come non può permettersi di impegnarsi in una formazione tale da acquisire molti di quegli aspetti tecnici che potrebbero farci capire (anche da un punto di vista più critico ed obbiettivo) di cosa effettivamente si stia parlando quando si discutere di "uscire dai canoni". Cosa è quindi possibile fare, in forum come questo, o al di fuori di questo forum nella vita reale, per cercare anche di diffondere maggiormente una adeguata cultura della fotografia.... che sarebbe alla fine il punto di partenza, a mio avviso, per poter effettivamente discutere degli argomenti di cui si tratta in questo post? Perchè, in ultima analisi, come giustamente dice Jeronim (parafrasandolo un po', chiedo perdono) la fotografia è prima di tutto pensiero, è ragionamento, è il punto di incontro tra la visione assolutamente oggettiva di uno strumento fotografico e la visione assolutamente soggettiva del fotografo che usa quello strumento. Può cambiare uno o può cambiare l'altro, ma la fotografia rimane sempre questo punto di incontro. Ecco quindi che la cosa migliore è lo scambio di pareri, di opinioni, di ragionamento. Prendere un'immagine e commentarla, criticarla, esaltarla.... ed in un forum come questo, dove chi lo desidera può postare proprie foto, e chiunque altro può visionarle, commentarle e criticarle, credo sia questo il miglior modo per diffondere questa cultura della fotografia non sempre spostata verso aspetti eccessivamente tecnici come non sempre spostata verso "sentori di pancia" magari istintivi. E da qui torniamo nuovamente al post iniziale, al passaggio in cui giustamente si parla di guardare l'immagine non solo con le impressioni di pelle, dei primi secondi.... Complimenti Geronim per il post, lo ho trovato stimolante e credo si noti. Spero di non essermi divagato troppo.   |
| inviato il 14 Settembre 2015 ore 10:47
Pur giungendo in ritardo ad accostarmi a questa discussione, sono riuscito a leggere tutti i commenti (è già un risultato non da poco!). Non è un problema di digitale o analogico e credo che in realtà sia sempre esistito, anche prima della fotografia; è la differenza tra chi riesce a raggiungere la "maestria", o almeno ad avvicinarla, e chi no. Per fare un accostamento: tutti a mezzogiorno ci prepariamo qualcosa ai fornelli, se non vogliamo morire di fame, ma non tutti diventeremo grandi chef e molti continueranno per tutta la vita ad eccedere in peperoncino o in qualunque altro ingrediente. Per tornare al topic, se osserviamo il modo di disegnare di un bambino, vedremo generalmente un uso esasperato dei colori "forti" e una ricerca di evidenziare "fino al midollo" qualunque particolare degli elementi che introdurrà nella sua "opera". Nel corso della storia credo che non ci sia mai stata un'epoca in cui i bambini non disegnassero così, ma il fatto è che, una volta diventati adulti, la maggior parte di loro continuava a disegnare in questo modo! La vera differenza col giorno d'oggi consiste nel fatto che fino a pochi decenni fa la "visibilità globale" era riservata solamente a coloro che riuscivano ad uscire da questo schema, cioè i maestri o qualche "manierista", purché di buon livello; tutti gli altri finivano generalmente per riporre matita, colori e macchina fotografica nel cassetto (qualcuno prima scriveva di quel cassetto ?); questo forse smorzava la "libertà espressiva" dei più, ma portava comunque ad un risultato positivo: le opere che riuscivano ad entrare nel gruppo di quelle che si erano conquistate la visibilità riuscivano ad insegnare qualcosa anche a quanti mancassero di una preparazione specifica, non tanto a livello esecutivo (chi non era portato per il disegno rimaneva comunque tale), quanto nella capacità di giudicare ed apprezzare il buon disegno, la buona fotografia ecc., pur con tutte le possibili polemiche sull'eccessivo accademismo e cose simili. Della serie: se soltanto quelle opere riuscivano a raggiungere la visibilità, un motivo doveva pur esserci, e questo interrogativo se lo ponevano tutti. Oggi la visibilità viene accordata a chiunque (un punto a favore della libertà), ma viene a mancare quel filtro che permetta di costruirsi un valido metro di giudizio, a meno di avere un'adeguata preparazione alle spalle e di essere inseriti in determinati circuiti di discussione (sempre più elitari e di nicchia). Come se non bastasse, tutto questo è, in un certo senso, voluto da chi regge le fila della comunicazione (e quindi da chi decide su cosa debba avere "visibilità"), perché ciò che conta al giorno d'oggi è fare numero, avere più iscritti rispetto al social forum concorrente; il grande successo (anche commerciale) di facebook è tutto qui: non importa cosa ci metto dentro, purché il mio calderone sia più grande del tuo! Questo comporta il fatto che ora siamo qui a parlare di cose che un tempo venivano semplicemente tenute nascoste, magari solo dal pudore di che aveva coscienza dei propri limiti; è questa coscienza che oggi è scomparsa e ha liberato dalle gabbie (il cassetto di cui sopra) i "mostri" che vi erano stati imprigionati. P.S. se osserviamo le varie "sfide TV" che si svolgono tra i fornelli, direi che anche l'arte culinaria sta facendo la stessa fine |
| inviato il 09 Ottobre 2015 ore 19:00
Sembra che quando si vuole far qualcosa di speciale, c'è sempre la tentazione di "fare di più" e difficilmente si prova a "fare di meno..." |
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