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Un diverso approccio


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avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2025 ore 10:36

riflettendoci...

Evidence suggerisce che la fotografia non ha un significato fisso ma si adatta a seconda del contesto e dell'osservatore.
Altrettanto vale per le stock photo: nate per vendere un'idea generica (es. “successo”, “famiglia felice”), possono essere svuotate del loro intento commerciale e reinterpretate. Es. ironicamente.

Inoltre, Sultan e Mandel usavano immagini istituzionali per criticare pesantemente i sistemi che le producevano. Allo stesso modo, manipolare stock photo può diventare una critica potente contro la standardizzazione visiva della società: il cliché della “foto perfetta” .

A mio avviso, comunque, per un amatore e' sempre meglio lavorare su immagini autoprodotte.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2025 ore 10:59

Comunque sono operazioni che avvengono anche in altri contesti. Apro e chiudo un ot: musicalmente mi viene in mente “my life in the Bush of ghosts” di David Byrne e Brian Eno, dove la parte vocale dell'album è costituita da un politico infervorato, un cantante libanese, il sermone di un reverendo, un esorcista non identificato, un evangelista radiofonico ed altri. Quindi spezzoni vocali semi anonimi ripresi e trasformati in qualcosa di nuovo, in musica.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2025 ore 15:58

Evidence suggerisce che la fotografia non ha un significato fisso ma si adatta a seconda del contesto e dell'osservatore

E' un tema centrale nelle idee di un autore come allan sekula, per lui la foto ha l'assoluta necessità di essere contestualizzata

avatarjunior
inviato il 19 Settembre 2025 ore 21:26

Anche volendo superare lo scoglio dell'approvvigionamento delle immagini, in fondo basta accedere agli archivi stock online per ottenere centinaia di fotografie al prezzo di una cena, quello che forse rende difficile il lavoro e' che devi cambiare mestiere. Smettere di essere fotografo e diventare selezionatore, copy, grafico, impaginatore.


oppure si possono usare le foto di google maps scattate da Street View, oppure con le mappe di Google Earth

Jon Rafman
www.collater.al/jon-rafman-9-eyes/

Jacqui Kenny
www.neomag.it/agorafobia-diventa-arte-jacqui-kenny/

Giuseppe Di Dio
it.mashable.com/6232/artista-ritratti-google-maps


avatarjunior
inviato il 21 Settembre 2025 ore 17:37

Di recente ho visto un video su YouTube che parla proprio di questo tipo di progetti:


avatarsenior
inviato il 22 Settembre 2025 ore 14:10

Intanto grazie per i contributi, non mi aspettavo di arrivare nemmeno a pagina 4 e già è un successo.
Sono però curioso al di la degli autori che hanno usato questo approccio voi cosa nè pensate e se avete mai riflettuto sul fare qualcosa di simile

avatarsenior
inviato il 24 Settembre 2025 ore 11:30

Intanto grazie per i contributi, non mi aspettavo di arrivare nemmeno a pagina 4 e già è un successo.
Sono però curioso al di la degli autori che hanno usato questo approccio voi cosa nè pensate e se avete mai riflettuto sul fare qualcosa di simile


Personalmente faccio già "fatica" a rivedere le mie foto... Non avrei la testa per scartabellare foto di altri. Neanche se credessi nel progetto :-P

"Spesso vedo reportagisti che tornano con molte immagini e fanno proprio questo quando compongono il lavoto: selezionano, organizzono, danno una sequenza
Cambia la prima parte, non scatto, ma ricerco, ma il resto del processo che porta il lavoro a essere presentato non cambia"

Mi viene in mente "The Americans" di Robert Frank dove l'autore ha messo "l'istinto" nello fase di scatto (anche se in realtà si era preparato una lista di soggetti) per poi lavorare pesantemente sulla selezione. 83 foto da 28000 scatti.

Un approccio "ibrido" mi sembra invece fattibile. Ovvero selezionare foto "singole" dal proprio archivio che non sono state scattate per un motivo preciso o evento particolare. Cercare un fattore comune (estetico-narrativo-concettuale) e riassemblarle in un portfolio "trasversale". Anche se non si otterrà un capolavoro può essere comunque utile come analisi sul proprio modo di fotografare.

Freelander diceva:
"Scatto e metto le immagini in una scatola con su scritto 'X' o qualsiasi altra cosa. Alla fine, se la scatola si è riempita, vuol dire che merita di essere guardata. Spesso lavoro su due o tre o quattro progetti contemporaneamente. Le persone mi dicono che sembrano tutte ben pensate, ma è solo perché ci ho lavorato molto a lungo."

Credo che in alcuni casi possa valere la pena di cercare questa X anche a posteriori.

avatarsenior
inviato il 24 Settembre 2025 ore 13:08

Mah.. in realtà ogni volta che si fa una brochure o un libretto usando foto stock unite a foro fatte apposta si e' molto vicino a questo tipo di attività.

Qualsiasi presentazione oggi e' il risultato di un lavoro di selezione tra le immagini disponibili.

Mi sembra un po' anacronistico cercare tra i vecchi fotografi.

In fondo la scatola con la X AI tempi della pellicola era difficile da riempire.

Oggi dove un amatore esce da un evento con settecento o più scatti, tutti a fuoco e ben esposti, il problema e' l' opposto... MrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Settembre 2025 ore 13:24

Carrie Mae Weems - From Here I Saw What Happened and I Cried - 1995-96


www.moma.org/collection/works/45579


avatarsenior
inviato il 24 Settembre 2025 ore 13:57

Mah.. in realtà ogni volta che si fa una brochure o un libretto usando foto stock unite a foro fatte apposta si e' molto vicino a questo tipo di attività.

non è la stessa cosa, certo scegli tra foto ma bisogna fare un passo concettualmente.
Le foto stock sono create generiche per quello scopo, non hanno con se una vera informazione, lo scopo è solo essere il più possibili riusabili, quello che è stato portato come esempio è qualcosa di decisamente diverso

avatarjunior
inviato il 24 Settembre 2025 ore 16:58

Grazie a tutti per le proposte/esempi, alcuni veramente interessanti.

Nel frattempo sono riuscito a rimettere le mani e gli occhi su alcuni libri, Rombro ne ha già parlato accennando alla Umbrico e a Hans-peter Feldmann, di cui ho questo qui sotto.

https://www.amazon.it/Hans-peter-Feldmann-Voyeur-7th/dp/3960988931/ref

Ogni volta che lo sfogli cogli suggestioni diverse.

Questo di Rigolini è più fetish.

en.artbooksonline.eu/art-45525

www.editionpatrickfrey.com/en/books/privateused

E poi ne ho un'altro di Mike Mandel composto da foto di Ansel Adams.

www.damianibooks.com/products/6208748?srsltid=AfmBOoqepST_agWU-C2_I606

Mandel ci ha preso gusto e proprio ultimamente ne ha tirato fuori un'altro, dove il caso ha una componente importante,

www.instagram.com/p/DOCFmrniXMm/?img_index=1

Rispondendo a Matteo, trovo questo approccio interessante, a volte geniale altre rivoluzionario ma, per il momento, non ho intenzione di avvalermi di questa possibilità, non ora.

avatarjunior
inviato il 24 Settembre 2025 ore 20:26

Sono però curioso al di la degli autori che hanno usato questo approccio voi cosa nè pensate e se avete mai riflettuto sul fare qualcosa di simile


questo tipo di approccio lo trovo più interessante in un filmato perchè puoi dare veramente vita a qualcosa di nuovo con il montaggio, in fotografia mi sembra più un esercizio di stile dove mi resta il dubbio se la paternità dell' opera è del selezionatore delle immagini oppure dei fotografi che hanno scattato le foto.

I lavori fin qui presentati li trovo interessanti fino a un certo punto, mi spiego meglio: scaturiscono solo curiosità iniziale per qualcosa che non avevo pensato fosse possibile realizzare, ma ora, dopo averne preso visione mi lascia la stessa indifferenza che riservo per altri generi fotografici di cui non sento attrattiva...

The Clock di Christian Marclay (2010)

Con una durata complessiva di 24 ore e migliaia di spezzoni tratti da film e serie tv, The Clock è considerata «un'opera d'arte monumentale del ventunesimo secolo per portata, laboriosità e che aspira ad essere una riflessione totale sulla temporalità nel cinema narrativo» (Horwatt, 2013). Per la creazione dell'opera, infatti, Marclay ha lavorato con sei assistenti che hanno visionato migliaia di film e serie tv per selezionare gli estratti da utilizzare.
tratto da:
inactual.it/christian-marclay-the-clock/

lista dei film (non ufficiale) che compongono l' opera:
theclock.fandom.com/wiki/Timeline

recensione:
www.ilpost.it/2018/10/14/the-clock-christian-marclay/



avatarsenior
inviato il 25 Settembre 2025 ore 0:56

Azz! Conosco il Marclay sperimentatore in campo musicale ma non sapevo di questo The clock.

Comunque, venendo prima dal cinema, anche io preferisco il processo "blobbistico" applicato al filmico.

Ma io preferisco il cinema alla fotografia, a prescindere MrGreen

avatarsenior
inviato il 25 Settembre 2025 ore 16:57

lo scopo è solo essere il più possibili riusabili, quello che è stato portato come esempio è qualcosa di decisamente diverso


Io non ne sono poi cosi' sicuro.
Quando raccatto serie di fotografie, stock o mie poco importa, e le unisco per seguire un filo logico e comporre un'opera diversa e complessa, sto facendo proprio quello di cui si parla qui. Utilizzo fotografie trasportandole in un altro contesto, cambiandone significato e spesso persino colore/proporzioni.
Alla fine del lavoro l'opera e' completa e con un significato. Ogni singola fotografia invece e' stata cambiata.

avatarsenior
inviato il 25 Settembre 2025 ore 17:03

Si e no, io la differenza concettuale la vedo chiara

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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